CARAVAGGIO
L’arte di ogni civilità nasce sempre conessa col desiderio di vedere Dio. Se l’uomo fosse solo il nesso con
ciò che appare, l’arte sarebbe la cosa più stupida!
Un mio professore diceva che uno studioso che entra in una caverna preistorica riesce a capire se era
abitata da uomini o da scimmie da questi inizi:
1. Se trova segni del fuoco. L’ uomo è quell’ animale che è capace di sfruttare ciò che c’ è e di
plasmare la realtà in funzione di sé.
2. Se trova segni di una sepoltura. Perché l’ uomo è quell’ animale che dice all’ altro “tu non puoi
morire”, ha il senso dell’ eterno. L’ uomo sa che l’altro non muore.
3. L’ ultimo segno è l’ arte: graffiti o disegni.
Se trova tutto ciò, allora in quella caverna c’ erano uomini. Avete presente i disegni dei bisonti e delle
battute di caccia? I graffiti erano segni di preghiera, l’uomo pregava Dio perché la caccia fosse
abbondante. L’uomo è quell’ animale che ha la percezione di Dio e ha la fame del bello como del pane!
L’ uomo non può vivere senza la belleza, tutte le civiltà si connotano con una espressione artistica.
Quanto più l’uomo è diventato profondo nella percezione di Dio (Ebraismo e Islamismo, che
Concepiscono che l’ Essere è Uno, ne sono un esempio), tanto più la sua arte è bella. L’ arte ebraica è
però un’ arte aniconica, senza immagini: “Io vorrei vedere Dio, ma non è possibile”. L’ uomo concepisce
l’arte senza nessuna immagine. È una bestemmia rappresentare l’ uomo de Dio, perché l’ uomo é il
riflesso di Dio.
Il Cristianesimo è un’ altra cosa, è la strofa di quella canzone: “Dio ha la faccia che tu hai”, da qui nasce
l’ arte cristiana.
Se Dio si è fatto uomo, nasce una percezione della realtà come visione di Dio. È come se un Cristiano
dicesse ad un Ebreo: “Hai ragione, Dio non è rappresentabile, è invisible, a meno che Lui si mostri!”.
Il vertice della religiosità è che Lui fa ciò che vuole, anche farsi vedere, a perciò si può reppresentare.
Il Misterio ha così dei tratti umani.
Questo linguaggio nuovo dell’ arte non fu indolore. Ma lì era in gioco la natura del Cristianesimo., se
non si fosse potuto rappresentare la Madonna sarebbe stato come dire che non era vero che Dio si era
fatto uomo. Nasce così nel XIII secolo un linguaggio Cristiano: Giotto ne è il primo accento compiuto.
Il cielo di Giotto non è più dorato, come facevano i Bizantini, ma è azzurro, perché non c’è niente di più
divino di un cielo così com’ è. L’ arte più realista è quella più religiosa. Masaccio continuò quello che
aveva iniziato Giotto. Poi Caravaggio.
Dopo di lui, il laicismo, di cui è pervasa la cultura in cui viviamo, ha invaso la Chiesa con lo
Spiritualismo. Lo Spiritualismo è la negazione del fatto che “il cammino al vero è un’ esperienza”.
Perciò, secondo lo Spiritualismo, il vertice di un rapporto con Dio è chiudersi incamera a pregrare.
Invece è molto più religioso mettere i passi dietro ad un altro. È molto più religioso .
Caravaggio resta quindi senza eredi.
Chi era Caravaggio? Come ogni genio, ha avuto dei doni da Dio, è una vocazione.
Ci sono due fattori nella biografia di Caravaggio:
1. Caravaggio è Lombardo. Nasce nel 1571, in pieno periodo di Controriforma, all’ inizio della crisi
dell’ Europa. Caravaggio nasce nell’ unico pezzo di terra d’ Europa rimasto cattolico: la Lombardia.
2. Caravaggio era un deliquente, un ladro, un omicida.
Questo secondo aspetto dice che un uomo non può capire che significa che Dio si è fatto uomo, se non
lo scopre come perdono. Per questo Caravaggio lo capiva! Un uomo può sentire il dolore del propio
peccato se c’ è la Misericordia, che è una cosa presente, non un’ idea. Lui dicesa di sé: “I miei peccati
sono tutti mortali”.
A Milano avvenne la sua formazione artistica. Carvaggio è entrato nella pittura senza i freni inibitori
della scuola fiorentina o romana. Se fosse rimasto in Lombardia sarebbe stato solo un grandissimo
“pittore di genere”. Milano è condizione necessaria ma non sufficiente. Caravaggio diventa un grande
pittore quando si reca a Roma. A Roma vede la grande pittura che non aveva mai visto prima: la
Cappella Sistina e I Giardini Vaticani.
Dal 1592 al 1606 resta a Roma e diventa il più grande artista sulla piazza romana. Questa sua
eccellenza artistica gli vale la magnanimità nei confronti della sua condotta di vita. Nel 1606 uccide un
uomo, un ternano, e viene condannato a morte in contumacia. Tale sentenza testimonia il fatto che
Caravaggio era ormai inviso da tutti, ne aveva “combinate” ormai troppe. Scappa dunque da Roma e
dallo Stato Pontificio perché ricercato dalla polizia del Papa. Si reca a Napoli.
Nel luglio 1607 Caravaggio è a Malta e chiede di entrare, frate, nell’ Ordine dei Cavalieri di Malta.
Il superiore dell’ Ordine, per poterlo accetare, debe scrivere al Papa. Scrive una lettera piena di elogi,
dicendo che Caravaggio era un uomo pieno di amore per Cristo.
Il Papa nel 1608 dà dispensa, Caravaggio diventa frate. C’è un quadro che documenta questo, come il
perdono che Dio accordava al suo peccato.
Sei mesi dopo la sua proffesione, viene cacciato dal priore dell’ Ordine come “membro putrido e
fetido”.
Caravaggio evade dal cacere, in cui nel frattempo era stato rinchiuso, e va in Sicilia, ospitato dal
suo amico pittore Manniti. Questo amico sarà nei suoi quadri il modello per Gesù.
Scappa verso Napoli, inseguito dai Cavalieri di Malta.
Nel 1909, alla Locanda del Cerriglio, viene raggiunto dai Cavalieri di Malta, che, dopo averlo
aggredito, credono di averlo ucciso. Non è così. Caravaggio capisce a questo punto che la sua unica
possibilità di salvezza è ottenere la protezione del Papa.
Non arriverà mai a Roma. Morirà nel 1910 all’ Argentario, forse di malaria, forse per mano dei
Cavalieri di Malta.
Quest’ uomo è il testimone più impressionante di Cristo di tutta la storia dell’ arte, questo è il
paradosso cristiano.
Canestra di frutta 1596 – olio su tela, 46 x 64,5 cm – Milano, Pinacoteca Ambrosiana.
In questo quadro si vede la concezione di belleza che ha Caravaggio. Sente che la bellezza è ciò che
c’è, non c’è niente di più bello di ciò che è reale, per questo raffigura una mela bacata!
La belleza non è ciò che abbiamo in testa, ma ciò che abbiamo negli occhi. Un pittore fiorentino
dipinge sempre facendo prima il disegno e aggiungendo poi il colore. Caravaggio non faceva così.
Prendeva la cosa che voleva rappresentare e la metteva spesso di fronte ad un specchio (così lui
vedeva già il quadro “ultimato”), poi con il manico del pennello faceva alcuni segni sulla tela per
identificare i luoghi in cui andavano disposte le masse. Poi iniiziava a colorare. In questo modo non ci
sono filtri! Il disegno nella realtà non esiste, mentre il colore e la luce esistono! Questa è la grande
rivoluziones: la sua obbedienza al vero!
Suonatore di liuto, 1595- 96
– Olio su tela – 94 x 119 cm
– San Pietroburgo, Ermitage.
Anche in questa tela si nota la
sua obbedienza alla realtà,
ogni nota dello spartito è
suonabile, è giusta!
Bacco, 1595 -1596, Firenze,
Galleria degli Uffizi.
Caravaggio disegna sempre
bottiglie piene di vino o di
acqua; questo è il suo
“allenamento” per dipingere gli
occhi.
Vocazione di S.Matteo, 1598-1601 – Olio su tela – Roma, Chiesa di S. Luigi dei Francesi,
Capella Contarelli.
Caravaggio arriva Roma, su committenza religiosa.
Gli avevano commisionato treaffreschi, ma lui non
ne aveva mai fatti. Fa quindi tre grandi tele con
l’approvazione dei commitenti.
Nella Vocazione è dipinto il Misterio cristiano
dell’incontro tra un peccatore e Cristo.
Matteo non sta pregando! Sta contando
i soldi. Cristo incontra l’uomo impegnato
con la realtà. Si accorgono di Cristo solo i
giovinetti, curiosi, e Matteo.
La luce che si vede nel dipinto è naturale, ma il suo significato è soprannaturale; è la luce
della Grazia, che “piove” da Cristo e non dalla finestra.
Un altro particolare è che Pietro e Gesù
sono vestiti come al tempo di Gesù,
mentre gli atri no. Cristo è risorto e chiama
gli uomini di ogni tempo con lo stesso
gesto che usa Dio per creare Adamo nella
Capella Sistina. L’incontro è essere nuovamente
creati. La cosa interessante è che Caravaggio
non calca la mano di Cristo su quella di Dio, ma
su quella di Adamo; perché Gesù è umano e
dalla sua umanità l’uomo riconosce che è Dio.
All’inizio sulla tela non c’era Pietro, viene aggiunto dopo.
Voi non vedete un corpo di Cristo, Pietro ne lascia vedere
il volto e il gesto. Il Vangelo dice che le parole di Gesù furono:
“Vieni e seguimi”. Questa frase è evidenziata dal fatto che i piedi di
Gesù sono già rivolti verso l’uscita.
Caravaggio traduce il “si” di San Matteo in due particolari:
nella luminosità dello sguardo e nel gesto che Matteo
ripete su se stesso. Che significa dire “si” all’incontro
che abbiamo fatto? Io dico di me quello che
la storia che incontro dice di me.
S.Matteo e l’angelo,1598-1601 - Olio su tela - Roma,
Chiesa di S.Luigi dei Francesi, Cappella Contarelli.
Matteo ha il viso invecchiato, ma in quel viso c’è
lo stesso sguardo. Scrive il Vangelo in una
posizione poco nobile e l’Angelo sta contando le
generazioni.
Martirio di S.Matteo,1598-1601 –Olio su tela – Roma, Chiesa di S.Luigi dei Francesi, Cappella Contarelli.
Questo è il primo martirio che
dipinge. C’è sempre una scena
più o meno concitata, in cui
l’aspetto più drammatico è la
quasi totale incoscienza dei
presenti. Ma c’è sempre uno
che è cosciente.
Matteo sta battezzando i
neofiti mentre il suo carnefice
lo sta per uccidere. Matteo non
guarda il carnefice, ma
l’Angelo che gli pone la palma
del martirio. L’unico cosciente
di ciò che accade è un volto
sullo sfondo: il suo primo
autoritratto.
Caravaggio non firma quasi
mai i suoi quadri, ma li segna
col suo autoritratto.
Conversione di S.Paolo, 1600-01 – Olio su
tela – Roma, Chiesa di S. Maria del Popolo.
Anche qui Paolo non viene chiamato da
Cristo mentre è in preghiera, ma nella
quotidianità!
Paolo sembra abbracciare la luce che
viene dall’alto.
L’incredulità di San Tommaso, 1601-02 – Olio su tela, 107x146 cm – Sanssouci, Postdam.
La tela è a “taglio lombardo”, quasi a grandezza naturale. Questo tipo di “taglio” fa sì che l’osservatore
entri come nel quadro, como se diventasse il quarto apostolo stupito.
È la mano di Cristo che accompagna la mano Tommaso nel costado, questa è la Misericordia. Uno si
accorge che Cristo è risorto quando può toccarne la carne.
La cattura di Cristo, 1602
– Olio su tela – Dublino,
National Gallery of
Ireland.
C’è un personaggio
che alza la lanterna
per vedere il volto di
Gesù, quel personaggio,
complice dei soldati,
è Caravaggio.
Cena de Emmaus, 1601-02 – Olio su tela, 139 x 195 cm – National Gallery, London.
La Maddalena penitente, 1596-97 – Olio su tela, 122,5 x 98,5 cm – Galleria Doria-Pamphili, Roma.
Qui il tema è “che cos’è la libertà dell’uomo
davanti a Cristo”. Era un tema ricorrente del
periodo della Controriforma e di solito la
Maddalena era la puttana redenta
nell’incontro con Cristo. La penitenza vuol
dire amore a Cristo. Di solito in questo tipo di
quadri si vedeva la Maddalena, sfinita dai
digiuni e dai flagelli. La penitenza veniva
vista come un sacrificio che rendeva più
brutti.
Invece qui la Maddalena è più bella.
Caravaggio sceglie per modella una delle
Sue preferite: Anna Bianchini, era bellissima.
Ma per rappresentare la penitenza, oltre
all’abbandono dei profumi e delle collane,
Caravaggio rappresenta la Maddalena
abbandonata; rappresenta l’abbandono
di una donna innamorata, perché la
penitenza è l’abbandono.
Riposo della fuga in Egitto, 1596-97 – Olio su tela, 133,5 x 166,5 cm – Galleria Doria-Pamphili, Roma.
Qui la modella della Madonna è sempre Anna Bianchini, ed è nella stessa posizione di abbandono in
cui era prima la Maddalena.
La Madonna si riposa sulla testa del Figlio, un bambino che è finalmente un bambino! E non un uomo
in miniatura! Guardate com’è bello il bambino e l’occhio dell’asino. Ancora una volta inoltre lo spartito
dell’angelo è eseguibile.
Madonna di Loreto (Madonna dei Pellegrini),
1603-05 – Olio su tela, 260 x 150 cm – S.Agostino, Roma.
La Madonna di Loreto è la Madonna della Santa Casa.
Di solito viene rappresentata una casa volante.
Caravaggio la Santa Casa la rappresenta come casa
sua! Quella è casa sua! E la Madonna è la Lena, sua
moglie, e il bambino è anche troppo cresciuto.
La Madonna è una donna che si affaccia da casa sua.
Madonna Palafrenieri, 1606 – Olio su tela, 292x211 cm – Galleria Borghese, Roma.
Avevano commissionato a Caravaggio
l’Immacolata Concezione. Normalmente veniva
rappresentata, erroneamente, con la Madonna che
schiacciava la testa al serpente. Invece la giusta
intrepretazione del passo biblico è che Gesù
schiaccia la testa al serpente. S.Anna viene
rappresentata come una contadina ciociara. La
Madonna sostiene Gesù bambino. Caravaggio
risolve il problema del serpente, facendolo pestare
ad entrambi. La forza è tutta di Cristo, ma ha
deciso di avere bisogno del piede della madre,
come decide di aver bisogno del nostro piede.
La deposizione nel sepolcro, 1602-03 – Olio su tela, 300 x 203 cm – Pinacoteca, Vaticano.
Il particolare della Madonna e della Maddalena
ha ispirato i colori di “The Passion”
Madonna del Rosario, 1607- Olio su tela, 364,5 x 249,5 cm – Kunsthistorisches Museum, Vienna.
L’uomo di fronte a Dio è un mendicante.
Si capisce se un pittore è grande da come
Dipinge le mani e i volti.
Lui solo rappresentando le mani, esprime
la preghiera.
La morte della Vergine, 1606 – Olio su
tela, 369 x 245 cm – Musée du Louvre,
Paris.
Il corpo della Madonna è abbandonato.
La cosa che fece scandalo fu che
Caravaggio utilizzó, come modello, il
cadavere di una prostituta annegata nel
fiume. La utilizzò come modella perché
si immaginava una Madonna col ventre
gonfio, come a dire che la Madonna è
segnata per tutta la vita da quella
maternità. Caravaggio genera la
prospettiva coi colori e non con il punto
di fuga, è una prospettiva data dai colori,
non dai disegni.
Cena in Emmaus, 1606 – Olio
su tela, 141 x 175 cm –
Pinacoteca di Brera, Milano.
Improvvisamente tutto è più
scuro. Lo stile è molto diverso
dalla Cena in Emmaus che
abbiamo visto prima. La luce è
drammatica: è il primo quadro
dopo l’omicidio. I gesti sono più
trattenuti. I due personaggi che
portano da mangiare sono gli
stessi pellegrini della Madonna di
Loretto.
Le sette opere di misericordia, 1607 – Olio
su tela, 390 x 260 cm – Chiesa del Pio Monte
della Misericordia, Napoli.
Sono rappresentate tutte e sette le opere di
misericordia corporali.
Caravaggio ambienta questo mondo di carità
nel vicolo appena fuori la chiesa. Questa carità
che fiorisce nei vicoli di Napoli non è però frutto
del buon cuore napoletano, ma di Cristo che
viene dall’alto.
La decollazione del Battista, 1608 – Olio su tela, 361 x 520 cm – Saint John Museum, La Valletta.
È il quadro più grande che Caravaggio abbia mai dipinto, è il quadro del suo riscatto dal peccato. È il
periodo in cui entra nell’Ordine dei Cavalieri di Malta.
Pone le figure solo in un quadrante, lasciando gli altri tre quasi vuoti.
È una scena da “macellaio”. Tutta la scena di incoscienza si risolve nella vecchia che si tiene la testa fra
le mani. Caravaggio firma la tela “Frate Michelangelo”, usando il sangue del Battista, anticipazione di
quello di Cristo. Il sangue del perdono permette così a Caravaggio di avere un altro nome, un’altra vita.
La resurrezione di Lazzaro, 1608-09 – Olio su tela,
380 x 275 cm – Museo Nazionale, Messina.
La luce è drammaticissima, cambia lo stile.
Caravaggio ha desiderato per tutta la vita poter
dipingere la Resurrezione di Cristo. Prima di fare
questo una famiglia
di Messina gli chiede
di dipingere la scena
della vita di un santo.
Questa famiglia si
chiamava Lazzaro,
e in loro onore dipinge
la resurrezione di
Lazzaro.
Il Cristo sulla sinistra è come quella della Vocazione di S. Matteo, fa lo stesso gesto. Lazzaro non esce
dalla tomba, è come se fosse una deposizione. Sta riprendendo vita en quelli che lo tengono se ne
accorgono; la sorella, Marta, allontana la
mano, quasi inorridita dal corpo del fratello.
Tutti guardano interrogativi Gesù. L’unico
che sembra opporsi, con la mano, è Lazzaro, è forse l’uomo
più sfortunato della storia, perché risorge
per morire di nuovo. Tra i volti dietro Gesù c`è
nuovamente Caravaggio. Si volta verso Gesù, ma
non ne incontra lo sguardo: è la sua spiegazione
all’ episodio di Malta.
Davide con la testa di Golia, 1609-10 – Olio su
tela, 125 x 101 cm – Galleria Borghese, Roma.
Dipinge questa tela dopo essere scampato dall’agguato
dei Cavalieri di Malta.
La testa mozzata è il suo ritratto dopo il pestaggio.
Martirio di S. Orsola, 1610 – Olio su tela, 154 x 178 cm – Banca Commerciale Italiana, Napoli.
Dietro alla Santa, come l’ultimo tentativo di immedesimarsi con la santità, c’è ancora Caravaggio.
Questo è il suo ultimo quadro, poi morirà.
La misericordia del Ser
Miserere. Sólo ante la Misericordia llegamos a reconocer nuestro pecado, sólo ante el abrazo del Padre
que nos crea de nuevo. El canto de Allegri, con su pureza cristalina y un impulso atrevido, se apoya por
completo y se confía en los brazos de la Misericordia. Podemos pedir Miserere sólo teniendo la mirada
fija en su Presencia, sin detenernos en el error que hemos cometido. Es suficiente con esto: no puedes
quedarte ni un solo instante prisionero de tu pecado. «Miserere»: casi como si el canto se suspendiera y
nos quedáramos absortos, pero en realidad penetramos en el corazón del canto.
Pensemos en un niño que, después de un error, se refugia, sollozando, en los brazos de su madre: su
dolor no es por la equivocación cometida, sino por el temor de haber podido perder esa presencia.
De la misma manera asomará en ti el dolor, empezarás a sentir dolor por esto o aquello; entonces,
probarás la verdadera naturaleza del dolor. Su verdadera naturaleza es la de ser el comienzo del amor.
De hecho, mientras la belleza o el objeto del amor son tan sólo algo atractivo, nuestra experiencia es
como cuando en un día sereno hay cierta calima: hace sol, pero hay un velo; el cielo está sereno, pero
se interpone un filtro que con el dolor se esfuma, que sólo se desvanece en el dolor. Después, la mirada
y la contemplación de la verdad continúan, como continúa el silbido, el sonido agudo del dolor. Sin
dolor no existe verdad.
Si no me descubriese tan pecador, tan diferente del Padre, como alguien que huye, como un hijo
pródigo que se marcha, que desperdicia lo que el Padre le ha dado – continuamente olvido cómo el
Padre me trata, lo olvido en el día a día viviendo contigo-, no sabría con verdad quién soy y, por
tanto, no podría sostener con verdad quién es el Misterio. No podría descubrir que es Misericordia.
Esta es la revelación mayor y la más “explosiva”: que el abrazo del Padre alcanza a todos como
salvación. La figura de Cristo es el rostro del Padre misericordioso, la misericordia del Ser, porque el
Ser es misericordia. Entonces, aunque uno estuviese harto de errores, se aferra a Él.
El Miserere de Allegri expresa el dolor verdadero, el despuntar de un dolor que culmina con el
tiempo en gratitud. Un dolor que madura como una semilla: germina y, al desarrollarse, florece en
gratitud. Miserere, semilla de un dolor que culmina en la gratitud por ser amados, en el
reconocimiento y la aceptación de que somos amados. De ahí nace algo: si acepto que Otro me ame,
yo a mi vez amaré.
Brota una respuesta amorosa, ya que saber que soy amado me mueve a obrar, a crear, a trabajar. El
primer alimento del amor –cuya esencia original es aceptar ser amado- es el dolor por ver que esta
aceptación no plasma y no determina todo en mí.
El ideal del amor no es eliminar todos los pecados, el ideal es mirar a Cristo, si queremos vencer de
verdad incluso el pecado más grande. De lo contrario, no es verdad que queremos vencer nuestro
pecado; lo que queremos es darnos el gusto de decir: «Lo he conseguido yo». Sin embargo decir:
«Sólo Él es» exige la humildad de un mendigo.
Comentario de Luigi Giussani al Miserere de Allegri
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