Darwin e l’Evoluzionismo
Colella Alessia IF
Anno Scolastico: 2012/2013
Jean Baptiste Lamarck:
l’ereditarietà dei caratteri acquisiti
Jean Baptiste Lamarck fu il primo scienziato
che formulò una vera teoria evoluzionistica.
Nel 1809 egli affermò che gli organismi
attuali fossero il risultato di un processo
graduale di modificazione in base alle
condizioni ambientali. L’ereditarietà dei
caratteri acquisiti diceva che tramite l’uso o
il non uso di un organo, l’individuo si
modifica sviluppando caratteri vantaggiosi
che avrebbe poi trasmesso ai suoi
discendenti.
C’era però un punto debole in questa
teoria, ovvero che ciò che un individuo
acquisisce durante la vita non può essere
tramandato ai suoi discendenti.
Charles Darwin: la selezione naturale
La teoria evoluzionistica per eccellenza
è quella analizzata da Charles Darwin.
Imbarcatosi poco più che ventenne su
un brigantino che lo portò in viaggio per
il mondo, Darwin fece delle scoperte
molto interessanti e rimase molto
affascinato dai fringuelli delle
Galapagos. C’erano ben quattordici
specie diverse, che si differenziavano
per la tipologia di becco, correlata alla
disponibilità di cibo su ogni isola.
Questo incuriosì molto Darwin, che per oltre vent’anni analizzò in modo
segreto e meticoloso i suoi appunti e decise, solo nel 1859 di pubblicare
quella che chiamava “la mia teoria”, ovvero il libro che cambiò la storia della
scienza: L’origine delle specie per selezione naturale.
L’origine delle specie per selezione
naturale
Il principio della teoria darwiniana si basa
sulla selezione naturale, ovvero il
meccanismo tramite il quale avvengono i
processi evolutivi: l’ambiente seleziona con
il passare del tempo gli individui più adatti a
vivere in determinati luoghi e sfavorisce gli
altri.
La teoria si divide a sua volta, in cinque
sottoteorie:
- L’evoluzione in quanto tale;
- La discendenza comune;
- La moltiplicazione delle specie;
- La gradualità dell’evoluzione;
- L’evoluzione per selezione naturale.
Le sottoteorie
L’evoluzione in quanto tale
Darwin contrappone alla vecchia concezione di un mondo immutabile, una realtà dove gli
organismi sono in continua trasformazione.
La discendenza comune
La vita ha un’ origine comune, infatti tutti gli esseri viventi discenderebbero da un
antenato comune e poi si sono divisi tramite un processo di differenzazione.
La moltiplicazione delle specie
Questa sottoteoria spiega la diversità delle specie presenti sulla Terra, e afferma che le
specie aumentano in due modi: generando specie “figlie” e formando nuove specie a
partire da popolazioni isolate.
La gradualità dell’evoluzione
Il cambiamento evolutivo avviene gradualmente, ovvero che le grandi differenze nei
caratteri degli organismi si sono evolute attraverso molti stati intermedi, poco differenti
l’uno dall’altro.
L’evoluzione per selezione naturale
All’interno di ogni specie ci sono delle variazioni individuali, che alcune volte favoriscono
l’individuo che le possiede, che avrà più possibilità di sopravvivere e di riprodursi, e
trasmetterà questa caratteristica ai suoi discendenti.
Prove e documenti a favore
dell’evoluzione
La documentazione fossile
I fossili sono dei resti di organismi precedenti, che hanno pochissima somiglianza con gli
organismi attuali, ma che sono stati molto utili per mostrarci come una specie cambia
nel tempo, e in tal modo, ricostruire la sua storia.
Ad esempio, la prima specie di cavallo comparve 54 milioni di anni fa, erano delle
tipologie molto basse ed avevano le dita separate. Con il passare del tempo il cavallo
cresce d’altezza e la sua zampa subisce ulteriori trasformazioni, fino a diventare un unico
dito solo. Questi cambiamenti sono avvenuti nell’arco di milioni di anni e sono stati
favoriti da mutazioni ambientali.
Caratteri analoghi e caratteri omologhi
L’anatomia comparata confronta l’anatomia delle diverse specie. Analizzando, ad
esempio, l’architettura degli arti dei mammiferi, si nota che sono composti dagli stessi
pezzi scheletrici che, a seconda della funzione, alcune ossa sono più sviluppate mentre
altre sono ridotte al minimo. Ogni caratteristica condivisa da due o più specie, ereditata
da un antenato comune, si chiama carattere omologo.
L’evoluzione però, può anche creare delle somiglianze tra organismi non imparentati, e
questa caratteristica si chiama carattere analogo.
La somiglianza tra embrioni
Embrioni di animali appartenenti a
specie molto diverse si somigliano
durante le prime fasi di sviluppo, e la
teoria dell’evoluzione ci spiega il perché.
Il fatto che strutture diverse derivino da
embrioni tanto simili è una
testimonianza che tutti i vertebrati
discendono da un antenato comune.
La selezione artificiale
Con il passare del tempo si è
sviluppata la selezione artificiale,
ovvero che l’uomo ottiene le
variazioni desiderate e crea una
grande varietà di razze agendo sulla
variabilità dei caratteri.
Infatti tra membri di una stessa
specie ci sono lievi differenze a
livello comportamentale, anatomico
e fisiologico, che vengono trasmesse
alla prole.
L’uomo non determina direttamente la comparsa del carattere desiderato, ma
sceglie gli individui che presentano quel carattere e li fa riprodurre, producendo una
selezione.
Malthus e l’adattamento all’ambiente
Un’opera di Thomas Robert Malthus
suggerì a Darwin la soluzione di un quesito
che al quale non riusciva a dare una
risposta: Cosa, in natura, selezionava gli
individui più adatti a vivere in determinati
ambienti?
Malthus afferma che c’è uno squilibrio
numerico tra gli individui presenti sulla
Terra e la disponibilità di generi di
sussistenza.
Questo squilibrio viene corretto tramite epidemie, carestie o controllo delle
nascite. Quindi avviene una “lotta di sopravvivenza” che premia il meglio adattato
all’ambiente, e da questo principio nacque, appunto, la selezione naturale, la forza
naturale che individua e seleziona organismi con varianti più vantaggiose possibile.
Evoluzione della specie umana
Come già detto, gli esseri viventi che abitano
la Terra sono frutto di una lunga evoluzione,
e ciò è accaduto anche a noi esseri umani.
L’uomo fa parte dell’ordine dei primati, che
hanno come caratteristiche la postura
eretta, gli occhi collocati frontalmente e
vicini tra loro, polpastrelli sensibili, pollice e
alluce opponibili e il cervello di grandi
dimensioni.
I primati maggiormente imparentati con l’uomo sono le scimmie antropomorfe.
La paleontologia è la scienza che studia la comparsa della specie umana, che ebbe
inizio in Africa, dove sono stati ritrovati i reperti più antichi, risalenti a circa 1,8 milioni
di anni fa.
Il genere homo: dall’australopiteco
all’uomo ergaster
Gli australopitechi, i nostri antenati più lontani,
avevano caratteristiche sia scimmiesche che
umane.
I fossili di ominidi di genere Homo più antichi
sono quelli dell’Homo habilis, che aveva un
cranio di dimensioni maggiori rispetto
all’australopiteco e d avevano manualità.
L’Homo ergaster era più alto, con un cervello più
grande e uno stile di vita più progredito rispetto
all’ homo habilis ed è la prima specie di ominide
i cui fossili sono stati ritrovati al di fuori
dell’Africa.
Ricostruzione di Homo habilis.
Il genere Homo: dall’ homo erectus
all’homo sapiens
Cranio di Homo neanderthalensis
L’homo erectus aveva un andatura simile alla
nostra ma il cranio era diverso: basso e allungato,
con la mascella sporgente e priva di mento.
Circa 400 000 anni fa, l’homo erectus diede
origine all’homo neanderthalensis, caratterizzato
da una corporatura robusta e un cranio primitivo,
ma usava utensili più sofisticati e fu il primo tipo
di homo che seppellì i propri morti.
L’homo neanderthalensis visse al lungo con
l’Homo sapiens, che aveva il cranio tondo, il
cervello voluminoso, la fronte alta, la mandibola
ridotta e lo scheletro più gracile, ma con lui si
ebbe l’inizio della rivoluzione culturale umana.
L’homo neanderthalensis si estinse circa 30 000
anni fa, per cause incerte o forse perché non
riuscì a competere con l’Homo sapiens, capace di
creare utensili più moderni e creativi.
Grazie per l’attenzione.
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