Fratelli di Gesù
Il Nuovo Testamento
porta
a compimento l’Antico
L’Antico Testamento
è composto
da 46 libri
e comprende
il periodo che va
dalla creazione del mondo
fino alla
nascita di Gesù.
LA LINGUA DELLA BIBBIA
L’ANTICO
TESTAMENTO
E’ stato scritto quasi tutto
in lingua
EBRAICA.
Solo alcuni libri sono stati
scritti in GRECO,
pochissimi passi in
ARAMAICO.
=
La Bibbia è parola di
Dio, perché è scritta per
Ispirazione dello Spirito di Dio.
Dio direttamente si rivolge
a qualche uomo e lo impegna
a farsi suo portavoce e messaggero.
Nell’A.T., il più
delle volte quest’uomo
è un profeta
che parla e scrive
in nome di DIO
Nel N.T., Dio parla
per mezzo di suo
Figlio, che a sua
volta chiama i dodici
apostoli.
Gli apostoli o i
discepoli di questi
parlano e scrivono
in nome di Gesù
è
L’azione che Dio compie per comunicare
con alcuni uomini che Lui sceglie.
Dio spesso esorta, obbliga, induce questi
uomini a farsi scrittori della sua Parola ed
espressamente gli ordina di scrivere.
Questi Uomini il più delle volte sono i
Profeti o i loro discepoli nell’A.T., e
Apostoli o i discepoli di questi nel N.T.
Il profeta o il discepolo, l’apostolo o
il suo discepolo, offrirà il suo
contributo personale di esperienza,
cultura, linguaggio, intelligenza e
tutto ciò che uno scrittore ritiene
necessario per redigere un libro,
oltre la sua volontà.
Quando parliamo di verità nella
BIBBIA non intendiamo la verità
storica o verità scientifica ma la
Verità religiosa ordinata cioè alla
salvezza, la verità intesa come
testimonianza resa a Dio(cfr.Dei
Verbum 11).
Questo non significa
che nella Bibbia non ci siano
cognizione storiche, scientifiche,
filosofiche del tempo e dei luoghi
in cui è stata scritta, ma che
l’intenzione prima della Bibbia
è quella di raccontare e testimoniare
la rivelazione salvifica di Dio e di
tracciare il il senso dell’esistenza.
E’ Parola di
DIO
La Bibbia è il testo sacro sia degli
Ebrei che dei cristiani. Ma mentre
per i cristiani è composto da
Primo e Secondo Testamento,
per gli ebrei non hanno senso
questi due termini non avendo
riconosciuto in Gesù il Messia.
La Bibbia è allora costituita per
loro da quello che per i cristiani
è solo il Primo o Antico
Testamento,
e viene così suddivisa:
Torah(pentateuco), Nebiin(libri
storici e Profetici), Ketubin (libri
sapenziali e poetici).
I vari autori della
bibbia,
nell’esprimere la
parola
di Dio e nel
raccontare
i fatti e gli
avvenimenti
della storia della
salvezza
usarono generi
letterari(=forme
espositive dei
contenuti)
Storico-Narrativo
Racconti e
vicende storiche
Normativo
Leggi e norme per regolare
la vita sociale e religiosa
Poetico
Canti, salmi e preghiere
Sapienziale
Proverbi e riflessioni per
riflettere
sui grandi temi della vita
Profetico
Profezie e insegnamenti che
i profeti esprimevano, a
nome di Dio, per aiutare il
popolo a trovare la via del
bene e rimanere fedeli a Dio

La storia non è soltanto l’insieme dei fatti passati
o presenti, prodotti dagli uomini(= la storia fatta
di date, avvenimenti documentati,personaggi). E’
storia anche l’interpretazione
Politica, economica, religiosa
che si fa di questi eventi e dei personaggi che li
hanno prodotti o ne sono stati condizionati.
Nella Bibbia “l’autore Dio” e “l’autore uomo”
interpretano gli eventi storici del popolo ebraico e
degli uomini.
FORMAZIONE DEI LIBRI DELLA BIBBIA
Avvenimento (parole ed eventi
intimamente connessi(D.V.(8,14)
Memoria e tradizione orale
(testimonianza e racconto)
Interpretazione
e vita della comunità
RIVELAZIONE
Dio fa conoscere se stesso ad
un POPOLO: Israele A.T.
All’umanità: Gesù Cristo:N.T.
Prime fonti scritte
Redattore finale
Comunità che
accoglie, legge
ascolta la Bibbia
La Bibbia si è formata in
Secoli di storia e contiene
tutta la rivelazione di Dio
che va da Abramo fino alla
costituzione della Chiesa
I LIBRI DELL’A.T.
I libri dell’A.T. sono raggruppati in quattro parti
Il PENTATEUCO: sono i
primi cinque libri della bibbia
•GENESI: Dio crea il mondo
l’uomo e la donna,Dio inizia
l’alleanza con Abramo, Isacco e
Giacobbe
•ESODO: Dio libera il popolo
d’Israele dalla schiavitù egiziana
•LEVITICO: contiene le regole
per Il culto, affidato alla tribù di
Levi
•NUMERI: Libro dei censimenti
con cui viene organizzato il popolo
nei quarant’anni nel deserto
•DEUTERONOMIO: Mosè
ripresenta al popolo la legge del
Sinai (dieci comandamenti
I LIBRI STORICI: sono 16; parlano
di particolari momenti storici del popolo
ebraico: Giosuè, Giudici, I Re, Cronache…
I PROFETI: sono 6 libri che raccolgono
gli scritti dei Profeti maggiori (hanno scritto di
più), Isaia, Geremia, Ezechiele,Baruc, Daniele…
e 12 libri di profeti minori (hanno scritto di meno)
I LIBRI DIDATTICI E SAPENZIALI: sono
7 libri: educano il popolo a vivere con saggezza e
amore verso Dio e il prossimo: Giobbe, Salmi,
Proverbi, Sapienza, Siracide…
Il contenuto
Il contenuto narrativo di Gen 1-11 è
particolarmente povero e si riduce in
sostanza ad episodi su Adamo ed Eva,
episodi su Caino e Abele, al diluvio e Noè.
 Questa povertà di materiale narrativo è
caratterizzata da vari contatti con la
letteratura extra-biblica, sia a livello di
motivi e temi, che di vera e propria
narrazione (come il diluvio).

Bibbia e cultura mesopotamica

Ecco alcuni contatti da riscontrare tra il
testo biblico e la cultura mesopotamica, e
in minima parte con quella egizia nei primi
capitoli della Genesi:
Miti babilonesi
I più importanti sono: l'Enuma elis e l'Atrahasis.
L'Enuma elis, composto probabilmente tra il 1806 e il
1507 a.C., parla di due elementi primordiali increati ed
eterni: Apsu, principio maschile (oceano di acqua dolce),
e Tiamat, principio femminile (mare di acqua salata).
Dalla loro unione nascono otto coppie di dei, i quali
infastidiscono a tal punto Apsu che decide di distruggerli.
L'intervento di Ea (dio dell'acqua e della sapienza), che
uccide Apsu, provoca l'iniziativa di Tiamat che, nonostante
l'aiuto di una schiera di mostri, guidati da Quingu, viene
sconfitta da Marduk (dio della guerra). Questi divide in
due il capo della morta e con metà costruisce il firmamento
separando le acque superiori dalle inferiori (nel poema non
è detto che cosa Marduk fece con l'altra parte di Tiamat,
probabilmente formò la terra separandola dal mare).
Miti Fenici

Si riteneva che al principio del mondo ci
fosse il caos, concepito però come massa
fangosa e tenebrosa, generatrice del dio
Mot. Questi, dalla forma di un grande
uovo fangoso, scindendosi in due, diede
origine al cielo e alla terra.
Somiglianze tra cosmogonia(origini del cosmo)
biblica e orientale



Entrambe ammettono al principio un elemento
primordiale acquoso.
Per entrambe la prima opera è la creazione della
luce e la seconda quella del firmamento per
separare le acque superiori da quelle inferiori.
Anche l'Enuma elis e l'Atrahasis presentano la
formazione dell'uomo come l'opera più
impegnativa, realizzata solo dopo una
consultazione fra gli dei utilizzando un impasto di
terra. L'epopea di Gilgamesh afferma
espressamente che l'uomo è creato «ad
immagine del dio Anu».
LA RELIGIONE
BABILONESE
I babilonesi avevano una religione politeista, avente origini orientali. Essi furono molto
abili ad impiegare la loro religione per fini politici, facendo diventare Babilonia luogo
sacro di spiritualità ed origine del tutto.
Ci sono due miti
Il primo mito si ricollega ad un re sumero vissuto ad
Uruk,Gilgamesh, intorno al 2700 a.C., che
sperimenta l'esperienza della mortalità umana e
compie un viaggio verso la conoscenza perfetta.
Tra le sue imprese, Gilgamesh avrebbe ucciso un toro
divino, inviato sulla terra dalla dea Ishtar, che
opprimeva il proprio popolo.
Il secondo mito, invece, richiama il
diluvio universale. Secondo la
tradizione sumerica, An
sovrintendeva tutto ed il cielo,
Enlil ed Enki, suoi figli,
regnavano rispettivamente sulla
terra e sugli abissi. Il primo aveva
più potere del fratello, che aveva
come figlio Marduk. An crea gli altri
dei per lavorare sulla terra, al fine
di poter mangiare, ma questi si
rifiutano, perché troppo faticoso.
Quindi crea l’uomo che rifiuta
anche esso di lavorare. Qui si
inserisce il mito biblico del
paradiso terrestre e della cacciata
da parte dell’uomo e della donna.
La prima modifica babilonese al
testo sacro sta nel fatto che, a
questo punto, Enlil propone di
mandare sulla terra la pestilenza
ed il diluvio per punire la ribellione
umana, ma Enki fa’ salvare
Atramhasis su un’arca.
L’epopea di
Epopea di Gilgamesh

Che cos'è l'epopea di Gilgamesh? E' uno
dei più antichi poemi conosciuti e narra le
gesta di un antichissimo e leggendario re
sumerico, Gilgamesh, alle prese con il
problema che da sempre ha assillato
l'umanità: la morte e il suo impossibile
superamento.
Racconto

Quando gli dèi crearono Gilgamesh, gli
diedero un corpo perfetto. Gli donarono la
bellezza, il coraggio, e lo resero terribile
come un toro selvaggio. Per due terzi lo
fecero dio e per un terzo uomo.
La società di Uruk si lamenta :
“Gilgamesh è il pastore della nostra città,
eppure è arrogante e prepotente. Non
lascia la vergine all'amante, la figlia al
guerriero, la moglie al nobile.”
Racconto

Gli abitanti di Uruk si lamentano invocando
addirittura l'intervento di An, dio del
firmamento, affinché Gilgamesh li lasci in pace.
Allora gli dèi si rivolsero ad Aruru, la signora
della creazione. Fosti tu, Aruru, a plasmare
Gilgamesh, adesso crea un eroe che gli stia alla
pari, simile a lui quanto il suo riflesso, un altro
lui, cuore tempestoso per cuore tempestoso. Che
essi lottino tra loro e lascino Uruk in pace!
Così la dea immerse le mani nell'acqua e con
l'argilla plasmò il nobile Enkidu.
LA STORIA DEL DILUVIO
Tanto tempo prima, narrò Utanapištim,
l'umanità era così numerosa che sollevava
un tale baccano da disturbare il sonno
degli dèi. Così Enlil, il signore del vento,
riunì il consesso degli dèi e disse: - “Lo
strepito dell'umanità è intollerabile! Così
non si può più andare avanti! Scatenerò il
Diluvio e distruggerò il genere umano!”
 Per sei giorni e sei notti il paese di Sumer
venne travolto dalla furia delle acque.

LA PIANTA E IL SERPENTE

Utanapištim gli disse:
- Gilgamesh, ti rivelerò una cosa segreta.
C'è una pianta che cresce sotto l'acqua, la
Pianta dell'Irrequietezza, detta “Vecchiotorna-giovane”. Ha spine come il rovo.
Ferirà le tue mani, ma se riuscirai a
prenderla sarà la tua salvezza, perché ha
la virtù di ridare agli uomini la gioventù
perduta. Non è proprio la Vita che cerchi,
ma può comunque aiutarti a tenere
lontana la vecchiaia e la morte. -
Racconto

Gilgamesh ripartì con Uršanabi, il battelliere.
Arrivato nel punto indicatogli, si legò ai piedi
pietre pesanti e si tuffò dalla barca. Trascinato
dalle pietre sul fondo del mare, Gilgamesh vide la
pianta che cercava. La afferrò e le spine gli
ferirono le mani, ma l'eroe, incurante del dolore,
riuscì a strapparla. Tagliò le funi che lo
ancoravano alle pietre e tornò in superficie.
Mostrò la pianta a Uršanabi e disse: Porterò
questa pianta a Uruk dalle forti mura, lì la darò
da mangiare ai vecchi, i quali torneranno giovani
e forti. Infine ne mangerò io stesso e riavrò tutta
la perduta gioventù.
Il serpente e la perdita dell’immortalità



Dopo un lungo viaggio, si fermarono per la notte,
presso un pozzo di acqua fresca. Mentre
Gilgamesh si bagnava nel pozzo, un serpente
sentì la dolcezza della pianta poggiata sulla riva,
si avvicinò e la mangiò. Subito, l'animale perse la
pelle, tornando giovane, e fuggì via. Quando
Gilgamesh si accorse del fatto, pianse a lungo,
sconsolato.
- O Uršanabi (il battelliere), è per questo che ho
faticato con le mie mani, è per questo che ho
spremuto il sangue del mio cuore? Per me non ho
guadagnato niente; non io, ma questa bestia
della terra ne gioisce! E così fu che Gilgamesh perse l'immortalità.
Genesi

La Genesi è il primo libro che incontriamo aprendo la
Bibbia, ma non è il primo ad essere stato scritto.
Per non incorrere in facili errori, nell’avvicinarsi a questo
come a tutti i libri della Bibbia, bisogna sapere quale è il
suo obiettivo, a quali domande cerca di rispondere.
Spesso, non sono quelle che appaiono a prima vista e
neppure tutte quelle “tradizionalmente” assegnate al testo.
Cercando di riassumere tutto in quattro righe, si può dire
che la Genesi, attraverso il suo narrare, offre a chi vi si
avvicina la possibilità di esplorare l’avventura che ogni
persona affronta nella sua esistenza in ogni tempo. Il
genere letterario è quello “sapienziale” e, per questo, la
verità del racconto non sta nella sua “storicità”, ma nel
legame con l’esperienza di ogni uomo e di ogni donna di
ieri, di oggi e di domani.
Genesi


I primi quattro capitoli sono cruciali ai fini di
capire la struttura e quanto sarà sviluppato
nell’intero il libro della Genesi.
Si potrebbe dire che i capitoli 1 e 2 sono un
modo per dire qualcosa di Dio e, al tempo
stesso, per indicare all'umano (Adàm) come sia
possibile davvero somigliargli.
I capitoli 3 e 4, attraverso le vicende del
Serpente e di Caino, fanno conoscere l'umano,
l'Adàm, nella via da lui intrapresa a partire
dall'essersi ingannato nell'immaginare il modello
al quale tendere.
Mitezza

La parola chiave, dunque, che permette
di farsi un'idea di questo Dio potrebbe
essere "mitezza" (non violenza). Infatti
egli crea senza operare distruzione ma,
con la parola che si accompagna allo
sguardo, opera separazione
(distinzione/discernimento) rendendo
abitabile, vivibile, ciò che prima era
caratterizzato dall'inabitabilità.
Creazione

Dà nutrimento a uomini e animali e, segnale
importante per l'umano che a Lui dovrebbe
essere simile, mette un limite alla sua signoria,
cessando nel settimo giorno ogni lavoro.
Tale settimo giorno non è al di fuori della
creazione, ma è il giorno in cui Egli la "porta a
termine" (2,2). È in un tale limite che Dio si
pone e si connota, suggerendo che egli ama
stare in una presenza rispettosa di ciò che è altro
da sé, riconosce uno spazio in cui egli limita il suo
agire perché quanto da lui avviato si compia
armoniosamente.
Protagonisti

Un secondo protagonista è ADÀM (letteralmente
colui che è “tratto dalla terra”), l'umano, nella
sua connotazione maschile e femminile. Dio
osserva il suo iniziale isolamento ed afferma:
“Non è bene che ha’ adàm sia isolato” (2,18).
Ecco allora adàma (Eva) perché per l’adàm è
vitale essere posto nelle condizioni di stare in
relazione e tutti i “personaggi” hanno un soggetto
“altro da se” che gli sta “di fronte”. Lo stesso Dio
ha di fronte a se l’Adam che, appunto per questo,
ha creato a sua immagine e somiglianza.
Protagonisti

L'umano, poi, è collocato tra Dio e
l'animale, plasmato dalla stessa terra da
cui questo è tratto (2,19), ma con la vita
dell'alito di Dio a forza soffiato dentro le
narici (2,7). È invitato a dominare sugli
altri animali (1,28), ma Dio stesso gli
suggerisce in che modo quando gli
assegna un cibo esclusivamente vegetale
(1,29) a significare che la modalità
dell’esercizio del potere concessogli, deve
essere tutta di mitezza e nonviolenza.
Albero del bene e del male

E’ questo il senso dell'avvertimento
sull'albero della
conoscenza/esperienza del bene e
del male (2,17). Di tutti gli alberi
l'umano potrà mangiare e vivere,
ma se non accetta il limite alla
conoscenza/esperienza del tutto, se
non pone un freno al desiderio
senza limiti e al godimento del
tutto, l'esito sarà la morte
dell'umano. Non un castigo,
dunque, ma piuttosto un
avvertimento. Se Dio è tale nella
relazione con ciò che crea, ponendo
in questo modo un limite a se
stesso, così l'umano è pienamente
tale se accetta il limite che è anche
spazio per l'esistenza di un altro da
sé. Se non rifiuta di essere
dominato dal desiderio senza limiti,
quest’ultimo lo porterà alla morte.
UN TERZO PROTAGONISTA: IL
SERPENTE
il SERPENTE, che interloquisce con
l'umano.
 Ma cos'è questo serpente?
Viene presentato come una via di mezzo
tra l'uomo e l'animale, in quanto pur
essendo descritto come "bestia selvatica"
esso parla. Dal suo parlare emergono
alcune caratteristiche:

caratteristiche



focalizza l'attenzione sul limite che è chiesto all’uomo per
essere pienamente se stesso, tacendo del tutto il bene di
cui l'umano può godere;
porta a sospettare dell'altro (Dio) facendolo passare per un
rivale e, parallelamente, fa avanzare l’idea che, qualora
l'umano (come di fatto accade) cedesse a questo sospetto,
nulla più lo salverebbe da tale rivale malvagio e geloso. Il
risultato è che, di fatto, il cedere al sospetto del serpente
non può portare l'umano ad alcun bene;
spinge a desiderare di conoscere/fare esperienza di tutto,
come se qui stesse la vera somiglianza dell'umano con Dio.
Il desiderio

Sembra dunque che il serpente si configuri
come la parte animale che si cela
nell'umano, parte che va "dominata"
(governata/domata), come suggerisce il
primo capitolo. In una parola, nel serpente
si cela il desiderio senza limiti.
Stile di Dio

Dio però continuerà ad essere se stesso,
caratterizzato da uno stile di mitezza e
cura: lui stesso cucirà le vesti di pelli
all’uomo e alla donna (3,21),
IL RACCONTO DEL DILUVIO

La storia di un dominio di violenza e
prevaricazione continua nel capitolo 6, con
l’accenno alla presenza di “giganti”, “uomini con
un nome” (6,4), uomini di potere che compaiono
in un clima di esasperazione del possesso e
quindi della negazione delle relazioni di
reciprocità: “presero per sé donne quante ne
vollero” (6,2).
Subito dopo questo accenno a dominatori potenti
si fa riferimento a una terra distrutta dalla
violenza, dall’aver smarrito la propria “via” di
mitezza da parte di “ogni carne”, ovvero ogni
essere umano e animale. È in questo contesto
che si apre il racconto del diluvio.
Strategia di Dio

Di fronte alla distruzione della terra ad
opera delle creature, Dio decide di
utilizzare la stessa strategia violenta: la
distruzione della terra attraverso quella
stessa acqua che nell’atto creatore era
stata “separata” per generare uno spazio
accogliente e abitabile (1,6-10). Dentro
questa sua decisione si apre però uno
spazio per la vita: “NOÈ trovò grazia agli
occhi di Dio” (6,8).
Obbedienza per rinascere

La narrazione si sviluppa in una sequenza di ordini di Dio e
realizzazioni di Noè che non parla, ma obbedisce. Questo
termine sta proprio ad indicare, come nella sua stessa
etimologia, un ascolto profondo (ob-audire=udire dal di
sotto, dal di dentro), che è ascolto della vita. Ogni gesto
che Noè compie in risposta ad indicazioni quasi meticolose
di Dio – che fanno pensare all’attenzione con cui Dio vuole
comunque garantire la vita – è un gesto che ha lo scopo di
far vivere: “Di quanto vive, di ogni carne, farai venire nella
barca/ cesto due di ogni specie, per far vivere con te”
(6,19; cfr. anche 6,20; 7,3). La costruzione della
barca/cesto, la coscienza autonoma degli animali che vi
vengono da soli quasi in risposta ad un richiamo del
creatore per seguirlo in questo progetto, la cura con cui Dio
stesso chiude la porta della barca, tutto indica che dentro
questa distruzione violenta, in cui Dio è presente – “E io,
ecco, faccio venire il diluvio” (6,17) – esiste uno spazio di
“cura alla vita”, in cui Dio è altrettanto presente.
Noè

Noè in ascolto della vita non
potrà che essere pastore di
quegli animali che gli sono
affidati (anche Abele era
pastore, [4,2]), forse a
suggerire ancora una volta lo
stile che l’umano è chiamato
ad avere verso il creato, uno
stile a immagine e
somiglianza di quello del
Creatore: cioè uno stile di
“cura e mitezza”.
Con la stessa benedizione con
cui si apriva la creazione,
concernente la fecondità,
riprende la vita dopo il diluvio.
Conclusione

il racconto biblico del diluvio NON é affatto una
"brutta copia" di un mito meglio raccontato, ma
rappresenta, rispetto a quello, un notevole passo
avanti nella comprensione del divino da parte
dell’uomo. L’operato di Dio non é cieco fato o
vano capriccio di una mente distorta, bensì
costituisce il realizzarsi nella storia di un progetto
d’amore. D’altro canto, dovevamo aspettarci una
simile differenza fra il racconto babilonese e
quello della Genesi, proprio perché quello
appartiene solo ad un poema epico, questa ad
una storia sacra, che vuole comunicare prima di
tutto un messaggio di speranza e di fiducia in
Dio, in conclusione un messaggio di AMORE.
Fratelli di Gesù
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Genesi 1 - Fratelli di Gesù