La costituzione siciliana del 1812 Contro la tesi di una Sicilia immobilista e fatalista: “sacri ideali e venerabili interessi” si scontrano nell’Isola dell’Ottocento Prof Angelo Vita Il contributo siciliano alla costruzione della Patria In Sicilia venne concessa la prima costituzione promulgata in terre italiane, nel 1812 ad opera del giurista Balsamo e dietro la spinta degli inglesi I moti rivoluzionari dell’anno dei portenti ( Carducci) presero vita a Palermo il 12 gennaio 1848 La conquista della Sicilia e la definitiva caduta del regno borbonico rese possibile la costituzione del regno d’Italia La fine del regno L’unità della Storia d’Italia comincia nel 1860… Prima del 1860, vi sono realmente le storie dei Regni di Napoli e di Sicilia, del Regno di Sardegna, dello Stato Pontificio, del Granducato di Toscana, dei possedimenti di casa d’Austria… ma non c’è una storia d’Italia. Benedetto Croce Ferdinando a Palermo 1798. L’esercito di Napoleone occupa il regno di Napoli. Ferdinando è costretto a fuggire sulla nave dell’ammiraglio Nelson e a rifugiarsi a Palermo. Palermo accoglie Ferdinando con grande esultanza. Le aspettative dei palermitani di una proficua ripresa della vita economica della Sicilia che avrebbe dovuto sposarsi con il progetto di una indipendenza dalla Corte di Napoli vennero presto disilluse. I tentativi di riforma di Ferdinando e l’opposizione dell’aristocrazia terriera siciliana Tentò di porre fine ai privilegi fiscali dell’aristocrazia al fine di mantenere la guerra con Napoleone Distribuì gli incarichi e gli uffici più importanti alla nobiltà napoletana Istituì (1811) una tassazione straordinaria estraparlamentare dell’1% su tutti i pagamenti in denaro con grave danno agli investimenti commerciali britannici Istituì la lotteria di Stato e impose anche al clero l’acquisto dei biglietti Il difficile rapporto tra i siciliani e i sovrani borbonici Il re considera la Sicilia come una fonte di denaro per mantenere la sua corte e come base per riconquistare Napoli. “Sua Maestà siciliana, abituata ad una vita di totale dissipazione, dedica poche cure agli affari dello Stato che sono trattati principalmente dalla regina… timido, bigotto e incredibilmente pigro, senza guida alcuna alla sua condotta aldilà delle considerazioni personali” (Sir William Hamilton) ”I Preti sono completamente corrotti, il popolo selvaggio, la nobiltà di dubbia fedeltà” (Regina Maria Carolina d’Austria) “Fosti QUARTO e insieme TERZO, Ferdinando, or sei PRIMIERO: E se sèguita lo scherzo Finirai per esser ZERO” (Motteggio popolare contro il decreto del 1816 di riunificare il Regno delle due Sicilie”) La fine dell’assolutismo borbonico I siciliani si rifiutarono di pagare la tassa sulle vendite con l’esito dell’abbandono della pratica di trascrizione dei contratti. Una deputazione di quaranta baroni ribadirono al re la necessità di convocare il Parlamento per l’autorizzazione di qualsiasi imposta supplementare. Il rifiuto del re e l’accordo dei principi di Belmonte, Cutò, Butera, Campofrano, Castelnuovo con Bentinck per una soluzione costituzionale liberale sul modello bicamerale inglese Il giurista Paolo Balsamo, insieme ad un’assemblea costituente, redige la Costituzione del 1812, il primo contributo italiano, come ha dichiarato Salvatore Massimo Ganci, allo Stato moderno, borghese, liberale. Le caratteristiche principali della nuova Costituzione Riforme politiche e amministrative Istituzione camera dei Comuni e camera dei Pari (modello inglese) Separazione tra potere legislativo delle camere e potere esecutivo del re con diritto, per quest’ultimo, di veto e di scioglimento del Parlamento Responsabilità dei ministri di fronte al Parlamento Obbligo per il monarca o a regnare personalmente in Sicilia o a cedere il trono al suo primogenito in forma del tutto indipendente da Napoli Divieto per il re di tenere truppe straniere in Sicilia senza il consenso del Parlamento Riforme sociali Uguaglianza in campo giuridico per cui tutti risultavano uguali di fronte alla legge Abolizione della tortura Libertà di stampa e di associazione Abolizione dei diritti feudali Abolizione del maggiorascato e tentativo di parcellizzazione dei feudi Esiste un ceto medio in Sicilia? Come risultato della guerra e dell’occupazione britannica si era formato un ceto medio sorto in genere o per aver adottato, invece del grano, un tipo di coltura più lucrativa in terre ottenute in enfiteusi, o amministrando latifondi come gabellotti. Questi aspiravano alla terra almeno per due ordini di ragioni: Per un riscatto sociale, fame di prestigio e potere Per un vantaggio finanziario, denaro significava per i siciliani TERRA. Il ceto medio spinge per una soluzione liberale della Costituzione e per l’abolizione dei privilegi baronali. Le battaglie del ceto medio e dei democratici Il popolo scende in piazza Luglio 1813. In occasione della Festa di Santa Rosalia a Palermo al grido di “Viva Palermu e Santa Rusulia!” scoppiano i primi tumulti popolari per il caroviveri e la penuria del pane. Si tentò anche l’occupazione illegale delle terre baronali nelle campagne Molti baroni fuggono dalla città, mentre Belmonte invoca l’intervento delle truppe britanniche per sedare la rivolta Le richieste del ceto medio e le divergenze con i liberali costituzionalisti Più cibo a buon mercato Completa abolizione del maggiorascato Suddivisione delle proprietà ecclesiastiche Nuovo censimento della terra Più equa distribuzione delle imposte Riforme per incoraggiare gli investimenti in settori diversi dalla proprietà fondiaria: industria e commercio L’aristocrazia fondiaria decreta la morte della Costituzione I nobili, tra cui lo stesso Principe di Belmonte, erano in attesa di ereditare grandi proprietà in base alle leggi vigenti sulla successione e temevano che l’abrogazione sul maggiorascato avrebbe indebolito non soltanto il sistema delle protezioni e dei privilegi feudali, ma l’intero edificio del potere aristocratico. I “latifondi” continuarono ad essere chiamati “feudi”, i proprietari “feudatari” e i contadini “villani” fino al ventesimo secolo. La legislazione non fu mai applicata. Il pericolo “rosso” Balsamo e l’aristocrazia liberale si spaventarono: “Abbiamo qui tutti i germi e le manifestazioni di qualcosa che somiglia alla Rivoluzione Francese” L’opposizione all’accentramento di Palermo da parte di Messina e Catania fece precipitare gli eventi La presenza del solo esercito britannico, per altro indesiderato, in difesa del territorio e il timore di una presunta imminente rivoluzione popolare fece organizzare segretamente i nobili per una soluzione restauratrice dello status quo. Il fronte Belmonte e Castelnuovo, simboli della rivolta dell’aristocrazia all’assolutismo borbonico, si divise. Senza un accordo fra questi due uomini difficilmente la Costituzione poteva sopravvivere. La fine della LIBERTA’ L’aristocrazia continua ad essere l’ago della bilancia della politica siciliana. La Sicilia, per volere suo, torna ad essere possedimento borbonico e perde l’indipendenza. “Vogliono la libertà, ma nessuno è disposto a fare sacrifici per ottenerla” (Bentichk)