Anni ’50: Stabilità bipolare ed evoluzioni interne ai due blocchi
Nei primi anni ’50 i due blocchi si stabilizzarono al loro interno e diminuirono le tensioni
internazionali.
Anche se all’interno delle superpotenze, e alleati, il livello di tensione ideologica restò
comunque alto.
Usa
Negli States nella prima metà degli anni ’50 si arrivò al culmine della “second red scare”.
Si trattava di un’isteria collettiva ben incarnata dall’azione del senatore repubblicano Joseph
McCarthy che si fece promotore dei “Comitati per le attività antiamericane”, incaricati di
raccogliere prove da sottoporre alla magistratura in vista della repressione del comunismo.
La sua azione si arrestò quando minacciò di agire contro alti esponenti delle forze armate.
Il senatore repubblicano del Wisconsin
Joseph Raymond McCarthy
(1908 – 1957)
Copertina del fumetto di propaganda “Is
This Tomorrow” pubblicato nel 1947
Anni ’50: Stabilità bipolare ed evoluzioni interne ai due blocchi
Usa
Comunque, non ci si preoccupò solo per la diffusione del comunismo all’interno ma
anche per i governi democratici di sinistra tra gli alleati.
Nel 1952 salì alla presidenza il generale Dwight Eisenhower il quale, nonostante una
certa prudenza, sfruttò bene il clima interno per criticare la semplice azione di
containment del comunismo.
Propose, infatti, un’azione più aggressiva di roll back (=respingere indietro il blocco
comunista dalle sue posizioni).
Tuttavia, si trattò più di propaganda che di azioni vere e proprie.
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Comandante delle Forze
Alleate in Europa durante la
Seconda guerra mondiale col
grado di generale di corpo
d'armata, Dwight David
Eisenhower fu dal 1953 al
1961 il 34esimo presidente
degli Stati Uniti d'America.
Eisenhower e Kennedy nel 1960
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Francia e GB
In questo periodo, Francia e GB cercarono di comportarsi da grandi potenze, capaci di
una politica autonoma, ma dovettero affrontare numerose difficoltà.
La Francia fu impegnata nella Guerra Indocinese
 indipendenza Cambogia e Laos, 1953
 sconfitta in Vietnam, 1954
E nella guerra in Algeria (1954-1962), persa anche questa dopo l’insurrezione
nazionalista interna.
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Francia e GB
Anche la Gran Bretagna ebbe notevoli difficoltà.
In Egitto, che gli inglesi controllano dal 1882 nonostante formalmente indipendente
dal 1922, nel 1952 un gruppo di militari guidati da Gamal Nasser prende il potere
allontanando il re Farouk I.
Non solo: nel 1955 Nasser decise di nazionalizzare la Compagnia anglo-francese del
canale di Suez.
Motivo: gli Usa si erano rifiutati di finanziare il progetto per la seconda diga di Assuan.
Francia e GB allora invitarono Israele a fare guerra all’Egitto (che nel 1948 era già stato
sconfitto) per strappargli il Sinai: in questo modo avrebbero avuto la scusa per inviare
truppe anglo-francesi nella zona e cacciare Nasser.
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Truppe britanniche a Porto Said
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Nel 1956 Israele attacca l’Egitto ma l’Onu invia truppe per bloccare
Francia-GB-Israele.
L’Egitto non potè che rivolgersi all’Urss per il finanziamento della
diga.
E nonostante fosse uno dei leader dei paesi “non-allineati”, dalla
metà degli anni ’60 l’Egitto entrò sempre più nell’orbita sovietica.
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Problemi simili la GB li incontrò anche in Iran.
Qui lo shah (=re) Mohammad Reza Pahlavi attuò una politica economica
estremamente favorevole agli Stati Uniti, permettendo alle multinazionali di
sfruttare le risorse del Paese, e provocò un forte malcontento tra la popolazione,
che mal sopportava il suo regime assoluto e le repressioni della polizia segreta.
Inoltre, consentì alla GB (che da tempo aveva interessi in quell’area) di sfruttare le
riserve petrolifere tramite la Anglo-Iranian Oil Company.
Anni ’50: Stabilità bipolare ed evoluzioni interne ai due blocchi
Così Mosaddeq, già ministro dello Shah, si mise a capo del Fronte Nazionale che allontanò
il re.
Egli fu Primo Ministro dal 1951 al 1953.
Per prima cosa nazionalizzò l'Anglo-Iranian Oil Company.
Per tutta risposta la Gran Bretagna congelò i capitali iraniani che si trovavano in gran parte
nelle sue banche, rafforzò la presenza militare nel Golfo Persico e attuò un embargo
commerciale.
Gli Usa furono prima prudenti ma in seguito a un colpo di stato sostenuto dalla CIA,
Mossadeq venne allontanato e lo Shah rimesso al suo posto.
Mohammad Mossadeq (1882-1967),
Figlio d'una principessa e d'un alto
funzionario del ministro delle Finanze.
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URSS negli anni ‘50
Anche l’Urss in questi anni fece uso della tensione internazionale per giustificare manovre e
irrigidimenti all’interno del blocco.
Però non forzò la mano in Jugoslavia con la quale già dal 1948 aveva rotto i rapporti. La
Jugoslavia, infatti, aveva avuto una forte Resistenza in grado di allontanare i nazisti praticamente
da sola. Il capo della resistenza, Tito, decise quindi di restare neutrale tra i due blocchi dando
vita a un modello alternativo di socialismo.
 Economia meno rigidamente pianificata che in Urss;
 l’Agricoltura non fu collettivizzata
 nell’industria si lasciava spazio alla libera iniziativa
 tagliata fuori dal commercio con l’Urss, non disdegna di fare affari con l’occidente.
Il comunismo riuscì fino agli anni ’90 a occultare le differenze tra le repubbliche che
componevano la Jugoslavia. E negli anni ’50 e ’60 il paese diventò uno dei leader dei nonallineati.
Anni ’50: Stabilità bipolare ed evoluzioni interne ai due blocchi
La nuova Jugoslavia, oltre ad essere socialista, era anche
"federativa“, in cui il federalismo rappresentava un tentativo di
soluzione del problema delle nazionalità.
Ridimensionando in modo equivalente i due contendenti
principali, Serbia e Croazia, Tito diede l'avvio ad una drastica
iniziativa territoriale. La "vecchia" Serbia fu smantellata in
cinque territori:
Josip Broz Tito
(1892-1980) nel 1942
Repubblica serba
(con le due regioni autonome di Vojvodina e
Kosovo);
Repubblica montenegrina e
Repubblica macedone
Organizzo’ò il movimento antifascista della
Resistenza jugoslava e fu a capo della Inoltre la Croazia fu separata dalla Bosnia
Repubblica Jugoslava dalla fine della Erzegovina.
E in più c’era la Slovenia.
Seconda guerra mondiale fino alla morte.
Anni ’50: Stabilità bipolare ed evoluzioni interne ai due blocchi
La Jugoslavia dal 1946
al 1991
Anni ’50: Stabilità bipolare ed evoluzioni interne ai due blocchi
Un'unione difficile fin dall'inizio viste le diverse realtà storiche, culturali e religiose di ogni
singolo stato federale.
La Slovenia e la Croazia avevano per lungo tempo subìto la dominazione austro-ungarica e con
essa facevano parte della cultura occidentale cristiano-cattolica.
Serbia, Montenegro e Macedonia invece avevano subìto fin dopo il 1389 la dominazione turca e
appartenevano all'area orientale cristiano-ortodossa.
La Bosnia aveva una situazione ancora più complessa: aveva subìto varie dominazioni e
all'interno di questo stato si trovavano serbi (ortodossi), croati (cattolici), musulmani e una
piccola comunità ebraica. In questa repubblica quindi c’erano almeno quattro religioni
(cattolica, ortodossa, musulmana ed ebraica) e quattro alfabeti (latino, cirillico, arabo ed
ebraico).
Tuttavia le minoranze etniche ottennero, per la prima volta, il diritto a sviluppare le loro culture
e le loro lingue. "La Jugoslavia di Tito sorse quindi come "comunità di Nazioni" cementata
dall'ortodossia marxista-leninista."
Anni ’50: Stabilità bipolare ed evoluzioni interne ai due blocchi
Morto Tito nel 1980, la mancanza di un sistema democratico, e la rinuncia all'eventuale nomina di
un suo sostituto, portarono le oligarchie repubblicane al potere.
Rafforzatesi nel corso degli ultimi anni, tali tecnocrazie iniziavano ad avvicinarsi alle istanze delle
singole repubbliche e dei singoli popoli assumendo sempre più atteggiamenti "etnocratici".
Il potere delle istituzioni federali si andava affievolendo e si accentuavano le spinte separatiste.
Tale situazione portò in Slovenia e in Croazia alla vittoria, nelle prime elezioni libere svoltesi nel
1990, dei partiti nazionalisti di opposizione apparsi negli ultimi anni.
Tra la fine del 1991 ed i primi mesi del 1992, con la proclamazione unilaterale dell'indipendenza di
Slovenia e Croazia, ed il loro riconoscimento da parte della Santa Sede e della Germania in un primo
tempo e poi dell'intera Unione Europea, ebbe inizio la dissoluzione della seconda Jugoslavia che si
trasformò in una carneficina, con 250.000 morti, e in operazioni di pulizia etnica del paese.
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URSS negli anni ‘50
Rimaneva comunque difficile conciliare l’ortodossia comunista (“socialismo in un solo paese”,
difesa della patria della rivoluzione) con l’eredità politica e culturale dei paesi-satellite. In
particolare in Polonia (Chiesa cattolica forte).
Dopo la morte di Stalin (1953) seguì una confusa lotta per il potere dalla quale emerse Nikita
Chruscev. La nuova leadership tenta di allentare l’irrigidimento, e con esso le immense spese
militari.
1953: soffocata la ribellione degli operai della Germania Est contro la dominazione sovietica;
1955: ripristinati i rapporti con la Jugoslavia;
1956: discorso di Chruscev al Congresso del PCUS in cui ammette i crimini staliniani e parla per
la prima volta di “coesistenza pacifica con l’Occidente”  “Disgelo”
Anni ’50: Stabilità bipolare ed evoluzioni interne ai due blocchi
URSS negli anni ‘50
Nikita Chruscev (a sinistra) e Josef Stalin (a destra) nel 1936
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URSS negli anni ‘50
Queste prime crepe e aperture sovietiche incoraggiano gli operai polacchi di Poznan
(1956) ma soprattutto gli operai ungheresi (1956).
Rivoluzione ungherese del 1956
La rivolta degli operai presto divampa in tutto il paese.
Si chiede:
 Pluralismo politico
 Libere elezioni
 Ritiro delle truppe sovietiche
 Ritiro dal Patto di Varsavia
Anni ’50: Stabilità bipolare ed evoluzioni interne ai due blocchi
Rivoluzione ungherese del 1956
La statua di Stalin abbattuta a
Budapest nel 1956
A Novembre le truppe russe intervengono a stroncare la rivoluzione. Chruscev si concede
questa “libertà” perchè sapeva di poter contare sull’immobilismo occidentale.
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URSS negli anni ‘50
Alla fine degli anni ’50, l’URSS incontrò difficoltà anche nei rapporti con la Cina.
Infatti, Mao Zedong, dopo aver preso il potere nel 1949, distaccò progressivamente la Cina
dall’ortodossia sovietica, giungendo infine ad un’aperta contrapposizione tra il 1959 e il 1963.
Mao nel 1946
Mao proclama la nascita della Repubblica
Popolare Cinese l'1 ottobre 1949
Anni ’50: Stabilità bipolare ed evoluzioni interne ai due blocchi
Breve riepilogo:
1912: In Cina viene fondato il Kuomintang (il Partito Nazionalista Cinese) dopo la fine della
dinastia Qing e la proclamazione della Repubblica Cinese in cui ebbe subito una maggioranza
parlamentare.
Il leader del partito divenne presto Jiang Jieshi il cui programma si riassumeva in tre principi:
autonomia nazionale, “democrazia” politica, eguaglianza sociale.
Intanto il Giappone si faceva sempre aggressivo, in particolare a Nord
1921: viene fondato il Partito Comunista Cinese dal quale emergerà la figura predominante di
Mao Zedong.
Per il momento, Kuomintang e Partito Comunista sono uniti dalla lotta contro le potenze
imperialiste.
Anni ’50: Stabilità bipolare ed evoluzioni interne ai due blocchi
1927: l’esercito del Kuomintang allontana la parte comunista dalle sue fila e tenta di distruggere
il partito che è costretto a fuggire nel centro-sud del paese.
In particolare a Shangai, tenta di sopravvivere tra il proletariato urbano, anche se con molte
difficoltà e in una condizione di clandestinità.
Ma lontano dalle zone urbane, il Partito si stava lentamente riorganizzando sotto la guida di
Mao Zedong.
Mao veniva dalla campagna ed era convinto che la rivoluzione, in un paese quasi totalmente
contadino, dovessero farla i contadini e non gli operai.
In questa nuova società si dovevano garantire: giustizia sociale, ripartizione delle risorse e
autogoverno popolare.
La rivoluzione, inoltre, non doveva spaventare il popolo ma unirlo.
Mao era dunque a favore della lotta contro l’Imperialismo e i nazionalisti ma non a una guerra
frontale: la lotta doveva avere una lunga durata e durante questo tempo si sarebbe rafforzato il
movimento rivoluzionario.
Anni ’50: Stabilità bipolare ed evoluzioni interne ai due blocchi
1934: attacco decisivo del Kuomintang alle basi “rurali” dei comunisti a sud.
1934-35: per sfuggire all’accerchiamento, Mao e i superstiti del suo esercito iniziano la “lunga
marcia” verso Nord. Durante i 6000 km di marcia, accumulano una grande esperienza di
propaganda e di lotta. Nelle province del nord, a stretto contatto con i Giapponesi che
occupavano la Manciuria, i comunisti si mostrarono inoltre più abili del Kuomintang nel
bloccare l’avanzata nipponica.
1939-1945, Seconda Guerra Mondiale:
la guerra tra nazionalisti e comunisti è sospesa per lottare contro il nemico comune.
Anni ’50: Stabilità bipolare ed evoluzioni interne ai due blocchi
Il nazionalismo cinese e
l’espansionismo giapponese
dal 1918 al 1941
Anni ’50: Stabilità bipolare ed evoluzioni interne ai due blocchi
Discorso di Mao ai
superstiti della
Lunga Marcia
1949: sconfitto il Giappone, i comunisti vanno all’offensiva e consolidano la propria vittoria
prendendo il potere.
A Ottobre viene proclamata la Repubblica Popolare Cinese.
Il governo nazionalista si rifugia a Taiwan formando un governo che per molti anni viene
riconosciuto come il “vero” governo cinese, avendo un seggio all’Onu negato invece alla Cina di
Mao.
Anni ’50: Stabilità bipolare ed evoluzioni interne ai due blocchi
Per una decina di anni, Mao sapeva di dover contare sull’appoggio sovietico, vista l’arretratezza
del paese.
Necessitava infatti di un’agricoltura moderna e di strutture industriali: queste furono ottenute
attraverso la costruzione graduale del regime, la collettivizzazione delle campagne più lenta e la
pianificazione industriale più graduale.
E’ la strategia dei “Cento Fiori”, in cui la pianificazione economica convive con la libera
iniziativa.
1950-53: La Cina, con l’appoggio russo, è impegnata ad aiutare la Corea del Nord.
1957: il paese non cresce (anche a causa dell’isolamento internazionale) e Mao adotta la
strategia del “Grande Balzo in avanti”: mobilitazione totale a scavare canali, a lavorare nei
campi, a costruire macchine agricole. Il risultato di tale operazione fu la grande carestia degli anni
1959-61 e l’impoverimento della società.
Anni ’50: Stabilità bipolare ed evoluzioni interne ai due blocchi
1965: Per uscire dalla difficoltà, Mao decide un cambiamento ancora più radicale 
RIVOLUZIONE CULTURALE.
Mao era stato estromesso dalle maggiori strutture del partito e decide di mobilitare giovani,
universitari e non, contro le strutture del partito comunista stesso, accusato di eccessiva
“burocratizzazione” (identificazione del potere con il sapere e la virtù) e di revisionismo.
Ogni città, provincia, qualsiasi Unità di lavoro fu investita dalla critica radicale contro gli
esponenti di spicco del Partito comunista. Questi erano costretti all’ autocritica e alle dimissioni,
sovente seguite da un periodo di rieducazione presso i villaggi contadini più sperduti.
In questo periodo il potere passò alle “Comuni agricole” ma una intera classe politica fu
distrutta.
Il periodo di rivoluzione culturale si fermò nel 1969.
La società cinese divenne austera, povera, egualitaria ma priva di libertà. Ma la Cina rimase
comunque un modello, come il “castrismo”, per molti paesi del terzo mondo
LA DECOLONIZZAZIONE
Tra mondo occidentale e sovietico si forma un terzo mondo (concetto lanciato negli anni ’50
dall’economista francese Alfred Sauvy evocando la vittoria del Terzo Stato nella Rivoluzione
Francese) di paesi poveri portati alla modernità dalla colonizzazione europea.
La colonizzazione europea conosce una crisi proprio nel primo ventennio post-bellico: le colonie
si sgretolano e nuovi stati indipendenti nascono.
A un prezzo molto alto, però.
Infatti, oltre alle guerre e alle perdite umane, l’autonomia di questi nuovi stati è spesso di
facciata: esistono sempre rapporti di dipendenza economici e politici con l’ex stato
colonizzatore.
Questi legami si inserivano nel “gioco bipolare” della guerra fredda.
LA DECOLONIZZAZIONE
La decolonizzazione in Asia
LA DECOLONIZZAZIONE
I nuovi stati indipendenti erano in genere abbastanza fragili e si muovevano con difficoltà nel
mondo bipolare.
Da parte loro, gli stati Occidentali cercavano di inserire il nuovo mondo nel proprio sistema
globale, cercando forme diverse dal controllo politico diretto.
Di fronte ai processi di decolonizzazione, gli Usa inizialmente avevano un atteggiamento
elastico.
Dagli anni ’50, però, per timore che i nazionalismi sfociassero in posizioni anti-occidentali,
allargano il containment del comunismo anche a questi paesi.
Il che significava appoggiare, e favorire anche con la forza, regimi anti-comunisti anche se non
democratici.
LA DECOLONIZZAZIONE
La
decolonizzazione
dell’Africa
(1922-1990)
LA DECOLONIZZAZIONE
Gli USA in America Latina
La politica USA è chiara soprattutto in America Centro-Meridionale, verso la quale gli States
rilanciano la “Dottrina Monroe” come premessa di un intervento diretto per impedire prese di
potere da parte dei comunisti e per tutelare i propri interessi economici e le proprie posizioni
strategiche.
In questo quadro sono però tollerati regimi nazionalisti e populisti come quello di Peron in
Argentina (1946-55) e quello di Getulio Vargas in Brasile (1934-45; 1950-54), benché
antiamericani anche se non certamente schierati col blocco comunista.
Getúlio Dornelles Vargas
Juan Perón (1895-1974)
e sua moglie Evita
Gli USA in America Latina
La Rivoluzione Cubana
Cuba aveva ottenuto l’indipendenza nel 1898 in seguito alla Guerra Ispano-Americana.
Tuttavia, si trattava di un’indipendenza di facciata: infatti, gli Usa controllavano il commercio di
Cuba e con esso anche la politica interna
 posizione strategica importante dell’isola.
Gli USA in America Latina
La Rivoluzione Cubana
Dal 1933 Cuba era governata da Fulgencio Batista, un dittatore fedele agli americani che
controllavano la coltivazione (la maggior parte delle piantagioni erano possesso americano) e il
commercio della canna da zucchero, prodotto principale dell’isola.
Dai primi anni ’50 si era formata un’opposizione nazionalista e progressista con a capo
l’avvocato Fidel Castro. Dopo il carcere e l’esilio messicano, nel 1956 riuscì a organizzare uno
sbarco a Cuba e a prendere il potere dopo tre anni di guerriglia aiutato dai contadini.
Castro avvia in fretta una riforma agraria,
espropriando i latifondi americani e formando
cooperative agricole.
Anche le condizioni di vendita dello zucchero
vengono riviste.
Conseguenza:   
Gli USA in America Latina
La Rivoluzione Cubana
Conseguenza: boicottaggio Usa sullo zucchero.
Per sopravvivere Cuba entra nell’orbita Urss che rimane l’unica acquirente della canna da
zucchero.
Controllo economia = controllo politico
Infatti, il regime castrista trova protezione e riferimento nella Russia, più per necessità che per
convinzione.
E le conseguenze del boicottaggio totale + controllo sovietico =
chiusura sempre più antidemocratica del regime cubano.
Comunque l’esperienza cubana rimane a lungo il terzo punto di riferimento del comunismo
internazionale, per la sua lotta imperialista e terzomondista (vedi Ernesto “Che” Guevara : la
società giusta si ottiene abbattendo prima di tutto l’imperialismo americano attraverso la
guerriglia) e per la variante dal “volto umano” che dava al marxismo-leninismo.
Gli USA in America Latina
La Rivoluzione Cubana
1961: Lo sbarco della Baia dei Porci.
Il presidente J.F. Kennedy organizza un corpo di spedizione per sbarcare sull’isola e favorire un
golpe. Lo sbarco, però, fallisce il suo obiettivo.
1962: Crisi dei Missili.
Foto satellitari americane rivelano che l’Urss sta installando delle batterie di missili a Cuba
(ignorando però che anche gli States avevano missili in Turchia e Italia puntati sull’Urss…).
Il Presidente Kennedy intima alle navi russe dirette a Cuba di invertire la rotta. Fa circondare
Cuba e chiede a Cruscev che le basi missilistiche sull’isola vengano smantellate altrimenti gli
Usa avrebbero attaccato.
Alla fine: i Russi accettano in cambio della promessa americana di non invadere Cuba (e al ritiro
segreto dei missili in Turchia e Italia).
LA DECOLONIZZAZIONE
La “Terza Via”
Una serie di paesi di nuova indipendenza scelgono di sottrarsi allo scontro bipolare e optano
per una “Terza Via”.
La Conferenza di Bandung (Indonesia) nel 1955 fu il primo incontro tra i delegati di :
India
Pakistan
Ceylon
Indonesia
Birmania
Oltre al rifiuto della Guerra Fredda, intendono costruire una pace mondiale nel rispetto della
comune appartenenza all’ONU.
A questi paesi si aggiungono poi Jugoslavia ed Egitto. E verso la metà degli anni ’60 nasce un
vero e proprio movimento dei “non allineati”.
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Seconda parte