Piano d’azione SCUOLA 21
Progetto “ECOLOGICA.MENTE: valorizzare la biodiversità nel
territorio locale”
Azione di promozione del miglioramento dei processi
educativi per favorire la
crescita delle persone nella comunità
“Percorso didattico sulle specie alloctone e sulla
conservazione della biodiversità”
Marco Trizzino
Unità di Analisi e Gestione delle Risorse Ambientali
Dipartimento di Scienze Teoriche e Applicate
Università degli Studi dell’Insubria, Varese
Gli invertebrati alloctoni e la loro
influenza su biodiversità, produzioni
agricole, salute e attività umane
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Piante e animali che si insediano in nuovi
habitat per loro inconsueti possono
sopraffare la flora e la fauna autoctone e
nuocere all’ambiente. Questi organismi sono
noti come «specie invasive».
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Hanno anche un impatto sociale ed
economico, ad esempio sulla salute
umana, sulla pesca, sull’agricoltura e sulla
produzione di alimenti.
L’ aumento degli scambi commerciali, del
turismo e del trasporto di merci tra paesi
diversi ne ha accelerato la diffusione.
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L’UE ha di recente avanzato alcune
proposte relative a una strategia
comunitaria di lotta alle specie
invasive.
È indispensabile un’individuazione
precoce: è molto più facile ed
economicamente conveniente
fronteggiare nuove specie prima che si
insedino.
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Specie alloctone: danni causati
L’impatto delle specie invasive nel nuovo
ambiente può portare ad una graduale
degradazione ed alterazione dell’habitat e al
declino delle specie native a volte fino
all’estinzione
Gli impatti delle specie invasive sulle specie native
(“danni ambientali”) possono avvenire
attraverso quattro meccanismi diversi:
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Danni ambientali
• Competizione per le risorse
• Predazione diretta
• Ibridazione con specie native
• Trasmissione di malattie
Effetto a cascata
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Specie invasive: minacciano la biodiversità
• Aumenta la competizione per il cibo e per gli
ambienti favorevoli
• Possono essere resistenti a infestazioni o
malattie locali (es. gambero)
• Assenza, almeno in una prima fase, di controllo
da parte di predatori e parassiti
• Possono essere “diversamente socievoli”
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Specie invasive:
minacciano la salute pubblica
Possono essere vettori di malattie (es. zanzara
tigre)
Possono essere loro stesse causa di malattie
(es. molte piante)
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Specie invasive:
sono un problema economico
• Nel 2008 il costo sostenuto per il controllo delle
specie invasive e per rimediare ai danni da queste
causati in tutta l’UE ha raggiunto un valore
stimato compreso tra i 9,6 e i 12,7 miliardi di
EUR.
• Dal 1992 l’UE ha speso oltre 38 milioni di EUR in
180 progetti, sia all’interno che all’esterno della
rete delle zone protette Natura 2000. In
confronto, gli Stati Uniti spenderebbero, secondo
le stime, 80 miliardi di EUR all’anno nella lotta
contro gli organismi biologici invasivi.
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Danni economici
• Alloctoni possono essere delle vere pesti
per la produttività dei raccolti
• Lo stesso si può dire per piante alloctone
• Aumentano i costi di controllo
• Riduzione dei profitti per la pesca
• Alterazioni strutturali (es. nutria)
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Possibili soluzioni: prevenzione
• L’unica soluzione veramente efficace è quella di
attuare concreti sforzi di PREVENZIONE
• LISTE NERE: proibiscono l’introduzione di specie già
note come invasive
• LISTE BIANCHE: lavorano sul principio di
precauzionalità secondo il quale se le conseguenze
di un’azione sono potenzialmente severe o
irreversibili, l’assenza di certezza scientifica riguardo
agli effetti negativi di quell’azione non dovrebbe
essere usata come scusa per portare avanti l’azione
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Possibili soluzioni: sorveglianza
Le invasioni biologiche sono spesso
caratterizzate da un periodo di
colonizzazione iniziale relativamente lento
seguito da un periodo di forte espansione
I tentativi di eradicare le specie invasive
hanno maggiori probabilità di successo se
vengono eseguiti prima che la specie si sia
diffusa
E’ molto importante sorvegliare attentamente
per rilevare i segni di presenza delle specie
invasive
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Gli Insetti hanno indubbiamente una parte
importante in questo fenomeno. Oltre il 75%
delle segnalazioni di specie introdotte in
Europa dal 1995 al 2004 è, infatti,
rappresentato da questi Artropodi
(Zapparoli, 2007).
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Insetti alloctoni
• 728 specie (Zapparoli, 2007) = il 2%
dell’entomofauna nazionale
• Prevalgono i coleotteri, gli omotteri e gli
imenotteri
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Insetti alloctoni: distribuzione
La percentuale maggiore di insetti alloctoni è
concentrata in Italia centrale e meridionale
Una percentuale inferiore si ha invece al nord e in
Sardegna
Dipende da vari fattori: gradi di antropizzazione,
tipologia di territorio, utilizzo del territorio
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Insetti alloctoni: origine
• Oltre il 96% è di origine non italiana (nel
restante 4% si tratta di passaggi dalle isole al
“continente”)
• Di questo 96%: circa un terzo arriva dalla
regione Paleartica, il 22% da USA-Canada, il
20% dall’Africa, il 12% dal Sud America, l’11%
dall’Oriente e meno del 6% dall’Australia
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Insetti alloctoni: cause e finalità
• L’80% deriva da introduzione non intenzionale:
commercio e trasporto di piante ospiti (causa
principale), spostamenti umani e importazione
di derrate
• Introduzione intenzionale: controllo biologico e
scopi economici (es. impollinazione forzata)
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Insetti alloctoni: ambienti colonizzati
• Il 91,4% delle specie introdotte è stata
segnalata in ambienti artificiali (ambienti
confinati e/o protetti, aree urbane e suburbane,
ambienti agrari, rimboschimenti)
• Solo l’8,6% è presente in ambienti seminaturali
o naturali (formazioni aperte e arbustive,
formazioni forestali, ambienti d’acqua dolce,
grotte)
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Il controllo biologico
Si può definire controllo biologico qualsiasi pratica che
sfrutta l’attività di nemici naturali quali predatori,
parassitoidi o patogeni al fine di ridurre o eliminare
popolazioni di insetti dannosi
Comprende una larga serie di interventi che
vanno dalla semplice conservazione di nemici
naturali per mezzo di un razionale uso dei
pesticidi fino alla programmata introduzione di
entomofagi affinché agiscano come insetticida
vivente
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Il controllo biologico
• VANTAGGI: non subisce le restrizioni legali,
ambientali e sanitarie a cui invece sono
sottoposti gli insetticidi
• VANTAGGI: in teoria, gli entomofagi possiedono
preferenze specifiche e pertanto non
danneggiano tutti gli "organismi non bersaglio”
(come invece accade per insetticidi)
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Il controllo biologico
• SVANTAGGI: Rispetto al controllo chimico,
quello biologico necessita di una capacità di
gestione e programmazione superiore
• SVANTAGGI: Richiede più tempo
• SVANTAGGI: Host-shift. Questo è un grande
problema del controllo biologico
• SVANTAGGI: Talvolta si introduce una nuova
specie alloctona per controllarne una già
presente, pensando di poter controllare quella di
nuova introduzione. Ma spesso sfugge al
controllo
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Il controllo biologico: strategie
• Controllo biologico classico (importazione di
specie utili): consiste nel raggiungere le zone
d’origine di una specie dannosa per individuare
ed importare nel nostro paese i suoi nemici
naturali
• Incremento delle popolazioni utili: si tratta di
una strategia che mira ad aumentare la
consistenza numerica delle popolazioni dei
nemici naturali delle specie dannose. Si può
realizzare facendo riprodurre la specie utile in
strutture apposite
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Il controllo biologico: strategie
• Conservazione delle specie utili: è parte
importante di qualsiasi tentativo di
controllo biologico. Per questo, è
fondamentale saper individuare tutti quei
fattori che potrebbero limitare l’attività
delle specie utili ed, all’occorrenza,
volgerli a favore
• Limitare le specie utili: evitare che le
specie utili diventino a loro volta dannose
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Invertebrati alloctoni per la fauna
italiana: una carrellata
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Procambarus clarkii:
gambero delle paludi della Louisiana
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Procambarus clarkii:
• Originario degli USA centro meridionali
• Introdotto in Italia meno di 30 anni fa, per le
sue carni prelibate e per la facilità di
allevamento
• Colonizza praticamente tutti gli ambienti di
acqua dolce
• Resiste in ambienti anche molto inquinati
• Resiste per molto tempo fuori dall’acqua
• Si riproduce molto velocemente
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Procambarus clarkii:
• Portatore sano di una malattia causata dal
fungo Aphanomyces astaci: peste del
gambero
• In breve è “uscito” dagli allevamenti e si è
rapidamente diffuso in tutto il territorio
italiano, a discapito del nostro gambero
autoctono Austropotamobius pallipes
• Tra i vari problemi A. pallipes NON è
immune alla peste del gambero, che ne ha
decimato le popolazioni
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Orconectes limosus
gambero americano II
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Orconectes limosus
• Proveniente dalla costa est degli USA
• Introdotto in Europa alla fine del 1800
• Si è rapidamente diffuso, ma meno del
Procambarus (solo in Lombardia, Piemonte,
Lazio ed Emilia)
• Si nutre di tutto quello che trova sui fondali
limosi, anche uova di pesci
• Per questo motivo l’uomo l’ha anche introdotto
in determinati ambienti per limitare pesci
alloctoni come il siluro
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Le due specie alloctone e la peste
del gambero hanno decimato le
popolazioni italiane del nostro
gambero autoctono, che si è
estinto localmente in moltissimi
siti
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Come distinguere le tre specie?
• Entrambe
le specie
alloctone sono dotate
di una spina molto
marcata sul carpo della
chela. Tale spina è
assente
in A.della
pallipes
Spina
sul carpo
chela
• P. clarkii è di un
colore rosso molto più
acceso rispetto a O.
limosus
• P. clarkii ha i bordi
del rostro divergenti,
O. limosus paralleli
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Austropotamobius pallipes
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Harmonia axyridis: coccinella arlecchino
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Harmonia axyridis
• Coleottero Coccinellidae
• Origine Asiatica
• Si nutre di afidi e cocciniglie
• Più grande delle comuni coccinelle (6-8 mm)
• Si riproduce tantissimo e velocemente (fino a 5
generazioni l’anno!)
• Prima in USA (1916), poi in Ucraina, Bielorussia
e Francia (1964-1982), la coccinella arlecchino è
stata introdotto per il controllo biologico di molti
afidi dannosi all’agricoltura
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Harmonia axyridis
• In tutti gli Stati in cui è stata introdotta, è
andata fuori controllo nel giro di pochi anni e si
è espansa in tutto il continente Europeo e negli
USA
• Sfrutta le risorse alimentari di altre coccinelle
autoctone e ne mangia anche le larve: è quindi
estremamente dannosa sotto il punto di vista
della biodiversità, sostituendosi completamente
alle specie autoctone
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Harmonia axyridis
• La coccinella arlecchino è particolarmente
pericolosa per i vitigni: in autunno si rifugia
all’interno di grappoli particolarmente grossi e
rilascia la propria emolinfa: tale emolinfa è
amara e tossica per l’uomo, causando nausee e
alterando il sapore del vino
• Durante lo svernamento si raccolgono in massa
all’interno delle mura degli edifici, continuando
a rilasciare emolinfa che causa vistose
macchie alle pareti
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Metcalfa pruinosa
Omottero (in qualche modo parente delle cicale)
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Metcalfa pruinosa
• Insetto fitomizo: si nutre di linfa vegetale, di cui
digerisce solo le proteine, mentre il resto viene
espulso sottoforma di melata
• La melata, una sostanza zuccherina, attrae le api
che la trasformano in miele
• Origine americana, è stata introdotta
accidentalmente in Veneto nel 1980 e da li si è
diffusa in tutta Italia e Stati limitrofi
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Metcalfa pruinosa
• Provoca seri danni all’agricoltura a causa di
funghi di varie specie che si sviluppano sulla
melata
• La Metcalfa può attaccare più di 200 specie
diverse di piante, tra cui alcune di origine
economica: vite, agrumi, pomacee (es. melo,
pero) e drupacee (es. pesca, albicocca)
• Sottraendo linfa alle piante, le danneggia, e la
melata ne imbratta foglie, germogli, frutti etc..
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Metcalfa pruinosa: contenimento
• Si sta tentando la lotta biologica utilizzando un
imenottero (Neodryinus typhlocybae)
parassitoide che proviene dalle stesse aree della
Metcalfa
• Sembra essere un buon fattore di contenimento
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Rhynchophorus ferrugineus: punteruolo rosso
Coleottero Curculionidae
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Punteruolo rosso
• Originario del sud-est asiatico
• Terribile parassita delle palme
• E’ stato importato accidentalmente prima in
Medio Oriente (anni ‘80) e poi in Italia (2004)
con il trasporto di palme ornamentali infestate
• Segnalato in Sicilia, Campania, Puglia, Marche,
Abruzzo, Toscana, Liguria e Lazio
• Dovunque è arrivato, ha portato alla morte di
centinaia di palme secolari, di diverse specie
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Punteruolo rosso
• La femmina può deporre fino a 200 uova per
volta, all’interno delle parti più giovani e tenere
della pianta
• Dopo la schiusa, le larve si dirigono verso
l'interno della pianta, scavando gallerie grazie al
robusto apparato masticatorio e danneggiando
soprattutto la zona del tronco immediatamente
sottostante alla corona foliare
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Punteruolo rosso
• In assenza di fattori limitanti, quattro
generazioni possono arrivare a produrre, a
partire da una coppia, fino a 53 milioni di
esemplari
• Colpisce anche palme di interesse economico,
come quella da cocco e quella da olio
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Punteruolo rosso: segni di infestazione
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Punteruolo rosso: lotta
• Insetticidi se la diagnosi è precoce (ma
purtroppo almeno in fase iniziale è
asintomatica)
• Utilizzare parassiti (virus e vermi nematodi): in
Spagna stanno testando l’utilizzo di vermi
nematodi parassiti, che riescono a raggiungere
le gallerie scavate dalle larve: sia preventivo
sia curativo
• Utilizzo di trappole sia a base di feromoni, sia a
base di sostanze zuccherine, per la cattura
degli adulti
• Lotta integrata
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Dryocosmus kuriphilus:
Imenottero cinipide del castagno
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Cinipide del castagno
• Originario della Cina, è stato introdotto prima in
Giappone, poi negli USA, e solo recentemente in
Europa (Cuneo, 2002)
• Si è rapidamente diffuso e adesso si trova in 15
delle 20 regioni italiane
• E’ parassita del castagno europeo, e si riproduce
per partenogenesi, con una sola generazione
all’anno
• Non si conoscono i maschi della specie
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Cinipide del castagno
• La femmina depone 20-30 uova su ogni gemma
• Le gemme si trasformano in galle solo in
primavera, quando la pianta è pronta per il
risveglio vegetativo
• Una volta formatasi la galla, l’insetto si impupa
nella propria cella, per poi sfarfallare e
ovideporre a fine maggio-inizio luglio
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Cinipide del castagno: segni di presenza
• Gli attacchi del Cinipide sono facilmente individuabili per la presenza sui castagni delle galle
che si presentano come escrescenze tondeggianti, con superficie liscia e lucida, inizialmente
di color verde chiaro e in seguito rossastre
• Le galle si possono trovare su germogli,
nervature fogliari e infiorescenze
• Le galle rimangono a lungo sulla pianta, anche
in inverno
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Cinipide del castagno: danni
• Causa danni sia alla produzione di frutti
(castagne), a causa dell’inadeguato sviluppo dei
fiori, sia all’accrescimento legnoso
• Permangono sulla pianta parti a ridotto
accrescimento, dove rimangono foglie secche
dell’anno precedente
• N.B. Il Cinipide da solo non è responsabile della
morte dei castagni, ma li indebolisce molto,
rendendoli più facilmente soggetti ad attacchi di
altri parassiti ed agenti patogeni
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Cinipide del castagno: lotta
• Da alcuni anni in Italia, a partire dal
Piemonte (prima Regione interessata
dall'attacco del Cinipide), è iniziata
l'introduzione nei boschi di castagno del
parassitoide monofago specifico che è stato
isolato nella zona di origine: il Torymus
sinensis, insetto imenottero che si nutre del
Cinipide stesso e che rappresenta
attualmente l'unica forma di lotta valida
• La femmina del Torymus depone le proprie
uova nelle galle del Cinipide, ed in questo
modo le sue larve distruggono quelle
dell’insetto aggressore
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Anoplophora chinensis:
Tarlo asiatico
Adulto misura 2,5 cm
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Anoplophora chinensis
• Coleottero Cerambycidae originario dell’estremo
oriente
• Arrivato in USA nel 1996, in Europa (Olanda)
nel 1980 e in Italia nel 2000
• Al momento presente solo in alcune province
Lombarde (Varese, Milano, Brescia) e a Roma
• Attacca un grande numero di specie di latifoglie
• Introdotto con il commercio di piante
ornamentali infestate
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Anoplophora chinensis:
danni e segni di presenza
• Danni molto ingenti sono causati dalla larva,
che scava gallerie all’interno delle piante,
sviluppandosi in due anni
• Al termine dello sviluppo sfarfallano, uscendo
dai peculiari grossi fori circolari (1,5 cm) da fine
maggio in poi
• Un altro “sintomo” è rappresentato da fori di
ovideposizione (a forma di “T”) su corteccia e/o
radici
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Anoplophora chinensis:
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Anoplophora chinensis: lotta
• Al momento l’unica soluzione efficace sembra
essere l’abbattimento e incenerimento delle
piante infestate
• Si sta tentando, in Italia, il rilascio
dell’imenottero parassitoide Aprostocetus
anoplophorae, ma da solo non sembra in grado
di contenere il tarlo
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Cacyreus marshalli:
farfalla (licenide) dei gerani
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Farfalla dei gerani
• Originaria del Sud Africa
• Arrivata in Europa nel 1989 e in Italia nel 1996
(Lazio)
• E’ diffusa adesso in tutte le nostre regioni
• Introduzione causata da commercio di piante
infestate
• Presenta 5-6 generazioni l’anno, nell’arco di 60
giorni (adulti in primavera)
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Farfalla dei gerani: danni
• I danni sono causati dalle larve, che prima
danneggiano le foglie e i boccioli florali, e
successivamente scavano gallerie negli
steli
• Le larve escono quando sono quasi
mature, e si nutrono di fiori e foglie
• In caso di forti attacchi si ha totale perdita
dei fiori e morte della pianta
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Farfalla dei gerani: danni
• Per il contenimento delle larve sono stati
ottenuti buoni risultati con insetticidi
• In ambito domestico si consiglia
l’eliminazione delle piante colpite
• Sono stati individuati alcuni parassitoidi
della specie, che però da soli non
sembrano in grado di contenerla
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Culicoides (ex Aedes) albopictus
zanzara tigre
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Zanzara tigre
• Originaria del sud-est asiatico, diffusa ormai in
tutto il mondo
• In Italia è arrivata, a Genova, nel 1998, con un
carico di pneumatici importati dall’estero
• A differenza delle altre specie di zanzara
presenti in Italia, è attiva tutto il giorno
• Depone le uova in piccole raccolte d’acqua
• Le uova sono resistenti alla siccità
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Zanzara tigre: danni
• Oltre agli uomini punge altri mammiferi e uccelli
• Ogni zanzara punge più di una volta, quindi
sono particolarmente idonee ad essere vettori di
malattie (anche da una specie all’altra)
• Nelle zone tropicali è vettore di diverse malattie
quali la febbre gialla (dengue), la febbre del Nilo
e la filariasi (dirofilariasi canina)
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Zanzara tigre: lotta
• E’ sostanzialmente impossibile da controllare
con efficacia
• Fondamentali il monitoraggio e la distruzione
dei luoghi di ovideposizione
• Trattamento di raccolte d’acqua con Bacillus
thuringiensis (batterio larvicida)
• Insetticidi hanno effetto molto limitato
• Le trappole hanno un’efficacia molto variabile
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Insetti Alloctoni (Università dell`Insubria)