Club Alpino Italiano
Gruppo di lavoro per l’escursionismo
Area Centro Meridionale Insulare
3° Corso propedeutico per la formazione di Accompagnatori di Escursionismo
Gambarie, 22 novembre 2008
Cultura del Territorio
Massimo Carriero
( Accompagnatore di Escursionismo – Club Alpino Italiano)
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Andar per monti
Chi va in montagna sceglie di norma per la propria
“avventura montana” un terreno incontaminato e
precedentemente utilizzato, in casi fortunati, solo da pastori
o cacciatori, per cui ci si aspetta di trovare pochissime tracce
di antropizzazione, fra i quali una segnaletica utilissima, ma
il più possibile discreta.
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Gambarie, 22 novembre 2008
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L’impatto della segnaletica
Su questo aspetto è utile ricordare, a chi si appresta a
segnare un nuovo sentiero, quanto asserito da Spiro Dalla
Porta Xidias, uno dei padri del C.A.I.:
«La segnaletica sui sentieri toglie il gusto dell’avventura.
Ciò nonostante, almeno sui principali sentieri, questa è
necessaria per invitare gli escursionisti meno esperti a
camminare con maggiore sicurezza. Facciamo in modo che
questa non sia invasiva.»
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Andar fuori sentiero
Tra le indicazioni utili che vogliamo ribadire vi è quella di
“seguire il sentiero”, evitando di creare nuove tracce che,
oltre a poter confondere altri escursionisti, possono creare
danni alla “cotica superficiale” del terreno che, soprattutto
in quota, è maggiormente soggetta a delicati equilibri.
Il ripetuto calpestamento, durante il periodo primaverile–
estivo, danneggia la modesta vegetazione, poi le piogge e i
venti autunnali e invernali asportano tale cotica oramai
quasi priva di radici, attivando processi di erosione. Si
assiste inoltre alla scomparsa di alcune specie di piante
“perdenti”, sostituite da altre specie “opportuniste”.
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Raccoglier piante, fiori e … parlare
Non modificare i normali processi della vegetazione,
estirpando o danneggiando piante, raccogliendo fiori,
accendendo fuochi, facendo rotolare inutilmente sassi. Chi,
in seguito, percorrerà il sentiero non deve accorgersi del
nostro passaggio.
Anche il parlare a voce alta può disturbare l’ambiente e
spaventare gli animali selvatici i quali, specie sui percorsi
più
frequentati,
sono
portati
ad
abbandonare
definitivamente la zona, impauriti.
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L’impatto sull’ambiente
Tanto più il nostro gruppo è numeroso, tanto maggiore è il
disturbo e l’inquinamento che si può creare durante
l’escursione.
Con un nostro gesto di insensibilità possiamo modificare il
paesaggio togliendogli quel fascino di selvaggio che gli era
proprio.
Immaginarsi il piacere che può provare un amante della
natura nel momento in cui, lungo il sentiero che percorre, si
imbatte nei resti della colazione di altri escursionisti!
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I rifiuti
Erroneamente molti escursionisti pensano che non sia un
problema lasciare in giro le bucce della frutta o altri residui
di cibo, in quanto essendo sostanze organiche, sono
considerate non inquinanti perché biodegradabili.
Meditiamo dapprima su questi tempi di degrado:
La buccia di arancia sarà visibile da 2 a 4 anni
La buccia di banana fino a 2 anni
Il torsolo di mela da 3 a 6 mesi
La buccia di altra frutta da 1 a 2 mesi
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La lunga vita dei rifiuti
Tovagliolo di carta da 2 a 4 settimane
Fazzolettino di carta da 2 a 3 mesi
Scatola di cartone, non colorata: 2 mesi
Tetrapack latte o succhi di frutta: 3 mesi
Carta plastificata di involucri da 4 a 5 anni
Gomma da masticare: 5 anni
Pacchetto vuoto di sigarette da 10 a 20 anni
Quotidiano: 6 settimane
Rivista non patinata da 4 a 10 mesi
Rivista carta patinata da 8 a 12 mesi
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La lunga vita dei rifiuti
Mozzicone di sigaretta senza filtro: 3 mesi
Fiammifero da 6 a 10 mesi
Mozzicone con filtro da 1 a 5 anni
Accendino di plastica da 100 a 1.000 anni
Tappi corona e capsule a vite: 40 anni
Scatoletta di banda stagnata: 50 anni
Lattina di alluminio da 50 a 200 anni
Anelli di plastica fermalattine: 450 anni
Bottiglie di vetro: tempo indeterminato
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La lunga vita dei rifiuti
Materiali di “plastica” da 200 a 1000 anni:
Bicchieri trasparenti di P.S. polistirolo
Buste, piatti e tappi di P.E. polietilene
Vasetti e bicchieri di P.P. polipropilene
Flaconi, carte telefoniche di P.V.C. cloruro di polivinile
Bottiglie e bicchieri di P.E.T. polietilen-tereftalato
CD di P.C. policarbonato metacrilato
Scheda telefonica
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La lunga vita dei rifiuti
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I rifiuti e gli animali selvatici
Gli animali selvatici sono per lo più opportunisti e sanno
adattarsi velocemente all'ambiente in cui vivono imparando
dove trovare cibo a buon mercato, compreso ovviamente
quello di origine antropica.
Alcuni animali vivono naturalmente ai margini dei territori
degli individui dominanti ed hanno imparato a conviverci
(vedi in particolare le volpi). Alla lunga ciò può costituire
per loro, una condanna.
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I rifiuti e gli animali selvatici
Gli animali selvatici dei nostri monti, fiutato a distanza
qualcosa, abbandonano gli itinerari abituali con i
conseguenti rischi di divenire oggetto di attenzione di
bracconieri. Assaggiato poi un alimento nuovo, gradito e “a
disposizione”, continueranno a cercarlo dovunque
riducendo il loro istinto di procurarsi il cibo da soli.
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I rifiuti e gli animali selvatici. L’orsa Yoga
Un caso clamoroso è quello dell‘orsa Yoga del Parco
Nazionale d’Abruzzo che ha “imitato” gli orsi del Parco
Statunitense di Yellowstone, da cui i “personaggi” di Yoghi
e Bubu ideati da Hanna e Barbera.
È facile ritenere che quest'orsa, avendo ripetutamente
ricevuto cibo dai turisti, fosse diventata molto confidente al
punto da frequentare persino campeggi e cantine isolate,
cibandosi di cocomeri e caciocavalli.
Pur essendo Yoga la beniamina dei turisti, la sua vita non
era altro che una versione tristemente reale dell'orso Yoghi
(da cui il nome).
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I rifiuti e gli animali selvatici. L’orsa Yoga
Il problema divenne ancor più serio quando l'orsa perse
qualsiasi remora ed iniziò a bazzicare i paesi, al punto che la
sua presenza per le strade divenne molto frequente,
arrecando danni e rappresentando un possibile pericolo per
le persone.
Nonostante l'instancabile monitoraggio del personale del
Parco, dopo tante polemiche e titubanze, fu deciso di
catturarla; adesso Yoga si trova nell'area faunistica di
Villavallelonga, in un recinto. Bella fine!
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I rifiuti e gli animali selvatici. Altri esempi
La storia si è ripetuta nel 2002 tragicamente con un'altra
orsa confidente Serena: il radiocollare è stato ritrovato, ma
non il suo corpo. Ed ancora con Bernardo nell’autunno 2007,
barbaramente assassinato.
Di chi è la colpa di tutto questo? Gli orsi “viziati” si sono
semplicemente comportati da animali opportunisti.
L'uomo, invece, con i suoi comportamenti dettati dalla
faciloneria e dall'ignoranza, è responsabile del procurato
pericolo alla comunità oltre che della triste fine di animali
selvatici.
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I rifiuti e l’escursionismo
Nelle zone fortemente frequentate da escursionisti
“scorretti” il problema può diventare serio; anche un
alimento
occasionalmente
abbandonato
e
quindi
indirettamente “offerto” all’animale selvatico che vive
lontano dagli insediamenti umani rappresenta per lo stesso
un cambiamento di alimentazione e di abitudini: non
conosciamo esattamente cosa potrebbe, nel tempo,
comportare tale comportamento.
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I rifiuti e l’escursionismo
Dare volutamente da mangiare agli animali selvatici o anche
soltanto lasciare dei resti è, quindi, sbagliato. Gli animali
che vivono vicino all’uomo già autonomamente sono portati
a cercare cibo nelle discariche e rovistare nei cassonetti;
evitiamo, quindi, di aggravare le cose portando loro il cibo
anche in montagna !
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Conclusioni
Non portar via null’altro che foto, impressioni e ricordi
Non lasciare altro che l’impronta del tuo piede
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grazie per l’attenzione
Massimo Carriero
( Accompagnatore di Escursionismo - Club Alpino Italiano )
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