Scuola Primaria - Accadia A.S. 2009 - 2010 Classe IV^ A Progetto “Un mondo da leggere, un mondo da amare” Leggiamo la nostra storia L’assedio di Accadia del 1462 Insegnante: De Bellis Concetta Dirigente Scolastico Dott. L. Lorenzo Cerrato Leggiamo la nostra storia L’assedio di Accadia 9-19 Agosto 1462 L’episodio è stato riprodotto su due dei sei riquadri in bronzo della porta del Maschio Angioino di Napoli. Negli ultimi due pannelli è infatti raffigurata l’eroica resistenza di Accadia durante e dopo l’attacco aragonese. Fu lo stesso Ferrante a volerne la realizzazione dopo la vittoria, di fatto riconoscendo il valore degli Accadiesi. A ricordo dell’episodio fu collocato un bassorilievo in marmo sulla Torre dell’Orologio di Accadia sul quale è scolpito in latino il seguente distico che inneggia e riconosce il valore degli Accadiesi AQUADIAM FORTEM CEPIT REX FORTIOR URBEM ANDEVAGOS PELLENS VIRIBUS EXIMIIS (Accadia forte città un re più forte la prese sloggiandone gli angioini pur con le loro ingenti milizie) Il 12 agosto del 1987 nella Fontana monumentale del paese furono apposti due pannelli in bronzo che riproducono i pannelli della porta bronzea del Maschio Angioino che racconta questo episodio. Nel 1462 Re Ferrante d’Aragona,vittima di una congiura ordita da alcuni baroni del regno, a capo dei quali c’era il Principe di Taranto,i quali avevano offerto la corona al duca d’Angiò, mosse guerra contro i ribelli distruggendo e depredando uno a uno i loro feudi Il re cercò di espugnare tutti i castelli del suo rivale, dalla Campania all’Irpinia, fino a Grottaminarda da cui poi partì in direzione di Accadia allo scopo di riconquistare la Puglia Il sovrano aragonese si accampò a poca distanza dalla città e inviò degli emissari per trattare la resa. Affidò il messaggio ad una lettera da consegnare all’unico che sapesse leggere, il cancelliere Ranuccio Zannella. Fu proprio Zannella ad esortare gli Accadiesi a resistere al nemico confidando nell’aiuto degli Angioini Accadia oppose un’eroica resistenza: il piccolo presidio militare, circondato da mura, resistette per molti giorni all’assedio dell’esercito aragonese guidato dallo stesso re Ferrante I° d’Aragona, coadiuvato dai due contingenti alleati: il milanese capitanato da Alessandro Sforza e il pontificio al comando di Antonio Piccolomini, nipote del Pontefice Pio II°. Poco prima della mezzanotte di lunedì 9 agosto 1462, la porta più importante, attraverso la quale si entrava in paese, Porta di Capo, cadde sotto i martellanti colpi dell’artiglieria aragonese. Si sperimentò in quell’occasione l’uso della bombarda che aveva un nome leggiadro: Madama di Forlì che aprì un varco nelle mura dal quale potè entrare l’esercito aragonese che distrusse e incendiò il paese. <<…E tracto tri colpi de bombarda, se gitto a terra la fazada de la torre, che empì lo fosso; unde che se cominciò a dare la battaglia molto animosamente. Et essendo li nostri homini d'armi per montare sul reparo, trete la bombarda e levò via quelli che lo difendevano, in modo che subito li nostri montarono suso e vinsero la terra. La quale è stata sachegiata e brusata, che mai se è veduto fronte de inimici; che gli è stato grandissimo mancamento…>> (Ex felicissimis castris regis prope Aquadiam, die VIIII° Augusti 1462, hora XXIII. Celsitudinis Vestrae Servus Antonius de Tricio) Gli abitanti che avevano resistito eroicamente e non avevano voluto arrendersi dovettero chinarsi dinanzi al re vittorioso. Custodire, far rivivere e consegnare alle giovani generazioni la memoria della nostra storia, serve a far riflettere per costruire un mondo migliore all’insegna della pace e del dialogo tra i popoli. Ecco come il Pontano ,segretario del re, descrive l’abbattimento della facciata della torre: “… essendo percossa giorno e notte da reiterati colpi, la parte anteriore della torre rovinò a terra. Gli accadiesi si dettero a puntellare la parte posteriore della torre mentre altri tenevano lontano gli assalitori con ogni genere di proiettili. Il re comanda l’assalto finale:Dato quindi il via e levate alte grida si procede verso le fosse con tanto impeto che,superato il vallo e accostate le scale, si combatte accanitamente sotto e a ridosso delle mura. I difensori del castello scagliano pietre, rompono le scale, feriscono molti aragonesi. Gli assalitori accorrono con altre scale, ritentano la scalata delle mura. Anche il re è sotto le mura: girando per le posizioni e mostrandosi or qua or là, rimpiazza i feriti, esorta i combattenti con la presenza e con la parola. All’improvviso un colpo di artiglieria centra il muro che sovrasta la porta di Capo che rovina con gran fragore, travolgendo e tramortendo i soldati ed i cittadini che stavano nelle difese. Negli scontri che seguirono all’irruzione, parte dei difensori furono uccisi, gli altri, in buon numero, gettate le armi, furono presi vivi”. Quando Ferrante domandò ai cittadini perché avessero opposto così fiera resistenza, essi risposero che tale era stato l’ordine del loro principe e, per giustificarsi, gli presentarono la lettera di lui. Allora si conobbe che il cancelliere aveva mentito ,perciò fu preso, legato ad un tronco di quercia e quindi ucciso. Così morì il Cancelliere Ranuccio Zannella. Poi i soldati si diedero a depredare e devastare il Castello. Ma vi era scarso bottino, così il re ordinò che si appiccasse il fuoco ai tetti e ad altri luoghi. Dopo la distruzione del borgo, il re con tutto l’esercito si trattenne quattro giorni ad Accadia e poi si diresse verso Ascoli e Candela. Notizie tratte da: Storia, arte e latino nella bronzea porta di Castel Nuovo a Napoli di Erminio Paoletta L’assedio di Accadia del 1462 di Vincenzo Maulucci Ferrante I d' Aragona Portale di Castel Nuovo – Napoli Pannello bronzeo che celebra l’entrata dell’esercito aragonese in Accadia (9 Agosto 1462) Il racconto dell’assedio nei disegni dei bambini La vita nel piccolo paese si svolgeva in modo tranquillo e sereno Re Ferrante , con tutte le sue truppe,è sotto le mura del castello Il Cancelliere Ranuccio Zannella confida nell’aiuto del Duca di Taranto che è accampato con le sue truppe nelle vicinanze di Accadia Gli Accadiesi, riuniti nella piazzetta, decidono sul da farsi. Re Ferrante, con i colpi della bombarda, distrugge le mura ed entra in Accadia incendiando tutte le case È una splendida notte d’agosto. Il cielo è punteggiato di stelle luminose e l’aria è ferma, immobile, calda. Il pianto di un bimbo,l’abbaiare di un cane e il frinire delle cicale spezzano a tratti il silenzio. Lontano i richiami dei comandanti delle truppe aragonesi accampate sotto le mura e pronte alla conquista del piccolo ma importante presidio militare di proprietà degli Angioini. Le ginestre e i tigli della piazza spandono un profumo intenso di cui nessuno degli abitanti riesce a goderne per la preoccupazione e l’incertezza di ciò che avverrà. I cittadini sono riuniti nella piccola piazzetta del paese poco distante dalla chiesa. I più anziani sono seduti sulle scale delle case mentre i ragazzini giocano ignari poco distante;al centro della piazza ,seduto su una grossa pietra, ai piedi di un olmo, il cancelliere Ranuccio Zannella. <<Accadiesi, il momento è grave ma noi non dobbiamo disperare perché sicuramente il duca di Taranto verrà in nostro aiuto, come è scritto in questa lettera. Non ci dobbiamo arrendere e dobbiamo resistere>> << Ma noi non possiamo uscire dal castello e i nostri campi ora sono abbandonati!>> <<Cosa? Io dovevo andare a raccogliere le verdure se no domani che darò da mangiare alla mia famiglia?Questi dannati aragonesi,ma che vogliono da noi!>> << Non ne parliamo! Io dovevo andare a mungere la mucca che ho lasciato nel pagliaio fuori le mura: non ho fatto in tempo a portarla nel paese perché sono scappato all’arrivo di Re Ferrante.Ora i miei figli non hanno nemmeno un po’di latte da bere e mia moglie non sa come fare. Poveri noi!>> <<Tutto quel bel grano per fare il pane! Gli aragonesi se lo sono rubato>> << Dobbiamo andare in chiesa a fare una preghiera speciale al nostro Santo protettore:San Sebastiano.>> <<Non dobbiamo arrenderci:noi siamo forti!>> <<Resisteremo !>> <<Gli accadiesi passeranno alla storia per questo. Ora andate tutti a dormire e speriamo nella buona sorte: sicuramente verranno gli Angioini in nostro aiuto>>conclude il cancelliere. E tutti pensierosi e fiduciosi nel domani raggiungono le loro case mentre gli uomini di guardia alle torri sorvegliano e controllano le mosse del nemico. (Lavoro cooperativo della classe quarta.) Porta di bronzo del Castel Maschio Angioino di Napoli dove è raffigurato l’assedio di Accadia del 1462 Il paese felice C’era una volta un paese felice (ma dove era la carta non dice) tutti gli uomini erano buoni, non c’erano servi, non c’eran padroni. Non c’eran porte e non c’eran chiavi non c’eran guardie e non c’eran ladri né stamberghe accanto a castelli, né uomini ricchi né poverelli. Tutti quanti erano uguali, senza guerre, senza rivali, non c’era invidia, non c’era rancore si dividevano gioie e dolori. Un sol paese senza frontiere, segni di pace nelle bandiere, tutti liberi di dire e fare se coniugavano il verbo Amare. Di quel paese, così felice troppo si parla, troppo si dice, ma per averlo nulla facciamo e basterebbe tenerci per mano. Accadia-Rione Fossi