Moduli 17–18 Programma della giornata 12 PROBLEMI CON LE BIGLIE I PROBLEMI ADDITIVI (Vergnaud) Dimat 2009/2010 Il prof. Gérard Vergnaud è considerato universalmente uno dei fondatori di quella moderna disciplina che si chiama “Didattica della Matematica”. I suoi studi sui campi concettuali, iniziati negli anni ’70, ma arrivati ad una formulazione definitiva solo nel ’90, hanno avuto successo planetario, tanto che ancora oggi si coltivano sia a livello di ricerca, sia nella pratica didattica. I tre problemi Ci sono 4 ragazzi e 7 ragazze attorno ad un tavolo. Quante persone ci sono in tutto? Giovanni regala a sua sorella 4 figurine. Adesso ha 11 figurine. Quante ne aveva prima? Roberto ha fatto due partite alle biglie. Nella prima partita ha perso 4 biglie. Poi ha giocato una seconda partita. In tutto adesso ha vinto 7 biglie. Cosa è successo durante la seconda partita? 4 + 7 = 11 Cause della differente difficoltà delle situazioni problematiche Facilità più o meno grande del calcolo numerico necessario Ordine e presentazione delle informazioni Tipo di contenuto e dominio delle relazioni considerate Fattori legati al calcolo relazionale Tipologie di problemi Misura – stato: espressa da numeri naturali: Misurare = contare = trovare il cardinale dell’insieme Trasformazione: cambiamento di stato che avviene nel tempo. Espressa da numeri relativi Relazione statica: collega elementi simultanei della realtà Sei grandi categorie di relazioni additive 1. 2. 3. Due misure si compongono per dare una misura Una trasformazione opera su una misura per dare una misura Una relazione collega due misure 4. Due trasformazioni si compongono per dare una trasformazione 5. Una trasformazione opera su uno stato relativo per dare uno stato relativo 6. Due stati relativi si compongono per dare uno stato relativo Analisi della seconda categoria di relazioni additive Una trasformazione opera su una misura (stato) per dare una misura (stato) b a • • c 6 classi di problemi a seconda: del valore positivo o negativo della trasformazione della domanda (se verte su stato finale, su trasformazione o su stato iniziale) 6 grandi classi di problemi la domanda verte su c b a Marco ha 4 biglie. Gioca una partita e ne vince 6. Quante biglie B>0 ha dopo la partita 3. Claudio ha 5 biglie. Gioca una partita. Dopo la partita ha 9 biglie. Cosa è successo durante la partita? Alex gioca una partita alle biglie e vince 4 biglie. Dopo la partita ha 12 biglie. Quante ne aveva prima della partita? 1. Pietro ha 6 biglie. Gioca una partita e perde 4 biglie. Quante B<0 biglie ha dopo la partita? Paul ha finito di giocare una partita e ha 8 biglie. Prima della partita ne aveva 14. Cosa è successo? 2. Mauro gioca una partita alle biglie e perde 7 biglie. Dopo la partita ha 3 biglie. Quante biglie aveva prima della partita? Problemi relativi alla quarta categoria di relazioni additive Due trasformazioni si compongono per dare una trasformazione T2 T1 T3 Problemi relativi alla quarta categoria di relazioni additive 2 grandi classi di problemi A. Conoscendo le due trasformazioni elementari T1 e T2 trovare la trasformazione composta T3 B. Conoscendo la trasformazione composta T3 e una delle due trasformazioni elementari (T1 o T2), trovare l’altra trasformazione elementare (T1 o T2) a. Conoscendo le trasformazioni elementari trovare la trasformazione composta T1>0 T2>0 T1<0 T2<0 T3>0 T3<0 T1>0 T2<0 4. T1 > T2 T3>0 5. T1 < T2 T3<0 Lorenzo gioca due 6. partite alle biglie. Alla prima partita perde 2 biglie. Alla seconda partita perde 5 biglie. In totale, cos’è capitato? T1<0 T2>0 T3>0 Paolo gioca due partite alle biglie. Alla prima partita guadagna 6 biglie. Alla seconda partita perde 4 biglie. In totale, cos’è capitato? T3<0 T3<0 Michele gioca due partite alle biglie. Alla prima partita guadagna 4 biglie. Alla seconda partita perde 6 biglie. In totale, cos’è capitato? T3>0 Analisi della quarta categoria T1 T2 T3 a. Conoscendo le due trasformazioni elementari trovare la trasformazione composta T1 e T2 sono entrambe positive: caso più semplice T1 e T2 sono entrambe negative: somma di due perdite comporta difficoltà concettuale. T1 e T2 sono di segno opposto: difficoltà diverse a seconda della grandezza relativa dei valori assoluti di T1 e T2 - problema 4 sottrazione (somma di due numeri di segno contrario) da | T1 | si sottrae | T2 | - problema 6 sottrazione (somma di due numeri di segno contrario) da | T2 | si sottrae | T1 | è più difficile. b. Conoscendo la trasformazione composta e una delle trasformazioni elementari, trovare l’altra trasformazione elementare ( Incognita T2) |T1| > |T3| |T1| < |T3| T1>0 T3>0 T1<0 T3<0 T1>0 T3<0 T1<0 T3>0 T2>0 T2<0 T2>0 T2<0 7.Cristiano gioca due partite. Alla prima guadagna 5 biglie. Poi gioca una seconda partita. Dopo le due partite ha guadagnato in tutto 9 biglie. Cos’è successo durante la seconda partita? 8.Giacomo gioca due partite. Alla prima partita perde 5 biglie. Poi gioca una seconda partita. Dopo le due partite ha perso in tutto 8 biglie. Cos’è successo durante la seconda partita? 10.Oliviero gioca due partite. Alla prima partita guadagna 2 biglie. Poi gioca una seconda partita. Dopo due partite ha perso in tutto 7 biglie. Cos’è successo durante la seconda partita? T2>0 T2<0 T2<0 T2>0 11.Vincenzo gioca due partite. Alla prima partita guadagna 8 biglie. Poi gioca una seconda partita. Dopo le due partite ha perso in tutto 2 biglie. Cos’è successo durante la seconda partita? 9.Didier gioca due partite. Alla prima partita perde 7 biglie. Poi gioca una seconda partita. Dopo le due partite ha perso in tutto 4 biglie. Cos’è successo durante la seconda partita? Analisi della quarta categoria T1 T2 T3 b. Conoscendo la trasformazione composta e una trasformazione elementare trovare l’altra trasformazione elementare Più difficili dei problemi della classe a. La soluzione richiede un’operazione di sottrazione tra numeri relativi. Sottoclassi rispetto al segno delle trasformazioni date e secondo la grandezza relativa dei valori assoluti. Problema 11: Solo il 25% di allievi di quinta e prima media è riuscito a risolverlo, nonostante la semplicità del calcolo numerico. La difficoltà si situa a livello di calcolo relazionale: 1. Si annulla con la trasformazione – 8 ciò che è stato guadagnato: (- 8) + (+ 8) + x 2. composizione di – 8 e – 2 per trovare il valore di x: (- 8) + (- 2) 3. Uguaglianza tra le due catene: (- 8) + (+ 8) + x=(- 8) + (- 2) semplificando: x= (- 8) + (- 2) x= (-10) Questo ragionamento è fuori dalla portata dei bambini almeno fino alla quinta elementare b. Conoscendo la trasformazione composta e una delle trasformazioni elementari, trovare l’altra trasformazione elementare ( Incognita T1) T2<0 T3>0 T1>0 |T2| > |T3| 12.Bruno gioca due partite. Prima gioca una partita e poi un’altra. Alla seconda partita perde 7 biglie. Dopo le due partite ha guadagnato in tutto 3 biglie. Cos’è successo durante la prima partita? Indicazioni bibliografiche Vergnaud G., Il bambino, la matematica, la realtà, Armando ed, Roma 1994 (trad.it) Nunes t., Bryant P.(1996), Children Doing Mathematics, Blackwell Publishers, Oxford Gli allievi hanno in genere un rapporto negativo con l’errore. L’errore è un male, non si deve fare, ci porta delle punizioni, si paga. L’errore è spesso fonte d’ansia. Rottura di contratto: l’errore ha uno statuto positivo. Questo è un aspetto importante da tener presente anche nelle discussioni con i genitori. Essi hanno, infatti, un ruolo di capitale importanza in relazione al senso attribuito dal figlio all’errore. La costruzione del sapere dell’uomo, in tutti i campi, è possibile solo grazie ad un certo numero d’errori. Il bambino che impara, come il ricercatore e lo scienziato, non può dunque evitare di commettere degli errori! Alcuni errori non soltanto sono utili per crescere e avanzare nel proprio apprendimento, sono addirittura necessari. L’errore ci parla, c’informa, c’invita ad indagare, a formulare altre ipotesi, a tentare altre strade. E’ una sfida da accettare; non deve inibire, frustrare, colpevolizzare. Va visto come momento, fase necessario del processo d’apprendimento, della riuscita, del successo. Modificare il nostro atteggiamento nei confronti dell’errore è un cambiamento che non può avvenire immediatamente La modifica dello statuto dell’errore è sostenuta da tutte le concezioni pedagogiche che lo considerano secondo una: logica di tipo costruttivista, che intende l’errore come informazione rivelatrice di procedure e rappresentazioni dell’allievo, indice di processi interni logica di tipo comportamentista: impedire ogni volta che è possibile, all’allievo, di commettere degli errori affinché il suo apprendimento sia stimolato da rinforzi positivi logica di tipo neocomportamentista: considera l’errore solo al termine della fase d’apprendimento, come risultato giusto o sbagliato che richiede un intervento di recupero. L’errore è centrale anche per le concezioni pedagogiche che si fondano sul concetto di valutazione formatrice (autovalutazione) ruolo attivo dell’allievo nell’assumere gradatamente la responsabilità e la valutazione del proprio apprendimento, grazie alla presa di coscienza dei propri modi di operare, dei propri errori e ostacoli. Nella situazione tradizionale, nella quale il docente spiega e l’allievo esegue, il ruolo dell’errore è completamente diverso: la presenza dell’errore diventa più che altro l’indice del fatto che l’allievo “non ha capito” Così come coesistono lezioni tradizionali con situazioni di ricerca, coesistono spesso, all’interno di una stessa persona, diverse concezioni dell’errore. In genere si alternano nelle nostre pratiche d’insegnamento dei momenti “tradizionali” e dei momenti di rinnovamento. L’importante è che questi ultimi possano rafforzarsi, non debbano soccombere di fronte agli inevitabili ostacoli che s’incontrano in occasione d’ogni cambiamento significativo. L’errore è parte integrante del processo stesso d’apprendimento e deve quindi venire ad assumere un ruolo positivo in tutte le attività scolastiche e, in particolare, nei momenti di laboratorio, dove gli allievi ricercano, esplorano, costruiscono, valutano nuove conoscenze. 1. Allievo 2. Didattica 3. Sapere 3. Cause psico-pedagogiche 1. Fattori socio-culturali (“svantaggio”) Epistemologia del maestro Obiettivi inadeguati Uso esagerato di rinforzi estrinseci 2. Cause psicologiche (processi cognitivi quali memoria, attenzione ecc.) 4. Fattori emotivi e motivazionali I materiali possono essere auto correttivi . E’ ancora soprattutto l’insegnante che sì assume la responsabilità della correzione. Ciò rappresenta una mole considerevole di lavoro Come spiegare le resistenze da parte di non pochi docenti di fronte a questo auspicabile cambiamento? Tendenza contraddittoria: da un lato si vorrebbe avere decisamente “meno da correggere” dall’altro, però, si dice che la correzione è comunque fondamentale, fornisce delle informazioni importanti e deve quindi essere svolta dal docente. Presenza, simultanea, di due diverse epistemologie (teorie) che definiscono in modo opposto le responsabilità del docente e dell’allievo,mettendo l’accento, l’una, sul processo d’apprendimento, l’altra, sul risultato finale di tale processo. Docente confronto-scontro l’impostazione dell’approccio (che lo spinge a responsabilizzare l’allievo, ad osservare i suoi processi d’apprendimento, a favorire l’autovalutazione, a differenziare gli interventi e le attività) “l’immagine che egli ha del suo ruolo” (“l’allievo fa e il maestro corregge tutto”, assumendosi completamente le responsabilità di sancire ciò che è “giusto/sbagliato”). Immagine sostenuta dall’atteggiamento di molte famiglie E’ soprattutto il docente che deve correggere i lavori, oppure questa responsabilità deve essere lasciata in buona parte agli allievi stessi? - E’ urgente affidare agli allievi maggiore responsabilità nella correzione dei loro lavori: a) L’insegnante deve occuparsi più delle procedure e delle strategie che non dei risultati. Le tracce che rimangono sui fogli corretti non sempre ci permettono di ricostruire le procedure usate (la logica deve essere più di tipo costruttivista che neo-comportamentista). b) E’ meglio correggere in interazione diretta con l’allievo che non “a distanza”. Nell’interazione le ragioni dell’errore vengono man mano costruite, mentre nella correzione a” distanza” il docente rischia di limitare la comunicazione con l’allievo ad un riassunto delle sue personali riflessioni. c) Quando l’insegnante è confrontato con grandi quantità di fogli, finisce, malgrado le buone intenzioni, per occuparsi essenzialmente dei risultati. La correzione, in generale è composta di due momenti: I. II. Analisi del risultato (giusto/sbagliato). Analisi delle procedure, delle strategie, delle tecniche, dell’organizzazione del compito, dell’ordine e della presentazione, della scrittura, … Questo secondo aspetto è quello che necessita di maggior tempo, pazienza e attenzione. Esso rischia di non essere sufficientemente approfondito quando il docente è sovraccarico di lavoro. In conclusione: La correzione dei lavori degli allievi deve essere guidata da una valutazione formativa e formatrice. Di conseguenza, il feedback da parte del docente o dei compagni all’allievo, quando possibile, non deve limitarsi ad una semplice risposta del tipo giusto/sbagliato. - Agli allievi compete certamente la verifica del risultato. La verifica del risultato deve fare ancora parte del compito che gli è stato assegnato. La risposta giusto/sbagliato l’allievo la può ottenere in molti modi (feedback da parte della situazione o dei materiali, schede, classificatore autocorrettivo,...). Un risultato sbagliato deve essere analizzato. Nella fase di verifica del risultato il ruolo essenziale del maestro è di fare in modo che i bambini imparino a porsi delle domande allo scopo di imparare poi ad autocorreggersi. L’autocorrezione in se stessa è un importante obiettivo pedagogico, essa non è solo un mezzo, ma è parte essenziale dell’obiettivo “imparare ad imparare” L’autocorrezione non si limiterà al solo risultato, anche se la verifica del risultato è certamente, per il bambino, la parte più importante. La capacità di autocorreggersi non è un prerequisito, ma un obiettivo da sviluppare sull’arco dell’intero II ciclo. Constatazione di un errore Interrogarsi sul compito svolto, sulle procedure messe in atto, sulle conoscenze utilizzate, ecc.... E’ questo primo, difficile, ma importante passo, che l’allievo deve imparare a fare; in questo deve essere costantemente aiutato. Il ruolo del docente diventa essenziale: è a partire dagli errori che “nascono”, prendono forma, infatti, gli interventi che formano il nucleo centrale del lavoro e della professionalità del docente. E’ veramente indispensabile che il docente passi, quasi ogni giorno, un’ora o più a correggere i lavori degli allievi? Occorre essere flessibili: in certi periodi (oppure per allievi in determinati momenti) è importante che il docente veda ogni foglio; in altri momenti, invece, ciò che egli osserva durante le ore di laboratorio e nelle interazioni dirette con gli allievi è più che sufficiente. Non dobbiamo mai dimenticare la variabile “tempo del docente”: il maestro deve, infatti, costantemente, fare delle scelte di priorità in base al tempo di cui dispone (che è sempre, inevitabilmente, inferiore alle necessità…!) Correzione reciproca fra gli allievi, valorizza i momenti interattivi Il docente dovrebbe sostenere gli allievi in questo processo, stimolando una ricerca che vada sempre oltre la pura verifica del risultato giusto/sbagliato.