PROGETTO INTEGRAZIONE ALUNNI
IN SITUAZIONE DI HANDICAP
LABORATORI DI ARTETERAPIA
NELLA GLOBALITA’ DEI LINGUAGGI
Anno scolastico 2005/06
Andrea Mantegna
Descrizione dell’opera
Il dipinto fa parte del ciclo di affreschi della
“camera picta” detta degli sposi
La scena rappresenta l’incontro tra Ludovico
Gonzaga e il figlio cardinal Francesco di ritorno a
Mantova accolto da tutta la famiglia. Si possono
riconoscere: nella figura in piedi a sinistra il
marchese Ludovico III Gonzaga, nel prelato il
figlio Francesco e nel bambino fra i due. Il futuro
marchese Francesco II Gonzaga; nel bambino
tenuto per mano, il futuro cardinale Sigismondo
Gonzaga.
Nel particolare proposto, i piccoli personaggi sono
ritratti fedelmente, ma al contrario della severa
immobilità, dell’atteggiamento degli adulti, che
sottolinea la grandiosità del gruppo e la solennità
del momento, da essi traspare un accenno, se pur
compito, di lieve movimento, quasi a voler
sottolineare la partecipazione ingenua e distaccata
tipica dei bambini di ogni tempo. Si notino inoltre
la cura nel dipinto nel descrivere l’abbigliamento e
le acconciature dei bambini.
Notizie sull’autore
1431. Nasce nell’isola di Carturo tra Vicenza e Padova.
1441. Viene registrato nella corporazione dei pittori di Padova come figlioccio di
Francesco Squarcione
1448. Assume l’incarico di decorare la cappella Ovetari a Padova.
1460. E’ alla corte del Gonzaga, a Mantova, come pittore ufficiale di corte.
1463. Dà inizio ai lavori di ornamentazione per la residenza dei Gonzaga a Goito.
1466. Esegue il ritratto del cardinal dei Medici.
1474. Termina la camera degli sposi.
1480. Realizza Il Cristo Morto
1484. Serie di nove tele: Il Trionfo di Cesare.
1501. Realizza Il Trionfo di Petrarca.
1506. Il 13 Settembre muore a Mantova.
L’Incontro
Sandro Botticelli
1487 ca, tempera su tavola, Firenze,
galleria degli Uffizi
Madonna della melagrana
Descrizione dell’opera
Nel tondo della Madonna della
Melograna Botticelli riprende il
motivo di Maria piena di grazia.
Lo spazio è riempito quasi
interamente dalle figure: quella
della Madonna che regge il
Bambino aiutandolo a tenere la
Melagrana aperta, il frutto del
Paradiso; e quelle di sei Angeli
che si affollano intorno al trono,
contro i raggi che discendono
dall’Empireo. Sia lo sguardo
della Madonna che quello del
Bambino sono caratterizzati da
un’espressione velata di
melanconia assorti in una
specie di Sacra conversazione
insieme agli Angeli. Come
sempre, nei dipinti del Botticelli,
ogni dettaglio, ogni particolare è
scrupolosamente disegnato, i
profili delle figure, le stoffe, la
trasparenza del velo che ricopre
il bambino ed il suo sguardo
etereo.
Notizie sull’autore
1445. Nasce a Firenze.
1464. Entra nella bottega di Filippo Lippi.
1470. Dopo aver lavorato nella bottega del Verrocchio ne costituisce una propria.
1472. Si iscrive alla compagnia degli artisi di San Luca.
1475. Dipinge l’adorazione dei Magi.
1480. Dipinge l’affresco di Sant’Agostino nella chiesa di Ognissanti a Firenze.
1482. Termina gli affreschi della cappella Sistina.
1488. Inizia l’Annunciazione per la Chiesa di Santa Maria Maddalena.
1490. Lavora alla Pala di San Marco per la corporazione degli Orefici.
1501. Termina la Natività Mistica.
1510. Il 17 Maggio muore a Firenze.
Leonardo Da Vinci
Angeli del Battesimo di Cristo
Descrizione dell’opera
1472 -1475 ca, olio su tavola,
Firenze, Galleria degli Uffizi
Il Battesimo di Cristo del Verrocchio al quale
collaborò Leonardo. Probabilmente al giovane
allievo era stato affidato il “riporto” sulla tela del
disegno dei due angeli, ma egli trasformò quello
che è lavoro di routine in atto creativo,
conferendo alla “sua figura” (angelo di sinistra)
una dolcezza nuova. Leonardo entra
diciassettenne nella bottega del Verrocchio
insieme ad un folto gruppo di allievi: come è
abitudine copia i modelli e collabora con il
maestro e con i condiscepoli al disegno ed alla
stesura pittorica delle opere commissionate.
Quello che Leonardo scriverà nel suo trattato, e
cioè di non mettere troppo in evidenza la
struttura dello scheletro e dei muscoli, per
evitare di far diventare i personaggi “legnosi”
appare già in quest’opera. Così Leonardo,
senza rinnegare la tradizione del bel
chiaroscuro fiorentino, stende sulle anatomie
troppo crude e troppo analitiche del maestro i
toni di uno sfumato più lieve. Secondo quanto
racconta Vasari nelle Vite la bravura di
Leonardo, nel dipingere quei volti e quelle
montagne lontane, è tale che "Andrea"
(Verrocchio) mai più volte toccare colori,
sdegnatosi che un fanciullo sapesse più di lui".
Notizie sull’autore
1452. Nasce a Vinci, presso Firenze.
1469. Entra nella bottega di Andrea Verrocchio a Firenze.
1472. Esegue l’angelo di sinistra e il paesaggio del battesimo di Cristo del Verrocchio .
1481. Inizia l’adorazione dei Magi.
1482. Entra al servizio di Ludovico il Moro come ingegnere militare e organizzatore di feste.
Inizia la statua equestre di Francesco Sforza.
1483. Inizia La Vergine Delle Rocce.
1490. Inizia a raccogliere appunti per un trattato di pittura.
1495. Inizia L’ultima Cena, nel convento di Santa Maria delle Grazie.
1499. Fugge da Milano in seguito alla caduta di Ludovico il Moro.
1502. Entra al servizio di Cesare Borgia.
1503. Inizia la Gioconda.
1519. Il 2 Maggio muore nel castello di Cloux a Clos-Lucè.
Famiglia Patrizia e Famiglia Sagredo
Pietro Longhi
•Descrizione dell’opera
1752 ca, oli su tavola,
Venezia, Cà Rezzonico
•Con questi dipinti Longhi cerca di cogliere con impareggiabile
acutezza le caratteristiche della società patrizia borghese della
Venezia settecentesca. Ritroviamo il genere delle “conversation
piece” inglese, però più arricchita e approfondita nella varietà dei
personaggi nello studio delle fisionomie e dei caratteri. Nel dipinto
della famiglia Sagredo, Pietro Longhi raffigura la dama Cecilia
Grimani Calergi, la figlia Marina, con il nipotino, e la figlia Caterina
con le nipotine. Gli episodi affettuosi dei bimbi vestiti con i toni
molto delicati del rosa dell’azzurro e del verde si accorda con il
gioco delle tonalità calde, valorizzate dal verde fondo delle pareti.
Sull’ocra arancione del pavimento dispone i personaggi, iniziando
dal tono scuro degli abiti a sinistra e procedendo con l’ocra e il
bianco dei ricchi vestiti delle dame al centro. Il ritratto acquista una
particolare vivacità degli atteggiamenti dei personaggi ritratti,
inquadrati quasi in una posa di una fotografia di gruppo o di una
scena teatrale.
Notizie sull’autore
1752 ca, oli su tavola,
Venezia, Pinacoteca Querini
1702. Nasce a Venezia come Pietro Falca.
1737. Risulta per la prima volta iscritto alla Fraglia dei
pittori di Venezia.
1737. Dipinge il Concertino.
1750. In occasione delle nozze tra Giovanni Grimani e
Caterina Contarini viene dedicato a Longhi un sonetto da
Carlo Goldoni.
1755. E’ in via di esecuzione il ciclo dei Sacramenti.
1761. Il figlio Alessandro scrive la biografia del padre che
verrà pubblicata l’anno seguente.
1763. Dirige l’accademia di disegno ed intaglio istituita dalla
famiglia Pisani.
1777. In occasione della fiera dell’Ascensione, viene
esposto il suo dipinto la Confessione in piazza San Marco.
1779. Il 5 Aprile partecipa all’elezione ad accademico di
Antonio Canova.
1785. L’8 Maggio muore a Venezia.
L’incendio di Borgo
Raffaello Sanzio
1514 ca, affresco, Roma,
Stanze Vaticane
Descrizione dell’opera
L’affresco rappresenta il furioso incendio
che aveva devastato il Borgo vaticano ed
era stato spento da papa Leone IV con
una benedizione e celebra l’intervento di
Dio in difesa del suo popolo attraverso la
mediazione del pontefice. A questo
dipinto si rifece Tintoretto nel dipingere
La Strage degli Innocenti. Proprio la
scena della madre ed il bambino,
disperatamente avvinghiati sulla parete
del muro sporco di ombre grigie fu
ispirata da episodio che compare a destra
del nostro affresco dove una donna cerca
di mettere in salvo un bambino a costo
della propria vita. Il dipinto contiene
diverse scene riunite tra loro da un
espediente di strati prospettici e di episodi
pittorici diversi. Da notare la donna col
bambino sotto il papa benedicente ed
invece in primo piano la scena delle
donne intente a salvare i propri bambini
in gesti disperati ed allo stesso tempo
invocanti la misericordia divina.
Notizie sull’autore
1483. Nasce a Urbino.
1494. Rimane orfano a 11 anni quando è da poco entrato a lavorare nella bottega del
Perugino.
1498. Decorazioni del collegio del Cambio. Inizio delle Tre Grazie.
1504. Parte per Firenze dove rimmarrà fino al 1508. Dipinge Lo sposalizio della Vergine.
1505. Dipinge San Giorgio e il Drago.
1507. Dipinge La Bella Giardiniera, La madonna del cardellino, Il trasporto di Cristo.
1508. Viene chiamato aRoma per partecipare alla decorazione delle stanze nei nuovi
appartamenti di Giulio II.
1509. Inizia La scuola di Atene.
1513. Il nuovo papa, Leone X gli fa proseguire la decorazione delle stanze.
1520. Il 6 Aprile muore a Roma.
La nonna
Gerolamo Induno
Descrizione dell’opera
Tema ambientato nell’intimità delle pareti
domestiche. Infonde un sentimento di
quotidianità familiare, perché raffigurato in
un ambiente umile e comune, con sullo
sfondo un focolare. Atteggiamenti di vita
semplicemente umani. I bambini insieme
improvvisano giochi con gli oggetti trovati
nella stanza e vengono rappresentati con un
atteggiamento di grande complicità tipico
della fase del gioco insieme. La nonna
quasi indifferente è intenta a cucire ma allo
stesso tempo a vigilare sui giovani
personaggi. L’opera riflette il lavoro di
questo artista intento a catturare i
sentimenti dei personaggi anche con una
sovrabbondanza di particolari nel contesto
in cui sono inseriti: lo scaldino sotto i piedi
della nonna, i quaderni sgualciti sul
pavimento, i vestiti dei bambini
l’espressione concentrata della nonna.
1853, olio su tela, Milano,
Galleria d’arte Moderna
Notizie sull’autore
1825. Nasce a Milano.
1845 - 1860 ca. Anni di ricerca e di affermazione.
1860 ca. - 1881. adeguamento del modello figurativo precedente elaborato alle
trasformazioni culturali dell’Italia post unitaria. Insieme al fratello Domenico dipinge soggetti
di vita contemporanea, generalmente di persone umili e derelitte; episodi di battaglie e
vicende risorgimentali, con predilezione per l’epopea garibaldina e comunque incentrati
sulla situazione umana e sentimentale dei soldati.
Le tecniche usate sono olio, acquerello, carboncino sui supporti di tela, tavola, cartone e
carta. I suoi seguaci: Attilio Bizzozzero, Giacomo Mantegazza, Achille Savoia
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