Quattro chiacchiere sugli
ARIOCARPUS
Introduzione

Il genere Ariocarpus divide molto gli appassionati cactofili in quanto ad alcuni appaiono come
piante che sembrano rinsecchite, molto sofferenti,quasi prive di vita, mentre altri coltivatori
traggono un grande piacere nel vedere proprio questo aspetto quasi sofferente: ma nel
periodo che va da fine Settembre a fine Novembre, queste piante sembrano rinascere, dando
vita splendide fioriture.

Normalmente nelle collezioni amatoriali non sono molto rappresentati a causa della loro
proverbiale lentezza di crescita, della nomea di essere piante difficili ed anche dal loro costo,
nel caso di esemplari adulti di non facile reperibilità.

Il genere Ariocarpus è costituito da piante di dimensioni medio piccole molto attraenti
provenienti dal sud-ovest del Texas e dagli stati del nord e centro Messico.

Sono piante con un fusto poco sviluppato con caratteristiche mimetiche molto accentuate.

Hanno tutte una grossa radice a forma di rapa che può essere di dimensioni più grandi della
parte aerea della pianta; quest’ultima è costituita da una serie di tubercoli, di varie forme e
dimensioni, più o meno addossati gli uni sugli altri, in alcuni casi con lanugine sia alla base
che all’apice.

Le spine sono assenti nelle piante adulte tranne che in ariocarpus agavoides e confusus.

In ogni caso sono tutte piante a crescita lenta di non facile coltivazione per i principianti,
soprattutto se non vengono rispettate determinate condizioni relativamente al terriccio,
all’esposizione, alle annaffiature e se non viene posta attenzione ai rinvasi; questa è una
questione molto importante.
Introduzione
Introduzione
 Nonostante le apparenti difficoltà,
derivanti da valutazioni e da modi di coltivazione
errati all’inizio della loro coltivazione, quando queste piante vennero per la prima volta
importate in Europa, ma soprattutto a causa del fatto che le prime piante venivano estirpate in
habitat e stavano mesi prima di essere ripiantate, la maggior parte delle stesse non arrivava alla
prima fioritura, ecco allora che gli Ariocarpus vennero e ancora lo sono: considerate piante di
difficile coltivazione

Anche se sono Cactaceae da trattare in maniera oculata, non si può assolutamente dire che
queste siano piante difficili.

Al contrario sono piante molto robuste e rustiche, se adattate all’ambiente in cui vengono
coltivate e soprattutto se si usano determinati tipi di terriccio con adeguati cicli di annaffiature e
sospensione delle stesse.
 Soprattutto partendo dalla semina in loco.

Avremo piante molto robuste anche se lente che ci ripagheranno della pazienza che avremo
dedicato loro.

L’atteggiamento verso queste splendide Cactaceae dovrebbe essere quello Zen, che i coltivatori
di bonsai dedicano alla loro passione.
Breve cronistoria tassonomica

Il genere Ariocarpus, fino a qualche anno addietro era suddiviso in alcune specie che negli ultimi anni
si sono moltiplicate a seguito delle revisioni apportate da vari ricercatori e botanici che hanno creato
non poca confusione negli appassionati di tale genere.

Nel 1838 Michael Scheidweiler , botanico Tedesco, riceve alcune piante allora sconosciute raccolte
da Galeotti nelle province messicane di San Luis Potosì e Guanajuato e pubblica la descrizione della
nuova pianta, creando appositamente il nuovo genere “Ariocarpus”: la pianta in questione viene
chiamata Ariocarpus retusus.

Nello stesso periodo Charles Lemaire, riceve una pianta della stessa partita che descrive nel 1839
con il nome di “Anhalonium prismaticum”.

Alla fine del secolo 1898 viene accettato il genere Ariocarpus a seguito delle regole che stabiliscono
le priorità nel Codice Internazionale di Nomenclatura Botanica (ICBN)

Pur avendo avuto luogo successivamente, a seguito della scoperta di nuove specie, divisioni in
Roseocactus, Neogomesia oggi il tutto viene riportato al genere primario, nonostante molti botanici
europei abbiano creato una moltitudine di specie e sottospecie.
Una prima nomenclatura
• Fino al 1996 erano riconosciute le seguenti specie:

Ariocarpus.agavoides

Ariocarpus.bravoanus

Ariocarpus.fissuratus

Ariocarpus.fissuratus var. lloydii

Ariocarpus.fissuratus var. hintonii

Ariocarpus fissuratus var. intermedius

Ariocarpus kotschoubeyanus

Ariocarpus kotschoubeyanus var.elephantidens nome nudum

Ariocarpus kotschoubeyanus var.albiflorus

Ariocarpus kotschoubeyanus var.macdowellii

Ariocarpus retusus

Ariocarpus retusus var. furfuraceus

Ariocarpus trigonus

Ariocarpus scapharostrus (corretto in scaphirostris da Hunt nel 1992)
Nomenclature successive
Una successiva revisione, pubblicata su Haseltonia 1997 da
E.F.Anderson e W.A.Fitz & Maurice, cambiò la situazione in:
 Ariocarpus agavoides
 Ariocarpus bravoanus ssp.bravoanus
 Ariocarpus bravoanus ssp.hintonii
 Ariocarpus fissuratus
 Ariocarpus kotschoubeyanus
 Ariocarpus retusus subsp. retusus
 Ariocarpus retusus subsp. trigonus
 Ariocarpus scaphirostris
Nomenclature successive
L’anno seguente Josef Halda pubblicò una nuova revisione con la collaborazione di
due noti ricercatori e vivaisti (Ladislav Horacek e Paolo Panarotto), ampliando
quella sopracitata mediante l’aggiunta di nuove specie e la creazione di una
miriade di subspecie.
 A.confusus (ex trigonus forma Aramberri, NL)
 A. kotschoubeyanus ssp.agavoides
 A. fissuratus
ssp. pailanus
.
 A. retusus ssp.horacekii
 A. kotschoubeyanus ssp.sladkovski
 A. retusus ssp.jarmilae
 A. kotschoubeyanus ssp.bravoanus
 A. retusus ssp.panarottoi
 A. kotschoubeyanus ssp.neotulensis
 A. retusus ssp.sladkovskyi
 (ex albiflorus)
 A. retusus ssp.scapharostroides
 A. kotschoubeyanus ssp.macdowellii
 A. retusus ssp.trigonus var. horacekii
 A. scapharostrus ssp.swobodae
 A. kotschoubeyanus ssp.skarupkeanus
 (ex elephantidens)
Distribuzione
•
Patria di tutte le specie di Ariocarpus è la porzione centro-settentrionale del Messico compresa tra
Queretaro a sud , Zacatecas a ovest , il Texas (USA) a nord e Ciudad Victoria ad est
Distribuzione
• Alcune specie come ad es. Ariocarpus Retusus, e Ariocarpus
fissuratus, occupano areali estesi anche per centinaia di chilometri e
presentano di conseguenza una grande variabilità.
• Gli habitat di altre specie al contrario, sono estremamente limitati,
quasi puntiformi e possono essere, sia sparsi su un vasto areale che
circoscritti a singole o limitate località.
Habitat
Habitat:
Crescono in zone semi aride in abbinamento a vegetazione bassa, piccoli
cespugli ed altre piante succulente mentre alcuni crescono nelle steppe, in zone di alta quota,
oppure in foreste decidue a bassa quota e le altitudini variano da qualche centinaio di metri
fino ed oltre i 2000 metri SLM.
 Per il fatto che le nubi provenienti dal mare si scaricano prima di arrivare sulle sierras dove
vivono gli Ariocarpus, la piovosità media è molto bassa: intorno ai 60 mm l’anno per
raggiungere in anni di particolare piovosità i 160 mm ma questo accade molto raramente
Conservazione

Nonostante non tutte le specie di Ariocarpus siano in pericolo di estinzione e seppure molte
popolazioni si siano eccellentemente riprese dai prelievi indiscriminati o dalla distruzione del
loro ambiente naturale, queste piante sono elencate tutte in Appendice 1 della CITES
Convenzione internazionale di Washington sul commercio delle specie animali e vegetali in
pericolo di estinzione.
Mimetismo in habitat
Mimetismo in habitat
Ariocarpus agavoides
Ariocarpus retusus ssp. retusus
Ariocarpus retusus (furfuraceus)
Ariocarpus retusus (furfuraceus)
Ariocarpus retusus ssp. retusus
30 Km da el Nunez SLP
Ariocarpus retusus ssp. retusus
Ariocarpus retusus ssp retusus
Dr. Arroyo N.L.
Ariocarpus retusus ssp. retusus
San Roberto N.L.
Ariocarpus retusus ssp. retusus
(elongatus)
Ariocarpus retusus ssp retusus
Ariocarpus retusus ssp. trigonus
Ariocarpus retusus ssp. trigonus
PAN.285 “Jaumave, Tamaulipas”
Ariocarpus confusus
“L’enigma di Aramberri”
Ariocarpus fissuratus
Ariocarpus fissuratus
(v. lloydii)
Ariocarpus bravoanus
ssp. bravoanus
Ariocarpus bravoanus
ssp. hintonii
Ariocarpus koschoubeyanus
v. macdowellii
Ariocarpus koschoubeyanus
elephantidens
Ariocarpus koschoubeyanus
ssp. sladkovskyi PP 423
Ariocarpus kotschoubeyanys
v. albiflora
Ariocarpus scaphirostris
Rugosità e fissurazioni un modo per
convogliare l’acqua e per proteggersi dal sole
Note:

Molte specie di Ariocarpus sono dotati di tubercoli fissurati o rugosi
finemente istoriati

Dopo anni di coltivazione in suoli calcarei, queste fissurazioni tendono a riempirsi di depositi
minerali senza che le piante ne soffrano apparentemente

Anche l’unico Ariocarpus ad epidermide liscia come l’A. retusus ssp. retusus, sembra presentare
una fine rugosità. che promuove la formazione di concrezioni minerali senza dubbio capaci di
assolvere a funzioni protettive come la schermatura dai raggi solari

Quelle fessurazioni tanto caratteristiche nel complesso fissuratus , servirebbero anche a
convogliare le goccioline di umidità attraverso i canali che solcano tutto il tubercolo verso il centro
della pianta assolvendo così al mantenimento di una certa quantità di umidità, sufficiente a fare
sopravvivere le stesse nei periodi di più scarsa umidità.
con rilievi evidenti o
Rugosità e fissurazioni
Rugosità e fissurazioni
Propagazione
Ariocarpus kotschoubeyanus
Ariocarpus fissuratus
Ariocarpus agavoides
Ariocarpus scaphirostris
Ariocarpus retusus
Ariocarpus bravoanus ssp.. hintonii
Propagazione

Oltre ad acquistare piante già formate, risparmiando tempo (a causa della proverbiale lentezza di
crescita di queste piante partendo dalla semina) e disponendo di una buona scelta di piante presso i
vivaisti (soprattutto piante di piccole e medie dimensioni a seconda delle specie) il sistema migliore
di propagazione rimane la semina.

Occorre innanzitutto avere pazienza quando si seminano gli Ariocarpus perché le piantine hanno una
crescita lenta anche se i semi normalmente hanno una buona germinabilità fino a 5 anni e oltre,
meglio se autoprodotti.

Se vogliamo auto produrci semi puri, ricordiamoci di proteggere le piante se sono in fioritura specie
diverse, altrimenti a causa degli insetti impollinatori o del vento, rischiamo di avere degli ibridi.

Oggi i semi si reperiscono con facilità tramite molti rivenditori specializzati.

E’ possibile effettuare la propagazione di queste piante anche da singolo tubercolo .
Periodo semina:

La semina si può effettuare tramite un germinatoio (in qualsiasi momento dell’anno) oppure in
primavera inoltrata quando le temperature notturne non scendono sotto i 20° in ambiente luminoso
ma non al sole diretto.
 Al nord
non conviene seminare in luce naturale oltre una certa data (fine Giugno) in quanto poi
non rimarrebbe il tempo per la crescita delle plantule che dovranno affrontare l’inverno successivo .
Semina
Anche se c’è chi sconsiglia il metodo della sterilizzazione per non eliminare gli organismi
antagonisti, è preferibile sterilizzare tutti i materiali usati per la semina

Il terriccio che normalmente uso per la semina degli Ariocarpus è composto da :

30 % acadama fine *

30 % pomice granulometria 1/3mm.

30 % terriccio per cactaceae

10% ghiaino con granulometria da 1/2 mm

Il tutto, inumidito per poi sterilizzarlo in forno a 120/140° per 45 minuti

Questo serve ad eliminare organismi patogeni come alghe, muffe ed eventuali larve o uova di
insetti dannosi alle giovani plantule

* in sostituzione del lapillo
SEMENZALI DI 1 ANNO
ARIOCARPUS FISSURATUS
ARIOCARPUS RETUSUS
SEMENZALI DI 2 ANNI
Semina
I contenitori e i segna nomi:

Vanno steilizzati anch’essi, ma con acqua e candeggina, lasciandoli a bagno per almeno 1h per
poi risciacquarli accuratamente.

Come contenitori uso vasetti da 5x5x6

Si possono usare contenitori di qualsiasi tipo e a piacere, L’importante è la sterilizzazione

Come segna nomi le stesse targhette plastificate utilizzate per le piante adulte.
La semina:

Una volta riempiti i contenitori di semina lasciando 1/2 cm. di spazio tra il terriccio e il bordo
del contenitore per permettere la crescita delle piantine, vanno inseriti in una bacinella in modo
tale che l’acqua arrivi fino ad una certa altezza dei contenitori, circa la metà e questi iniziano
ad assorbire acqua dal basso.

All’acqua verrà vrrà aggiunto con un buon fungicida sistemico

Quando il terriccio è completamente bagnato sollevo i vasetti e lascio scolare l’acqua in
eccesso. Poi comincio a spargere sul terriccio superficiale i semi senza coprirli ed inserisco le
targhette con i dati di semina che fanno anche da separatori.

E’ bene seminare una sola specie per vaso in quanto le diverse velocità di crescita
impedirebbero rinvasi oculati delle diverse specie con velocità di crescita diverse
Semina
La copertura dei contenitori

Finita la semina i contenitori vanno inseriti in un sacchetto di plastica trasparente tipo quello per
alimenti chiudendo lo stesso con il lacceto in dotazione o con lo scotch

Da questo momento inizia l’ attesa della germinazione che normalmente avviene in circa 8 /15 giorni.

E’ bene dare ai contenitori la giusta luce per lo sviluppo regolare delle plantule, se assumeranno una
colorazione di un bel verde scuro vorrà dire che la luce è regolare, contrariamente se marroncino ci
sarà troppa luce se verde chiaro poca.
Inizia il ciclo asciutto bagnato

Quando nascono le prime spinette bianche è il momento di togliere i contenitori dal sacchetto .

Si lasceranno asciugare una prima volta e dopo qualche giorno si potranno ribagnare sempre per
immersione evitando movimenti troppo bruschi dell’acqua per non disturbare le plantule le cui
radichette non sono ancora ben salde nel terreno

E’ bene abituare da subito le plantule alla dura vita delle piante grasse, cioè il terriccio va sempre
fatto asciugare prima di ribagnare, magari aspettando anche un giorno prima di rifare questa
operazione e lasciando le piantine un po’ a secco, questo sistema non fa altro che abituarle ed
irrobustirle

All’occorrenza, se si notano formazioni di alghe e muffe è bene sciogliere nell’acqua altro
fungicida e all’occorrenza un’insetticida.

Dopo qualche mese, se le piantine saranno sviluppate con un paio di tubercoli si potrà dare una
leggerissima concimata.
Semina
Il ripicchettaggio

Normalmente trapianto l’anno successivo a Gennaio/Febbraio per evitare stress da caldo.

Anche se i vari esperti consigliano di fare questa operazione dopo 2/3 anni

Secondo me la piantina si è già formata e sopporta bene il trapianto anche alla luce del fatto che il
periodo di trapianto non è caldo e ha tutto il tempo per riprendersi prima dei caldi estivi,

Nei nuovi contenitori le piante staranno comodamente per qualche anno senza il bisogno di rinvasarle
ed avranno a disposizione abbastanza terra per far sviluppare in lunghezza la loro radice napiforme

Il terriccio utilizzato nei nuovi rinvasi avrà una composizione un po’ diversa da quello di semina in
quanto 30% acadama con granulometria fino a 4 mm. un 30% di pomice della stessa granulometria
un 20 % di terriccio per cactaceae 20% Sabbia vagliata

Rispetto alla semina ho diminuito il terriccio fertile di un 10% e incrementato il materiale drenate,
usando ormai il terriccio che si avvicina a quello in uso per le piante adulte

Come copretura si può usare lo stesso acadama oppure zeolite questi due minerali non galleggiano

Ormai evito di usare il lapillo per qualsiasi operazione riguardante gli Ariocarpus
Note di coltivazione
 Gli Ariocarpus sono piante robuste e rustiche che resistono bene alla siccità ed anche al freddo
soprattutto in ambiente con bassa umidità invernale.
Occorre prestare invece molta attenzione al momento, sempre stressante per qualsiasi genere, del
rinvaso, in quanto va fatto con calma, evitando di danneggiare la grossa radice napiforme che
causerebbe la fuoriuscita della mucillagine interna alla radice formata tra da
piccole
concentrazione di alcaloidi e che contiene le sostanze nutritive e di riserva per i periodi di stasi.
Eventuali danni al fittone, molto probabilmente causerebbero la perdita della pianta
Gli Ariocarpus sono piante che non stanno ferme neanche quando c’è il cosiddetto periodo di
estivazione e in primavera i primi sintomi della nuova ripresa della vegetazione si notano osservando
soprattutto i tubercoli centrali che prendono un colore verde alla loro base, questo è il sintomo che la
pianta vegeta e cresce normalmente
Note di coltivazione

Inizio il ciclo delle annaffiature a metà Aprile intervallando le stesse da una 15 gg fino alla metà di
Giugno per poi passare nel periodo più caldo ad annaffiare ogni 7 gg.

Continuando anche nei mesi di Luglio ed Agosto per poi sospenderle definitivamente alla fine
Settembre onde preparare le piante al riposo invernale.

Le annaffiature le effettuo con abbondanza di acqua in modo tale da bagnare perfettamente tutto il
pane di terra cercando di non bagnare la pianta tranne alcune volte, questo disturba eventuali
parassiti come il ragnetto rosso

Negli Ariocarpus le parti delicate della pianta risultano essere le radici e il fusto (CAUDICE) in
quanto sono maggiormente sensibili ai marciumi causati da eccessivi ristagni di acqua e umido.

Pertanto occorre prestare attenzione nella scelta dei materiali per comporre i terricci, effettuare dei
trattamenti fito sanitari preventivi ed eventualmente un paio di fertilizzazionii nell’arco della bella
stagione.
Fusto ( Caudice )

Le radici sono appunto la parte più importante e delicata negli Ariocarpus

Non si può però parlare prettamente di radici come comunemente si intende

Le radici degli Ariocarpus si possono a tutti gli effetti considerare Caudici.

Sono infatti come grosse rape, le radici degli Ariocarpus derivano dalla fusione della radice
primaria con il fusto, dando origine ad un caudice vero e proprio.

Il caudice è ricco di una mucillaggine idrofila,che permette alla pianta di immagazzinare grandi
quantità di acqua per poi servirsene all’occorrenza.

Per questo quando si rinvasano gli Ariocarpus è necessaria molta attenzione affinché non si
rompano le radici o peggio si danneggi il caudex, lasciando poi asciugare accuratamente prima
di rinvasare
Fusto ( Caudice )

Non essendo un venditore, normalmente non innesto queste piante se non per necessità
estreme, per velocizzare in alcuni casi lo sviluppo delle stesse per portare a fioritura e
ottenere semi in fretta o per salvare piante altrimenti perse

Mediante l’innesto il caudice viene eliminato e con esso la possibilità della pianta di assolvere
alle funzioni fisiologiche in modo naturale.

Questa situazione è mal sopportata dalla pianta che si vede costretta a rigenerare il caudice
nonostante sia innestata.

Questo si risolve in due modi o la parte inferiore del fusto si rigonfia e torna ad emettere
radici affrancandosi oppure la parte aerea abbandona la sua forma naturale sferico depressa
e assume una crescita sferico colonnare totalmente atipica di questa specie, causato dalla
necessità di concentrare nella parte innestata i tessuti succulenti e le camere mucillaginose

Nonostante sia poi possibile riaffrancare le piante, non avranno mai più l’aspetto naturale e
le radici non riassumeranno più li tipico portamento napiforme delle piante franche
Pianta innestata
Fusto ( Caudice )
Pianta con radice (caudice) naturale
Pianta innestata e sucessivamente affrancata
Fusto ( Caudice )
Note di coltivazione
Vasi:

Come contenitori conviene scegliere tra i vasi, quadrati o rotondi, di plastica morbida che hanno
una notevole durata evitando quelli di terracotta che risultano essere pesanti ed a causa del
richiamo laterale di acqua tende a far sì che le radici sottili si concentrino sulla parete del vaso, con
conseguente stress idrico, male utilizzazione del pane di terra e bruciature dei peli radicali deputati
all’assorbimento idrico a causa dell’arroventamento delle pareti del vaso.

Conviene scegliere misure in cui sia predominante l’altezza rispetto alla larghezza (per esempio 9 x
9 x 13) in modo tale che le radici si sviluppino anche in lunghezza senza dover essere costrette a
compiere movimenti circolari su se stesse.

La plastica morbida permette inoltre alla grossa radice di non rimanere stretta nel vaso ma in fase di
sviluppo lascia alla stessala possibilità di deformare il vaso, questo ci aiuta a capire che è arrivato il
momento di rinvasare in un vaso più appropriato.
Substrato colturale:

Qui rischiamo di toccare un argomento minato in quanto ogni coltivatore ritiene che la sua miscela
sia il top per quel genere di piante e pertanto non è facile consigliare un mix piuttosto che un altro.

Occorre tenere presente l’importanza che assumono determinate variabili tipo la locazione delle
piante, se stanno all’aperto in un terrazzo molto ventilato oppure dentro una serra , se stanno al
sole diretto o in parziale ombra, l’umidità relativa dell’aria, e soprattutto in quale zona d’Italia
vengono coltivate.
Note di coltivazione

Nel caso di questo genere una cosa fondamentale è la permeabilità all’acqua in modo tale da non creare
mai ristagni pericolosi.

Ci sono dei bravi coltivatori che per ricreare un substrato molto simile a quello in habitat utilizzano la
marna grigia, una roccia friabile composta da argilla ricca di calcare e la utilizzano pura, non in miscela
con altri prodotti.

Personalmente utilizzo terriccio così composto:

40 % acadama, 40% pomice, 10% terricio per acidofile il meno torboso possibile, e per il 10% rimanente
utilizzo sabbia vagliata o altri inerti quali zeolite

Come si può notare c’è un’ulteriore riduzione di materia organica e il terriccio è minerale al 90%

Come copertura uso acadama o zeolite attorno al colletto della pianta.
Note di coltivazione
Trattamenti fitosanitari :

Normalmente effettuo 2 trattamenti di cui uno alla ripresa delle innaffiature miscelando
(anche se l’ideale sarebbe fare 2 trattamenti separati) un fungicida e un insetticida e l’altro
all’ultima innaffiatura sempre con gli stessi prodotti ad esempio Fenix e Zolfo micronizzato.

Questi prodotti li sciolgo nella dose minima consigliata nell’acqua di bagnatura in modo tale
che innaffiando colpiscono la pianta sia in superficie che nel terriccio dove spesso si annidano
le cocciniglie soprattutto quella cotonosa.
Fertilizzazioni :

2 volte all’anno fertilizzo con concimi idonei a basso tenore di azoto il primo trattamento lo
effettuo a fine Maggio, dopo che le piante hanno ripreso la piena vegetazione e non siamo
ancora entrati in una fase di eccessivo rialzo termico e il secondo i primi giorni di Settembre
dopo che la temperatura risulta essere più fresca e le piante riprendono a vegetare a pieno
ritmo dopo una leggera stasi estiva che permette loro di accumulare sostanze nutritive che
aiuteranno a superare la fase autunno-invernale.

Ora uso un ottimo concime che mischio al terriccio al rinvaso Si tratta di un concime a
tecnologia Osmocote, l’Osmocote KB rose ha un titolo NPK di 9 14 19 + microelementi e 3%
di Magnesio
Conclusioni

Ci sono molte possibilità che nel prossimo futuro vengano scoperte in Messico nuove entità
di Ariocarpus a seguito di ricerche presso territori inesplorati.

Tuttavia, prima di creare nuove entità, è necessario essere sicuri che siano effettivamente
piante diverse e non di una delle tante forme che vengono prodotte dal corso della natura.

Per quanto riguarda le nostre piante in coltivazione, consiglio di coltivarle perché non
necessitano di troppe attenzioni da parte nostra, anzi spesso troppe cure sono deleterie.

Con la loro crescita lenta non occuperanno mai troppo spazio e soprattutto ci regaleranno
delle splendide fioriture nel periodo autunnale quando gli altri generi hanno smesso di
fiorire.
Fine
Marco Sisti - La Cutura
3 Maggio 2014
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Il genere Ariocarpus