ESTHER FIORESE
ARIANNA MAESTRI
LUCIA TUDINI
ARCHITETTURA
Tempio Malatestiano
Palazzo Rucellai
TEMPIO MALATESTIANO
Leon Battista Alberti, Tempio Malatestiano, ca 1453.Rimini.
• Il Tempio Malatestiano
costituisce il rifacimento
della chiesa gotica di San
Francesco a Rimini.
• I lavori di rifacimento
iniziarono nel 1447 per
volontà di Sigismondo
Pandolfo Malatesta.
• Alberti non si occupa
direttamente della
direzione dei lavori,ma
questi vengono affidati a
Matteo de’ Pasti.
MEDAGLIA COMMEMORATIVA
• L’opera rimase
incompiuta, ma dalla
medaglia celebrativa della
chiesa si può vedere che
nella parte superiore della
facciata ci sarebbe dovuto
essere un fastigio
raccordato alla cornice
sottostante attraverso dei
semipiani curvilinei
• Inoltre una grande cupola
somigliante a quella del
pantheon avrebbe dovuto
completare l’edifico. La
medaglia non consente di
capire quale forma avrebbe
dovuto avere il tamburo né
la cupola.
• Il Tempio malatestiano e la
Colonna Traiana hanno una simile
ornamentazione del basamento e
identiche dimensioni. Infatti la
facciata del Tempio è larga e
sarebbe stata alta cento piedi
romani come la Colonna Traiana
• Inoltre hanno la stessa funzioni
celebrativa e di mausoleo. Nella
Colonna Traiana erano deposte le
ceneri di Traiano e della moglie
Plotina,così come nel Tempio
Malatestiano sarebbero stati
custoditi i corpi di Sigismondo e di
Isotta.
LA FACCIATA
La facciata del Tempio Malatestiano è la prima facciata
di chiesa rinascimentale e fa riferimento all’antichità
romana. Alberti non imitò le forme del tempio classico,
ma quelle degli archi di trionfo, in particolare l’Arco di
Augusto e l’Arco di Costantino.
ARCATE LATERALI
Le arcate a
tutto sesto
sorrette da
pilasti
ricordano le
arcate
interne del
Colosseo e
quelle del
Mausoleo di
Teodorico.
•Facciata rinnovata da Leon Battista Alberti
• Cinque campate aumentate poi a sette per
volontà del committente Giovanni Rucellai
• La travata ritmica (a, a, b, a, a) definisce un
ritmo regolare delle campate uguali, ad
eccezione di quelle che ospitano gli ingressi
• Tre piani e una cornice con sovrapposizione
degli ordini: tuscanico al primo, ionico al
secondo, corinzio al terzo
• Lo schienale della panca che orna il basamento
imita l’opus reticulatum
Palazzo Rucellai
(Firenze, 1452 ca)
Colosseo
(Roma, 72-80 ca)
• La suddivisione in tre piani
intervallati (da lesene nel
Palazzo Rucellai, da colonne
nel Colosseo) si trova in
tutti e due i monumenti
• Nel Palazzo Rucellai la
sovrapposizione degli ordini è un chiaro riferimento al
Colosseo: capitelli dorici nel palazzo e tuscanici
nell’anfiteatro al primo piano, ionici al secondo e corinzi
al terzo compaiono in entrambi
• La trabeazione retta dalle lesene del primo piano del
Palazzo ha un fregio continuo, come nell’anfiteatro
• Le aperture nel basamento del Palazzo fiorentino
ricordano la soluzione compositiva del Colosseo
SCULTURA
Bacco
Michelangelo
Gattamelata
Donatello
• Realizzato tra il 1445 e il 1453 da Donatello
• Periodo padovano (1443-1454)
• Piazza del Santo, antistante la Basilica di Sant’Antonio, a Padova
• Monumento celebrativo in onore del capitano di ventura Erasmo da
Narni, soprannominato Gattamelata
• Donatello sottolinea l’umanità del soggetto (i tratti del viso e
l’espressione)
• Il destriero è il frutto di un accurato studio dal vero
• Realizzato con la tecnica della fusione a cera persa
• Il messaggio è quello della vittoria di un uomo grazie alla sua
intelligenza
GATTAMELATA
• Il cavaliere cavalca alla moderna,
con sella e staffe
• Le briglie e gli ornamenti sono
moderni
• È rappresentato un eroe moderno
che combatte con l’intelligenza ed è
rappresentato semplicemente come
uomo
STATUA EQUESTRE DI MARCO AURELIO
• I temi centrali sono la grandezza divina e il
potere
• La posa del braccio teso (atto di clemenza)
fa percepire l’imperatore come un dio e un
conquistatore
BACCO
• Commissionato dal cardinale Riario, è
la prima scultura a tutto tondo di
Michelangelo
• Rappresenta Bacco in preda
all’ebbrezza accompagnato da un
satiro (che invita l’osservatore a girare
intorno alla statua)
• Rivela un’approfondita rilettura
dell’antico
Bacco, Michelangelo Buonarroti
1497. Museo Nazionale del
Bargello, Firenze
• La sensualità del corpo è veicolata
dall’accurata resa naturalistica e dalla
morbidezza dei tratti del soggetto
S. Sebastiano
PITTURA
Mantegna
L’enigma dell’ora
De Chirico
Villa Romana
De Chirico
In Mantegna i riferimenti al classico sono
più che mai evidenti nel S. Sebastiano
(del periodo mantovano dell’artista) che
dà prova di un profondo studio
dell’artista delle rovine antiche, che qui
simboleggiano la caducità del mondo
classico.
• Il santo è legato al resto di una colonna
• Lo sfondo è occupato da architetture
sia antiche che moderne
• Le antiche mura sono adattate ad un
uso moderno; la zona abitata è
sormontata da una fortezza; sullo
sperono sorge un’acropoli turrita
S. Sebastiano, 1480 ca.
Parigi, Museo del Louvre
L’enigma dell’ora
L’enigma dell’ora è fra i primi dipinti
metafisici di De Chirico. Il dipinto
rappresenta un porticato, sovrastato da una
loggia. Nella sua ombra appare una figura
umana immobile che aspetta. In basso i
raggi del sole pomeridiano, che genera
lunghe ombre, sfiorano una vasca mentre
investono interamente l’uomo vestito di
bianco che le sta a fianco.
Il portico si rifà
ad architetture
fiorentine come
lo Spedale degli
Innocenti.
Spedale degli Innocenti,dal 1419,
Filippo Brunelleschi. Firenze.
L’enigma dell’ora, Giorgio De Chirico,
1911. Milano, Collezione privata.
“Lo Spedale degli Innocenti
fu progettato da
Brunelleschi,il cui
linguaggio si caratterizza
per la ripresa della sintassi
classica basata sull’ordine
architettonico e sull’arco a
tutto sesto.”
VILLA ROMANA (1922)
• Prospettiva ben applicata e colori
prevalentemente caldi, assimilabili a quelli dei
dipinti di Pompei
• Sfondo simile a quelli dei dipinti di Mantegna
• Tela popolata da personaggi contemporanei
che abitano gli edifici, da note statue classiche
sui tetti dei due palazzi, e dalla dea Storia
seduta su una soffice e candida nuvola
Amazzone
ferita,
Fidia, 440430 a. C.
Città del
Vaticano,
Museo PioClementino
Meleagro,
Skopas, II
sec. d. C.
Città del
Vaticano,
Museo PioClementino
Antinoo Albani, II
sec. d. C. Musei
Capitolini, Roma
Villa Romana, De Chirico, 1922. New York,
collezione privata
Giovane nativo della
Bitinia amato da
Adriano, morì
misteriosamente nel
Nilo
SKOPAS: MELEAGRO
La statua rappresenta
Meleagro a caccia, mentre
attende di uccidere il suo
nemico per poi morire egli
stesso. Inizialmente il
panneggio, il cane e il
cinghiale non c’erano:
sono stati aggiunti dopo
dal copista del Vaticano.
L’attribuzione a Skopas è
controversa, ma non
seriamente contestabile: la
passionalità del volto e
l’intensità dello sguardo
sono tipici dell’artista.
FIDIA: L’AMAZZONE FERITA
Realizzata in occasione di una gara
poi vinta da Policleto, ci è giunta
soltanto una copia romana
dell’opera. La statua conferma
l’allontanamento dell’artista dalle
regole chiastiche: l’equilibrio è
ottenuto, oltre che dal peso
concentrato sulla gamba destra,
dall’asta, in modo da lasciare
leggera la gamba sinistra con la
coscia, scoperta, ferita.
Il soggetto classico e mitologico che più ha
affascinato e incantato gli artisti di ogni
tempo è Venere, la dea dell’amore degli
antichi romani, equivalente all’Afrodite dei
greci.
La sua figura, presa a modello di bellezza,
divenne il soggetto di innumerevoli opere.
Quest’opera fu commissionata a Tiziano da Guidobaldo II
della Rovere, signore di Urbino.
Giorgione, venere
dormiente, 1510
Tiziano, Venere di Urbino, 1538
Firenze, Galleria degli Uffizi
La Venere di Tiziano ispirò quasi 300 anni dopo l’Olympia. La
Venere viene qui sostituita da una prostituta, come
possiamo vedere dal laccio che porta al collo e dalle scarpe
alla moda che la ragazza indossa.
Manet, Olympia, 1863
Parigi, Musée d'Orsay
La Venere di Tiziano potrebbe essere una
ragazza che sta per sposarsi (secondo
alcune interpretazioni) infatti:
Manet invece, reinterpretando l’opera di
Tiziano, sceglie di rappresentare una
prostituta.
• Il cane sul letto, simbolo di fedeltà, per
alcuni sopita
• La serva di colore (simbolo dell’esotico e
malvista nella società dell’800) le porge il
dono di un amante
•I colori dello sfondo: verde, colore della
speranza; bianco, colore della pudicizia e
rosso, colore della passione
• Il gatto, simbolo di ambiguità e furbizia, è
contrapposto al cane
• I fiori che porta in mano, infine
potrebbero essere un regalo dello sposo
• La mano appoggiata sul pube è un ironico
riferimento al pudore classico
Questa interpretazione è però molto
dibattuta.
• Manet inoltre riprende anche i colori dello
sfondo di Tiziano.
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Il rapporto con il classico