SCUOLA MEDIA STATALE “GIUSEPPE GRASSA” MAZARA DEL VALLO PROGETTO PLURIDISCIPLINARE “ALIMENTARSI …. UNA SCELTA CONSAPEVOLE” CLASSE 2°E ANNO SCOLASTICO 2012-13 L’ alimentazione nell’ arte Fin dall’antichità i cibi sono stati presenti nelle rappresentazioni artistiche e, in particolare, nella pittura. In età antica gli alimenti erano la base di numerosi riti sacri; a partire dal Medioevo hanno assunto un vero e proprio significato simbolico (importantissimo il ruolo dei cibi nella simbologia cristiana). L’ultima cena di Michelangelo L’ultima cena di Duccio di Boninsegna In altri casi i cibi assumono significati allegorici o sociologici, rendendo, per esempio, espliciti i rapporti e la differenza tra le classi sociali. Il mangiatore di fagioli di Annibale Carracci Dal Seicento gli alimenti diventano i protagonisti principali della pittura con le “nature morte”. Frutta e verdura vengono rappresentati nei loro minimi particolari, nella loro naturalezza, nella loro imperfezione, stando ad indicare la bellezza corrosa dal tempo, la precarietà della vita terrena e il ciclo della natura. Fede Galizia: Natura morta con ciliegie (1590) Van Dyck – Natura morta con formaggi (1613) Paul Cèzanne: Natura morta con cesta (1888) Paul Cèzanne: Natura morta con mele e arance (1899) Nell’800 gli alimenti nella pittura assumono di nuovo significati sociologici, per esempio con Van Gogh il quale si propone di rappresentare gli umili della società. L’artista con la sua arte vuole ridare dignità a tutti gli esseri viventi indipendentemente dalla loro classe sociale. Nel celebre quadro “I Mangiatori di patate”, la patata, ortaggio alquanto comune e base dell’alimentazione contadina, rappresenta, ancora una volta, la ricompensa per il duro lavoro svolto. Nel novecento il tema dell’alimentazione nella pittura continua con le nature morte o come rappresentazione della cultura di un popolo. Celebre è il quadro di Renato Guttuso “Vucciria” del 1974. Fernando Botero: “Picnic” (2001) Vedremo adesso, in particolare, tre quadri aventi come tema l’alimentazione e dei quali riporteremo una descrizione e il loro significato. Canestro di frutta Autore: Caravaggio Titolo: Canestro di frutta Data: 1596 Tecnica: olio su tela Dimensioni:(46x64) Collocazione: Milano Pinacoteca Ambrosiana Descrizione Del Canestro Di Frutta La cesta con la frutta, dipinta da Caravaggio, sembra sporgere dal piano su cui poggia. Nel Cesto si vedono molte varietà di frutta: mele, dell’uva, limoni, pesche e fichi. I colori sono accesi e lo sfondo chiaro li mette ancora più in risalto. I frutti rappresentati sono legati alla simbologia Cristologica della passione di Cristo; inoltre il cesto è uno dei simboli della chiesa. Vaso e Frutta Autore: Paul Cézanne Titolo: Vaso e frutta Data: 1895 Tecnica: Olio su tela Dimensioni: 73x60 Collocazione: Merion Descrizione del vaso e frutta In questa tela, più che alla rappresentazione di fiori sbocciati, Cézanne è interessato alle sfumature di colore. Ancora una volta, il soggetto è posto al servizio di ciò che interessa maggiormente l'artista: lo studio dell'influsso della luce sugli oggetti e sulle gradazioni di colore che ne derivano. In questo quadro viene rappresentato un vaso blu con dentro dei fiori. Intorno a questo vaso si trovano: una pera, una mela e un limone. Summer Autore: Giuseppe Arcimboldo Titolo: Summer Data: 1573 Tecnica: Olio su tela Dimensioni: 1,800x2,380 Collocazione: Denver Art Museum Descrizione del Summer Fa parte di un ciclo di quattro dipinti chiamati “Le stagioni” che Arciboldo eseguì per celebrare il reame viennese tramite un assetto allegorico. Il soggetto è una donna il cui volto è costituito di frutti, verdure e ortaggi: le ciliegie ornano tutto l'orlo della capigliatura e si ritrovano anche sul viso a comporre il labbro superiore; la guancia è formata da una pesca, il naso è un cetriolo, l'orecchio visibile è una melanzana e il sopracciglio una spiga di grano. Il vestito è formato interamente da grano. L’aLimentazione neLL’antica Grecia Le prime informazioni relative agli usi alimentari contenute in opere letterarie risalgono alle origini stesse della letteratura e la accompagnano nel tempo. Già tanto nell’Iliade quanto nell’Odissea ci sono descrizioni di grandiosi banchetti, a base soprattutto di carni. Le abitudini alimentari delle classi più umili sono testimoniate nei versi della poesia bucolica. L’alimentazione di tali classi era costituita dal latte e i suoi derivati, da focacce e da verdure. L’aLimentazione neLL’antica roma Le cose cambiano poco se dal mondo greco si passa a quello romano: anche qui alla semplicità delle mense contadine e alla modestia delle vivande sulle tavole dei Romani dell’età repubblicana, si contrappongono gli eccessi alimentari delle case dei ricchi soprattutto durante l’età imperiale: i banchetti di Lucullo erano così famosi che da allora i banchetti più raffinati e ricchi sono detti “luculliani”. Una testimonianza delle usanze alimentari dei romani ricchi è offerta da Petronio nel suo Satyricon. L’aLimentazione Nel medioevo Altre testimonianze letterarie che esprimono i temi dell’alimentazione si trovano nel Ciclo Arturiano, in particolare nel romanzo di uno dei più grandi scrittori medievali: Chrétien de Troyes. In questa opera si legge quanto segue: “Il re Artù non si dimostrò spilorcio: ordinò ai panettieri, ai cuochi e ai coppieri di distribuire largamente, a piacere di ciascuno, pane, vino e cacciagione”. Andando avanti nel nostro percorso alimentareletterario scopriamo che nel Medioevo la base dell’alimentazione europea è costituita dai cereali, lavorati in pane, polenta o farinata. Le carni, ma anche le verdure e la frutta di buona qualità, le spezie e, in generale, i costosi cibi di importazione sono riservate ai ceti più ricchi. La rarità della carne sulle mense popolari è allusa anche nella celebre novella “Chichibio e la gru” facente parte della raccolta del Decameron di Giovanni Boccaccio. Chichibio e la gru In questa novella si racconta di un’innamorata che non chiede al suo uomo baci o carezze, nè gioielli in dono, quanto la coscia di una gru. E in questo particolare punto della novella che emerge la condizione di povertà della classe popolare che desiderava ardentemente la carne. Chichibio esaudirà la sua richiesta mettendo però in pericolo la propria reputazione e il proprio posto di lavoro. L’aLimentazione neL rinascimento Anche nei secoli successivi al Medioevo continua ad aleggiare sull’Europa, insieme al fantasma delle grandi carestie, quello della fame. Non è certo un caso se le opere letterarie dell’epoca descrivono le scorpacciate dei pochi fortunati che possono mangiare tutto quello che vogliono. E’ il caso, per esempio, dello scrittore francese Francois Rabelais che, nel suo Gargantua e Pantagruel, descrive le abnormi mangiate dei suoi eroi, destinate a diventare famose e a dare origine all’aggettivo “pantagruelico”. Nell’ opera per esempio si descrive come mangiava Gargantua, appena alzato, per cominciare la giornata: “…con belle trippe fritte, splendide carbonate, bei giamboni, begli arrosti di capretto, e abbondante zuppa di prima”. L’aLimentazione neLLa Letteratura deL ‘600 Una drammatica rappresentazione della condizione di vita della gente in occasione della carestia che travagliò parte dell’ Italia intorno al 1628 è fornita da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi. Lo testimonia l’episodio dell’assalto ai forni a cui Renzo, appena giunto a Milano, assiste nel capitolo XII. Il XVIII secolo: L’iLLuminismo e iL buon Gusto a tavoLa Anche nel XVIII secolo l’appartenenza a classi sociali diverse influisce sul tipo di alimentazione che la gente può permettersi: per i poveri il cibo continua a essere una questione di sopravvivenza da risolvere giorno dopo giorno, per i ricchi non costituisce mai un problema, anzi, è sempre più un elemento di ostentazione e di consolidamento del potere. La raffinatezza alimentare degli aristocratici e dei borghesi del Settecento continua a essere in contrasto con la diffusa povertà delle mense della gente comune. Presso le classi più elevate, si comincia a valorizzare il piacere di stare a tavola,di mangiare e bere insieme. In questo secolo nei trattati di cucina la culinaria è considerata una vera e propria arte. Non a caso, alla fine del secolo, Giuseppe Parini, nel poemetto Il Giorno, più volte descrive polemicamente le abitudini alimentari dei nobili improntate al lusso sfrenato. Il nostro percorso alimentare-letterario si ferma qui poiché il nostro viaggio letterario, per quest’anno, è arrivato al capolinea. Lavoro realizzato da: Ben Achour Hilena Di Giorgi Denise Fumusa Caterina LuppinoMiranda Pernice Veronica Vinci Federica (sotto la supervisione del prof. Andrea Fiducioso)