L’Islam
L’Islam,traducibile con “sottomissione a Dio” , è una religione monoteistica osservata dai
musulmani. Si è manifestato per la prima volta nella cittadina higiazena di La Mecca. Suo
portavoce è stato Maometto, considerato dagli arabi l’ultimo e definitivo profeta inviato da
Dio al mondo intero.
I cinque pilastri dell’Islam
Gli atti del culto
Un detto del Profeta afferma che l'Islâm è costituito principalmente da cinque cose:
• 1. la professione di fede (Shahada)
• 2. la preghiera (Salat)
• 3. l'elargizione dell'elemosina (Zakat)
• 4. l'adempimento del digiuno (Ramadan) e
• 5. il pellegrinaggio (Hajj)
La professione di fede (shahada)
"Attesto che non vi è divinità all'infuori di Dio e che Muhammad è il suo
messaggero".
La formale espressione di questa formula viene riconosciuta da tutte le
scuole giuridiche come l'espressione di appartenenza all'Islâm.
Queste due proposizioni sono le verità di fede imprescindibili per un
musulmano e vengono ripetute continuamente dagli appartenenti alla Umma.
La preghiera (salât)
La preghiera rituale compiuta secondo modalità precise si chiama salât, e
si distingue dalla preghiera libera e spontanea che ogni fedele può
rivolgere a Dio in ogni momento. La preghiera viene effettuata cinque volte nel corso della
giornata:
• 1. all'alba (al-fajr)
• 2. a mezzogiorno (ad-zuhr)
• 3. a metà pomeriggio (al-‘asr)
• 4. al tramonto (al-maghreb)
• 5. un’ora e mezza dopo il tramonto (al-‘isha)
L'elemosina rituale (zakat)
La zakat (purificazione), l'elemosina a favore dei poveri e dei bisognosi, è
calcolata con precisi parametri ed è il modo per purificare il patrimonio
personale, altrimenti ritenuto impuro
I beni sottoposto alla zakat devono essere stati guadagnati lecitamente e
devono essere stati posseduti da almeno un anno.
Il digiuno (sawm)
Il digiuno è stato istituito secondo la tradizione il secondo anno dell'Egira, e
prevede l'astensione dal cibo, dalle bevande e dagli atti sessuali per tutto il
mese del ramadan dal sorgere del sole a suo calare.
Viene riconosciuto al digiuno (raccomandato, sconsigliato o proibito anche
in altri periodi dell'anno) meriti sociali, fisici e psicologici oltre che
naturalmente spirituali.
L'Islâm è contro ogni forma di eccesso e, per questo, sono esenti dal
digiuno:
• i malati (quando il digiuno sia gravemente pregiudiziale alla salute),
• i viaggiatori (per un viaggio di oltre 81 km per il periodo del
• trasferimento di andata e quello di ritorno).
Inoltre, hanno facoltà di non digiunare le donne che allattano e le persone
in età avanzata .
Il Pellegrinaggio (hajj)
L'ultimo pilastro dell'Islâm (non certo per importanza) è l'Hajj, il grande
pellegrinaggio alla Mecca.
Ogni musulmano in buona salute, che disponga di sufficienti mezzi
economici, che non sia impedito da cause che prescindono dalla sua
volontà, uomo o donna che sia, almeno una volta nella vita, deve compiere
il pellegrinaggio.
Non vi è obbligo per i bambini, anche se è permesso loro di accompagnare
i genitori.
La Rivelazione
Date Principali:
Approssimativamente nel 570 d.C. nacque Maometto a Abd Allah. La sua casa era situata a
Mecca, stazione di passaggio per I cortei di cammelli che viaggiavano per l’Arabia.
Nel 610 d.C. Maometto iniziò a ricevere una serie di rivelazioni che trasmise ai suoi
compaesani alcuni dei quali accettarono la sua guida spirituale e politica. Si dice che avesse
all’incirca 40 anni.
Il 622 d.C. è considerato il primo anno dell’era musulmana quando Maometto e i suoi
discepoli decisero di emigrare da Mecca a Medina (Hijra= pr. Hisgira). Fu qui che
Maometto formò il suo seguito fino al 630 d.C. quando riuscì a ritornare a Mecca
vittorioso. Al momento della sua morte nel 632 d.C. l’Arabia era in gran misura vinta alla
nuova fede: quella islamica.
La predicazione di Maometto iniziò, dunque, nel mese di Ramadan del 610, quando, secondo la
tradizione tramandata dal Corano, sul Monte Hira, nei pressi della Mecca, al Profeta sarebbe
apparso l'arcangelo Gabriele che gli disse queste parole:
"Leggi, in nome del tuo Signore che ha creato, che ha creato l'uomo da un grumo di sangue. Leggi
nel nome del tuo Signore il più generoso, che ha insegnato per mezzo del calamo, che ha
insegnato all'uomo quello che non sapeva.“
Maometto sulle prime credette di aver sognato, tanto più che c'è un periodo tra la prima
apparizione del Monte Hira e quelle che a distanza di tempo sensibile le seguiranno
(ricordiamo che Maometto seguitò a ricevere apparizioni angeliche per tutta la vita).
Inizialmente Maometto confidò queste esperienze solo a pochi intimi, tra i quali il cugino Alì e
i congiunti Othman e Abu Bakr, mentre solo verso la fine del decennio successivo iniziò a
predicare in pubblico una rivelazione monoteistica.
Il 16 luglio 622, Maometto ed una trentina circa di seguaci si defilarono dalla Mecca e si
rifugiarono nell'altra città mercantile del nord-ovest arabo: Yathrib. Fu la vera e propria
egira del 622 che segnò l'inizio dell'epoca musulmana grazie alla positiva accoglienza della sua
predicazione nella città.
Il potere dei Quraysh dell'interno alla Mecca si andava sbriciolando, e nel 630 Maometto entrò
alla Mecca senza colpo ferire, essendo ormai la sua autorità qualcosa cui era impossibile
opporsi. Sbaragliati gli ultimi coreisciti, all'età di quasi 60 anni il Profeta si dedicò
all'espansione della fede islamica nelle terre dei nomadi e semi-nomadi vale a dire l'intero
Higaz. Egli accettò comunque il compromesso di mantenere il santuario della Ka'ba,
integrandolo nella spiritualità islamica.
Lunedì 12 rabīʿ II dall'Egira (vale a dire l'8 giugno 632) Maometto morì a Medina. Lasciò 9
mogli (la più importante era la terza, ʿĀʾiša), e una sola figlia sopravvissuta, Fāṭima, sposa del
cugino ʿAlī b. Abī Ṭālib, e madre dei fratelli al-Ḥusayn e al-Ḥasan, futuri "Imam" sciiti.
Maometto venne sepolto a Medina, "Città del Profeta", nella monumentale moschea principale
della Città, dalle cupole verdi. Proprio Medina divenne capitale del nascente Califfato islamico.
Dopo la morte del Profeta
A Medina, subito dopo la morte di Maometto, in un'improvvisata riunione, si decisero i destini
politici della Umma, identificando il primo successore di Maometto e "luogotenente" di Dio in
terra: il califfo. I più importanti furono i primi quattro.
Espansione del califfato:
• Espansione sotto Maometto, 612-632
• Espansione sotto il Califfato "ortodosso", 635-661
• Espansione sotto il Califfato omayyade, 661-750
Abu Bakr (632-634)
Abu Bakr 'Abd Allah ibn Abi Quhafa era coetaneo di Maometto, suo amico d'infanzia e primo
convertito maschio e maggiorenne all'Islam (lo avevano preceduto la moglie di Maometto,
Khadija, e il minorenne cuginetto Ali ibn Abi Talib). Fu eletto come "Khalīfat rasūl Allāh"
(Vicario o successore del Profeta di Allah), che in italiano è ridotta a "califfo". Questo titolo
ingombrerà la Storia araba fino al 1926.
Il neo-califfo Abu Bakr dovette lottare subito contro lo scissionismo delle tribù arabe ribelli,
moto che è passato alla storia come "Ridda". Abū Bakr, passato ai posteri come un
personaggio mite e gentile, regnò fino al 634 anno in cui morì. Alla sua successione fu
chiamato Omar ibn al-Khattab.
Omar (634-644)
Omar ibn al-Khattab, secondo califfo dell'Islam, salito al potere trovò, dopo la Ridda, la Penisola
arabica unita sotto il vessillo islamico. Quindi poté anzitutto, con l'ausilio del suo generale
Khalid ibn al-Walid, scagliarsi contro le province di confine del deserto arabo-siriano,
soggiogando i reami semi-sedentarizzati del Nord. Quindi, le armate musulmane si
riversarono in Siria,Persia ed Egitto.
In seguito alla crisi dell’impero bizantino le armate musulmane senza grosse difficoltà poterono
in pochi anni prendere Palestina e Siria. Ora Medina puntava all'Egitto. Intanto, le fiorenti
città costiere bizantine di Cirene,Leptis Magna, Bengasi caddero in tre anni, tra il 642 ed il
645. L'Africa settentrionale si avviava ad essere una terra musulmana.
Dal 640 il califfo Omar dovette escogitare un sistema di gestione di questo ciclopico impero che
si andava creando. Per prima cosa il califfato incamerò i beni demaniali e dei nemici dello
Stato arabo.Questo è il periodo dove si consolidano e vengono fondate nuove città di arabi
fuori d'Arabia, Le "città fondate" arabe si chiamarono amṣār, e divennero guarnigioni e centri
commerciali di emigrati arabi. Una delle cause di questa colossale espansione araba fu
proprio il sovrappopolamento della Penisola arabica.
Intanto a Medina, ormai capitale di un impero, il califfo ʿOmar viene assassinato dallo schiavo
persiano Luʾluʾa, il 4 novembre 644, venendo sepolto accanto ad Abū Bakr e a Maometto, in
quella che oggi è la Moschea del Profeta a Medina. È il primo caso di un califfo ucciso, ma non
ʿUthmān (644-656)
ʿUthmān ibn ʿAffān non è uno dei primissimi seguaci dell'Islam, anzi c'è tutta una leggenda che
lo vuole convinto pagano che picchia la sorella convertitasi all'Islam mentre leggeva il
Corano, successivamente pentendosi e, letto un versetto coranico, convertendosi infine alla
nuova religione. Sarebbe in linea con il carattere del personaggio, irruente ed impulsivo.
Regna per 12 anni, dal 644 al 656, e suoi meriti sono l'aver rinominato e riassestato Medina,
l'aver riordinato il Corano con la Sunna (che è la consuetudine avita), e l'aver ideato il
calendario arabo che si basa sulla data dall'Egira (622).
Il califfato di ʿUthmān fu segnato dal nepotismo. Si dice che negli ultimi anni di regno
ʿUthmān si fosse rimbambito, cosicché le forze ribelli, unitesi, assediarono Medina una prima
volta, scendendo poi a patti. Ma la pace durò poco, e il 17 giugno 656 le forze ribelli entrarono
in Medina uccidendo il Califfo. Era la prima volta che un Califfo era assassinato da
musulmani. Al califfato salì il cugino, genero, figlio e fratello adottivo di Maometto: ʿAlī ibn
Abī Ṭālib.
ʿAlī (656-661)
ʿAlī ibn Abī Ṭālib salì al Califfato dopo essere stato scartato per ben tre volte. Era uno degli
ultimi compagni di Maometto, e dovette subito fronteggiare il moto indipendentista dei
ribelli. Nell'ottobre 656 il Califfo uscì da Medina per non rientrarvi mai più, e si recò a Kufa,
in Iraq, che divenne la nuova capitale del califfato arabo. Di lì Alì marciò su Bassora, dove si
erano addensati i ribelli, affrontandoli nella battaglia del Cammello o di Bassora.I ribelli
furono sconfitti,
Dopo però che Muʿāwiya, potente governatore della Siria parente di Uthman prese l'Egitto,
praticamente nessuno più rispettò l'autorità di ʿAlī. Questi, indebolito anche dall'eresia
kharigita, fu assassinato proprio da uno di questi kharigiti, tale Ibn Mulǧam, nel 661. Il figlio
al-Ḥasan cedette tutti i vestigi del potere califfale a Muʿāwiya, che divenne legittimo quinto
Califfo dell'Islam. Saliva al potere la dinastia omayyade.
Dinastia Omayyade
Dinastia di quattordici califfi arabi (661-750), che rese ereditaria la carica. La denominazione
deriva dall'arabo Banu Umayya (i discendenti di Umayya), la potente famiglia qoreishita di
Muawiya I (603-680). Suo padre, Abu Sufyan, dapprima deciso avversario di Maometto, si era
poi convertito all'Islam assicurando alla sua schiatta prestigio e autorità anche nell'ambito
della nuova religione. Già con Othman i Banu Umayya erano assurti al califfato (644-656) e
proprio per vendicare la sua uccisione Muawiya I avviò la rivolta contro il quarto califfo, Ali
ibn Abi Talib, con la quale conquistò la suprema carica islamica (661). Stabilita la capitale a
Damasco e poste le basi per un ben accentrato stato monarchico, Muawiya I e i suoi
successori condussero una poderosa campagna di conquiste. In tale opera si distinse in
particolare Abd al-Malik che, vinti i kharigiti e gli sciiti, riconquistò definitivamente l'Iraq e
lo Higiaz restaurando l'unità dell'impero islamico. Sotto al-Walid I (705-715) e Sulaiman (715717) l'espansione raggiunse la Transoxiana, le rive dell'Indo e la Spagna, per toccare il culmine
sotto il califfato di Omar II (712-720). Ben presto cominciò comunque a manifestarsi una
certa reazione dei popoli sottomessi contro l'eccessivo potere e i privilegi goduti
dall'elemento arabo che, dopo la conversione della maggior parte dei conquistati all'Islam,
non si giustificavano più dal punto di vista religioso. Si avviò così la rapida decadenza della
dinastia, favorita anche dalla mediocrità dei successivi sovrani e da un continuo inasprirsi
delle discordie interne. In breve in tutto il vasto dominio omayyade prese a serpeggiare la
rivolta che trovò il suo esito risolutivo allorchéMarwan II (744-750) non riuscì a impedire
che Abu 'l-Abbas si proclamasse califfo. Sconfitto disastrosamente sul Grande Zab, affluente
del Tigri, Marwan II venne catturato e ucciso. Gli Abbasidi vincitori procedettero quindi
all'impietoso massacro di tutti gli Omayyadi superstiti. All'eccidio si sottrasse soltanto Abd
ar-Rahman I.
Dinastia Abbaside
(750-1258). Dinastia di trentasette califfi iniziata con Abu 'l-Abbas. La denominazione deriva da
al-Abbas, zio di Maometto e trisavolo di Abu 'l-Abbas. Ostili agli Omayyadi, per decenni
erano venuti estendendo la loro influenza nelle regioni orientali dell'impero arabo-islamico da
dove alla fine innalzarono il vessillo della rivolta. Aiutati dagli Alidi (di cui però
abbandonarono la causa subito dopo aver conquistato il potere) e con il concorso
determinante delle popolazioni iraniche sopraffecero i rivali che sterminarono senza pietà.
Assunto il califfato, come loro primo provvedimento trasferirono il centro dell'impero dalla
Siria all'Iraq, ove Baghdad divenne in seguito la loro capitale. L'epoca abbaside segnò
l'affermarsi ai vertici della società islamica dell'elemento iranico sul piano culturale e di
quello turco a livello militare, mentre venne gradualmente attenuandosi fino quasi a
estinguersi il predominio dell'arabismo. Il califfato perse il carattere patriarcale che aveva
conservato sotto gli Omayyadi per avvicinarsi sempre più all'assolutismo tipico dell'antica
monarchia sasanide. L'apice della potenza abbaside coincise con i regni di al Mansur (754775), Harun ar-Rashid (786-809) e al Mamun (813-833), epoca di relativa assenza di conflitti,
di grande prosperità economica e di vivace sviluppo culturale. Nei decenni successivi la
secessione delle province occidentali (Spagna, Marocco, Egitto) e l'emergere dei capi militari
turchi come i veri detentori del potere provocarono la lenta ma inarrestabile decadenza della
dinastia. I califfi abbasidi divennero in pratica prigionieri dell'elemento pretoriano turco che
spesso non esitò a deporli e ad ucciderli. L'invasione mongola provocò la fine definitiva della
dinastia conducendone a morte, dopo l'occupazione di Baghdad, l'ultimo califfo al-Mutazim,
decapitato nel 1258. Con buona probabilità è da considerarsi leggendaria la versione che
vuole un superstite rampollo abbaside rifugiato in Egitto e protetto dai mamelucchi.
Secoli successivi – Breve schema
600-800 d.C.: Durante questi due secoli gli eserciti dell’Islam si diffusero rapidamente e si
imposero come vincitori. Furono conquistati domini politici in Arabia, Siria, Mesopotamia,
persia, Palestina, Egitto, Nord Africa e Penisola Iberica.
800-1300 d.C.: Questi anni segnano il declino e l’arresto della crescita islamica. In Occidente
questi anni segnarono il periodo del conflitto cattolico/musulmano che così acutamente
ancora pregiudica la fiducia dei musulmani verso i cristiani.
Dalla Battaglia di Tours nel 732 d.C. , fino alla fine della V Crociata nel 1220 d.C. la guerra santa
islamica (Jihad=pr. sgihad) si contrapponeva alle Crociate cattoliche.
1300-1500 d.C.: Durante questi duecento anni i nuovi invasori del bacino culturale del Medio
Oriente , Nord Africa e Europa Orientale furono i Turchi e i Mongoli, convertiti all’islamismo
dall’Asia Centrale. Probabilmente però la grandezza dei risultati politici islamici fu raggiunta
con la conquista di Costantinopoli nel 1543 d.C. , seguita dal propagarsi dell’Imepro
Ottomano.
Questo portò gli eserciti islamici fino a Cipro, Rodi, Belgrado e perfino alle porte di Vienna.
XX SECOLO: Il XIV e XIX secolo videro il declino dell’impero Ottomano troppo burocratico e
corrotto, il "Malato d’Europa".Di fronte all’espansione delle forze imperialiste occidentali,
l’Impero Ottomano diminuì rapidamente di importanza. Il 1923, vide l’abolizione dello stesso
califfato per mezzo di Atakurk nella rivoluzione in Turchia. Il XX secolo ha visto il sorgere di
potenti Stati nazionalisti specialmente nei Paesi islamici Medio-Orientali. La guerra del
petrolio e quella del Golfo, la promozione del risveglio islamico e lo sviluppo missionario
musulmano hanno contribuito a fissare l’attenzione del mondo sulla fede islamica ancora una
volta in espansione.
Precetti religiosi
• Alla nascita di un bambino, tradizionalmente, il padre, sussurra
nell'orecchio destro e all'orecchio sinistro il richiamo alla preghiera (adhan),
poi mastica un dattero e lo infila nella bocca del figlio strofinandogli
leggermente la gola, poi sacrifica un vitello o un ovino per ringraziare Dio.
• I bambini per tradizione (Sunna) e non per indicazione del Corano, vanno
circoncisi (molti lo ritengono un obbligo, mentre altri un atto raccomandato).
• Il rito funebre prevede di ricordare al morto in agonia i principi
fondamentali del credo.
• La legge islamica, cioè l'insieme dei precetti del Corano, degli Hadith, lo
Ijma' e il Qijas prescrivono una serie di regole per la macellazione del
bestiame affinché la carne sia considerata commestibile per i musulmani:
tali regole coincidono con quelle prescritte dalla società ebraica.
Per essere mangiabile la carne deve provenire da un animale ritualmente
ucciso (carne Halal). Il maiale è considerato impuro.
Nella società islamica il vino e le altre droghe sono rigorosamente proibite.
• L'abbigliamento dell'uomo deve essere decoroso e le donne per dettato
del Corano devono coprire le loro parti più appariscenti.
Il velo è ritenuto una protezione della famiglia.
Relazioni tra gli uomini: la famiglia
I principi generali della shari'a regolano la vita delle famiglie musulmane di
tutto il mondo in materie come il matrimonio, il divorzio, il mantenimento e
l'affido dei figli, la paternità e la maternità.
Ciò non significa che in tutto il mondo islamico queste materie siano
regolate allo stesso modo, in quanto rilevanti differenze derivano da molti
fattori, a partire dalle difformità teologiche tra le varie comunità islamiche,
fino alle disparate usanze locali e alle diverse politiche nazionali, fattori che
interagiscono con la Shari'a e sono un importante elemento della pratica.
E' dunque difficile fare un discorso generale sulla famiglia islamica.
Se limitiamo la prospettiva al vicino Oriente, possiamo dire che in questa
area la famiglia rimane l'elemento fondamentale dell'organizzazione
economica e sociale. La famiglia di nascita di ciascun musulmano sarà per
tutta la vita il più importante raggruppamento sociale di cui egli farà parte, e
gli darà formazione, nutrimento, casa, protezione, e anche, non da ultimo,
onore.
Le donne non sposate e senza figli per scelta sono una rarissima
eccezione. Questo vale anche per gli uomini in quanto l'Islam incoraggia
fortemente il matrimoni, al punto da scoraggiare di solito le forme di
celibato monastico, diffuse in molte altre società.
Il divorzio è possibile su richiesta dei coniugi ma è più facile ottenerlo per il
marito (ripudio).
Oggi giorno sono pochi i musulmani che praticano la poligamia. Il precetto
di trattare con pari dignità tutte le mogli, scoraggia molti uomini che non
siano particolarmente ricchi.
Il sesso è legale solo all'interno del matrimonio e l'adulterio è punito con
pene molto dure, sia per l'uomo che per la donna. L'accusa di adulterio è
molto grave nella società islamica. Per chi avanza accuse false sono
previste pene altrettanto serie. Inoltre è richiesta la partecipazione di
numerosi testimoni. Di fatto tale accusa è rarissima.
Il Corano: struttura
Il Corano (letteralmente: "la lettura") è il testo sacro della religione dell'Islam. Per i musulmani il
Corano rappresenta il messaggio rivelato quattordici secoli fa da Dio (Allāh) a Maometto per
un tramite angelico, e destinato ad ogni uomo sulla terra.
E’ diviso in 114 capitoli, detti sūre, a loro volta divise in 6236 versetti (āyyāt).Questo numero però
varia per la redazione messa a punto in alcuni ambienti sciiti che vi comprendono infatti
alcuni versetti riguardanti l'episodio del Ghadir Khumm e due intere sure, chiamate "sura
delle due luci" e "sura della luogotenenza" .Ogni sura, partendo da quella iniziale, comincia
con: "Nel nome di Dio il misericordioso, il clemente", un versetto che è conteggiato tuttavia
solo nella prima sura.
Le sure e il loro ordine
Le sure sono divise in meccane e medinesi, a seconda del periodo in cui furono rivelate. Le prime
sono state rivelate prima dell'emigrazione di Maometto da Mecca a Medina, le seconde sono
invece quelle successive all'emigrazione. Questa divisione non identifica peraltro il luogo
della rivelazione, ma il periodo storico. In generale le sure meccane sono più brevi e di
contenuto più intenso e immediato da un punto di vista emotivo (si racconta di conversioni
improvvise al solo sentire la loro predicazione); le sure medinesi risalgono invece al periodo
in cui il profeta Maometto era a capo della neonata comunità islamica ed esse sono
caratterizzate da norme religiose e istruzioni attinenti alla vita della comunità.
Le sure - aperte tutte, salvo la sura IX, dalla basmala (cioè la formula Nel nome di Allāh, il
Clemente, il Misericordioso) - non sono disposte in ordine cronologico ma secondo la
lunghezza, cosa che rende complicatissima un'accettabile comprensione del Testo Sacro
islamico attraverso una lettura superficiale, anche se per i musulmani esse sono state disposte
nell'ordine in cui furono insegnate al profeta Maometto dall'arcangelo Gabriele e quindi come
il profeta le avrebbe successivamente recitate ai fedeli durante il mese di ramadan. L'ordine
non riflette comunque la loro importanza in quanto per i fedeli dell'Islam esse sono tutte
egualmente importanti.
Letture del Corano
Malgrado ogni sforzo di fissare senza alcun errore per iscritto il testo delle rivelazioni, non poté
essere tuttavia conservato al di là d'ogni dubbio, il ritmo delle frasi. Ciò era dovuto al fatto
che la lingua araba non conosceva i punti d'interpunzione e ogni proposizione acquistava una
sua autonomia solo tramite le congiunzioni "wa" e "fa".
La buona fede dei musulmani può essere attestata dal fatto che, consci che l'esistenza o meno di
una pausa può mutare il significato della stessa ,gli incaricati di redigere il testo non
imposero, per mancanza di unanimità di consensi, una lettura che prevalesse rispetto alle
altre concorrenti.
Il presunto analfabetismo di Maometto
Si è sostenuto e si sostiene che Maometto non sarebbe stato il reale autore del Corano, se non
altro in virtù di un suo presunto analfabetismo, ma in merito il dibattito rimane tuttora
aperto.In ambito storiografico, alcuni autori affermano che il libro sia frutto della
giustapposizione di testi scritti da diverse persone entro un breve lasso di tempo,
corrispondente all'incirca all'epoca dei califfi ortodossi, basandosi sugli insegnamenti di
Maometto e su convinzioni diffuse nella comunità islamica delle origini.In area cristiana,
soprattutto in tempi più remoti, le tesi dell'analfabetismo di Maometto sarebbero state
sostenute con l'obiettivo di screditare la figura del fondatore dell'Islam, mentre molti studiosi
e religiosi musulmani si fecero e si fanno portatori di tale tesi al fine di giustificare
l'attribuzione del testo ad Allah, citando a riprova anche la scarsa sensibilità poetica di
Maometto, da questi più volte affermata in vita.Per alcuni "analfabeta" va inteso nel senso di
"impossibilità o la grande difficoltà di scrivere frasi", vista l'inesistenza di fatto di uno
standard scrittorio della lingua araba (la lingua parlata era invece elaborata, come mostrano i
componimenti poetici ed epici d'età preislamica), e non nel senso di "ignoranza della
scrittura": una seppur non rifinita forma di scrittura dell'arabo esisteva e, entro questo limite,
si può sostenere che Maometto sapesse scrivere, come dimostrerebbe il fatto che sarebbe
stato in grado di leggere e firmare il Trattato di Ḥudaybiyya, che portò nel 628 a una tregua
fra musulmani e pagani di Mecca.Tuttavia Bal'ami, traduttore in farsi dell'opera annalistica di
Muhammad Ibn Ǧarīr al-Ṭabarī, sottolinea un'alfabetizzazione sommaria di Maometto e
afferma che il detto Trattato sarebbe stato messo per iscritto da Alī, che fungeva da
segretario.Secondo fonti islamiche antiche, smentite dalle recenti ricerche storiografiche,
Maometto avrebbe redatto lettere per i potenti della Terra (Negus etiopico, basileus
bizantino e Scià persiano-sasanide): gli storici notano che è largamente improbabile che le
lettere di Maometto, caratterizzate da un contenuto intimidatorio (in esse si minaccia la
guerra in caso di mancata conversione dei destinatari), siano state lette ai sovrani destinatari,
vista l'elaboratezza dei cerimoniali di corte, specie di quelli persiani, che avrebbero impedito
che missive di simile contenuto raggiungessero i sovrani e, pertanto, ne affermano
l'inesistenza.Inoltre Maometto si sarebbe impegnato a scrivere un non meglio identificato
"importante documento" da lasciare ai musulmani nel momento in cui sarebbe morto,
La conservazione del testo nel corso dei secoli
Secondo i musulmani il testo della rivelazione coranica è immutabile nel corso dei
secoli; conseguentemente esso viene tramandato dai musulmani parola per parola,
lettera per lettera. Non sono stati pochi i musulmani e le musulmane che in tutto il
mondo e in tutti gli ultimi quattordici secoli hanno imparato a memoria le centinaia
di pagine in Lingua araba che costituiscono il Testo Sacro. Questo processo è noto
con il nome di Ḥifẓ, che significa conservazione. Memorizzare il testo del Corano
sarebbe un modo per garantirne la preservazione nella sua forma autentica nel corso
dei secoli.Sebbene il Corano sia stato tradotto in quasi tutte le lingue, i musulmani
utilizzano tali traduzioni solo come strumenti ausiliari per lo studio e la
comprensione dell'originale in arabo; la recitazione liturgica da parte del fedele
musulmano deve avvenire sempre e comunque in arabo, essendo il Corano "Parola di
Dio" (kalimat Allāh) e, pertanto, non facilmente 'interpretabile'.
L'Islam professa infatti che è in questa lingua che la Rivelazione divina è stata
trasmessa al profeta Maometto tramite l'arcangelo Gabriele. Per l'Islam la Parola di
Dio è il Corano, mentre il profeta Maometto rappresenta il semplice strumento
attraverso cui la rivelazione del Corano all'umanità sarebbe avvenuta.Nel corso del
periodo che va approssimativamente dal 610 al 632 (anno della morte del profeta), il
Corano sarebbe stato rivelato a Maometto, dapprima per sure intere e brevi e quindi
per brani, in considerazione della lunghezza talvolta notevole delle sure.Il profeta
stesso provvedeva a indicare dove un certo brano dovesse essere disposto, con ciò
costringendo involontariamente i suoi sempre più numerosi fedeli che intendevano
imparare a memoria la Parola di Dio, a un notevole sforzo mnemonico.
Numerosi sono gli episodi riguardanti la prima provvisoria sistemazione del materiale rivelato,
con richieste frequenti d'interpretazioni di passaggi ritenuti oscuri dai fedeli e anche con
qualche episodio che generò turbamento in alcuni musulmani. La precarietà da un lato del
ductus consonantico ( rasm ) della lingua araba scritta e dall'altro del materiale stesso fino ad
allora usato per vergare in modo approssimativo i brani della rivelazione coranica, nonché la
morte, nel quadro della guerra della cosiddetta "Ridda", di un numero particolarmente elevato
di fedeli musulmani che avevano memorizzato per intero il Testo Sacro, indusse già il primo
califfo Abū Bakr a incaricare un gruppo di persone della trasposizione per iscritto del
Corano.ll lavoro di raccolta e collazione del materiale coranico conobbe evidentemente un
rallentamento a causa della morte nel 634 di Abū Bakr e dell'avvio sotto il secondo califfo
Umar della convulsa fase delle conquiste arabo-islamiche in Siria-Palestina, Egitto,
Mesopotamia e Iran occidentale.Sarebbe stato così il terzo califfo Uthmān ad avere merito
della sistematizzazione definitiva della redazione scritta dell'intero testo coranico.
Ancora una volta a coordinare lo sforzo fu Zayd ibn Thābit e il principio fu quello di accettare
solo quelle tradizioni che, separatamente testimoniate da due musulmani che l'avessero
raccolte di persona, fossero in tutto e per tutto combacianti alla lettera. Una sola eccezione fu
fatta per Khuzayma ibn Thābit (m. 657), la cui eccezionale memoria e affidabilità gli aveva
procurato da parte di Maometto il soprannome onorifico di (Quello delle due
testimonianze)[16], per il quale fu accettato il principio della validità della sua unica
certificazione.A redazione ultimata il califfo dette disposizione affinché le copie divergenti da
quella per suo incarico raccolta fossero distrutte. È noto che uno dei primi musulmani,
proprietario d'una copia da lui stesso vergata e che era difforme alquanto da quella di
Uthmān, si rifiutò d'ubbidire e venne per questo malmenato dalle guardie del califfo che,
però, pare agissero più di loro iniziativa che per specifica autorizzazione del califfo. La cosa,
comunque, scandalizzò parecchi vecchi musulmani e concorsero a rovinare in parte la
reputazione e la popolarità di ʿUthmān.
Sunniti e Sciiti
I Sunniti sono i seguaci della corrente di maggioranza dell’Islam.
Il nome deriva da Sunnah che significa “tradizione” e sunniti sono pertanto i musulmani che
si riconoscono nella tradizione.
In realtà, da questo punto di vista, sarebbero Sunniti anche gli Sciiti che, come tutti i
musulmani, fanno riferimento, oltre che al Corano, anche alle parole, alla vita e agli atti
(Hadit) di Maometto testimoniati appunto dalla tradizione.
La differenza fondamentale fra la componente maggioritaria e quella minoritaria della
comunità islamica riguarda la presenza e il ruolo della gerarchia religiosa. L’Islam infatti non
è mai stato strutturato come la chiesa cristiana, con patriarchi o papi, ed i sunniti
riconoscono come autorità religiosa la comunità dei fedeli, come una forma di
autodeterminazione ma nel rispetto dell’affermazione di Maometto: “La comunità dei
credenti non si accorderà mai su un errore”.
Gli Sciiti o Shia rappresentano la minoranza, staccatasi dal gruppo più consistente dei
Sunniti dopo la morte di Maometto; fu la ricerca di un suo successore a provocare tale
scissione.
Gli Sciiti sottolineano il ruolo particolare di Alì come nuovo leader dopo Maometto, lui che di
Maometto era cugino e genero in quanto sposò la figlia Fatima, unica sopravvissuta del
profeta.
Questo stretto rapporto di parentela fu motivo di legittima successione per gli Sciiti, e di
scissione rispetto al resto della comunità islamica.
Lo stesso nome, Sciiti, deriva da Shiat Alì, cioè la fazione di Alì.
Il fondamento canonico della loro fede è costituito da alcune parole di Maometto, riguardanti
Alì, dal significato alquanto oscuro e riportate dal Corano.
Mentre Alì per i Sunniti è l’ultimo dei “ quattro califfi aventi diritto”, per gli Sciiti i primi tre
Califfi sono soltanto degli usurpatori. Questi fanno proseguire la serie dei loro iman con i
diretti consanguinei di Alì e Fatima, che storicamente rimasero esclusi dal potere politico.
La fede nell’ Iman assunse molto presto una componente sacra e fu associata alla fede
nell’”atteso”(Mahdi; al-Mahdi, letteralmente ” il legittimo inviato”) alla fine dei tempi.
Nacque così una fede nel redentore che era ed è accompagnata da utopie sociopolitiche.
Perciò la storia della Shia è stata sempre caratterizzata da inquietudine religiosa e politica,
ma anche da sincera aspirazione alla salvazione, e ha assunto , in parte, tratti sociorivoluzionari. Sotto molti aspetti, soprattutto quello dei doveri pratici dei fedeli, lo Sciitismo
non si differenzia radicalmente dall’ Islam ufficiale però, con la concreta speranza in un regno
della giustizia e dell’uguaglianza terrena sotto l’iman che ritorna, la Shia è diventata nel corso
della storia il bacino di raccolta ininterrotta delle persone socialmente insoddisfatte e dei
rivoluzionari.
Con la sua cosmologia e con l’assorbimento di correnti spirituali assai diverse, essa ha
esercitato sempre un grande potere d’attrazione sugli intellettuali islamici.
In alcuni punti, per esempio il messianismo, attesa della salvezza, infallibilità degli iman, la
Shia si trova concettualmente vicina al cristianesimo e anche all’ebraismo.
Per quanto riguarda le differenze teologiche, anche se per lo Sciitismo, valgono le “5 colonne
dell’islam”. Esso è contraddistinto da una serie di modifiche e particolarità; gli sciiti, ad
esempio, aggiungono alla generale professione di fede (shahada), la Postilla; all’elemosina
legale (zaqat) affiancano un altro tributo, già citato nel Corano, il ”quinto”, e oltre ai
pellegrinaggi alla Mecca (hagg), risultano meritevoli quelli che si effettuano ai sepolcri degli
imam.
La divergenza di fondo tra sunniti e sciiti sta nella determinazione della Sunna, e cioè qual è
l’autorità che ha il poter di dirimere le controversie e di fissare in ultima istanza la credenza o
la pratica religiosa a cui bisogna aderire.
Per i Sunniti è il consenso universale, ma gli Sciiti obiettano che tale consenso universale
della comunità musulmana non può costituire l’ultima autorità, poichè è precisamente tale
consenso che bisogna ottenere, e d’altra parte non vi è nell’islam un concilio o istituzione
qualsiasi che possa stabilire, provocare o constatare tale consenso universale.
Tale base profonda della divergenza tra Sunna e Shiia può spiegare sia le violente lotte tra le
due tendenze lungo tutta la storia islamica, sia le tensioni attuali e gli atteggiamenti di tipo
politico nelle diverse componenti dell’islam moderna.
La Shiia ha prodotto tre forme principali di essa: la Shiia moderata, media, e estrema
(quluww, eccesso) diffuse indifferentemente nel mondo islamico, per cui i conflitti originari
si ripetono sugli schemi ideologici del passato, ma con un contenzioso politico che muta a
seconda dei tempi e delle situazioni politiche generali o interne.
Correnti particolari
Ismaeliti
Un’importante comunità musulmana di origine sciita è quella degli ismaeliti.I fedeli sono circa 15
milioni e si dividono in due rami principali, gli aga-khani ed i nizari.
Malgrado gli ismaeliti si siano divisi in numerosi sottogruppi, il termine è oggi generalmente
usato per indicare i Nizariti, seguaci dell'Aga Khan, che sono la più numerosa delle sette
ismaelite.
Gli ismaeliti prendono nome da Ismael, considerato il settimo imam. L'originalità di questa
corrente è la pratica dell'esoterismo. Essi ritengono che le parole e gli scritti dai profeti
riconosciuti, come Adamo, Noé, Abramo, Mosé, Gesù, Maometto, Madhi, sono coperti da veli
simbolici. Spetta ai saggi svelare questi arcani. Lo stesso Corano è un testo allegorico e
simbolico. Per questo motivo gli ismaeliti spesso si discostano dai dogmi musulmani e
cercano contatti anche con altre religioni rivelate e, per lo stesso motivo, molti ismaeliti
sono «sufi».
Sufismo: definizione
Il sufismo è una pratica religiosa occulta volta alla realizzazione della propria personalità ed alla
interiorizzazione del divino. Spesso il sufi respinge le cinque regole fondamentali dell'Islam
considerando importante solo la ricerca della verità. Spesso si associano in comunità erranti
sotto la guida di un maestro.
Il metodo del Sufismo è l'intenzione e la determinazione ad andare verso la Verità con i mezzi
dell'Amore e della devozione. Questo pratica ha per nome Tariqat, la via spirituale o il
Cammino verso Dio.
Il Sufi è l'innamorato della Verità; è colui che per mezzo dell'Amore e della devozione, va verso la
perfezione di cui tutto il mondo è realmente in cerca. Come lo necessita la dignità dell'Amore,
il Sufi si distacca da tutto fuorché dalla Verità Reale.
La storia
È un movimento religioso di carattere mistico sorto nel mondo islamico a partire dall'XI secolo,
in prevalenza fra i sunniti – benché comprenda anche confraternite e membri sciiti.
Per quanto gli adepti riconducano le origini del loro movimento all'epoca di Maometto, il termine
che lo denota (Tasawwuf) comparve a Kufa, in Iraq, soltanto nel IX secolo, al tempo degli
abbasidi. Esso sembra derivare dal termine arabo suf (da cui "sufismo"), che indica l'abito di
lana grezza indossato dagli asceti musulmani. Alla fine del X secolo questa corrente aveva già
diffuso confraternite di seguaci da Bassora e da Baghdad, in tutto l'Iraq e nel resto del mondo
islamico, dove rappresentava un tentativo di interpretazione mistico-esoterica della
religione di Maometto. Da principio oggetto dell'ostilità delle correnti islamiche più
tradizionaliste, il movimento ottenne dal XII secolo un riconoscimento formale nell'ambito
dell'ortodossia, soprattutto grazie all'operato e agli scritti di alcuni membri illustri
provenienti dai ceti colti del sunnismo, come il pensatore al-Ghazali.
Punti fondamentali
Il Sufismo èl'unione antica del Cristianesimo e del neoplatonismo, che diede vita ad una forma di
ricerca interiore, il misticismo dell'Islam.
Inoltre è la scienza della conoscenza diretta di Dio; le sue dottrine e i suoi metodi sono derivati
dal Corano, anche se il sufismo utilizza concetti derivati da fonti tanto greche come persiane
antiche e indù. Comunque, nonostante le idee prese in prestito da culture e religioni
precedenti, si può affermare che l'essenza del sufismo sia prettamente islamica.
È dunque perfettamente normale, legittimo e doveroso per il sufismo che il musulmano ricerchi
personalmente quale sia la volontà di Dio, obbedire alla quale permette di evitare il peccato
che, nell'Islam, altro non è se non la disubbidienza alle sue disposizioni (tant'è vero
che"musulmano", significa proprio "chi si assoggetta alla Volontà di Dio").
Maestri e profeti
L'indiscutibile sottomissione alla guida spirituale è indispensabile.
Il grande e unico maestro resta il Profeta Maometto, che trasmise ai suoi compagni la baraka
(che significa 'benedizione') ricevuta da Dio; questi a loro volta la tramandarono alle
generazioni successive, creando così la catena iniziatica(silsila), Tutti gli autentici ordini sufi
sono legati l'uno all'altro tramite questa catena.
Le riunioni spirituali sufi sono così descritte, con parole attribuite al Profeta: "Chiunque si
riunisca con altri per invocare il nome di Dio, verrà circondato da angeli e dal furore divino, la
pace scenderà su di loro e Dio ricorderà questa assemblea".
Nella silsila dei sufi, anche Ali, cugino e genero del Profeta Muhammad, ha un ruolo
fondamentale, indipendentemente dalla sua importanza come primo Imam degli sciiti. Viene
infatti considerato fonte di dottrina esoterica subito dopo il Profeta, ma soprattutto è
portatore di una concezione particolarmente intensa della pietas musulmana, insieme alla
nobiltà d'animo e alla profonda conoscenza che distinguono gli sciiti dai sunniti, almeno nella
loro autopercezione.
I musulmani in Italia: all’indomani dell’11 Settembre
Dopo il tragico attentato alle Twin Towers, la situazione musulmana è peggiorata in anno in
anno, in Italia i musulmani vivono difficoltà quotidiane dal momento che l'integrazione pare
un miraggio. I cittadini italiani all'indomani dell11 settembre hanno assunto atteggiamenti
negativi nei confronti dell'Islam. Oggi le comunità islamiche dispongono di un accordo
giuridico con lo Stato: concordati , che vede governo e santa fede su uno stesso piano, e intese
, per regolare i rapporti tra stato e confessioni diverse dalla cattolica. Ma le leggi correlate non
dispongono dello stesso favore da parte di alcuni estremisti cattolici nei confronti degli
islamici. Anche senza volerlo, alcune persone, che non accettano le minoranze religiose
presenti nel proprio paese, tendono ad assumere atteggiamenti discriminatori. La
maggioranza del popolo italiano professa la religione cattolica e dimentica la laicità dello
stato: cattolici, musulmani, ebrei ect. possiedono gli stessi diritti. Secondo alcune ricerche è
possibile constatare che una buona parte degli islamici non possiede un regolare permesso di
soggiorno, quindi esclusa totalmente dalla vita politica.
Nemmeno i ragazzi sono esclusi dal confronto: infatti per quanto riguarda il livello di rendimento
degli studenti immigrati, è piuttosto basso in confronto ai coetanei italiani, mentre il tasso di
abbandono scolastico, al contrario, è piuttosto elevato.
Le cause sono problemi legati alla conoscenza della lingua, alla povertà e a un contesto scolastico
insufficientemente interculturale incidono negativamente sui risultati scolastici ottenuti
dagli studenti musulmani.
Per quanto riguarda il campo lavorativo, non mancano i problemi. Si è sempre parlato di
disoccupazione, i musulmani sono costretti a svolgere mansioni non gradite, particolarmente
scomode, non qualificate (in nero) e mal retribuite, la causa di tutto questo è anche per
mancanza del livello di istruzione richiesto per le posizioni lavorative più qualificate.
Numerosi scioperi sono stati allestiti per la mancata dignità anche nel campo lavorativo,
tutt'oggi comunque non si sono raggiunti i grandi risultati sperati. Anche per gli alloggi i
musulmani subiscono delle discriminazioni, sia nell’affitto di alloggi privati che
nell’assegnazione di alloggi pubblici, le condizioni abitative per molti immigrati sono
estremamente precarie in conseguenza delle scarse disponibilità economiche.
I mass-media non sono stati mai complici dell'integrazione islamica. A partire dall’11 settembre,
la copertura dei media è divenuta ancora meno benevola, e alcuni giornalisti hanno
chiaramente oltrepassato il confine della cronaca equilibrata e imparziale. Si parla dunque di
"islamofobia".
La condizione della donna
Il tema dei diritti delle donne nell’Islam è al centro di accesi dibattiti e di giudizi estremamente
contrastanti. Nel Corano, testo sacro della religione islamica, molteplici sono i riferimenti nei
confronti della donna nei suoi aspetti spirituali, in quelli sociali e in quelli economici;
secondo l’interpretazione che viene data da alcuni studiosi del testo sacro del Corano, la
donna è considerata pari all’uomo, gode di molteplici diritti, deve essere rispettata ed amata.
In una sorta di concezione "stilnovistica" è l’ancella – tramite, attraverso la quale è possibile
"elevarsi" a Dio.
" Chiunque - sia esso maschio o femmina - faccia delle opere buone, ed abbia fede, in verità a
costui Noi daremo una nuova vita che sia buona e pura, ed elargiremo a tali individui la
loro ricompensa in base alle loro azioni.”(Corano 16:97, vedere anche 4:124).
Il Corano inoltre stabilisce:
«gli uomini sono preposti alle donne perché Dio ha prescelto alcuni esseri sugli altri e perché
essi donano dei loro beni per mantenerle.»
Questo significa, in pratica, che la donna, finché rimane in famiglia, è sottoposta all’autorità del
padre e dopo, quando si sposa, passa sotto l’autorità del marito. Paradossalmente esclusa da
questa tutela ( wilāya ) è la nubile non più giovane ( anīs ), che può in tutto e per tutto gestirsi
senza dipendere dall'altrui beneplacito.
Dal punto di vista religioso non sembrano esserci problemi; la cultura islamica sostiene che le
donne accedono a specifici diritti sociali. La donna, come l'uomo, è un entità indipendente e quindi un
soggetto umano pienamente responsabile delle sue scelte e delle sue azioni. Inoltre i doveri previsti dalla
Shari'a, la legge islamica, sono gli stessi tra gli uomini e le donne.
Inoltre la donna costituisce persona giuridica a sé, a prescindere dal marito, dal padre o da
qualsiasi parente maschio tant'è vero che può scegliere di diventare musulmana a prescindere
dalla fede dei suoi parenti più prossimi Ma ha anche la possibilità di scegliere
autonomamente se accettare un matrimonio o meno, e se non vi è l'assenso della donna il
matrimonio non può essere considerato valido.
La donna ha diritto ad una sua propria proprietà privata, che non è tenuta a condividere con
nessuno. La dote che l'uomo versa a la donna viene a far parte proprio di questa sua proprietà
va investita nei suoi bisogni personali e non va investita nelle esigenze della famiglia, che
devono essere sostenute dall'uomo, ma alle quali la donna può decidere spontaneamente, e in
accordo con il marito, di parteciparvi anche con una sua attività lavorativa fuori dalle mura
domestiche.
Per la legge islamica la donna è ontologicamente uguale all’uomo, ha gli stessi doveri, non c’è
per essa alcuna discriminazione nella vita eterna che l’attende dopo la morte.
I problemi cominciano quando dal campo religioso si passa a quello sociale. La dottrina
coranica è interpretata, da diversi secoli, in nodo molto diverso dalle varie correnti che
caratterizzano il pensiero musulmano. In alcuni Stati esse hanno ormai ottenuto parecchi
privilegi una volta destinati quasi esclusivamente agli uomini, ma negli Stati più
tradizionalisti e in quelli che mirano alla reintroduzione a pieno titolo della sharìa, dove le
norme del Corano sono interpretate ed applicate in maniera più rigida e rigorosa, le donne
non vivono una situazione egualitaria in termini di libertà, e sono considerate ad un livello
inferiore rispetto all’uomo. In questi Stati, le donne vivono in minori condizioni di libertà
rispetto all'uomo, e spesso sono poste su un gradino inferiore. Esse però non sempre
avvertono come ingiustizia la diversità della loro condizione, ricevuta come abitudine
culturale.
Ma anche se l'avvertissero come ingiustizia, non sempre sono in grado con le proprie forze di
modificare la propria situazione. Molti osservatori sostengono che non è facile parlare di
"diritti" delle donne islamiche dal momento che la maggior parte di esse sono private delle più
elementari norme civili.Dalla minore libertà di spostamento alla minore libertà d'espressione,
di parola, di saluto; minore possibilità di avanzare negli studi o nella carriera e di rivestire
cariche o ruoli di responsabilità in ambito civile o religioso; quasi nessuna possibilità di
partecipare alla vita politica o di venire eletta; scarsa possibilità di decidere il proprio destino
o quello dei propri figli; sottomissione all'uomo, da cui può venire ripudiata (e non viceversa);
convivenza con altre mogli scelte dall'uomo; obbligo, in molti paesi, di coprire il proprio
corpo e spesso anche il viso; imposizione, in molti paesi, dell'infibulazione e dell'escissione;
frequenti gravidanze non scelte liberamente, ma imposte dal marito.
"Io non permetto che il bene che, da chiunque di voi, maschio o femmina,
sia stato fatto vada perduto. Tutti voi siete uguali"
il Corano. III-195
Il Burqa
La popolazione musulmana è facilmente distinguibile anche per fattori non necessariamente
correlati alla religione. Il Burqa ad esempio è un capo d'abbigliamento tipico della civiltà
islamica, ma le sue origini sono da ricercare non in ambito religioso, quanto in ambito sociale.
Nelle norme coraniche ci si limita ad imporre l'obbligatorietà del velo:" E di' alle credenti di
abbassare i loro sguardi ed essere caste e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello
che appare; di lasciar scendere il loro velo fin sul petto e non mostrare i loro ornamenti ad
altri che ai loro mariti, ai loro padri, ai padri dei loro mariti, ai loro figli, ai figli dei loro mariti,
ai loro fratelli, ai figli dei loro fratelli, ai figli delle loro sorelle, alle loro donne, alle schiave che
possiedono, ai servi maschi che non hanno desiderio, ai ragazzi impuberi che non hanno
interesse per le parti nascoste delle donne." Questo passo di una delle sure del Corano,
disarmante nelle sua severità e crudezza di termini, ci fa capire lo status di sottomissione
sociale che accomunava (e accomuna ancora oggi) le donne musulmane.
La diffusione del burqa è avvenuta solo nel '900 , sotto il regno di Habibullah , ma mentre
prima era utilizzato solo da donne di nobili origini, in seguito si diffuse in tutta la
popolazione.
Esistono vari tipi di Burqa: quello completo, quello che lascia il viso scoperto, e quello che
permette agli occhi una discreta visione tramite una specie di retina.
Tutti però hanno una funzione che va aldilà della semplice funzione sociale o ,per così dire,
"razzista", ed è strettamente collegata al diritto più nobile che ogni suddito musulmano
possiede senza distinzione sessuali: il diritto della libertà individuale.
Nel Corano è spiegato come la libertà individuale venga esplicitata nella ricerca della
purificazione dell'anima: "Il mondo è una dimora temporanea, non definitiva; gli uomini in
esso si dividono in due gruppi: un gruppo che, abbandonando la via della verità, seguendo il
sentiero della perdizione, si vende rovinandosi, e un gruppo che, procedendo sulla retta via,
acquista se stesso liberandosi". Chi sfrutta la propria libertà, intesa come il libero arbitrio di
cui solo gli uomini sono in possesso per grazia di Allah, riuscirà a purificare la propria anima
in un processo simile alla Catarsi greca o al Nirvana buddhista, e cioè liberandosi da ogni
pregiudizio della ragione e da ogni sfrenata passione terrena.
E' qui che incontriamo la contraddizione: come possono le donne sfruttare la propria libertà,
completando il processo di cui addirittura Maometto si è fatto portavoce ed ordinatore, se
nella vita terrena sono costrette a sottomissioni sociali di cui il burqa si fa emblema? Ebbene,
anche se generalmente è visto come una costrizione, il Burqa in molti casi è ai giorni d'oggi
indossato per scelta o addirittura per tradizione familiare e abitudine personale. In questo
modo le donne musulmane sembrano adattarsi vedendo nel burqa e ,di conseguenza, nella
distinzione sociale una sorta di enfatizzazione del proprio ruolo e del proprio ego. Dietro il
burqa quindi si cela una vera e propria volontà di evasione.
Il problema del burqa, considerato a questo punto un vero e proprio problema sociale che si
distacca dalla religione, coinvolge direttamente anche l'Italia e nello specifico il mondo
dell'istruzione. Il ministro Gelmini lo considera un problema vivo, dal momento che la nostra
costituzione obbliga la riconoscibilità di ogni soggetto all'interno di luoghi pubblici. Ha
proposto quindi di vietare il burqa all'interno delle scuole, dando il via a nuove discussioni su
questo caldo problema sociale.
Rapporto tra Cristianesimo e Islam
Il Cristianesimo e l'Islam sono due religioni (nel senso latino del termine religio) molto diverse
tra loro eppur profondamente legate tra di loro. Pur non essendo credo monolitici e
presentando diversi orientamenti di pensiero al loro interno, è comunque possibile
individuare tendenze generali che le caratterizzano, le differenziano e le accomunano.
Differenze tra le due religioni
Il catechismo della Chiesa cattolica e il credo di tutte le chiese cristiane sono molto chiari nel
dichiarare che dopo Gesù Cristo non può esservi più spazio per nuove rivelazioni o per
cambiare quelle precedenti. L'Islam, religione che interviene dopo 2000 anni dalla cosiddetta
"alleanza di Dio col popolo ebraico" e dopo 600 anni dalla rivelazione di Cristo, è quindi
considerata una religione in contrasto con i due Testamenti.
La negazione della crocifissione di Cristo e della sua resurrezione, la negazione della salvezza
degli uomini per grazia di Dio tramite l'intercessione espiatoria di Cristo che è Dio fatto
uomo (e non un semplice profeta) rendono la teologia islamica contraria al vangelo di Cristo.
Vi sono state centinaia di anni di guerre e odi fra cristiani e musulmani (specie ai tempi delle
prime conquiste, delle crociate e delle ingerenze del colonialismo occidentale) ma oggi si
cerca di essere maggiormente tolleranti verso il "diverso da sé", pur restando l'Islam una
religione contraria al Cristianesimo per il disconoscimento da parte del primo della natura di
Cristo, allo stesso modo in cui, venendo negata dal Cristianesimo la missione profetica di
Maometto, il Cristianesimo è una religione non marginalmente contraria all'Islam.
Unità di Dio
Per il Cristianesimo Dio è un solo Dio, ma in tre persone: è Trinità (esistono alcune chiese non
trinitarie, e quindi non considerate cristiane dalle altre confessioni, come la Chiesa
dell'Unificazione, la Chiesa unitariana, o alcune Chiese pentecostali).
Per i cristiani la Trinità è costituita da Padre-Figlio-Spirito Santo.
Per l'Islam Dio (Allah) è Uno e l'Unico degno di adorazione.
Nel Corano si condanna la venerazione tributata dai cristiani indifferentemente a Dio, Gesù e
Maria, trattandola alla stregua di un politeismo. È in discussione se la mancata menzione
dello Spirito Santo sia frutto di una errata interpretazione della Trinità cristiana o se derivi
da una constatazione dei rituali effettivamente svolti dai cristiani. La Trinità è del tutto
inaccettabile per l'Islam che rifiuta ogni "associazione" a Dio.
Conoscibilità di Dio
Per il Cristianesimo il Dio inconoscibile si è fatto conoscere in Cristo. Egli è "l'irradiazione della
gloria del Padre e l'impronta della Sua sostanza" (Lettera agli Ebrei 1,3): cioè in Cristo Dio ha
voluto farsi conoscere, e i Suoi gesti e le Sue parole ci svelano chi è Dio. "Chi ha visto me ha
visto il Padre" (Giovanni 14,9), afferma Gesù stesso.
Invece per l'Islam Dio non può essere conosciuto e ha rivelato di Sé ciò che ha voluto nel Corano,
che rimane l'unica fonte possibile per conoscerLo. Le tradizioni precedenti e fra queste il
Cristianesimo, pur avendo origine da Dio, sono state fraintese nel corso dei secoli.
Infatti se notiamo, nelle chiese cristiane troviamo spesso rappresentazioni di Gesù Cristo ma, al
contrario, nelle moschee ci sono solo decorazioni floreali ecc. Infatti per l'Islam è
inaccettabile l'adorazione e la venerazione di statue o rappresentazioni di divinità, esseri
umani o animali. Per la religione cristiana, ad esclusione forse delle religioni cristiane
protestanti, è possibile prostrarsi di fronte a rappresentazioni della divinità e venerarla
tramite statue che la raffigurino.
Fonti della rivelazione
Per i cristiani la rivelazione di Dio è avvenuta attraverso Gesù Cristo, la Parola del Padre. La Sua
rivelazione è custodita nei libri sacri dell'Antico e del Nuovo Testamento.
Invece il Corano rivelato al mondo da Muhammad è per l'Islam l'unica fonte possibile per
conoscere Dio. È stato dettato in arabo e in questa lingua deve essere letto dai fedeli.
Per l'Islam i libri della Torah ( Tawrā ) e la figura di Cristo, nella narrazione dei Vangeli ( Inǧīl ),
sono divinamente ispirati e profondamente rispettati. La discesa del Corano però completa le
Rivelazioni precedenti, di fatto abolendole.
Vocazione dell'uomo
Per il Cristianesimo la vocazione dell'uomo è conoscere, amare e servire Dio Padre.
Per l'Islam il dovere dell'uomo è riconoscere la autoritá di Dio al fine di ottenere la salvezza nella
vita dopo la morte, la pace interiore e la concordia nei rapporti interpersonali. Il modo di
realizzare questi obiettivi secondo l'Islam è quello di mettere in pratica il Corano e non
associare Dio a nessun altro. Da questo principio discende la polemica col Cristianesimo che
avrebbe secondo l'Islam reintrodotto una sorta di politeismo nell'affermare la compresenza di
tre diverse persone in Dio.
Comunanze tra le due religioni
L'essere, in maniera diversa, nate entrambe come completamento della rivelazione biblica
concessa al popolo ebraico, le due religioni sono estremamente collegate. Il Corano parla di
Gente del Libro, ed in particolare dei cristiani, e dedica ampio spazio alle vicende di Gesù,
che considera però solo un profeta, e alla sua nascita verginale da Maria, cui è dedicata
un'intera sūra (capitolo) del Corano. Inoltre l'idea di Dio, Trascendente, Creatore del Cosmo,
Provvidente e Sommo Giudice, ispiratore di un ortoprassi per l'uomo, riveste il ruolo di
elemento comune per le due religioni.
FINE
Andrea Alfano
Anna Rosa Avallone
Margherita Buonomo
Mariano Colletto
Caterina Fulgione
Alessandra Lavè
Giorgia Opromolla
Giuliana Regnoli
Pasquale Romano
Alessandra Salvati
Alessandro Santoro
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Diapositiva 1 - Liceo Classico Torquato Tasso