30^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Ger 31,7-9 - Eb 5,1-6 - Mc 10,46-52 “FIGLIO DI DAVIDE, GESU’, ABBI PIETA’ DI ME!” (Mc. 10,47b) AVANZAMENTO MANUALE Con il vangelo di oggi che narra la guarigione di un cieco, impariamo un’altra regola preziosa della vita cristiana e che si nasconde dentro la parola “vedere”. Chi non “vede” è perché soffre di cecità. La CECITÁ era una malattia endemica al tempo di Gesù. Ma evidentemente la cura della cecità fisica ci riporta ad un altro valore più alto e segreto. Nel profeta Geremìa (I.ma lett.) è Dio stesso, Padre buono, che prende il cieco per mano e lo guida, Insieme a tutti gli altri miseri che soffrono violenza e schiavitù, a diventare un Popolo glorioso. Cecità e visione, tenebre dell’inganno e luce della verità, binomi che ci chiamano a riflettere. Come pure e la contemplazione delle grandi mete della vita l’emarginazione dell’ignoranza e del mistero, è un altro binomio che ci chiama a riflettere: 1 - Siamo chiamati a non restare al margine della vita, a uscire dalla cecità profonda del nostro essere, ad alzarci e andare incontro alla luce e alla vita. Il cieco del vangelo grida con insistenza la sua volontà di vedere e di conoscere colui che lo può curare. Per uscire dalla cecità morale spirituale, occorre prima di tutto riconoscerla e poi cercare con perseveranza chi ci può guarire. 2 - “La tua fede ti ha salvato”. Siamo chiamati alla “salvezza”, cioè a una vita con le qualità di Dio. la luce della rivelazione, La salvezza è uscir fuori dalle tenebre dell’inganno e del male, “Il Figlio di Davide” che possa salvarci. per la realizzazione della nostra persona come figli di Dio e per trovare di fatto Il mondo di oggi è sotto la rete dell’inganno; pochi ricchi possiedono i mezzi di informazione globale, e condizionano il mondo, per conquistarsi i loro beni e fare i loro interessi, ci fanno fare le guerre plagiano la nostra mente che vogliono, clonandoci come ripetizioni di modelli di vita che rispondano alle loro mire, come esseri inutili e suggestionati. Per salvarci occorre cercare la verità e colui che la possiede in senso pieno, un Figlio di Davide, gli uomini al comando che fanno i loro interessi, coraggioso che ci tolga dall’inganno, e ci aiuti a riconoscere gli uomini falsi da quelli veri, da quelli che cercano il bene comune. La gente poneva tanti ostacoli al cieco perché non si avvicinasse al Figlio di Davide; ma lui si è ostinato nel cercare la vista, la luce, e l’ha trovata. In tutta la vita occorre cercare senza tregua il discernimento della verità, e la scelta degli uomini che possano guidarci ad essa. 3 - PER VEDERE, per raggiungere la verità occorre fare un percorso lungo e perseverante. Il primo passo è liberarsi dalle scuse che sono ormai diventate luoghi comuni; eccone un piccolo elenco: - “non si può far niente sono loro che comandano”; invece sappiamo che l’uomo ricco diventa presuntuoso e arrogante, e l’arroganza è debolezza e decadenza; - “il mondo è sempre andato avanti così”, invece il mondo non è sempre andato avanti così; - “lo fanno tutti”; invece sappiamo che non lo fanno tutti, altrimenti il mondo sarebbe già saltato in aria; - “lo hanno detto i giornali”; ma sappiamo bene che il giorno dopo i giornali dicono il contrario senza avere il coraggio di smentire, il che significa che possono indifferentemente dire il vero e il falso. - “lo hanno detto gli scienziati”; anche questa è una scusa perché ci sono altrettanti scienziati coraggiosi che affermano il contrario... (pensiamo anche solo all’ultimo caso della presunta possibilità di prelevare cellule staminali dall’embrione umano senza ucciderlo...) La lista delle scuse potrebbe continuare, ma la conclusione rimane la stessa ed è che non dobbiamo vivere nascondendoci dietro “le scuse”. Il Signore Iddio ci ha dato intelligenza sufficiente per distinguere il bene e il male. “Occorre usare tanta vigilanza”, dice Gesù, tanta attenzione della mente e del cuore, perché anche il cuore fa sentire il suo grido e il suo orrore quando tocchiamo “i valori fondamentali della vita o delle persone”. Il secondo passo è scegliere i propri maestri e le proprie guide, come ha fatto il cieco nato. E’ la qualità delle proposte che ci fa capire se sono maestri del vero o del falso; è la testimonianza di una vita quella che dà autorità e credibilità; è la bellezza della vita cioè la santità che chiama e attrae senza inganno. Santità è liberarsi dall’egoismo e trasformarsi in persona capace di comunione, di gratuità, di dono, di amore, e di servizio per il bene dei più piccoli. La santità è un evento di amore e non di ostentazione. I cristiani ch e si riunirono in Convegno ecclesiale a Verona ci incoraggiano in questo percorso scrivendoci: “Abbiamo visto il Signore!. Lo abbiamo visto nel nostro essere insieme e nella comunione che ha unito tutti noi e che ha preso forma di Chiesa nell’ascolto della Parola e nell’Eucaristia. Lo abbiamo toccato con mano nella testimonianza dei cristiani che, nelle nostre terre, hanno vissuto il Vangelo, facendo della santità l’anelito della loro esistenza quotidiana.” Sunto dell’Omelia odierna del Padre Dehoniano Natalino Costalunga F I N E