“L’ESPERIENZA DI EMMAUS”
Ricentrare la vita nella
……..Ed Egli disse loro:
sciocchi e tardi di cuore
nel credere alla parola dei
profeti!
Non bisognava che il
Cristo sopportasse queste
sofferenze per entrare
nella sua gloria?
E cominciando da Mosè e
da tutti i profeti spiegò
loro in tutte le scritture
ciò che si riferiva a lui.
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se
dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: “Resta con noi perché si
fa sera e il giorno già volge al declino.” Egli entrò per rimanere con loro.
Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo
spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero.
Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l’un l’altro:
“Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo
il cammino, quando ci spiegava le scritture?”
Lc. 24,25-32
Il brano dei discepoli di Emmaus è in
certi versi aderente alla nostra realtà di
persone in cammino nella fede, con
molte speranze ma spesso vittime di
dubbi, interrogativi e desideri. I
discepoli, dopo aver vissuto una
esperienza affascinante ed esaltante con
Gesù, si ritrovano soli, abbandonati,
sconfitti e decidono di abbandonare il
“cuore” per dirigersi verso il definitivo
ritorno alla realtà di prima, al quotidiano
di ogni giorno. “Gesù in persona, però, si
accostò e camminava con loro” facendosi
compagno di quella strada, ma questi
non lo riconoscono.
Gesù allora prende in mano la situazione
e li rimprovera :“Sciocchi e duri di
cuore” perché chi non conosce la
Scrittura, non conosce Cristo e chi non
conosce Cristo non conosce pienamente
neppure la Scrittura. Tutta la Scrittura
parla di Cristo e trova in Cristo il suo
“Dio che anticamente aveva
parlato più volte e in diverse
maniere ai padri per mezzo
dei Profeti, in questi ultimi
tempi ha parlato anche a noi
per mezzo del Figlio, che egli
costituì erede di tutte le cose e
per opera del quale creò
l’universo” (Eb 1,1-3)
“Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo
spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero”
L’ascolto della Parola ha preparato efficacemente questo momento di
fede perché l’Eucarestia non si può improvvisare, non è un rito magico,
ma necessita del cammino nella Parola.
La presenza del Risorto entra nella vita dei credenti attraverso le
Scritture interpretate in senso Pasquale e attraverso l’Eucarestia, facendo
ardere il cuore e rendendo capace di comprendere.
Solo allora si “può partire senza indugio” per annunciare al mondo
quello che si è visto, ossia il Cristo Risorto.
Gesù si mette a tavola e
spezza il pane al posto del
padrone di casa: “Prese il
pane e, spezzato, lo diede
a loro”. Solo a quel
momento, “gli si aprirono
gli occhi e lo riconobbero”.
I
discepoli
si
sono
preparati al banchetto con
l’ascolto della Parola, ma
hanno riconosciuto Gesù
solo quando hanno preso
parte al suo sacrificio reale
e vitale, attuato cioè con
l’offerta di sé stesso
all’umanità.
a) RIFLESSIONE
Noi laici, alla sequela dell’Amore
Misericordioso, dobbiamo comprendere
che la Parola e l’Eucarestia si
appartengono in maniera così profonda
che non possono essere “capite” l’una
senza l’altra.
La parola di Dio diventa “carne”, infatti,
soltanto nell’evento eucaristico. E’
l’Eucarestia
che
introduce
alla
comprensione delle Scritture, ed è la
Parola che illumina l’Eucarestia.
Si tratta di penetrare la Parola secondo
quanto è racchiuso nel mistero
eucaristico, memoriale della morte e
risurrezione di Cristo.
Vivere, fino in fondo, la Parola di Dio non è tanto un “fare”, per
raggiungere una perfezione lontana, ma un’apertura a lasciare che Dio
agisca in noi.
La Parola è il segno visibile nel quale Dio comunica Se stesso a noi.
La parola
mette a
nudo la
nostra
condizione
, ci obbliga
a prendere
posizione
dinanzi ad
essa.
Paolo VI descrive molto bene
questa realtà:
“Come si fa presente Gesù
nell’anima? Attraverso il
veicolo della comunicazione
della Parola. Attraverso essa
passa il pensiero divino,
passa il Verbo, il Figlio di
Dio fatto uomo. Si potrebbe
dire che quando accettiamo
che la Sua Parola venga a
vivere dentro di noi, il
Signore SI INCARNI dentro
di noi”
Visita alla Parrocchia di S.
Eusebio 1967
Solo con l’aiuto della PAROLA, possiamo illuminare la situazione della
nostra storia e trasformare la nostra vita ed oggi, più che mai, siamo
chiamati ad essere dei piccoli “verbi incarnati”, si tratta di arrivare ad
essere Parola viva, una Sacra Scrittura non di carta, ma di carne ed ossa.
b) INSEGNAMENTO DELLA CHIESA
COSTITUZIONE DOGMATICA DEI VERBUM N.21
La Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il
Corpo stesso di Cristo, non mancando mai, soprattutto nella sacra
liturgia, di nutrirsi del pane di vita dalla mensa sia della parola di Dio
che del Corpo di Cristo, e di porgerlo ai fedeli. Insieme con la sacra
tradizione, ha sempre considerato e considera le divine Scritture come
la regola suprema della propria fede; esse infatti, ispirate come sono da
Dio e redatte una volta per sempre, comunicano immutabilmente la
Parola di Dio stesso e fanno risuonare nelle parole dei profeti e degli
Apostoli la voce dello Spirito Santo. E’ necessario dunque che la
predicazione ecclesiastica, come la stessa religione cristiana, sia nutrita
e regolata dalla sacra Scrittura. Nei libri sacri, infatti, il Padre che è nei
cieli viene con molta amorevolezza incontro ai suoi figli ed entra in
conversazione con essi; nella Parola di Dio poi è insita tanta efficacia e
potenza, da essere sostegno e vigore della Chiesa, e per i figli della
Chiesa la forza della loro fede, il nutrimento dell’anima, la sorgente
pura e perenne della vita spirituale. Perciò si deve riferire per
eccellenza alla sacra Scrittura ciò che è stato detto: “viva ed efficace è la
Parola di Dio” (Eb 4,12) “che ha il potere di edificare e dare l’eredità con
tutti i santificati” (At 20,32)
c) IL NOSTRO CARISMA
MADRE SPERANZA
CI SPIEGA QUALE
RAPPORTO
INTERCORRE TRA
EUCARESTIA E
PAROLA DI DIO.
La Parola di Dio è il
nutrimento necessario
per conservare la vita
soprannaturale; la Divina Eucarestia è Pane vivo, fonte di vita per chi lo
riceve. ……..E’ necessario nutrirsi del Pane eucaristico per possedere la
vita divina, che cibo dello spirito è la divina parola, e che pertanto per
acquistare e per conservare la vita soprannaturale che promana dal
cuore di Dio sono necessarie due cose: l’alimento e la luce.
La Parola di Dio è la luce delle nostre anime, il sacramento
dell’Eucarestia è il nostro pane di vita. Vive veramente solo il cuore che
ama, perché amare è la vita del cuore. E come si accendono le fiamme
dell’amore santo della carità che vivifica se non con il soffio della divina
parola? (Las Eslavas, pp.437-438)
“Gesù mio, simile alla cerva assetata che si slancia verso il
corso d’acqua, così la mia anima anela a te, o Dio ”
(Las Esclavas pp.440)
«Signore Gesù, grazie perché ti sei fatto
riconoscere nello spezzare il pane. Mentre
stiamo correndo verso Gerusalemme e il fiato
quasi ci manca per l’ansia di arrivare presto, il
cuore ci batte forte per un motivo ben più
profondo.
Dovremmo essere tristi, perché non sei più con noi. Eppure ci sentiamo felici. La
nostra gioia e il nostro ritorno frettoloso a Gerusalemme, lasciando il pasto a metà
sulla tavola, esprimono la certezza che tu ormai sei con noi.
Ci hai incrociati poche ore fa su questa stessa strada, stanchi e delusi. Non ci hai
abbandonati a noi stessi e alla nostra disperazione. Ci hai smosso l’animo con i
tuoi rimproveri. Ma soprattutto sei entrato dentro di noi. Ci hai svelato il segreto di
Dio su di te, nascosto nelle pagine della Scrittura. Hai camminato con noi, come
un amico paziente. Hai suggellato l’amicizia spezzando con noi il pane, hai acceso
il nostro cuore perché riconoscessimo in te il Messia, il Salvatore di tutti.
Quando, sul far della sera, tu accennasti a proseguire il tuo cammino oltre
Emmaus, noi ti pregammo di restare.
Ti rivolgeremo questa preghiera, spontanea e appassionata, infinite altre volte
nella sera del nostro smarrimento, del nostro dolore, del nostro immenso desiderio
di te. Ma ora comprendiamo che essa non raggiunge la verità ultima del nostro
rapporto con te. Per questo non sappiamo diventare la tua presenza accanto ai
fratelli.
./.
Per questo, o Signore Gesù, ora ti chiediamo di aiutarci a restare sempre con te, ad
aderire alla tua persona con tutto l’ardore del nostro cuore, ad assumerci con gioia
la missione che tu ci affidi: continuare la tua presenza, essere vangelo della tua
risurrezione.
Signore, Gerusalemme è ormai vicina. Abbiamo capito che essa non è più la città
delle speranze fallite, della tomba desolante. Essa è la città della Cena, della Croce,
della Pasqua, della suprema fedeltà dell’amore di Dio per l’uomo, della nuova
fraternità. Da essa muoveremo lungo le strade di tutto il mondo per essere autentici
Testimoni del Risorto.
Amen»
(Carlo Maria card. Martini, Partenza da Emmaus,
Centro Ambrosiano di Documentazione e Studi Religiosi,
Milano 1983, pagg. 8-9)
Quale conversione del
cuore, della mente e della
vita, chiede a noi il
Signore?
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10 giugno 2012 - 5°L`esperienza di Emmaus