POESIA AL BONAZZI
2013
Gennaio
Hanno collaborato: Gabriella Caponi – Lilia
Foglietta Giovagnoni – Antonietta Gargiulo
– Guglielmo Giovagnoni – Clara Marcacci –
Paola Zanetti
Poesia al Bonazzi
2013
in ricordo di una cara amica
Vola un pensiero per ricordare con affetto la
nostra cara amica Loredana che ci deliziato
nei nostri incontri con sua elegante e sottile
filosofia di vita.
Contributo di Loredana Panebianco Gattafoni
Poesia al Bonazzi – giugno 2008
La vispa Teresa di Trilussa
Se questa è la storia
che sanno a memoria
i bimbi di un anno,
pochissimi sanno
che cosa le avvenne
quand'era ventenne.
Un giorno di festa
la vispa Teresa
uscendo di chiesa
si alzava la vesta
per farsi vedere
le calze schiffonne
che a tutte le donne
fa molto piacere.
Armando, il pittore,
vedendola bella,
le chiese il favore
di far da modella.
Teresa arrossì,
ma disse di sì.
"Verrete?" - "Verrò:
ma badi però..."
"Parola d'onore!"
rispose il pittore.
Il giorno seguente,
A lui supplicando
Teresa gridò:
"Su, su, mi fai male
la spina dorsale:
mi lasci che anch'io
son figlia di Dio...
Se ha qualche
programma
ne parli alla mamma..."
A tale minaccia
Armando tremò,
dischiuse le braccia,
ma quella restò.
Perduto l'onore,
sfumata la stima,
la vispa Teresa,
più vispa di prima,
per niente pentita,
per niente confusa,
capì che l'amore
non è che una scusa.
%
Per circa tre lustri
fu cara a parecchi:
fra giovani e vecchi,
oscuri ed illustri,
la vispa Teresa
fu presa e ripresa.
Contenta e giuliva
s'offriva e soffriva.
(La donna che s'offre.
se apostrofa l'esse,
ha tutto interesse
a dire che soffre.)
Ma giunta ai cinquanta,
con l'anima affranta,
col viso un po' tinto,
col resto un po' finto,
per torsi d'impaccio
dai prossimi acciacchi
apriva uno spaccio
di Sali e Tabacchi.
Un giorno un cliente,
chiedendo un toscano
le porse la mano
così... casualmente.
Teresa la prese,
la strinse e gli chiese:
"Mi vuole sposare?
Farebbe un'affare!"
Ma lui, di rimando,
rispose: "No, no!...
Vivendo e fumando
che male ti fo'?
Confusa e pentita
Teresa arrossì,
Dischiuse le dita
e quello fuggì.
Ed ora Teresa,
pentita davvero,
non ha che un pensiero:
d'andarsene in chiesa.
Con l'anima stracca
si siede e stabacca,
offrendo al Signore
gli avanzi di un cuore
che batte la fiacca.
Ma, spesso, fissando
con l'occhio smarrito
la polvere gialla
che resta sul dito,
le sembra il detrito
di quella farfalla
che un giorno ghermiva
stringendola viva.
Così come allora,
Teresa risente
la voce innocente
che prega ed implora:
"Deh, lasciami! Anch'io
son figlia di Dio!"
%
"Fu proprio un bel caso!"
sospira Teresa,
fiutando la presa
che sale nel naso.
"Se qui non son lesta
mi scappa anche questa."
E fiuta, e rifiuta,
tossisce e sternuta:
il naso è una tromba
che squilla e rimbomba
e pare che l'eco
si butti allo spreco...
Tra un fiotto e un rimpianto,
tra un soffio e un eccì,
la vispa Teresa...
lasciamola lì.
Trilussa
Contributo di Loredana Panebianco Gattafoni
Poesia al Bonazzi – Giugno 2008.
Francesco d’Assisi: un mondo e una
poesia nuovi.
Francesco (1181/2-1226)
nacque ad Assisi da Pietro
Bernardone dei Moriconi,
ricco mercante e dalla nobile
Pica Bourlemont.Il padre,
grazie alla sua attività
commerciale in
Provenza,aveva raggiunto
ricchezza e benessere.
Francesco condusse una vita
allegra e spensierata fino
alla crisi, avvenuta durante
una prigionia di oltre un
anno in seguito alla sconfitta
di Assisi ad opera di Perugia
nella battaglia di Ponte San
Giovanni (1202). Seguirono
altre crisi fino alla vocazione
religiosa e alla conversione
che si manifesta con gesti
fortemente simbolici come il
disprezzo per le ricchezze e
la carità verso i poveri.
Seguì il rifiuto pubblico delle
ricchezze del padre,la
predicazione,il mendicare e la
cura dei malati. Molti giovani
lo seguirono,lui stesso
organizzò i suoi seguaci con
una Regola che venne
approvata definitivamente dal
papa Onorio III nel 1223.
Francesco d’Assisi: un mondo e una
poesia nuovi.
Francesco d'Assisi e il
sultano al-Kamil (XV secolo)
Poco prima della
morte, Francesco
compose una lauda in
volgare umbro:Laudes
creaturarum (Lodi delle
creature) conosciuta
anche come “Il Cantico
di frate sole”,
composizione
considerata il primo
testo artistico della
letteratura italiana.
Tutta la vita di Francesco è
segnata da gesti simbolici
contestativi.Il viaggio pacifico
in Terra Santa (1219)dove
incontra il Sultano e la stessa
invenzione del presepe
indicano il suo atteggiamento
critico nei confronti delle
crociate delle quali non gli era
sfuggita la prevalente logica
mercantilistica; se Gesù può
nascere in qualsiasi luogo,
secondo la ritualità del
presepe,viene meno la
necessità di riconquistare i
luoghi legati alla vita di Gesù.
Greccio
Laudes creaturarum(o Cantico di frate
sole)
« Altissimu, onnipotente, bon Signore,tue so’ le laude, la gloria e
l’honore et onne benedictione.
Ad te solo, Altissimo, se konfàno et nullu homo ène dignu te
mentovare.
Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente
messor lo frate sole, lo qual’è iorno, et allumini noi per lui. Et
ellu è bellu e radiante cum grande splendore, de te, Altissimo,
porta significatione.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle, in celu l’ài
formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento et per aere et nubilo et
sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dai
sustentamento.
Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua, la quale è multo utile et
humile et pretiosa et casta.
Laudato si’, mi Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la
nocte, et ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne
sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori
et herba.
Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore,
et sostengo infirmitate et tribulatione.
Beati quelli ke 'l sosterrano in pace, ka da te, Altissimo, sirano
incoronati.
Laudato si’ mi’ Signore per sora nostra morte corporale, da la
quale nullu homo vivente pò skappare: guai a quelli ke
morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le tue
santissime voluntati, ka la morte secunda no 'l farrà male.
Laudate et benedicete mi’ Signore' et ringratiate et serviateli cum
grande humilitate »
Contributo di Gabriella Caponi
STORNI A ROMA
Il tramonto sul fiume indica agli
storni
il percorso dei campanili fissati al
cielo,
ma i neri stormi s’involano verso
oriente e disegnano incubi.
Anche noi viviamo in un incubo,
senza il minimo frullare di idee.
Le tasche piene di monete
consunte, gli indirizzi dei
cartomanti,
i telefoni cellulari che ci tutelano
dagli abbandoni,
ma gli abbandoni si susseguono in
piena luce,
automobili che disapprovano,
serpenti multicolori su correnti
d’asfalto.
I ricordi affastellati come stanze in
disordine,
le biciclette sulla pista ciclabile
trasportano stanchezza.
…
Perciò, per viottoli interni,
spendiamo i nostri passi alla ricerca
di noi,
in ghirigori di storni, costretti a
convivere con estranei sorrisi
e con tutte le lacrime che non siamo
disposti a sprecare,
su strade ristrette, lunghissime, o
sinusoidi sognanti.
….
Forse abbiamo bisogno di santi,
uno per ognuno,
per capire se un angolo di strada
punta al cielo o all’ignoto,
se anche loro non ci abbandonano
con gli storni,
camuffando le fughe o le partenze
per attesi ritorni,
sospesi in rinnovate solitudini.
….
A certe latitudini le anime appaiono
nude, i corpi trasparenti.
Alla ricerca costante di un volo che
non ci appartiene,
…
Forse la certezza non gioverebbe.
Di voli, di campanili.
I sorrisi arrampicati sui muri e noi
sotto a spiare,
a consolarci coi numeri: chi lo sa
quanti sono?...
Il tramonto dietro l’ansa del fiume
indica agli storni dove andare.
A noi dove restare…
G.Vestrucci poeta contemporaneo
Contributo di Gabriella Caponi
VENEZIA FATEBENEFRATELLI
L’operatore dice:
“Vengono qui sapendo di vivere
non più di cinque giorni,
al massimo tre mesi.”
Meglio essere un uccellino che vola.
Libero e non ragiona.
Mangia briciole sul balcone.
Misteri della crazione.
E mi domando perché questo,Signore.
Clara Marcacci
L’Angelo e Tobia
Vorrei un abbraccio
come dolce riparo
da vivere con l’anima e il corpo.
Con l’Amore infinito
protettivo,
come l’Angelo con Tobia.
Per mano portami
per la lunga via.1
Clara Marcacci
1 Affresco Pinacoteca di Montone aprile 2007
Le sei del mattino
Sono arrivata
non posso
tornare indietro
la porta si apre
sono curiosa di passare
cerco qualcuno
che conosco
ma ho il cuore freddo
le mani ghiacciate
cerco un sole
che mi scaldi
qualcuno che mi ami
Clara Marcacci
SOGNO RICORRENTE
Sognare
volare
Librarsi nel vuoto
a volo d’uccello
lo spirito libero
al di fuori del tempo
Virare il pensiero
sopra l‘orizzonte
tra fasci di luce
come pista volante
Ed appare la terra
i suoi verdi i suoi spazi
l’azzurro delle acque
dal cielo riflesse
Poi involarsi in picchiata
a solcare le valli
su città brulicanti
e autostrade sfreccianti
Sognare
Volare
L’emozione mi sveglia
ed il sogno scompare
nel vortice di luce
da cui il giorno riappare
Lilia Foglietta Giovagnoni
Le sentinelle del mare
Su lignei pali
che emergon dal mare
le sentinelle
son lì a vigilare.
Sono gabbiani
neri e orgogliosi
sfidano il vento
e, impettiti i marosi
Ad ali spiegate
son banderuole,
il vento inseguono
come lui vuole:
ecco il bel tempo
o quello brutto
basta guardare
e questo è tutto
In silenzio lo dicono
con il loro girare
ed io mi sforzo
per imparare…..
ma abbiamo perso
la sintonia
con questo mondo
così in armonia.
Gabriella Caponi
Lido, aprile 2008.
ALA DI GABBIANO.
Ala di gabbiano
tra conchiglie sparse
morte con morte
vita con la vita
tutto alla musica
di un’onda leggera
che sfiora entrambe
come una preghiera
Silenzio
inonda le mie orecchie
e un’armonia si svolge
dal profondo…
Rispetto…
mi sussurra lieve lieve
mi avvolge il respiro
e l’anima
del mondo.
Gabriella Caponi
Lido di Dante, 2.4.2007.
FINE
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