VERSO LA PIENEZZA DI VITA «Sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza» (Gv 10, 10). 1. Gesù ci da la vita 2. La via alla vita 3. La vocazione della donna 4. La maternità spirituale 5. La maternità spirituale claveriana 1. GESU’ CI DA LA VITA Gesù può comunicare la vita perché lui stesso è la Vita. Ha detto: "Io sono la Vita“ Gesù, il Figlio di Dio, che è Amore, venendo su questa terra, è vissuto per amore, e ci ha portato lo stesso amore che ardeva in Lui e che arde ancora in Lui. Lui dona a noi la stessa fiamma di quell’infinito fuoco e ci vuole "vivi“ della sua vita. Dio viene incontro alle aspirazioni più profonde del cuore umano, alla sua fame di una vita piena e senza fine. Solo Lui può appagare l’anelito all’infinito. La sua è "vita eterna", un dono non soltanto per il futuro, ma per il presente. La vita di Dio in noi comincia già fin d’ora e non muore mai più. 2. LA VIA ALLA VITA Per ogni persona umana Dio ha il suo progetto e ognuno deve trovarlo nelle proprie circostanze della vita. Dobbiamo cercare quindi di compiere ciò che è l’essenza dell’amore, cioè: non prendere la vita per me, ma dare la vita; non “avere” la vita, ma fare della vita un dono, non cercare me stesso, ma dare agli altri. Dare la vita è l’essenziale; ma implica rinunce, cioè uscire da me stesso e non cercare me stesso. Non cercando me stesso, ma dandomi per le grandi e vere cose, trovo la vera vita. Tutto è importante agli occhi di Dio: è bello se è vissuto sino in fondo con quell’amore che realmente redime il mondo. Benedetto XVI Cercare soltanto la propria felicità è come correre dietro la propria ombra, se uno non si dona non trova la felicità Gesù non cerca di far valere Se stesso ma desidera solo di piacere al Padre. In tal modo Gesù ci insegna la legge fondamentale della vita spirituale: svuotarci delle nostre idee, dei nostri gusti e preferenze per adottare solo ciò che è conforme, secondo una retta coscienza, alla volontà del Padre. Rinnegare se stessi non è una diminuzione di sé, ma il contrario, poiché la vera libertà consiste nella capacità di compiere il Bene, cioè la volontà di Dio. Se il chicco di grano cadendo nella terra non muore, non produce frutto. Gv. 12:24 3. LA VOCAZIONE DELLA DONNA Esiste nella donna una vocazione naturale: il corpo e l'anima della donna sono strutturati per uno scopo particolare. La Scrittura esprime ciò che, fin dall'inizio del mondo, l'esperienza ci insegna: la donna è confermata per essere compagna dell'uomo e madre. Beata Edith Stein Il principio tomistico dell'anima forma corporis trova conferma nella particolare qualità delle facoltà psichiche e spirituali della donna e nei suoi atteggiamenti. Il modo di pensare della donna e i suoi interessi, sono orientati verso ciò che è vivo e personale: proteggere, custodire, nutrire, far crescere. Questi sono gli intimi bisogni di una donna che sia veramente adulta. Sono bisogni materni! Ciò che non ha vita la interessa solo in quanto serve alla persona, non in se stessa. Edith Stein 4. LA MATERNITA SPIRITUALE Ogni donna è chiamata alla maternità spirituale. Generare spiritualmente una persona, oltrepassa in gran misura la dimensione fisica e corporale: richiede un maggior impegno della persona e presuppone una adeguata maturità personale La maternità spirituale, racchiude in sé un “grande cuore” e l’attuazione di quella forma di vita che si chiama AMORE. Senza una ricchezza interiore che si vuol condividere e senza l’amore che apra la strada verso l’altro, la maternità spirituale non può essere efficace. Prima del suo ingresso al Carmelo Teresa seguì il processo di Enrico Pranzino, un criminale che aveva ucciso tre donne. Teresa aveva 14 anni ma a lei importava l’anima del criminale. Per Enrico, che ha rifiutato i sacramenti, moltiplicava preghiere e sacrifici che la hanno portato verso un destino di maternità spirituale. Pranzino venne condannato e all’ultimo istante si pentirà, baciando il crocifisso. Lui è diventato il “primo figlio” di Teresa. E’ l’ingresso vittorioso di Teresa nell’attività missionaria. Teresa di Gesù Bambino continuerà di essere la madre spirituale ai 2 missionari e tante anime. 5. MATERNITA SPIRITUALE CLAVERIANA Ciò che rende grande la maternità spirituale claveriana è la convinzione, che la Fonte di ogni bene è Dio e che la persona umana ha un valore inestimabile. La certezza che la persona umana si realizza soltanto in Dio, porta a vivere in pienezza il nostro carisma: collaborare con Gesù nella salvezza delle anime e quindi, impiegare tutte le forze finché l’anima di ogni essere umano sia rivestita dalla grazia. La Madre Fondatrice ci indica il vero senso dell’amore, cioè il dono di sé che può aprire la via verso l’altro e guidarlo alla salvezza e alla pienezza della propria umanità — alla pienezza di vita portata da Gesù. “Doniamoci sempre di nuovo totalmente a Gesù! Non lo facciamo abbastanza spesso. PromettiamoGli sempre di rimanerGli fedeli a qualunque costo. E’ vero che qualche volta ci può costare molto, ma anche l’aiuto della grazia sarà più forte” (MTL, Conf. 1904). Due elementi che la Beata Madre sottolineava spesso: – il valore inestimabile della persona umana – e l’amore come donazione totale e gratuita di sé. hanno un’unica base: l’amore sponsale verso Cristo. Alla base di qualunque forma di maternità si colloca la sponsalità! L’amore sponsale che ci lega ad un’altra persona, cioè in nostro caso a Gesù avvolge tutto il nostro essere ed il nostro operare e costituisce a sua volta la fonte vivificatrice di tutti gli altri rapporti. L’esempio della Madre Fondatrice, nella sua dedicazione totale a Cristo, nella sua maternità spirituale verso le sue figlie e le anime, ci si presenta come un invito a riscoprire e a vivere in modo autentico la nostra chiamata alla maternità spirituale. Essere madre spirituale significa essere capaci di amare ed educare gli altri all’amore, trasmettendoli la propria ricchezza interiore; perché il vero amore che realizza la persona non è altro che l’amore di donazione, che cerca il bene dell’altro. (Giovanni Paolo II) La nostra maternità spirituale ha un carattere speciale: dare la vita per le persone nelle missioni che non conosciamo. Questo tipo di dono esige una perfezione dell’atto di donazione – cioè essere donatori nascosti. Coloro che ricevono il dono da un donatore nascosto possono concentrarsi sul dono ricevuto e non sul donatore: “Quando fai l’elemosina, che la tua sinistra ignori ciò che fa la tua destra” (Mt 6,3). Diamo la vita tanto più perfettamente nella misura in cui rinunciamo alla propria centralità. Nella vita quotidiana la nostra maternità spirituale si esprime nel triplice modo: 1. Dare la nostra vita per le missioni: vivere i voti, svolgere l’apostolato, servire la comunità 2. Dare la vita alla gente con cui lavoriamo e ci incontriamo ogni giorno: dare consiglio, offrire la preghiera, testimoniare l’amore di Cristo 3. Dare la vita per la comunità: offrire la buona parola, pregare, aiutare, testimoniare, incoraggiare, fare dei sacrifici La Beata Madre ci dice con convinzione che la nostra felicità, la pienezza della nostra vita, sta nel dare la vita per le anime. Il dono di sé, dare la vita a Dio, dare la vita per gli altri ci porta all’auto-realizzazione. “Dobbiamo offrirci totalmente, senza riserve; dobbiamo abbandonare i nostri desideri personali, dobbiamo dimenticarli per far posto alla preoccupazione per le anime da salvare. Cosi allora troveremo, come il Signore l’ha promesso, il riposo per le nostre anime, saremo contente e felici nella vita e nell’ora di morte.” (MTL, Conf. 1904). Maria, nostro modello: dà la vita, nutre la vita, protegge la vita. «Sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza» (Gv 10, 10).