Non c’é Cristo senza Chiesa. "Il Signore mi diede dei fratelli": per una spiritualità di comunione. San Francesco, maestro di fraternità e di comunione, scrivendo nel 1209 al “signor papa” (Innocenzo III) con poche semplici parole il suo propositum vitae, che un altro Papa (Onorio III) approvó in via definitiva nel 1223, ha detto: "E dopo che il Signore mi diede dei fratelli, nessuno mi ha mostrato cosa fare, ma lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo". Ecco un duplice dono di Dio, il Vangelo come regola di vita e il dono di un gruppo di compagni per incarnarlo: i fratelli. Allora potremmo intitolare la nostra meditazione con le stesse parole di Francesco: Il Signore mi diede dei fratelli. Cercando nella Bibbia un'icona che avrebbe potuto aiutarci a comprendere la comunione e la fraternità come un dono, ho pensato a un testo dell'Apocalisse: l'immagine della Gerusalemme che scende dal cielo. L’Apocalisse non è stata scritta per allontanare i credenti dalla realtà storica ma piuttosto per aiutarli a leggere con gli occhi della fede, l'oppressione e la persecuzione a cui erano sottomessi dall'Impero Romano. Leggiamo il testo: E vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c'era più. E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva: "Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate". E Colui che sedeva sul trono disse: "Ecco, io faccio nuove tutte le cose". E soggiunse: "Scrivi, perché queste parole sono certe e vere". E mi disse: "Ecco, sono compiute! Io sono l'Alfa e l'Omèga, il Principio e la Fine. A colui che ha sete io darò gratuitamente da bere alla fonte dell'acqua della vita. Chi sarà vincitore erediterà questi beni; io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio. Ma per i vili e gli increduli, gli abietti e gli omicidi, gli immorali, i maghi, gli idolatri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco e di zolfo. Questa è la seconda morte". Poi venne uno dei sette angeli, che hanno le sette coppe piene degli ultimi sette flagelli, e mi parlò: "Vieni, ti mostrerò la promessa sposa, la sposa dell'Agnello". L'angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino. È cinta da grandi e alte mura con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d'Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte. Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell'Agnello. Colui che mi parlava aveva come misura una canna d'oro per misurare la città, le sue porte e le sue mura. La città è a forma di quadrato: la sua lunghezza è uguale alla larghezza. L'angelo misurò la città con la canna: sono dodicimila stadi; la lunghezza, la larghezza e l'altezza sono uguali. Ne misurò anche le mura: sono alte centoquarantaquattro braccia, secondo la misura in uso tra gli uomini adoperata dall'angelo. diaspro smeraldo cornalina Le mura sono costruite con diaspro e la città è di oro puro, simile a terso cristallo. I basamenti delle mura della città sono adorni di ogni specie di pietre preziose. Il primo basamento è di diaspro, il secondo di zaffìro, il terzo di calcedònio, il quarto di smeraldo, il quinto di sardònice, il sesto di cornalina, il settimo di crisòlito, l'ottavo di berillo, il nono di topazio, il decimo di crisopazio, l'undicesimo di giacinto, il dodicesimo di ametista. ametista crisopazio berillo E le dodici porte sono dodici perle; ciascuna porta era formata da una sola perla. E la piazza della città è di oro puro, come cristallo trasparente. In essa non vidi alcun tempio: il Signore Dio, l'Onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello. Le nazioni cammineranno alla sua luce, e i re della terra a lei porteranno il loro splendore. Le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno, perché non vi sarà più notte. E porteranno a lei la gloria e l'onore delle nazioni. Non entrerà in essa nulla d'impuro, né chi commette orrori o falsità, ma solo quelli che sono scritti nel libro della vita dell'Agnello. E mi mostrò poi un fiume d'acqua viva, limpido come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell'Agnello. In mezzo alla piazza della città, e da una parte e dall'altra del fiume, si trova un albero di vita che dà frutti dodici volte all'anno, portando frutto ogni mese; le foglie dell'albero servono a guarire le nazioni. E non vi sarà più maledizione. Nella città vi sarà il trono di Dio e dell'Agnello: i suoi servi lo adoreranno; vedranno il suo volto e porteranno il suo nome sulla fronte. Non vi sarà più notte, e non avranno più bisogno di luce di lampada né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà. E regneranno nei secoli dei secoli. Tra il cielo e la terra. Giovanni vuole ricordareci che questa Chiesa lotta già per farsi presente nella Chiesa terrena in cui viviamo. "Il Signore mi diede dei fratelli", ...... "nessuno mi mostrava che cosa fare...", sottolinea la consapevolezza che questa fraternità e questa comunione non hanno una dimensione paradisiaca in questo mondo. Tra il cielo e la terra, il primo fondamento di una spiritualità di comunione si trova in questo duplice sguardo: verso il dono della piena comunione, che viene solo da Dio. E 'una buona spiritualità quella che accetta la fatica quotidiana di costruire la comunione nella Chiesa.... ... La nuova Gerusalemme è la dimora di Dio con gli uomini. La città della comunione è il segno stesso della presenza di Dio tra gli uomini; è il segno della nuova ed eterna alleanza tra Dio e il mondo, è una alleanza che porta la vita per tutti, porta conforto a coloro che piangono e supera il potere della morte e del peccato, con le sue conseguenze (la "seconda morte"). Un testo di San Paolo nella Lettera agli Efesini (2,19-22) esprime la stessa verità in un'altro linguaggio che non è apocalittico: “Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d'angolo lo stesso Cristo Gesù. In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito”. Quindi, tutto quello che possiamo fare per vivere il Vangelo di Gesù, per aiutarci a convertire la nostra vita al suo amore, sarà un vero e proprio servizio di comunione non solo nelle nostre parrocchie ma anche alla società in cui viviamo. Quali sono le caratteristiche di questa comunione? •Una •Una •Una •Una •Una •Una comunione comunione comunione comunione comunione comunione "coniugale" con Cristo (vv. 9-11) con tutto il popolo di Dio (vv. 12-13) con gli Apostoli (v. 14) ordinata e armonioso (vv. 15-21) che non ha bisogno di un tempio (22-27) a servicio della vita e della verità (22,1-5) Una comunione "coniugale" con Gesù Cristo, l'Agnello, lo Sposo. Lo splendore della comunione nella Chiesa di Gesù Cristo viene dalla comunione con lui. Potremmo qui ricordare l'inizio della Costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II sulla Chiesa "Lumen Gentium": Cristo è la luce dei popoli. Perciò questo sacro Consiglio, riunito nello Spirito Santo, desidera ardentemente illuminare tutti gli uomini, annunciando il Vangelo ad ogni creatura (cfr Mc 16,15), con la luce di Cristo, che risplende sul volto della Chiesa. E perché la Chiesa è in Cristo come un sacramento o segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano, intende presentare ai fedeli e al mondo con maggiore precisione la sua natura e la sua missione universale... La luce non è la Chiesa: é Gesù Cristo! La chiesa è illuminata dalla luce di Cristo, e questa è la luce che tutti vogliono vedere e trovare. La Chiesa è il sacramento di questa comunione con Dio per mezzo di Gesù Cristo. "Il Signore mi diede dei fratelli"… e il primo fratello è lui stesso: Gesú. Si tratta di una comunione con tutto il popolo di Dio. Le mura, segno di sicurezza per le antiche cittá, dispongono di 12 porte, dunque é una cittá aperta, è possibile andare e venire. Queste porte hanno il nome delle le 12 tribù d'Israele, che rappresenta tutto il popolo di Dio. Miei fratelli sono tutti i membri del popolo di Dio. Il Signore mi ha dato il dono della gente della mia parrocchia,.... ... Questo è il popolo di Dio, e noi sappiamo che tutte queste persone o gruppi troveranno posto nella nuova città sicura e fraterna che scende dal cielo. E’ compito nostro anticipare la riunione finale di tutto il popolo di Dio disperso, vivendo esperienze concrete, anche se parziale, di comunione con tutto il popolo di Dio ora sparso in tutti lgi angoli del mondo. E quanto piú lontane sono le persone, tanto più luminoso sarà il segno evangelico di comunione. Penso che in questo modo si può interpretare la "opzione preferenziale per i poveri" consacrata da Benedetto XVI nell’assemblea degli episcopasti latinoamericani tenutasi ad Aparecida nel 2007: cercare gli ultimi, gli impoveriti, gli emarginati, gli sfruttati per far loro vivere esperienze di fratellanza umana e cristiana. E’ una comunione con gli Apostoli. Abbiamo ricevuto in dono, come nostri fratelli, gli apostoli. Sono gli apostoli dell'Agnello, che hanno conosciuto lo scandalo della croce, lo sconcerto della tomba e la nuova chiamata dello Spirito ad annunciare, con la loro vita, l'amore del Dio fino agli estremi confini della terra. Chi potremmo aggiungere a questo elenco di apostoli? Il nuovo papa, Angelo Scola e i preti suoi collaboratori, il parroco… Sono i successori degli Apostoli, con il loro carattere, le loro virtù e i loro peccati e, come successori degli Apostoli, sono fratelli che Dio ci ha dato per confermare la nostra fede in Gesù Cristo e per costruire una comunione visibile in modo che la nostra gente possa credere e convertirsi al Vangelo Gesù. La descrizione di questa città ... un dono di Dio e compito quotidiano: l'ordine e l'armonia. É una comunione ordinata e armonica. Consapevole del fatto che viviamo in una storia dis-ordinata e disarmonica, la chiesa sa, e noi sappiamo, che abbiamo bisogno di regole e il gusto estetico. La comunione nasce da una umile consapevolezza del disordine e della disarmonia che la Chiesa ha creato nella storia (ricordiamo i “mea culpa” di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI). Non è solo un problema di regole tradite ma un volto "sfigurato", brutto, disarmonico, che non riflette la luce di Cristo. La comunione ha bisogno di regole per una crescita ordinata. Scrive Giovanni Paolo II nella Costituzione Apostolica Sacrae disciplinæ leges, per la promulgazione del NUOVO CODICE DI DIRITTO CANONICO … il Codice non ha come scopo in nessun modo di sostituire la fede, la grazia, i carismi e soprattutto la carità dei fedeli nella vita della Chiesa. Al contrario, il suo fine è piuttosto di creare tale ordine nella società ecclesiale che, assegnando il primato all'amore, alla grazia e al carisma, rende più agevole contemporaneamente il loro organico sviluppo nella vita sia della società ecclesiale, sia anche delle singole persone che ad essa appartengono. La liturgia è un esempio perfetto della necessità di una ordinata comunione. Le regole celebrative rendono possibile e praticabile la comunione nella comunità che prega, .... .... E, d'altra parte, ricordarsi che le norme sono a servizio della esigenza di creare uno spazio per una vera comunione con Dio e con i nostri fratelli e sorelle nella fede. La comunione richiede un gusto estetico, una passione per il bello. Nel 2002 in una meditazione, l’allora card. Ratzinger citó le parole di Fyodor M. Dostoevskij (1821-1881) "La bellezza ci salverà", in cui lo scrittore russo si riferisce alla bellezza redentrice di Cristo. "Chi crede in quel Dio che si manifestó proprio nel volto di Cristo crocifisso come "amore sino alla fine" sa che la bellezza è verità e la verità è bellezza, ma nel Cristo sofferente egli apprende anche che la bellezza della verità comprendente l’offesa, il dolore e l'oscuro mistero della morte. " É un’esperienza di belleza vedere un essere umano che ama; è un'esperienza di bellezza vedere una Madre Teresa di Calcutta soccorrere i moribondi; è una esperienza di belleza vedere un sacerdote che lascia il suo pranzo per andare a dare l'unzione degli infermi... La santità è un'esperienza di bellezza! Questa comunione non ha bisogno di un tempio perché si costruisce e si vive nelle strade di tutte le città del mondo. Il superamento del tempio, in Gesú Cristo, é preannunciato giá nel Vangelo di Giovanni (Jn 2,18-22): I Giudei allora presero a dirgli: «Quale segno miracoloso ci mostri per fare queste cose?» Gesù rispose loro: «Distruggete questo tempio, e in tre giorni lo farò risorgere!» Allora i Giudei dissero: «Quarantasei anni è durata la costruzione di questo tempio e tu lo faresti risorgere in tre giorni?» Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando dunque fu risorto dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che egli aveva detto questo; e credettero alla Scrittura e alla parola che Gesù aveva detta. Nella nuova Gerusalemme si compie ció che é annunciato nel prologo dello stesso Giovanni (1,9): La vera luce che illumina ogni uomo stava venendo nel mondo. Gesú Cristo é il tempio, la presenza di Dio, l’unico mediatore tra Dio e l’umanitá. La comunitá necessita di luoghi per riunirsi, peró non ha bisogno di “templi” (nel senso classico del termine = luoghi sacri dove vive Dio). Celebriamo messe in piccole cappelle, nelle strade, in ocasione delle feste patronali (tra gente che mangia, che balla e si ubriaca), celebriamo nel carcere; riuniamo gente nella Chiesa parrocchiale e nelle case per leggere la Parola di Dio, facciamo catecismo nele aule o seduti nella sabbia davanto ad un’umile casa di “estera”. Una vera espiritualitá cristiana di comunione non necesita di templi perché si costruisce e vive nelle strade di tutte le cittá del mondo, incontrando e camminando con tutti gli uomini che cercano la veritá. Una comunión a servicio della vita e della veritá. Sono molti i testi biblici che potrebbero commentare queste immagini del fiume della vita e della luce che viene da Dio. Gv 7,37-39: “Nell'ultimo giorno, il giorno più solenne della festa, Gesù stando in piedi esclamò: «Se qualcuno ha sete, venga a me e beva. Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, fiumi d'acqua viva sgorgheranno dal suo seno». Disse questo dello Spirito, che dovevano ricevere quelli che avrebbero creduto in lui; lo Spirito, infatti, non era ancora stato dato, perché Gesù non era ancora glorificato. Gv 10,10: “…io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza”. Gv 19,34: “…uno dei soldati gli forò il costato con una lancia, e subito ne uscì sangue e acqua”. E la stupenda espresione del libro della Sapienza: “Signore, amico della vita” (11,26) Anche l’immagine della luce si incontra molte volte nella bibbia. Pensiamo al viso di Mosé, illuminato dall’incontro con Dio sul monte Sinai; all’epserienza dei discepoli testimoni della transfigurazione di Gesú sul Tabor; le parole di Gesú nel vangelo di Giovanni (8,12): “…Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”. Abbiamo ricevuto fratelli e sorelle (la gente delle nostre comunitá, il presbiterio, il vescovo, il papa) per essere un fiume che dá la vita al mondo. Una comunione al servicio della vita della nostra gente. É l’idea base che ci ha lasciato la conferenza degli episcopati latinoamericani di Aparecida: “Para que nuestros pueblos tengan vida y vida abundante”. Abbiamo ricevuto il dono di fratelli e sorelle nella fede, il dono della comunione, per essere luce del mondo, per portare la luce di Cristo. Mi sembrano iknteressanti queste parole di papa Benedetto XVI in uno dei tradizionali incontri con i paroci di Roma nel 2008. Rispondendo a una domanda sulla missione e il dialogo, disse: La missione non è imposizione, ma è un offrire il dono di Dio, lasciando alla Sua bontà di illuminare le persone affinché si estenda il dono dell'amicizia concreta con il Dio dal volto umano. Perciò vogliamo e dobbiamo sempre testimoniare questa fede e l'amore che vive nella nostra fede. Avremmo trascurato un dovere vero, umano e divino, se avessimo lasciato gli altri soli e se avessimo riservato la fede che abbiamo solo per noi. Saremmo infedeli anche a noi stessi, se non offrissimo questa fede al mondo, pur sempre rispettando la libertà degli altri. La presenza della fede nel mondo è un elemento positivo, anche se non si converte nessuno; è un punto di riferimento. Mi hanno detto esponenti di religioni non cristiane: per noi la presenza del cristianesimo è un punto di riferimento che ci aiuta, anche se non ci convertiamo. Pensiamo alla grande figura del Mahatma Gandhi: pur essendo fermamente legato alla sua religione, per lui il Discorso della montagna era un punto fondamentale di riferimento, che ha formato tutta la sua vita. E così il fermento della fede, pur non convertendolo al cristianesimo, è entrato nella sua vita. E mi pare che questo fermento dell'amore cristiano che traspare dal Vangelo è — oltre al lavoro missionario che cerca di allargare gli spazi della fede — un servizio che rendiamo all'umanità.