LICEO C. AMORETTI IMPERIA
L’ITALIA PRIMA DELL’UNITA’ D’ITALIA
L’ITALIANITA’ NEI POETI, NEI LETTERATI E NELLA CULTURA
POPOLARE DA DANTE AL RISORGIMENTO
F. DE SANCTIS
STORIA DELLA LETTERATURA ITALIANA, 1870-71
“l’Italia è stata finora avviluppata come di una sfera
brillante, la sfera della libertà e della razionalità, e ne
è nata una filosofia e una letteratura, la quale ha la
sua leva fuori di lei, ancorchè intorno a lei. Ora si
dee guardare in seno, dee cercare se stessa: la sfera
dee svilupparsi e concretarsi come sua vita interiore.
La ipocrisia religiosa, la prevalenza delle necessità
politiche, le abitudini accademiche, i lunghi ozi, le
reminiscenze di una servitù e abbiezione di parecchi
secoli, gl’impulsi estranei soprapposti al suo libero
sviluppo, hanno creata una coscienza artificiale e
vacillante, le tolgono ogni raccoglimento,
ogn’intimità. La sua vita è ancora esteriore e
superficiale.
Dee cercare se stessa, con vista chiara, sgombra
da ogni velo e da ogni involucro, guardando alla
cosa effettuale, con lo spirito di Galileo, di
Machiavelli. In questa ricerca degli elementi reali
della sua esistenza, lo spirito italiano rifarà la sua
coltura, ristaurerà il suo mondo morale,
rinfrescherà le sue impressioni, troverà nella sua
intimità nuove fonti d’ispirazione, la donna, la
famiglia, la natura, l’amore, la libertà, la patria, la
scienza, la virtù, non come idee brillanti, ma come
oggetti concreti e familiari, divenuti il suo
contenuto.
(…) Il grande lavoro del secolo decimonono è al
suo termine. Assistiamo ad una nuova
fermentazione di idee, nunzia di una nuova
formazione. Già vediamo in questo secolo
disegnarsi il nuovo secolo. E questa volta non
dobbiamo trovarci alla coda, non a’ secondi
posti”
LUCIO VILLARI
DA BELLA E PERDUTA, L’ITALIA DEL
RISORGIMENTO, ED. LATERZA 2009
“Dal 1796 al 1870 vi è stato un tempo della nostra
storia nel quale molti italiani non hanno avuto paura
della libertà, l’hanno cercata ed hanno dato la vita
per realizzare il sogno della nazione divenuta patria.
E’ stato il tempo del Risorgimento quando la libertà
significava verità. Anzitutto sentirsi partecipi di una
Italia comune, non dell’Italia dei sette Stati, ostili tra
loro e strettamente sorvegliati da potenze straniere.
La conquista della libertà “italiana” è stata la
rivendicazione dell’unità culturale, storica, ideale di
un popolo per secoli separato, l’affermazione della
sua indipendenza politica”.
Il seguito del presente lavoro nasce dall’idea che negli
italiani la coscienza dell’identità nazionale fosse un dato già
acquisito molto prima che venisse realizzata l’unificazione
territoriale.
I passi della nostra storia letteraria che offriamo alla Vostra
riflessione ne sono la dimostrazione.
Dante, Petrarca, Machiavelli, Guicciardini, Tassoni, Foscolo,
Leopardi, Manzoni sono solo i più famosi tra i numerosi
autori che con le loro parole hanno testimoniato
l’adesione ad un ideale condiviso.
Ne lasciamo a Voi la lettura affinchè possiate riflettervi
individualmente.
Seguirà l’esecuzione della canzone “Addio mia bella, addio”
nella versione di Antonello Venditti.
D. ALIGHIERI,
INFERNO, CANTO I,VV. 106-108 (1304-1307)
Di quella umile Italia fia salute
per cui morì la vergine Camilla,
Eurialo e Turno e Niso di ferute.
D. ALIGHIERI,
PURGATORIO, CANTO VI, VV.76-78 (1315-1316)
Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di provincie, ma bordello!
D. ALIGHIERI,
PURGATORIO, CANTO VI,VV.124-126
Ché le città d’Italia tutte piene
son di tiranni, e un Marcel diventa
ogne villan che parteggiando viene.
D. ALIGHIERI,
PARADISO, CANTO XXX,VV.133-138
(1316-1321)
E ‘n quel gran seggio a che tu li occhi tieni
per la corona che già v’è sù posta,
prima che tu a queste nozze ceni,
sederà l’alma, che fia giù agosta,
de l’alto Arrigo, ch’a drizzare Italia
verrà in prima ch’ella sia disposta.
F. PETRARCA,
CANZONIERE, SPIRTO GENTIL, VV. 11-13
(1336-1374)
Italia, che suoi guai non par che senta:
vecchia, otïosa et lenta,
dormirà sempre, et non fia chi la svegli?
F. PETRARCA,
CANZONIERE, ITALIA MIA, VV. 1-6
Italia mia, benchè ‘l parlar sia indarno
a le piaghe mortali
che nel bel corpo tuo sì spesso veggio
piacemi almen che ‘ miei sospir’ sian quali
spera ‘l Tevero et l’Arno,
e ‘l Po, dove doglioso et grave or seggio.
F. PETRARCA,
ITALIA MIA, VV. 74-77; 84
Latin sangue gentile,
sgombra da te queste dannose some;
non far idolo un nome
vano senza soggetto
(…)
Non è questa la patria in ch’io mi fido
N. MACHIAVELLI, IL PRINCIPE, CAP. XXVI
(1513)
Non si debba, adunque, lasciar passare
questa occasione, acciò che l’Italia, dopo
tanto tempo, vegga uno suo redentore.
F. GUICCIARDINI, STORIA D’ITALIA (1561)
Io ho deliberato di scrivere le cose
accadute alla memoria nostra in Italia.
(…) Dalla cognizione de’ quali casi,
tanto vari e tanto gravi, potrà ciascuno,
e per sé proprio e per bene publico,
prendere molti salutiferi documenti.
A. TASSONI, RIME,
L’OMBRA DI CARLO EMENUELE DUCA DI
SAVOIA, CHE PARLA ALL’ITALIA (1621)
O, del mio regio cuore idolo altero,
ricca d’amanti e priva di consorte,
povera Italia mia, toccata in sorte
or al franco, or al goto, or all’ibero,
io solo in te fissai santo il pensiero.
U. FOSCOLO,
ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS, (1801)
LETTERA DA VENTIMIGLIA
I tuoi confini, o Italia, son questi! Ma sono
tutto dì sormontati d’ogne parte dalla
pertinace avarizia delle nazioni. Ove son
dunque i tuoi figli? Nulla ti manca se non la
forza della concordia. Allora io spenderei
gloriosamente la mia vita infelice per te: ma
che può fare il solo mio braccio e la nuda mia
voce? Ov’è l’antico terrore della tua gloria?
U. FOSCOLO, DEI SEPOLCRI,VV. 151-154; 180-185
(1806-7)
A egregie cose il forte animo accendono
L’urne de’ forti, o Pindemonte; e bella
E santa fanno al peregrin la terra
Che le ricetta.
Ma più beata ché in un tempio accolte
Serbi l’Itale glorie, uniche forse
Da che le mal vietate Alpi e l’alterna
Onnipotenza delle umane sorti
Armi e sostanze t’invadeano ed are
E patria e, tranne la memoria, tutto.
G. LEOPARDI,
SOPRA IL MONUMENTO DI DANTE, VV. 7-17
(1818)
O Italia, a cor ti stia
Far ai passati onor; che d’altrettali
Oggi vedove son le tue contrade,
Né v’è chi d’onorar ti si convegna.
Volgiti indietro, e guarda, o patria mia,
Quella schiera infinita d’immortali,
E piangi e di te stessa ti disdegna.
G. LEOPARDI,
CANZONE ALL’ITALIA,VV. 1-4; 18-20; 24 (1820)
O patria mia, vedo le mura e gli archi
E le colonne e i simulacri e l’erme
Torri degli avi nostri,
Ma la gloria non vedo
Piangi, che ben hai donde, Italia mia,
Le genti a vincer nata
E nella fausta sorte e nella ria.
Che fosti donna, or sei povera ancella.
A. MANZONI, MARZO 1821, VV. 1-8 (1821)
Soffermati sull’arida sponda
Vòlti i guardi al varcato Ticino,
Tutti assorti nel novo destino,
Certi in cor dell’antica virtù,
Han giurato: non fia che quest’onda
Scorra più tra due rive straniere;
Non fia loco ove sorgan barriere
Tra l’Italia e l’Italia, mai più!
A. MANZONI, MARZO 1821, VV. 73-80
Cara Italia! Dovunque dolente
Grido uscì del tuo lungo servaggio;
Dove ancor dell’umano lignaggio
Ogni speme deserta non è:
Dove già libertade è fiorita,
Dove ancor nel segreto matura,
Dove ha lacrime un’alta sventura,
Non c’è cor che non batta per te.
A. MANZONI, MARZO 1821, VV. 86-88
Stretti intorno ai tuoi santi colori,
Forti, armati dei propri dolori,
I tuoi figli son pronti a pugnar.
A.MANZONI, ADELCHI, CORO ATTO I, VV. 1-6
Da gli atrii muscosi, dai fori cadenti
Dai boschi, dall’arse fucine stridenti
Dal solchi bagnati di servo sudor,
Un volgo disperso repente si desta;
Intende l’orecchio, solleva la testa,
Percosso da novo crescente romor.
ADDIO MIA BELLA, ADDIO
Addio, mia bella, addio:
l'armata se ne va;
se non partissi anch'io
sarebbe una viltà!
Non pianger, mio tesoro:
forse ritornerò;
ma se in battaglia io moro
in ciel ti rivedrò.
La spada, le pistole,
lo schioppo li ho con me:
all'apparir del sole
mi partirò da te!
NATA PER UNIRE
PROGETTO REALIZZATO DALLA CLASSE IV B
CON LA COLLABORAZIONE DELLE PROFF. SSE
ANTONELLA MOLINARI
PAOLA PELLIGRA
DANIELA PALLASTRELLI
CANTANTE ALESSANDRO CASINI
ACCOMPAGNATO AL PIANOFORTE DALLA PROF. SSA INES ALIPRANDI
GRAZIE
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