MINISTERO DELL’INTERNO
DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA
POLIZIA DI STATO
QUESTURA DI TORINO
SQUADRA MOBILE
L’attività investigativa svolta dalla
Sezione Omicidi della Squadra Mobile
sotto il coordinamento della Procura
della Repubblica di Torino e l’attività
tecnica
del Gabinetto di Polizia
Scientifica
hanno
consentito
la
soluzione di due casi irrisolti di
omicidio (“cold cases”), entrambi
connotati da inusitata violenza sulle
vittime e sintomatici di possibili
comportamenti seriali.
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In data 10 settembre 2003 in via
Cadorna 28, all’interno della sua
abitazione, veniva rinvenuto il
cadavere di Clotilde ZAMBRINI,
nata a Casale Monferrato (AL) il
15.7.1930.
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La sventurata veniva trovata
sul suo letto, in posizione
supina, con un collant stretto al
collo e presentava un foro alla
nuca,
causato
mediante
l’utilizzo di un trapano.
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Sulla scena del crimine gli
investigatori evidenziavano e
repertavano tracce di natura papillare
e tracce di natura biologica (dalle
quali veniva estratto un profilo di
DNA). Nonostante i notevoli sforzi
investigativi, indirizzati tanto in ambito
familiare quanto in ogni altra possibile
direzione, il delitto rimaneva insoluto.
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Reperto “1”: canovaccio
Traccia DNA
Reperto “2”: spina elettrica
IMPRONTA DIGITALE
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Reperto “3”: confezione
calze in nylon
Impronta digitale
Traccia DNA
Reperto “4”: calza in nylon
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Reperto “5”: corda
Traccia DNA
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Gli investigatori ricorrevano anche al
profiling, per cercare di identificare
l’autore dell’omicidio: emergeva che
l’assassino poteva essere un uomo di
40 – 45 anni, con qualche disturbo
psichico ed emotivamente instabile,
con bassa scolarità, con un lavoro
manuale e non continuativo, dedito
all’uso dell’alcool e probabilmente al
gioco; era già stato a casa della vittima,
che conosceva superficialmente, pur
non avendo un appuntamento con la
donna, il giorno del delitto.
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Nel mese di aprile 2010, con l’utilizzo di più
sofisticate tecnologie, l’impronta digitale
trovata sulla confezione delle calze di nylon,
utilizzate dall’autore dell’efferato omicidio per
lo strangolamento della vittima, veniva
attribuita al cittadino marocchino ET TSOULI
Driss, nato a Khourigba (Marocco) il 2.5.1955.
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ET TSOULI Driss
nato a Khourigba (Marocco) il 2.05.1955
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Il
dato
obiettivo
dell’identificazione
dattiloscopica non soddisfaceva lo scrupolo
degli investigatori, i quali non si spiegavano
come mai una donna anziana e riservata,
qual’era la vittima, potesse avere aperto
l’uscio di casa ad uno sconosciuto straniero,
ricevendolo in vestaglia e facendolo accedere
all’abitazione, giungendo ad offrirgli un
bicchiere
d’acqua.
Per
tali
ragioni,
l’identificazione veniva valutata con molta
prudenza, non potendo escludere che
l’impronta sulla confezione di calze fosse stata
lasciata da persona estranea al delitto, in
epoca precedente allo stesso.
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Reperto “6”: bicchiere
Reperto “7”: bottiglia
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Le indagini svolte
conducevano
quest’Ufficio a
scoprire che il
sospettato, deceduto
il 2 febbraio 2005 in
Sicilia, per malattia,
aveva lavorato alle
dipendenze di un
idraulico, che gli
investigatori
riuscivano ad
identificare.
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Le investigazioni conducevano ad
appurare
che
quell’idraulico
era
l’incaricato per l’esecuzione dei lavori di
manutenzione
e
d’urgenza
nel
condominio di via Cadorna 28 e che
proprio
nell’appartamento
della
ZAMBRINI, circa un anno prima
dell’evento criminoso, si era verificata
una perdita d’acqua, per la quale egli
era intervenuto con la collaborazione
del suo dipendente marocchino
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L’amministratore del condominio ed il figlio
dell’idraulico (nel frattempo a sua volta
deceduto) riconoscevano in fotografia il
cittadino marocchino ET TSOULI Driss per
il lavorante straniero.
La comparazione del DNA repertato sulla
scena del crimine con quello acquisito da un
prossimo congiunto del sospettato (ormai
sepolto in Marocco) dava esito positivo
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Risultava dimostrata
l’attendibilità del profilo
a suo tempo elaborato
(età, scolarità,
professione, rapporto
con la vittima); inoltre il
fratello descriveva ET
TSOULI Driss come
dedito al gioco delle
“macchinette” ed
abituale assuntore di
sostanze alcoliche, con
problemi psicologici
insorti dopo la
separazione con la
moglie.
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Nel frattempo, gli
investigatori
effettuavano
un’accurata ricerca tra
i casi di omicidio
insoluti, per
evidenziare altri delitti
similari, evidenziando
in particolare
l’omicidio avvenuto in
data 28.01.1997, in
danno di Maria
Carolina CANAVESE,
nata a Cortatone (AT)
il 9.12.1915.
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Anche in quel
caso, l’anziana
donna, che viveva
sola in casa, in
questa via Pinerolo
22, era stata
strangolata e
l’assassino aveva
infierito sulla
vittima.
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Le accurate investigazioni
conducevano a scoprire che lo stesso
idraulico aveva servito anche lo
stabile di via Pinerolo 22 e che, circa
tre mesi prima dell’omicidio, per
conto dell’amministratore di quel
condominio (che era lo stesso di via
Cadorna) aveva eseguito una
riparazione per una perdita d’acqua
proveniente dall’alloggio della
CANAVESE.
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Parallelamente, gli investigatori
documentavano la presenza a Torino di
ET TSOULI Driss, in quel periodo, in
quanto egli, a decorrere dal 1994, aveva
preso in affitto un alloggio in via Pola
(peraltro proprio con l’intermediazione
dell’amministratore dei due condomini).
Inoltre, veniva acclarato che la
collaborazione lavorativa con l’idraulico,
da parte del sospettato, era iniziata
antecedentemente all’omicidio della
CANAVESE.
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L’ipotesi investigativa veniva
avvalorata anche da un più
attento riesame degli atti
compilati all’epoca dei fatti;
risultava la testimonianza di un
ex appartenente alla Polizia di
Stato, ora deceduto, il quale
aveva avuto modo di incontrare
casualmente l’assassino, mentre
si allontanava dall’abitazione
della CANAVESE. La descrizione
che ne aveva fornito si attagliava
perfettamente alle caratteristiche
somatiche di ET TSOULI Driss.
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Anche nel caso dell’omicidio
CANAVESE erano stati sequestrati
alcuni oggetti suscettibili di
accertamenti biologici
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Veniva quindi estratto il DNA
dell’assassino dai reperti e
veniva comparato con il profilo
genetico del congiunto di ET
TSOULI Driss; l’accertamento
dava esito positivo.
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Va infine sottolineato che l’indagine
veniva svolta sotto l’input del
Dipartimento
della
Pubblica
Sicurezza, che nell’agosto 2009,
nell’ottica di analizzare casi irrisolti
di omicidio sul territorio nazionale,
ha istituito l’Unità Delitti Insoluti,
incardinata presso la Direzione
Centrale Anticrimine e composta da
esperti
del
Servizio
Centrale
Operativo e del Servizio di Polizia
Scientifica. Tale organismo si pone
come obiettivo principale quello di
verificare la possibilità, in accordo
con
l’Autorità
Giudiziaria
competente, di riaprire indagini
relative a vecchi casi di omicidio, che
possano beneficiare delle nuove
tecniche e dei nuovi strumenti a
disposizione della Polizia Scientifica.
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