I giovani esploratori della 1 A 5, 1 B 5, 1 B Erica il 12 Maggio 2009 si recano alla Grotta del Vento per una verifica sperimentale del Circa 200 milioni di anni fa, sul fondo di un mare che potremmo far corrispondere all'attuale Tirreno, iniziarono a depositarsi enormi quantità di gusci di conchiglie, di formazioni coralline, di scheletri di pesci, di sabbie, di fanghiglie e di carbonato di calcio precipitato chimicamente per evaporazione dell'acqua. Questi detriti, sebbene in quantità e composizioni diverse, continuarono ad accumularsi, strato su strato, per almeno 170 milioni di anni, formando una massa di migliaia di metri di spessore. L'enorme peso di tale accumulo provocò la compressione e la cementazione dei vari elementi, trasformandolo lentamente in roccia calcarea. Attorno ai venti milioni di anni fa, forti spinte (movimenti orogenetici), legate alla deriva dei continenti, provocarono il sollevamento di questa massa rocciosa che, (…) (…) fratturandosi intensamente a causa delle potenti sollecitazioni ricevute, emerse dal mare, e formò lentamente le attuali montagne. II nome "Grotta del Vento" deriva dalla violenta corrente d'aria che la percorre, dovuta alla presenza di due imbocchi posti a quote diverse. Quello inferiore è situato a m. 627 sul livello del mare,mentre quello superiore a 1400 m. In estate In inverno Durante l’estate l’aria interna è più fredda e pesante dell’aria esterna, quindi precipita verso il basso provocando all’imbocco inferiore un forte vento uscente,mentre da quello superiore viene aspirata aria relativamente calda la quale, percorrendo la grotta, si raffredda, rendendo continua la circolazione. In inverno la situazione si ribalta. La velocità del vento é direttamente proporzionale alla differenza che intercorre tra la temperatura esterna e quella interna. Le prime notizie risalgono al '600. Allora, della grotta, si conosceva solo la corrente d'aria che spirava da una stretta fessura. La vera esplorazione ebbe inizio nel 1932, quando alcuni speleologi di Firenze avanzarono per settanta metri, arrestandosi davanti a un sifone nel quale la galleria si immergeva totalmente. II sifone fu superato nel 1961 da un gruppo di speleologi bolognesi che andarono avanti per oltre seicento metri. Al momento attuale si conosce la grotta per oltre quattro chilometri e restano da esplorare almeno trenta diramazioni. Il primo itinerario, più pianeggiante, si sviluppa attraverso una successione di vani che seducono per la straordinaria profusione di concrezioni calcaree policrome (stalattiti, stalagmiti, colonne, colate). Percorrendo una ripida scalinata si arriva all’orlo del “Baratro dei Giganti”, profondo 50 metri, dove comincia il secondo itinerario. Si scende nella “Sala delle Voci”, la cui risonanza crea inquietanti illusioni acustiche, per proseguire verso il “Salone dell’Acheronte”, dove tre piccoli corsi d’acqua formano un modesto fiume sotterraneo che però, in caso di piogge abbondanti, diviene impetuoso e spumeggiante. Sulla via del ritorno si percorre una galleria tappezzata da piccole concrezioni grigie di limo cementato, che ricordano estese foreste di abeti. Il terzo itinerario aggiunge la visita di una zona ricca di concrezioni calcaree purissime, molte delle quali “da splash”, cioè generate dagli spruzzi e dalla nebulizzazione dell’acqua che ricade sulle stalagmiti. Il sentiero si arrampica lungo le pareti a strapiombo di un imponente pozzo alto quasi 90 metri, tuttora percorso da una copiosa cascata durante le piene, fino a raggiungere uno strettissimo canyon sotterraneo. Il percorso “GLI ABISSI DELLA LUCE” ha inizio dalla “Galleria Intermedia” attraverso due scale a pioli. In questo percorso è possibile effettuare una calata nel vuoto su corda, passando accanto ad alcune concrezioni. I CORRIDOI DELLE TENEBRE Questo percorso si effettua alla luce delle lampade risalendo lungo un canyon stretto ed un torrente asciutto. Con “carsismo” si indica l’attività chimica esercitata dall’acqua, soprattutto su rocce calcaree. Ci sono due fasi: dissolutiva, operata dallo scorrimento di precipitazioni; costruttiva, quando l’acqua sotterranea trasforma il carbonato acido di calcio in carbonato di calcio insolubile. Le due possono alternarsi all’infinito. La parola ha origine dal nome della regione: il Carso, situata nel nord-est dell’Italia. I complessi fenomeni chimici di dissoluzione e precipitazione in ambiente carsico possono essere chimicamente così sintetizzati: Il paesaggio carsico è praticamente privo di rete idrografica superficiale In geomorfologia si suole distinguere in carsismo superficiale e carsismo ipogeo. Le grotte, tipiche forme del paesaggio ipogeo, sono sicuramente l’aspetto più spettacolare del fenomeno carsico e la Grotta del Vento ne è stata per noi un esempio straordinario.