PERCORSO DI ARTE E IMMAGINE NELLE CLASSI QUARTA E QUINTA DEGLI ALUNNI DI CRESPIATICA GLI ALUNNI DELLA CLASSE QUARTA PRESENTANO Van Gogh e Gauguin: l’avventura del colore nuovo La vita di Paul Gauguin e Vincent Van Gogh Chi erano Paul Gauguin e Vincent Van Gogh Due amici Il periodo di Arles Notizie sulla pittura di Paul Gauguin e Vincent Van Gogh Giapponeserie Piccoli artisti all’opera Paul Gauguin, Vincent Van Gogh Autoritratto con tavolozza, Autoritratto con orecchio bendato, 1891 1889 Gauguin nacque a Parigi nel 1848. Egli trascorse i primi anni della sua infanzia in Perù. Tornato in Francia, ripartì come militare di marina e girò il mondo. Ritornò di nuovo a Parigi dove si trovò un buon lavoro e si creò una famiglia. Allora la vita artistica parigina era una delle più vivaci d’Europa e anche Gauguin, nel tempo libero, cominciò a fare l’artista. A trentacinque anni perse il lavoro e decise di dedicarsi solo all’arte, ma così non fu più in grado di mantenere la numerosa famiglia che per tale motivo lo abbandonò. Gauguin trascorse il resto della sua vita in povertà, passando lunghi periodi a PontAven, in Bretagna (Francia del Nord) con un piccola cerchia di giovani artisti che lo ammiravano. Per due mesi fu anche ad Arles (Francia del Sud) ospite di Van Gogh. Egli cercò sempre di partire per qualche isola esotica, incontro a gente e a paesaggi non ancora contaminati dalla vita moderna. Riuscì tre volte: nel 1887, quando raggiunse le Antille (America centrale), nel 1891, quando andò a Tahiti (Polinesia francese) restandoci due anni; infine nel 1895, quando tornò per l’ultima volta in Polinesia, dove morì nel 1903, all’età di 55 anni. Vincent Van Gogh nacque a Groot Zundert, in Olanda, nel 1853. A sedici anni interruppe gli studi e cominciò a lavorare per una casa d’arte, prima all’Aja poi a Londra, ma non resistette a lungo perché preferiva disegnare e dipingere. Di temperamento sensibile e inquieto, Van Gogh fu colpito dalla povertà e dalle sofferenze umane: ebbe un’esperienza come predicatore tra i minatori di una povera regione del Belgio, ma la Chiesa protestante lo giudicò inadatto. Frustrato e deluso, fece allora di quell’umanità misera e sofferente il soggetto di molte sue opere. Nel 1886 raggiunse il fratello minore Theo a Parigi e frequentò l’ambiente artistico della città e divenne amico di Paul Gauguin. Due anni dopo, Van Gogh se ne andò ad Arles e invitò Gauguin a raggiungerlo. La convivenza finì in modo burrascoso: quando Gauguin decise di andarsene, Van Gogh, già emotivamente e psicologicamente molto fragile, la prese così male che si tagliò un pezzo d’orecchio. Da allora per lui cominciò un periodo molto triste, vissuto tra manicomi e crisi nervose. Morì suicida nell’estate del 1890 a soli 37 anni. I quadri di Paul Gauguin e Vincent Van Gogh sono stati dipinti più di cento anni fa, eppure le emozioni che riescono a suscitare con i loro colori sono ancora oggi vivissime. Tuttavia, quando i due artisti erano in vita le loro opere non furono apprezzate dai contemporanei che le consideravano strane e troppo diverse dal tipo di pittura a cui erano abituati. Per quel pubblico la pittura doveva imitare la realtà visibile, oppure renderla più bella. La pittura di Van Gogh e Gauguin voleva invece esprimere, soprattutto attraverso il colore, una realtà invisibile: quella delle emozioni, delle idee e dei sentimenti. I girasoli gialli dipinti da Van Gogh , infatti gridano gioia, i suoi cieli blu violaceo urlano tormento e i meravigliosi accostamenti di colore di Gauguin parlano una lingua esotica e armoniosa che incanta. Ma il pubblico dell’Ottocento era ancora sordo a tutto ciò. Van Gogh e Gauguin erano amici fra loro e avevano molte conoscenze in comune: si erano incontrati a Parigi, ma entrambi passarono la maggior parte della vita lontano dalla capitale francese in posti isolati. Per concentrarsi meglio sullo studio delle forme, dei colori e degli accostamenti più espressivi, preferirono luoghi che ispiravano loro i colori più puri e i sentimenti più autentici. I due amici però erano anche molto diversi per carattere e temperamento: nonostante gli interessi e le esperienze comuni, si possono riconoscere, nella pittura di ciascuno di loro, specifiche caratteristiche. Chi era Paul Gauguin Gauguin era un tipo davvero speciale. Il suo carattere forte, le sue idee originali e soprattutto la sua incantevole pittura esercitavano un grande fascino sugli amici pittori che lo frequentavano. Sin da piccolo aveva avuto modo di conoscere culture diverse da quella europea e a quelle sempre tornava con l’immaginazione. Appena poteva partiva per i paradisi perduti dei suoi sogni, anche se, dovunque andasse, la realtà che incontrava non assomigliava mai abbastanza a quella che sognava. L’unico luogo in cui si realizzavano i suoi sogni erano i suoi quadri. Chi era Vincent Van Gogh Se Gauguin aveva una personalità forte e affascinante, Van Gogh era tutto il contrario. Era fragile, insicuro e tormentato al punto che neanche il fratello Theo riusciva a stargli vicino a lungo. In Francia, dove si erano trasferiti a vivere entrambi, Vincent dipingeva e Theo dirigeva una galleria d’arte; ma, per quanti sforzi facesse, non riuscì quasi mai a far acquistare i quadri del fratello. E così, anche Vincent, come Gauguin, visse in povertà, mantenuto da chi gli voleva bene e capiva l’importanza di dargli la possibilità di dipingere che era, per lui, la cosa più importante. Nella pittura, infatti, egli cercava di esprimere in modo più intensamente possibile i propri sentimenti, soprattutto attraverso i colori. Il periodo di Arles A Parigi Van Gogh aveva ricevuto molti stimoli dal vivacissimo ambiente artistico, tanto che presto sentì il bisogno di fermarsi a riflettere. Decise allora di fare come Gauguin che, ogni tanto, prendeva e se ne partiva per un qualche paradiso di semplicità e solitudine come la Bretagna o qualche isola lontana. Fu così che nel febbraio del 1888 Van Gogh si trasferì nel sud della Francia, ad Arles, a cercare anche lui il suo paradiso ma soprattutto quella pienezza di colori che soltanto al sole del Sud si può trovare. Tutto questo ad Arles c’era. Van Gogh se ne entusiasmò e prese a dipingere quadri pieni di luce, di gialli e di accostamenti sempre nuovi di colori puri. Scoprì così armonie di colori squillanti e nuovissime, mai viste prima in pittura e che perciò non vedeva l’ora di mostrare ai suoi amici pittori, e più di tutti a Gauguin Vincent Van Gogh, La casa gialla, 1888 Questa è “la casa gialla” dove abitava Van Gogh ad Arles. Il suo sogno era quello di riunirci una comunità di pittori che si sarebbe chiamata”lo studio del Sud” e avrebbe tratto ispirazione dai colori del luogo. GAUGUIN Prima di trovare la sua strada nella pittura, Gauguin osservò come dipingevano alcuni pittori del suo tempo. Per lui, però, i veri maestri non erano quelli che all’epoca andavano per la maggiore, ma alcuni artisti del gruppo degli impressionisti, così detti perché cercavano di restituire le diverse impressioni che durante il giorno venivano offerte dalla natura e dalle cose a contatto della luce. Nei loro quadri si trovavano un’aria, una luce e colori che fino ad allora non si erano mai visti in pittura. Queste novità non si erano del tutto affermate presso il pubblico ma Gauguin, che sapeva guardare con i propri occhi invece che con quelli della tradizione, riuscì ad imparare molto dalla loro lezione, VAN GOGH Quando Van Gogh decise di dedicarsi completamente alla pittura aveva ormai quasi trent’anni, ma di questa forma di espressione se ne intendeva da un pezzo. Aveva studiato, infatti, le opere di molti pittori vissuti prima di lui, ma poi la sua sensibilità verso la condizione dei più deboli lo aveva avvicinato ad alcuni pittori contemporanei che nelle loro opere rappresentavano realisticamente umili contadini e poveri operai. Ma per riuscire ad esprimere con i pennelli le emozioni che provava confrontandosi con la natura e con le persone, occorreva capire a fondo come funzionavano i colori. Si recò a Parigi dove vivevano i pittori impressionisti, come Camille Pissarro, e molti altri artisti che, proprio in quegli anni, sperimentavano in modi molto interessanti l’uso del colore. GIAPPONESERIE Al tempo di Van Gogh e di Gauguin, in Europa si era diffusa la moda giapponese. Il Giappone aveva da poco aperto le porte al commercio con il resto del mondo e in Occidente le stampe giapponesi avevano cominciato a circolare diffondendo la conoscenza di quel Paese remoto e la moda delle “giapponeserie”. Come era accaduto a molti pittori impressionisti, Van Gogh e Gauguin si erano appassionati all’arte giapponese perché forniva spunti nuovi che li aiutavano ad allontanarsi dalle convenzioni artistiche occidentali per avvicinarsi alla natura . Vincent Van Gogh, Ritratto di papà Tanguy 1887 La grande storia del paesaggio moderno in Europa Ottanta capolavori Pioggia, vapore e velocità. La grande ferrovia occidentale Joseph Mallord William Turner (1775-1851) inventa un nuovo genere di paesaggio. I contorni delle forme, delle architetture e degli alberi lo interessano molto meno dei movimenti della luce, attraverso i quali rivela i propri sentimenti. La luce varia spesso consistenza: a volte è leggera, difficile da catturare, altre volte è intensa e drammatica. Turner viaggia a lungo in Francia, in Svizzera e in Italia (soprattutto a Venezia). Il dipinto riprodotto è emblematico dello stile di Turner: protagonista non è la macchina, ma la luce filtrata attraverso la pioggia. Struttura colorata Tramonto sul mare Venezia, il Canal Grande e la chiesa della Salute Composizione con rosso, nero, giallo, blu e grigio, 1921 Piet Mondrian ,il cui vero nome è Piet Cornelis Mondriaan, (1872-1944) è un pittore olandese, emigrato prima in Francia e poi negli Stati Uniti, che esplora le possibilità dell’astrattismo. Attorno al 1910 Mondrian lavora a differenti tele, rappresentando un albero, il mare, una chiesa. Riprende il disegno più volte e lo semplifica fino a conservarne solo le linee e i colori principali. Alla fine del suo percorso di ricerca, ciò che resta è uno schema con linee che s’intersecano ad angolo retto e colori puri. (Ricorda quello che ha detto la guida: Le linee orizzontali rappresentano ciò che è morto, quelle verticali ciò che è vivo -) L’albero è per Mondrian un’occasione per sperimentare l’evoluzione e la trasformazione della forma. Egli, nell’arco di quattro anni, ha disegnato e dipinto tanti alberi. Per Mondrian, l’albero è un tema simbolico: il complesso dei rami è la ramificazione nello spazio, è lo spazio stesso che si propaga in tutte le direzioni. Studio per l’albero rosso, 1909/1910 L’albero rosso, 1908/1910 L’albero argentato, 1911 Melo in fiore,1912,ca. Alberi famosi e… Alberi famosi e… Mondrian, Melo in fiore Van Gogh, Pesco in fiore