PENSACI PRIMA …
(Matteo 18, 23-35)
6. Cenacolo Alpha, 9.11.2010
Obiettivo: fare agli altri come a se stessi
Frase: “Tu, o compassione, sei la sola virtù:
tutte le altre sono virtù usuraie”
(U. Foscolo, Ultime lettere di Jacopo Ortis, 20 febbraio 1799)
Immagine: lo specchio
Messaggio generale
In questa parte del vangelo di Matteo c’è una domanda che si
ripete: quale condotta Gesù si aspetta da noi verso il prossimo e
verso Dio una volta che lo abbiamo accolto?
Il primo comandamento di Gesù è chiarissimo: “Siate
misericordiosi come Dio, vostro padre, è misericordioso” (Lc
6,36).
La parabola racconta di un servo che deve al suo re una somma
impressionante: in moneta corrente più di tre miliardi e seicento
milioni di euro! Il debito si rivela strabiliante così come il
sensazionale atto di generosità da parte del re, che va ben oltre le
richieste del debitore.
“Mosso a pietà” il sovrano cambia proposito e cancella l’intero
debito: un gesto di incredibile generosità.
Se la parabola si chiudesse qui staremmo di fronte ad
un’immagine memorabile della misericordia divina: il debito che
contraiamo con Dio è incommensurabile, ma ciò non rende
disperata la nostra situazione … Il perdono divino oltrepassa
ogni nostra immaginazione e persino ogni nostra richiesta.
Ma l’uomo è capace di rovinare quello che Dio fa!
Il debitore perdonato lascia la corte de re e subito incontra un uomo
che gli deve una somma modesta: circa diecimila euro. I ruoli sono
invertiti: il debitore di prima ora è creditore. Anche lui riceve una
supplica perché dia più tempo: “Sii benevolo con me e ti
soddisferò!”
Ma senza pietà lo afferra “quasi strozzandolo”. Senza dargli altro
tempo, lo fa gettare in prigione.
“Il chimico che riuscirà ad estrarre dagli elementi del suo cuore la compassione,
il rispetto, il desiderio, la pazienza, il rimpianto, la sorpresa e il perdono per riunirli
in un unico composto, avrà creato quell’atomo chiamato AMORE”. (Kh. Gibran)
Ma il re viene a conoscenza dell’accaduto … chiama di nuovo il
servo, revoca la grazia datagli.
Egli stesso si condanna ad una vita di sofferenze!
Nel vangelo Gesù da un lato disegna la figura del Padre come ricco di
misericordia (cfr. il figliol prodigo); dall’altro lato ci fa conoscere il
Padre celeste come un fiero e potente monarca, che esige che noi
perdoniamo di cuore i nostri fratelli e le nostre sorelle.
Questa parabola ci esorta con profonda gravità a mostrare
misericordia verso chi pecca contro di noi: Dio stabilisce un livello
sorprendente di clemenza e si attende che le nostre vite siano
conformi al suo esempio.
Il servo spietato annulla il grande dono ricevuto!
“Padre nostro che sei nei cieli / dacci oggi il nostro massacro quotidiano / liberaci
dalla pietà, dall’amore, dalla fiducia nell’uomo. / Dall’insegnamento che ci dette
tuo Figlio. / Tanto non è servito a niente, / non serve a niente. /
A niente e così sia” . (Oriana Fallaci)
Due esempi
1) Giuseppe: dal capitolo 37 della Genesi leggiamo la meravigliosa
storia di Giuseppe figlio di Giacobbe e di Rachele. Egli riesce a
perdonare i suoi fratelli per tutto il male che gli avevano fatto:
“Ma i fratelli di Giuseppe cominciarono ad aver paura, dato che il loro
padre era morto, e dissero: “Chissà se Giuseppe non ci tratterà da nemici e
non ci renderà tutto il male che noi gli abbiamo fatto?”. Allora mandarono
a dire a Giuseppe: “Tuo padre prima di morire ha dato quest’ordine:
Direte a Giuseppe: Perdona il delitto dei tuoi fratelli e il loro peccato,
perché ti hanno fatto del male! Perdona dunque il delitto dei servi del Dio
di tuo padre!”. Giuseppe pianse quando gli si parlò così. E i suoi fratelli
andarono e si gettarono a terra davanti a lui e dissero: “Eccoci tuoi
schiavi!”. Ma Giuseppe disse loro: “Non temete. Sono io forse al
posto di Dio? Se voi avete pensato del male contro di me, Dio
ha pensato di farlo servire a un bene, per compiere quello che
oggi si avvera: far vivere un popolo numeroso. Dunque non
temete, io provvederò al sostentamento per voi e per i vostri
bambini”. Così li consolò e fece loro coraggio”.
(Genesi, 50, 15-21)
2) Maria Goretti (1890-1902)
Il 5 luglio del 1902 Marietta viene ferita da 14 colpi di punteruolo da
Alessandro Serenelli. Marietta raggiunge il pianerottolo della scala e grida al
papà di Alessandro: “Giovanni, venite su che Alessandro mi ha ammazzata”.
Assunta – la madre – sente la voce della figlie e lascia immediatamente il
lavoro. Trova Marietta in un lago di sangue e le chiede: “Chi è stato figlia
mia?”. Riesce a rispondere: “E’ stato Alessandro mamma”. E la mamma: “Che
gli hai fatto figlia mia?” “Niente – risponde Marietta tra i singhiozzi - Niente
mamma!Voleva farmi del male e io non ho voluto”.
Dopo due ore viene portata all’ospedale di Nettuno e Alessandro condotto in
carcere. All’ospedale i medici tentano un’operazione senza anestesia e
Marietta affronta tutto con grande forza. Ogni tanto esclama. “Mamma!
Madonna, aiutatemi!”.
Quando la mamma viene ammessa al suo capezzale lei ha la forza di chiederle:
“Mamma come stanno i fratellini?”:
Viene chiamato il parroco – don Temistocle -. Egli guardando il Crocifisso
chiede: “Marietta, vuoi perdonare Alessandro come Gesù perdonò i suoi
crocifissori?” Marietta resta in silenzio per qualche secondo e poi risponde:
“Si lo perdono di cuore. E lo voglio con me in paradiso!”.
Ma il perdono produce perdono …
Alessandro uscì dal carcere l’11 marzo 1929. Una sola cosa desiderava
con tutto il cuore: il perdono di mamma Assunta.
Dopo la morte di Maria, Assunta era tornata a Corinaldo e alloggiava
presso il buon parroco don Francesco Bernacchia. Alessandro fece
sapere il suo desiderio al parroco, questi lo invitò a casa sua
facendogli avere il denaro per il viaggio.
Alla vigilia di Natale del 1934 giunse alla porta della canonica di
Corinaldo : era un momento tanto atteso, ma anche tanto temuto.
Bussò e apparve alla porta mamma Assunta. Alessandro si sentì
piccolo e avrebbe voluto scappare per la vergogna, ma ebbe la forza
di dire: - Mi riconoscete, Assunta?
– Certo, figlio mio!
– Mi perdonate, Assunta?
– Ti ha perdonato Marietta! Ti ha perdonato Dio! Vuoi che non
ti perdoni io?
E si abbracciarono.
L’inglese forgive, il francese pardonner, il tedesco vergeben e l’italiano
perdonare rappresentano una forma allargata e rafforzata del verbo
‘donare’. Suona come se “perdonare” significasse “donare all’ennesima
potenza”, fino a settanta volte sette (cfr. Mt 18,21-22).
Nulla ci svela l’amore misericordioso di Dio con maggiore chiarezza del
perdono divino; nulla rivela più nitidamente il nostro amore verso il
prossimo della nostra volontà a perdonarlo di cuore.
La parabola del servo disumano mette in rilievo la grandezza di Dio e la
nostra piccolezza.
La parabola ci offre anche una preghiera da rivolgere a Dio nell’attesa che
finalmente investa la propria vita per Lui e il regno dei cieli: “O Dio,
abbi pazienza con me, come io desidero sempre mostrarmi paziente con
gli altri”.
“Trovo semplice amare gli Eschimesi, perché non ne ho mai visto uno.
Ma mi risulta arduo amare il mio vicino
che strimpella il piano sulla mia testa a notte fonda”
(G.K. Chesterton)
Pregare la Parola
§ Faccio memoria dei grandi gesti di perdono che ho ricevuto
§ Elenco le persone che aspettano da me un gesto di perdono e
comincio a pregare per loro
§ Perdonare è donare il tuo amore: in preghiera prendo l’impegno
di coinvolgere nelle prossime settimane i miei amici lontani nel
circolo d’amore di Dio (invitandolo alla S. Messa, stimolandoli,
indicando loro spiragli di cristianesimo nuovo e vivo)
Buona settimana da credenti a tutti!
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