Le donne della Costituente Introduzione Il decreto n.74 del marzo 1946 riconobbe alle donne sia il diritto di voto sia quello all’eleggibilità. Frutto di un’intesa tra De Gasperi e Togliatti, quel decreto colse di sorpresa anche alcune militanti del comitato pro-voto. 2 giugno 1946: Una giornata al femminile Data epocale per ricordare quanto il ruolo delle donne sia stato significativo e fondamentale fin dai primi giorni di vita della Repubblica: in quel giorno, infatti, acquisirono il diritto 14 milioni di elettrici per un totale del 53% e andarono a votare in massa (l’89% delle aventi diritto). Nonostante i tanti dubbi, le preoccupazioni riguardo la nostra presunta impreparazione, noi Donne, fiere di esserlo, siamo state ancora una volta capaci di entrare in un mondo che non ci apparteneva e fare la differenza. La ricostruzione sarà caratterizzata da un’esplosione di vitalità creativa: al grido di “Abbasso la miseria” tutti cercarono di migliorare la propria condizione. Nello stesso 1945 Anna Magnani interpreterà magistralmente le due facce del dopoguerra: la Pina, di un’intensa umanità dolente, che corre incontro alla morte, e la spensierata Gioconda che, arricchitasi col mercato nero, raggiunge i vertici della scala sociale sposando un conte. E proprio attraverso il cinema emerse l’immagine di questa Italia che tentava di uscire dalla povertà e dalla miseria e nella quale le donne erano le nuove protagoniste. Un'Italia disperata, distrutta dalla guerra ma capace di trovare i motivi, le ragioni e l’entusiasmo per ricominciare. IL CORAGGIO? LA CORSA DI ANNA Una corsa straziante - quasi a sospingerla fosse una misteriosa sovrumana energia- , ma al tempo stesso di una bellezza straordinaria, vera e passionale, con il braccio teso e la mano spalancata ad afferrare la mano del suo uomo, condannato a morte insieme ad altri infelici trascinati via da un camion. “Roma città aperta“(1945) di Roberto Rossellini IL CORAGGIO. Il coraggio è proprio di colui che si asciuga le lacrime e va avanti; e di colui che va avanti, piangendo. Il coraggio è la forza di chi poi sorride. L’uomo è coraggioso quando, in un mare di sofferenze, combatte fino in fondo, con sovrumano amore, sacrifica la propria vita per l’ ”altro”; mettendo da parte l’egoismo di vivere con le mani in mano. È quando si trova la forza di bussare alla porta della vita e di sfidarla che l’uomo diventa coraggioso. Quando sfida ideologie, ingiustizie e viltà umane; quando guarda in faccia la realtà, quando placa il suo orgoglio e alza gli occhi al cielo chiedendosi: “Perché?”. Quando è in cerca di risposte. Si tratta del coraggio di accettare la sfida dell’esistenza, ma soprattutto di mirare alla vittoria, e, in caso di sconfitta, di chiedere la rivincita. “Durante il fascismo alla donna era stata riconosciuta una dignità pubblica solo in quanto moglie o madre” (C.Dau Novelli) Sebbene venisse riconosciuto alle donne il diritto di cittadinanza, il fascismo non le portò mai all'emancipazione, all'autonomia, ma soltanto a nuovi doveri nei confronti della famiglia e dello Stato e all'obbedienza … … nonostante le donne avessero già in tempo di guerra sostituito gli uomini in molti campi, e dato il proprio contributo sociale e civile. “La Resistenza e la Liberazione spazzarono via tutte le ridicole limitazioni che impedivano alle donne di lavorare, riconoscendone l’insostituibile contributo alla ricostruzione del Paese.” La Resistenza … In risposta alla concezione limitante dell’ideale fascista, molte donne si batterono a fianco dei loro uomini con il desiderio di contribuire al bene del Paese e di veder riconosciuti i loro diritti nella società. (Donne militanti) (Partigiane emiliane, inverno 1944-45) 25 Aprile 1945 : la Liberazione Benché gli anni di guerra avessero seminato povertà, distruzione e miseria … Le donne, più di tutti, furono le protagoniste della rinascita dell’Italia sfinita dalla guerra, perché “non si attardarono più di tanto nello scontro ideologico che divideva il Paese, e lavorarono intensamente alla sua ricostruzione morale”. Con l’obiettivo di risollevare il Paese e di stabilirne il nuovo assetto statale, si delineò la scelta politica tra Monarchia o Repubblica … La propaganda elettorale … Immagini: manifesti conservati dall´Istituto Gramsci (Emilia-Romagna) (Tessera elettorale) immagine conservata dall´Istituto Gramsci (Emilia-Romagna) Lunghe file di donne, desiderose di esercitare per la prima volta il diritto di voto … Una campagna elettorale intensa e partecipata, ma soprattutto condotta con i bambini in braccio … Il diritto di voto era una responsabilità di cui tutte le donne sentivano “il valore, il peso, la luce”. Comprese del loro dovere di cittadine complete e fiere del loro diritto, esse “dovevano, e ancor più volevano votare” Potremmo imparare molto dall’entusiasmo di quelle donne, potremmo dare un volto nuovo al nostro paese e al mondo globalizzato, di nuovo stravolto dall’infamia di chi si nasconde dietro l’indifferenza, le nuove schiavitù e le ingiustizie, di chi si aggrappa vilmente alle ideologie vecchie e nuove e di chi non sa che per vivere umanamente basterebbe ascoltare la loro voce. “MADRE, ORA TU PUOI VOTARE “ immagine conservata dall´Istituto Gramsci (Emilia-Romagna) perché qualcuno, una sconosciuta, il 2 giugno del 1946, uscì presto, dalla sua casa popolare, indossando il vestito migliore, un bimbo nel grembo e due per mano. Uscì per andare a votare.” 2 Giugno 1946 Risultati elettorali delle elezioni politiche … -DC (Democrazia Cristiana): 37,18 % -PSI (Partito Socialista Italiano): 20,72 % -PCI (Partito Comunista Italiano): 18,97 % (Da “Il Giornale dell’Emilia” del 25 Giugno 1946) Le 21 “Madri della Costituzione” Le donne che contribuirono alla stesura dell’attuale Costituzione … Maria Federici (L’Aquila, 1899 –1984) Eletta nella lista della Democrazia Cristiana nel Collegio Unico Nazionale – “Commissione dei 75” Laureata in lettere e insegnante, Maria sposò nel 1926 Mario Federici; negli anni del fascismo, Maria si trasferì con il marito all’estero, dove continuò ad insegnare presso gli Istituti italiani di cultura, prima a Sofia, poi in Egitto ed infine a Parigi. Fu una cattolica impegnata, profondamente credente nei valori di libertà e di democrazia. Significativa la sua esperienza all’estero, dove maturò la consapevolezza del valore della giustizia sociale e del ruolo essenziale della donna, non solo nella famiglia, ma anche in politica e nella società. Al rientro in Italia, nel 1939, Maria Federici mise pienamente a frutto tali convinzioni con un intenso impegno sociale nella Resistenza, organizzando un centro d’assistenza per profughi e reduci. Fu un esempio davvero ante litteram d’emancipazione femminile: fu tra i fondatori delle ACLI e del CIF (Centro Italiano Femminile), ma soprattutto fu una delle figure di spicco della nuova Repubblica democratica. Contribuì a scrivere le regole fondamentali della nostra Costituzione. Fece parte della Commissione dei 75, dove si distinse subito per l’affermazione forte e chiara, riguardo al potere giudiziario, che l’unico elemento discriminatorio per l’accesso delle donne in magistratura dovesse essere il merito e non le attitudini o le capacità. Lavorò nella Terza Sottocommissione, relativa ai diritti e doveri economico-sociali. In questo contesto, presentò una relazione sulle garanzie economico- sociali per l’esistenza della famiglia, in cui sostenne che lo Stato doveva intervenire per la “tutela fisica ed economica delle lavoratrici madri”, poi L.26 agosto 1950 n.860. Sul diritto di proprietà, sostenne la necessità di una riforma agraria che promuovesse l’elevazione morale e materiale dei ceti contadini. Durante la discussione sul Titolo III, che si occupava dei rapporti economici, fu del parere che le condizioni di lavoro dovessero permettere alla donna lo svolgimento della sua funzione familiare e della maternità. In merito al dibattito sui rapporti politici (Titolo IV), sostenne la necessità di eliminare ogni ostacolo che tendesse a relegare la donna entro settori limitati e che le impedisse di accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive, e affermò con forza il diritto della donna ad accedere alla magistratura. Operò attivamente accanto a De Gasperi nella Ricostruzione. Maria Federici Nilde Iotti (Reggio Emilia, 1920-Poli, 1999) PCI Dopo essersi allontanata dalla fede cattolica, partecipò col P.C.I. alla Resistenza e poi divenne responsabile dei Gruppi di Difesa delle Donne, uno di quei movimenti che scossero le fondamenta del regime. Nel ’46 fu eletta nell’Assemblea Costituente (che essa stessa definì “la più grande scuola politica a cui abbia mai avuto occasione di partecipare, anche nel prosieguo della mia vita politica”) e nella Commissione dei 75. Era ferma e decisa, aveva dei valori e dei principi irremovibili e aveva anche una facoltà che a pochi è stata donata: la capacità di ascoltare. Nonostante la sua autorevolezza, nonostante la sua tenacia, Nilde non si costruì mai un muro ideologico di posizioni precostituite. Raggiunse un livello politico mai raggiunto prima da una donna. Fu eletta nel ’48 alla Camera dei Deputati, di cui fu presidente ininterrottamente dal 1979 al 1992 e sedette tra i banchi di Montecitorio fino al 1999. Era conosciuta da tutti e la sua vita politica si intreccia con quella privata: dal momento in cui ebbe una lunga relazione sentimentale con il segretario del PCI Palmiro Togliatti (il quale era già sposato e che aveva conosciuto in un ascensore di Montecitorio) e che terminò con la morte del leader comunista, nel 1964. Morì il 4 dicembre 1999 nella clinica Villa Luana di Roma per un arresto cardiaco, dopo aver lasciato all’Italia il suo prezioso contributo politico e sociale. L’Onorevole Nilde Iotti alla Camera dei Deputati Angelina Merlin (Pozzonovo[Padova], 1887-Padova, 1979), (Eletta nella lista del Partito Socialista di unità proletaria nel collegio unico nazionale) “Commissione dei 75” Membro dell’Assemblea Costituente e prima italiana ad essere eletta al Senato. Il suo nome è legato alla legge n.75, entrata in vigore il 20 settembre 1958 -conosciuta come “Legge Merlin”con cui venne abolita la prostituzione legalizzata in Italia e chiuse le “case di tolleranza”. Maestra elementare, si laureò successivamente in letteratura francese. Fu uno spirito indipendente, brillante e determinato. Si iscrisse al Partito Socialista Italiano, e iniziò a collaborare al periodico “La Difesa delle Lavoratrici”, di cui sarà direttore. Collaborò anche con Giacomo Matteotti. La Merlin già si interessava delle tristi condizioni di vita delle donne della sua terra (Chioggia, Polesine), che si prostituivano per fame o per concedersi qualche piccolo lusso, ai benestanti del luogo; sentiva fortemente il dovere di difendere moralmente e socialmente le donne e combatteva l’ipocrisia della morale corrente, in particolare degli uomini che frequentavano le “case chiuse”. La Merlin venne arrestata cinque volte in meno di due anni. Nel 1926 venne inoltre licenziata per non aver prestato il richiesto giuramento di fedeltà al regime, obbligatorio per gli impiegati pubblici, e iscritta nell’elenco dei sovversivi, affisso nelle strade di Padova. Dopo un periodo a Milano, dove collaborò con Filippo Turati, venne arrestata e confinata in Sardegna per cinque anni, in una zona molto povera e arretrata della Barbagia. Lì insegnò a leggere e a scrivere a molte donne. Quale membro della “Commissione dei 75”, nella III Sottocommissione, sottolineò che lo Stato aveva il dovere di garantire a tutti i cittadini il minimo necessario all’esistenza; di assicurare a ogni individuo la possibilità di crearsi una famiglia; di tutelare la donna lavoratrice. Angelina Merlin Tra i suoi interventi a favore della condizione femminile e in difesa dei più deboli: l’abolizione dell’infamante dicitura“figlio di N.N.” (apposta ai trovatelli); l’equiparazione dei figli naturali a quelli legittimi in materia fiscale; la legge sulle adozioni che superava la disparità tra figlio adottivo e figlio proprio, e la soppressione della “clausola di nubilato” nel contratto di lavoro, che comportava il licenziamento delle lavoratrici in caso di matrimonio. A lei si devono le parole dell’Articolo 3 della Costituzione: “Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso”, con le quali si ponevano le basi per il riconoscimento della piena parità di diritti tra uomo e donna, obiettivo principale della sua attività politica. Prima pagina del verbale della prima seduta della Commissione per la Costituzione (20 luglio 1946) Teresa Noce (Torino, 1900 - Bologna, 1980) Eletta nelle liste del PCI, nel XVI collegio “Commissione dei 75” Di famiglia operaia, sin da bambina cominciò a lavorare in fabbrica, e giovanissima prese parte alle lotte proletarie torinesi contro la guerra. Nel 1919 si iscrisse al partito socialista; ma quando, nel 1921, il circolo socialista da lei fondato aderì alla Federazione giovanile comunista d’Italia, lei stessa ne divenne segretaria: da qui comincia la sua intensa attività svolta all’interno del partito comunista. La sua attività politica, si incrociò con quella del giovane Luigi Longo, allora studioso di ingegneria ma già con funzioni di rilevanza politica all’interno del partito comunista torinese, che in seguito sarebbe divenuto suo marito. Nel 1923 Teresa assunse la direzione della Federazione e del giornale “La voce della gioventù”, iniziando così la sua carriera giornalistica. Nel 1946, all’età di 46 anni, Teresa noce fu eletta all’Assemblea Costituente nel XIV collegio elettorale (Parma-Piacenza-Reggio Emilia) con 47.219 voti di preferenza. Fu una delle cinque donne scelte per far parte della “Commissione dei 75” che redasse la Carta Costituzionale, consapevole di avere l’occasione irripetibile di cambiare la condizione femminile dal punto di vista giuridico e di rinnovare il Paese. Come componente della Terza Sottocommissione, sostenne che lo Stato aveva l’obbligo di intervenire per garantire a tutti i bambini, senza alcuna distinzione tra legittimi e illegittimi, la salute e lo sviluppo fisico, morale ed intellettuale e a tutte le madri, la possibilità di procreare in condizioni economiche, igieniche e sanitarie compatibili con la dignità umana e civile. Nello stesso contesto, presentò, assieme agli On. Federici e Merlin, una relazione riguardante le “ Garanzie economico sociali per l’esistenza della famiglia” nella quale sottolineò che la Costituzione democratica della Repubblica Italiana non poteva limitarsi ad affermare dei diritti ma doveva indicare anche come intendeva garantire il godimento di questi diritti a tutti i cittadini Italiani. Venne rieletta nella seconda legislatura repubblicana del 1953 e prese parte alla XI Commissione Lavoro, Emigrazione, Cooperazione, Previdenza e Assistenza sociale, Assistenza post-bellica, Igiene e Sanità pubblica. Delusa dal comportamento dei vertici del suo partito, si allontanò dalla vita politica attiva, ma continuò comunque a “combattere”, fu consigliere del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro), e partecipò alla commissione Lavoro e Previdenza sociale. Teresa Noce Teresa Mattei (Genova, 1921). (Eletta nella lista del PCI nel XV collegio) E’ colei che l’8 marzo 1945 inventa il simbolo della Mimosa per la ricorrenza della festa della Donna, credendo che questo fiore così comune eppure così unico, sia il solo adatto a rispecchiare la bellezza e la delicatezza femminile. E’ la più giovane parlamentare (25 anni) nel 1946. L’ambiente familiare è molto importante e influisce notevolmente sulla formazione politica di Teresa, indirizzandola verso una vita dedicata all’impegno politico e sociale, ispirata al padre ed al fratello Gianfranco Mattei, suicidatosi per salvare i compagni , dopo essere stato imprigionato a via Tasso. Teresa Mattei Sin da giovanissima Teresa Mattei dimostrò di avere una forte autonomia di giudizio e fede nelle proprie idee e convinzioni politiche unite a una forza e una determinazione non comuni. Si ribellò immediatamente alle leggi razziali, entrate in vigore nel 1938; la ragazza, studentessa al liceo Michelangelo di Firenze, dicendo ad alta voce: “chiedo di uscire perché queste cose vergognose non le voglio sentire” si alzò dal suo banco e indignata abbandonò la lezione di un professore sostenitore delle ideologie razziste; fu per questo radiata dalla scuola e dovette presentarsi da privatista per conseguire il diploma. La straordinaria esperienza umana e civile di Teresa Mattei fu segnata dall’incontro con Bruno Sanguinetti uno degli organizzatori della lotta antifascista a Firenze e a Roma, che poi avrebbe sposato nella clandestinità della lotta partigiana. Fu chiamata a Roma per lavorare presso il PCI, occupandosi in particolare dell’UDI, unione donne italiane. La Mattei sostenne con forza il diritto delle donne a poter ricoprire ogni grado della magistratura : “E’compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli d’ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’eguaglianza degli individui e impediscono il completo sviluppo della persona umana”. L’Onorevole espresse la necessità che lo Stato tutelasse il lavoro minorile e riconoscesse i diritti delle donne lavoratrici. Sempre nello stesso anno fondò con l’Onorevole M. Federici l’Ente per la tutela morale del Fanciullo. Nel 1987, continuando la sua lotta per i diritti dei minori, fondò a Ponsacco, la LEGA PER IL DIRITTO DEI BAMBINI alla COMUNICAZIONE e fu anche, insieme al figlio Rocco, la fondatrice di RADIO BAMBINA, associazione che si batte per i diritti dell’infanzia, in difesa dei bambini troppo spesso ostaggio della televisione e dei falsi valori. Oggi la signora Mattei ha 88 anni vive in un paesino vicino Pisa, è una delle poche dell’ Assemblea Costituente ad essere ancora viva, e continua ancora oggi la sua lotta per i bambini. Altre costituenti … All'inizio dei lavori dell'Assemblea Costituente venne istituita una Commissione per provvedere alla stesura della nuova Carta costituzionale da sottoporre poi all'esame dell'Assemblea. Pellizza da Volpedo, “Il quarto stato”(1901), Questa commissione, conosciuta come la "Commissione dei 75" dal numero dei suoi componenti (presenti in quantità proporzionale ai rispettivi partiti) fu a sua volta suddivisa in varie Sottocommissioni, ognuna delle quali incaricata di approfondire un campo specifico della nuova Carta. I lavori di questi organi vennero poi presentati alla totalità dell'Assemblea e messi ai voti per stabilire ciascun articolo della nuova Costituzione Italiana. Il Capo provvisorio dello Stato promulga la Costituzione il 27 dicembre 1947. Come risponderemmo se qualcuno ci domandasse cosa significhi essere eroi? Dalle imprese narrate nei poemi epici in cui è la forza d’animo, insieme alla vigoria fisica, che caratterizza l’uomo valoroso … … alla concezione socratico- platonica, per la quale il nuovo eroe è colui che sa vincere i nemici interiori. Il Cristianesimo sostituisce i simboli pagani con nuove rappresentazioni della vita e del destino. Su queste qualità, eredità della tradizione classica, ha trionfato in seguito l’eroe antico più perfetto: Cristo. Il paradosso cristiano si contrappone radicalmente alla saggezza greca. Dalla rivoluzione cristiana è nato l’uomo moderno, separato dalle umanità anteriori da un abisso. Dal martire cristiano si è arrivati alla sua secolarizzazione: dalla idealizzazione romantica del gesto esemplare all’audacia e allo spirito di sacrificio del rivoluzionario classico. Benché queste visioni presentino molte differenze tra loro, tutte individuano le qualità comuni a tutti gli eroi: il coraggio, la forza, la perseveranza, la determinazione, la risolutezza, la coerenza coi propri ideali, la speranza... … requisiti che non mancarono a quelle donne che si impegnarono generosamente e insieme nella ricostruzione. Donne coraggiose possiamo definire queste donne che rivendicano la tanto agognata parità di diritti; donne che si sono incontrate e unite, nonostante le diverse ideologie, e hanno contribuito a porre le basi della nuova società civile, combattendo insieme per una causa comune. Donne che, non perdendo il contatto con la realtà, e consapevoli dei bisogni concreti e immediati del popolo italiano, hanno portato nella vita quotidiana, ordinaria, qualcosa di straordinario; donne che non hanno rinunciato né accantonato il ruolo di madri o di mogli, ma che hanno dimostrato come fosse possibile conciliare l’impegno politico e sociale con i loro doveri familiari; donne che spesso sono state perseguitate, scoraggiate, ostacolate, derise, imprigionate, ma che non si sono arrese, hanno portato fino in fondo le loro idee e hanno segnato l’inizio dell’emancipazione femminile in Italia. Il desiderio di libertà e le ragioni di tale desiderio. Il coraggio. Un punto di svolta, decisivo e cruciale, dopo quegli anni tremendi e oscuri della II Guerra Mondiale e dopo la lotta di Liberazione, si ebbe quando donne e uomini di buona volontà si prefissero la costruzione di nuove forme di comunità entro cui la vita materiale e morale potesse essere sostenuta, così che sia la civiltà sia la vita morale e intellettuale avessero la possibilità di sopravvivere. Quelle donne e quegli uomini avevano un desiderio di libertà tanto vivo, un desiderio inedito, personale e già pubblico -politico, e ragioni tanto forti di tale desiderio da intraprendere, con coraggio, tutti insieme, collaborando e cooperando, la costruzione di una nuova società, più giusta e in cui essere protagonisti e partecipi, cittadini sovrani. Tuttavia, sapevano per esperienza che una società libera, giusta, plurale, equa e solidale, non sarebbe stata la conseguenza di esortazioni morali, battaglie ideologiche o contrapposizioni di parte, ma di una convergenza di fondo su concrete iniziative storiche e politiche che, confrontandosi con la concretezza di bisogni urgenti, vi rispondessero adeguatamente. Era una pretesa esigente, dai vasti orizzonti e interessi, con un obiettivo alto: la ricostruzione materiale e morale, il rinnovamento e la rinascita di un popolo. La onorarono con intelligenza, generosità e passione (e la loro testimonianza resta, è ancora attuale), nella consapevolezza che – come qualcuno sosterrà qualche decennio più tardi a proposito dell’educazione- : “uscire da soli dai problemi è l’avarizia, uscirne insieme è la politica”. Non sono queste eroine? Noi crediamo di sì, e il valore, la forza e il fascino trascinante di queste donne, “le madri della Costituzione” e Eleanor Roosevelt, ha acceso il nostro desiderio di conoscerle più da vicino. Questo progetto “Donne coraggiose” (a.s. 2008-2009/2009-2010) a cura della Prof.ssa Agnese Pica è stato realizzato dalle alunne : Ammendola Gloria Braghiroli Agnese Candelori Ludovica D’Antonio Arianna Fiaschetti Silvia Forte Agnese Minioni Giusy Monacelli Marta Prearo Natasha “Un grazie a tutte quelle donne sconosciute che, il 2 giugno 1946, uscirono presto di casa per andare a votare”.