Cara Daniela,
si è fatto silenzio e, finalmente, riesco a dire quello che sento dentro di me e a
parlarti dell’emozione che il tuo ricordo suscita in molti colleghi e che resiste al
tempo che passa.
Fatichiamo ad accettare la tua assenza perché ci avevi abituato male: la tua risata,
il tuo ottimismo con il quale vincevi giorno dopo giorno la tua sofferenza e la
disponibilità verso gli altri ci mancano tanto.
Ci mancano le tue arrabbiature appassionate, quando dicevi che dovevi “parla’
francese”, la sigaretta rubata fuori della porta della scuola, le feste di pensione
durante le quali ti prodigavi sempre, i caffè e lo scambio di due chiacchiere sempre
consolatorie per tutti noi.
L’anno scorso, proprio davanti ad un caffè, ci dicemmo quanto era ridicolo e miope
volerci “pensionare”, proprio quando ci sentivamo lucide, competenti e brave come
mai ci saremmo sentite solo qualche anno prima. Confrontavamo spesso ridendo
(tu per prima ridevi delle tue) le nostre mani segnate dall’artrosi, sempre sporche di
gesso, fieramente sporche di gesso, simbolicamente sporche di gesso, perché si è
insegnante, non si fa l’insegnante, non si diventa insegnante.
Qualche “grillo parlante”, forte dell’idea di essere utente di un servizio pubblico e,
quindi, per questo solo motivo, di avere diritto di parola su tutto, ha voluto far
sentire il suo stridio di pochezza e di meschinità. La sua voce è stata sommersa però
da numerose altre voci, più forti, in volume e in significato, delle voci di chi, per
costruirsi insostenibili alibi, attacca gli altri.
Come i più anziani di noi, tu fai parte di una schiera di insegnanti in gamba, perché
hanno avuto la volontà di esserlo, che ha costruito anno dopo anno il liceo Peano
nella sua complessità e nella sua qualità. Proprio in un periodo come quello attuale,
fatto di colpi alla scuola pubblica e di riordini spesso inconsulti nella loro radicalità,
ci hai restituito il senso di appartenenza e la fierezza per un liceo fra i più vivi nella
ricerca didattica e da sempre impegnato nella lotta quotidiana contro la dispersione
scolastica, perché a tutti i ragazzi sia garantito il diritto allo studio.
Davanti a te e per te, ci siamo tenuti di nuovo per mano, i più anziani e i meno
anziani, insegnanti, segretari, Presidi, bidelli, soprattutto studenti, grandi e piccoli,
già usciti dalla scuola, magari da anni, o adolescenti che ancora fanno sentire le loro
voci per i corridoi e dentro le aule.
Di molto, ma anche di questo ultimo regalo, ti voglio ringraziare e spero che i
professori più giovani, la generazione futura di insegnanti, possa sentire il sapore e
il gusto del tuo lavoro, possa raggiungere nel tempo la tua professionalità, conquista
e patrimonio di una professione diversa dalle altre.
Sandra Rebecchi
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Un ricordo della professoressa (maggio 2011)