Il Terrazzamento e la Cultura della Vite
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La sistemazione dei terreni in pendio mediante la costituzione
di unità colturali terrazzate è un perfetto esempio di sistema
agricolo intensivo, ovvero di un sistema colturale in cui
l’incidenza delle lavorazioni sui costi di produzione è massima.
La progressiva meccanizzazione dell’agricoltura, connessa alla
ricerca di massimizzazione dei profitti, ed il concomitante calo
della manodopera disponibile hanno di fatto relegato questo
tipo di attività in posizione marginale, a causa della minore
redditività. Questa estensivizzazione dell’agricoltura ha
consentito di aumentare la vitalità economica del comparto, ma
non è priva di conseguenze negative dal punto di vista
ambientale e sociale.
Il Terrazzamento e la Cultura della Vite
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In Italia, la sistemazione dei terreni in pendio ha una lunga e
gloriosa tradizione, che ha portato alla creazione di ecosistemi
agricoli affascinanti e di grandissima rilevanza anche dal punto
di vista paesaggistico e della tutela ambientale. Gli esempi più
noti sono quelli della costiera amalfitana, delle colline toscane e
liguri, della zona etnea. Tali comprensori, oltre ad ospitare le
attività produttive agricole che li hanno di fatto modellati, sono
divenuti nel tempo famosi proprio per la bellezza del paesaggio
che è parte integrante della loro spiccata vocazione turistica.
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Nel comparto viticolo, che per superfici coinvolte ed indotto è
uno dei più importanti dell’agricoltura italiana, le aree terrazzate
montane di maggiore estensione si trovano nelle Cinque Terre
in Liguria, in Valle d’Aosta, nell’Alto Canavese in Piemonte e in
Valtellina. Quest’ultima, con i suoi circa 1000 ettari, rappresenta
la più grande area viticola terrazzata di montagna in Italia ed in
Europa è preceduta, come estensione, unicamente dal Douro
portoghese e dal Vallese svizzero. Si tratta di realtà
scarsamente incisive dal punto di vista economico ma di
fondamentale importanza ambientale.
Il Terrazzamento e la Cultura della Vite
Giacitura
Istat 1990
Montagna
71.942 (7.8%)
Inventario
Viticolo
14.929 (2%)
Collina
536.742 (58.5%)
314.631 (37%)
Pianura
308.226 (33.7%)
525.686 (61%)
Totali
916.910 (100%)
855.246 (100%)
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Schema di terrazzamento
Il Terrazzamento e la Cultura della Vite
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L’unità colturale viene definita terrazzo e presenta forma il più
possibile regolare, pendenza trasversale e spesso anche
longitudinale. Esso viene delimitato da muri verticali, oppure
leggermente spostati a monte rispetto alla verticale, che
possono essere sostenuti con malta o a secco. Nel primo caso
la tenuta è migliore, ma ci possono essere rischi di accumulo di
acque meteoriche e conseguenti problemi di stabilità. La
tipologia a secco è assolutamente preponderante in ambito
valtellinese; la buona pendenza e la natura dei suoli, sciolti e
sabbiosi, diminuiscono i rischi di stabilità sopra accennati e
rendono solitamente superflua la scolina (zona di accumulo e
infiltrazione delle acque di scorrimento superficiale).
Il Terrazzamento e la Cultura della Vite
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Qualora le unità colturali siano delimitate da scarpate si parla
invece di ciglionamento. Anche questa sistemazione si adatta
a pendenze notevoli (fino al 35 – 40%); la scarpata è in genere
ricoperta da una cotica erbosa permanente. Il raccordo tra i
terrazzi è più agibile e di norma percorribile anche da piccoli
mezzi motorizzati, quindi questa sistemazione consente una sia
pur parziale meccanizzazione che riduce le ore di lavoro
necessarie dalle 1200 – 1500 all’ettaro e all’anno per il
terrazzamento vero e proprio a circa 700.
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I filari dei vigneti valtellinesi sono impiantati pressochè
esclusivamente a rittochino (andamento perpendicolare alle
curve di livello). Tale scelta era legata alla perfetta esposizione
dell’uva e all’attenuazione del vigore vegetativo che va a tutto
vantaggio della qualità del prodotto finale. Negli ultimi anni
sono stati realizzati alcuni impianti di nuova concezione, con
ciglionamento del versante e filari a girapoggio (andamento il
più possibile parallelo alle curve di livello); il contenimento del
vigore vegetativo è in tal caso affidato alla competizione
esercitata dal cotico erboso. Al di là delle considerazioni
tecniche, l’impatto visivo è, nei due casi, completamente
diverso.
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La vite europea, a seguito dell’arrivo della fillossera (un afide
che distrugge l’apparato radicale) ha letteralmente rischiato di
scomparire nel XIX secolo. La soluzione è stata individuata
nell’innesto su vite americana, le cui radici resistono al
parassita. Da un punto di vista puramente estetico, si può
notare come una delle conseguenze di questa scelta, peraltro
obbligata, sia stata la scomparsa dai vigneti delle viti più
vecchie (una volta era comune il rinvenimento di piante
centenarie), a causa della mai perfetta affinità di innesto.
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