“Berceuse” di Vincent van Gogh Olio su tela 92 x 73 Museo Kroller-Muller, Otterlo Il ritratto realizzato da Vincent van Gogh, tra il 1888 e il 1889, raffigura Augustine Roulin, la moglie del postino di Arles, Joseph Roulin (amico del pittore, ritratto più volte anche egli da Van Gogh). L’artista ritrae la donna numerose volte, a partire dal dipinto conservato a Winterthur. La serie delle “Berceuse”, in olandese ons wiegelid o de wiegster =colei che culla, comunemente denominata “Ninna nanna”,è costituita da almeno cinque dipinti. Con la figura della donna che tiene il cordone della culla van Gogh voleva realizzare un’immagine simbolica, quasi sacra: la donna-madre, rassicurante e protettiva. Da ricordare la considerazione che aveva il pittore della donna: l’unico essere umano capace di amare incondizionatamente e durante tutta la sua vita. L’idea della donna protettrice è anche riconducibile a motivazioni psicologiche, infatti Van Gogh scrive che nelle sue ricorrenti crisi gli si presenta continuamente la visione della casa natale nel Brabante, fonte d’insicurezza, di un forte senso di solitudine, cui l’artista cerca di porre rimedio dipingendo ripetutamente una figura materna che diventi un’immagine sacra di consolazione, e che intende donare sia alla madre sia alla sorella. I motivi ispiratori, secondo il racconto di van Gogh, furono il romanzo di Pierre Loti Pêcheurs d’Islande e le narrazioni di Gauguin, pittore postimpressionista anch’egli e grande amico di van Gogh, che era stato marinaio: voleva dunque «fare un quadro che, appeso nella cabina dei battelli da pesca diretti in Islanda, potesse far provare ai marinai - che sono insieme bambini e martiri - il dondolio della culla con il ricordo delle antiche ninne nanne». E più tardi definì il quadro «una ninna nanna a colori». Il dipinto della Berceuse doveva essere la parte centrale di un trittico di cui van Gogh tracciò uno schizzo, che ai lati aveva due quadri con girasoli, che simboleggiavano la gratitudine, come indicò al critico Albert Aurier: un omaggio alla donna-madre. Influenzato da Gauguin, Van Gogh dipinge la figura di Madame Roulin in modo stilizzato, accentuando le linee nere di contorno, al cui interno sono stese ampie campiture piatte di colore puro (la stessa maniera pittorica sarà impiegata dal pittore per i ritratti del marito, Joseph Roulin). La tecnica produce l’effetto di uno smalto cloisonné, così chiamato dai sottili listelli metallici – cloisons -che formano gli alveoli in cui si cola lo smalto, e ricorda la bidimensionalita’ tipica dell’arte giapponese . Il chiaroscuro e le sfumature appaiono nella “Berceuse” totalmente assenti. La luminosità è ottenuta con l’accostamento di colori complementari. I colori della tappezzeria sono scelti secondo gli stessi criteri di accordo cromatico, tanto che la figura non si stacca dal fondo, e sembra sullo stesso piano della ricca decorazione murale. In seguito van Gogh sconfesserà questa forma di astrazione, attribuendola all’influenza di Gauguin. Nelle varie lettere in cui parla del ritratto, van Gogh ne sottolinea sempre una certa rozzezza formale ed espressiva, ma nel momento in cui realizzò l’opera, il pittore guardò soprattutto a uno stile che fosse in armonia col soggetto, con l’idea di una donna “veramente sposa e madre”. Anche la posizione stessa di Madame Roulin, seduta, con le mani in grembo, gli occhi persi in qualche pensiero malinconico, rimanda ad una rassegnazione tutta femminile, tipica della sposa e della madre che ha sacrificato tutto di sé. Ritratto del postino di Arles, Joseph Roulin, marito di Augustine Roulin. Olio su tela 1888 Museum of Fine Arts, Boston