Introduzione al Vangelo secondo
L’Autore
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Agli inizi, l’unico scopo del Vangelo non era
quello di porre la firma allo scritto, ma di esserne
servitori anche attraverso la stesura. Solo in
seguito, quando si avverte la necessità di
individuare gli autori, la Chiesa vuole evidenziare
che negli scritti vi è la testimonianza apostolica,
o attraverso gli apostoli (Matteo e Giovanni), o
attraverso loro stretti collaboratori (Marco) o
anche attraverso i loro diretti discepoli, come
Luca lo fu di Paolo.
Ecco perché nasce il Vangelo “secondo Luca”: si
cerca di distinguere lo scritto apostolico o
collegato a essi, dalle false testimonianze.
Luca (in greco Λουκάς) è, come vedremo in
seguito, originario di Antiochia di Siria, medico di
professione, celibe, discepolo degli apostoli e
compagno di Paolo.
L’Autore
• Lo scrittore di questo Vangelo è quel Luca di cui parlano le lettere di
Paolo (Cl 4,14; Fm 24; 2 Tm 4,11). La tradizione più antica ed affermata non
ha dubbi al riguardo.
• Questa concordanza della tradizione antica nell’attribuire a Luca il
vangelo si può spiegare con la tendenza, accennata prima, a
collocare gli scritti canonici sotto l’autorità degli apostoli o dei
discepoli degli apostoli.
• Luca è quel discepolo anonimo che racconta negli Atti alcuni episodi
in prima persona durante il secondo e terzo viaggio di Paolo (At 16,1017; 20,15-21,18; 27-28,16). Infatti fra tutti i compagni di Paolo soltanto Luca
può aver composto quelle sezioni in prima persona che sono
strettamente collegate, per vocabolario e stile, con il resto degli Atti.
• Quindi quel discepolo compagno di Paolo è l’autore degli Atti. Ora
Vangelo e Atti formano chiaramente un’opera unitaria; dunque Luca
è l’autore del Vangelo.
L’Evangelista
• Lo scritto di Luca è l’opera di una persona
attenta alla metodologia storica.
• Egli sa di essere un servitore di ciò che
scrive, di non scrivere una storia come le
altre, ma un qualcosa che è accaduto ieri,
ma ha valore ancora oggi:
una storia di salvezza.
L’Evangelista
• Una nota importante del Vangelo di Luca è la differenza
che riguarda i “molti”, Luca 1:1 “Poiché molti han posto
mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi
tra di noi”: sono coloro dai quali l’evangelista ha attinto le
testimonianze per il suo Vangelo. Il riferimento è
importante, perché distingue quei “molti”, testimoni diretti
della prima generazione cristiana, dall’autore e i suoi
contemporanei che rappresentano la generazione
successiva. Anche per questo motivo, il lavoro di Luca
non si ferma alla vita di Gesù ma ha seguito nelle
vicende della prima Chiesa (Atti degli apostoli): le chiese
paoline sono in piena sintonia con la Chiesa madre di
Gerusalemme, trasmettono la medesima “Tradizione”,
che qui assume il seguente significato: “trasmissione
fedele della predicazione apostolica”.
L’Evangelista
• Un’altra nota di rilievo:
l’opera lucana è aperta al profano, al mondo pagano, desidera far
accogliere il suo scritto anche ai non credenti.
• Luca lavora da storico, sa di rivolgersi a persone che conoscono la
versione greca dei LXX, cui fa continuo riferimento, ma sa anche
attualizzare quei contenuti per la fede dell’uomo pagano.
• Sa ricercare i documenti necessari per collocare gli eventi in una
cornice storica e geografica, ma sa anche che i riferimenti non
possono essere fondamentali per la fede di “Teofilo” (1,1), del
credente: la fede non nasce dal ragionamento sui fatti, ma
dall’incontro con Gesù, attualizzato dall’opera dello Spirito Santo.
Proprio grazie all’azione dello Spirito di Dio, quei “fatti” risultano agli
occhi del credente sempre contemporanei.
Fonti
• Come già accennato, Luca appartiene alla
seconda generazione cristiana, come egli stesso
testimonia. Per questo, le fonti da cui attinge
sono tre:
• il Vangelo di Marco;
• la cosiddetta fonte “Q” (Quelle = fonte) che lo
accomuna a Matteo, perché anche quest’ultimo
attinge da essa, riportando i “detti” (loghia) di
Gesù;
• infine, i “molti”, prima ricordati, che permettono a
Luca di fare aggiunte personali alla sua opera.
Fonti
• In primo luogo viene il vangelo di Marco scritto una trentina di anni
prima e di cui segue da vicino il susseguirsi dei fatti; poi, Luca, in
compagnia di Matteo, usa un libretto contenente tutte le parole
pronunciate da Gesù durante la sua predicazione in Palestina e
chiamato “loghia” di Gesù; inoltre Luca ha parecchio materiale
suo, frutto delle sue ricerche personali e proveniente dalla comunità
da lui stesso conosciute di Gerusalemme, di Antiochia di Siria e di
Cesarea Marittima, dove nelle soste fatte assieme all’apostolo
Paolo, poté incontrare personaggi di primo piano i quali conobbero
direttamente Gesù.
• Da queste fonti, Luca ha tratto notizie abbondanti su Maria la Madre
di Gesù e su molte parabole di Gesù che non sono riferite né da
Matteo né da Marco. Insomma, Luca non dice nulla di
approssimativo ma riferisce tutto con estremo rigore. La sua lingua
greca è di molto superiore a quella di Matteo e marco, i quali
rivelano la loro dipendenza dalla lingua e tradizione ebraiche.
Struttura
Alla luce delle fonti appena descritte
abbiamo la seguente struttura:
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1,1 – 4: prologo sul modello ellenistico;
1,5 – 2: fonti proprie (racconti dell’infanzia);
3 – 9,50: materiale da Marco, fonte “Q” e
aggiunte proprie;
9,51 – 18,14: inserto lucano (verso
Gerusalemme: missione apostoli, buon
samaritano (cap. 10);
11 preghiera;
12 – 13: parlare apertamente, provvidenza,
attesa del Figlio dell’uomo;
14: seguire nella croce;
15: parabole della misericordia;
16: la ricchezza;
17: scandalo e perdono;
18, 1 – 14: il Regno;
18 – 24,11: materiale da Marco;
24,12 – 53: fonte propria (Emmaus).
Scritto al servizio della Parola
• Lo scritto di Luca ha come riferimento chiave quello di
Marco, ma con parecchie annotazioni personali, anche
omettendo alcune parti (Mc 6,45 – 8,26: Gesù cammina sulle
acque; vari miracoli, …) e aggiungendone proprie per
parecchi capitoli (l’inserto lucano).
• Altra caratteristica: i racconti dell’infanzia, che lo
accomunano a Matteo, ma con divergenze, sono dovute
alla diversa provenienza delle fonti. Occorre ricordare
che le divergenze narrative sono dovute anche a un
percorso narrativo, del tutto particolare e personale,
dell’autore stesso. La prospettiva lucana è allora
compresa dal prologo: pur non essendo un testimone
oculare, la sua opera è un fedele servizio alla Parola.
Origini
• Luca è un greco-pagano convertito, (così si spiega la sua familiarità
con la Bibbia nella versione greca liturgica).
• Fece il suo primo incontro con Gesù Cristo ad Antiochia di Siria
(dove probabilmente nacque) , egli appartiene a coloro che non
avevano visto di persona Gesù, ma approdarono a Lui attraverso la
parola e i fatti dei Suoi discepoli che lo videro direttamente e di altri
credenti in lui.
• Attualmente Antiochia si trova in Turchia, ai confini con la Siria ed è
un piccolo paese con pochi abitanti.
• Al tempo di Luca, Antiochia aveva 500.000 abitanti ed era una città
sul Mediterraneo, molto fiorente per il commercio, per la cultura e la
lingua greche. Era il più importante centro del Medio Oriente, intorno
al 40-50 dopo Cristo.
Origini
• I discepoli di Gesù di origine greca e che dimoravano a
Gerusalemme, furono costretti ad abbandonare la città
dopo la lapidazione del diacono Stefano (anche lui di
cultura greca) avvenuta nell’anno 34 dopo Cristo. Essi si
sparsero nelle varie città del Mediterraneo tra cui
Antiochia di Siria. Per loro, greci di origine, era
pericoloso trattenersi a Gerusalemme.
• Essi sono chiamati Ellenisti in quanto nati fuori della
Palestina, nella Diaspora, in Asia Minore. Quindi gli
Ellenisti non erano imbevuti di cultura giudaica e
tendevano, per questo ad essere dei progressisti, più
aperti al mondo pagano. Avevano meno remore verso i
pagani di coloro che erano di cultura e lingua ebrea.
Origini
• Essi, quindi, “giunti ad Antiochia,
cominciarono a parlare anche ai Greci
(pagani), predicando la buona novella del
Signore Gesù” così come è scritto in Atti
11, 20. Formarono una comunità che
riuniva insieme ebrei e pagani convertiti. In
breve tempo la comunità divenne fiorente,
tanto che da lì partiranno come missionari
Paolo e Bàrnaba e lì torneranno dopo il
viaggio.
Origini
• Dato questo retroterra di Luca, comprendiamo
meglio come egli guardi alla vita di Gesù con
occhi diversi di quelli di un giudeo: rilegge la
storia di Gesù senza il peso a volte ingombrante
della tradizione e cultura giudaica. Scrive il
vangelo e gli atti degli apostoli tra l’80 e il 90
dopo Cristo.
• Da subito, nelle comunità cristiane, egli è
considerato come “il medico e il letterato” che
accompagna Paolo nei suoi viaggi fino a Roma
e di cui Paolo parla in tre delle sue lettere: Col 4,
14; Filem 24; 2 Tim 4, 11.
La novità: il prologo
• Luca è il solo evangelista che premette al suo
scritto un prologo nel quale dichiara, nei primi
due versetti, le Fonti a cui attinge: “Coloro che
furono testimoni e divennero ministri della
parola” (gli apostoli) e nei due versetti
successivi, lo scopo e le caratteristiche del
lavoro che intraprende: “Ho deciso di fare
ricerche accurate e di scriverne un
resoconto ordinato … perché ti possa
rendere conto della solidità degli
insegnamenti”.
Il suo lavoro
• Luca non espone solo una storia, l’avvenimento storico
di Gesù di Nazareth e della Chiesa dopo Gesù; ma lo fa
seguendo un metodo storico allora in uso nel mondo
greco. Anche altri storici del suo tempo, cioè nel primo
secolo dopo Cristo, usano lo stesso sistema di Luca. Per
esempio egli all’inizio del vangelo e degli atti, mette
un’introduzione (prologo): spiega, cioè, il motivo della
sua ricerca. Per questo scrive ad un certo Teofilo,
personaggio di cui non si sa nulla, forse inventato da
Luca stesso per simboleggiare tutti quei cristiani “amanti
di Dio” che provenivano dal mondo pagano: (Teofilo =
amante di Dio).
• Luca si comporta come un vero giornalista.
Luca investigatore
• Luca dice a Teofilo nell’introduzione al Vangelo, di aver investigato,
di essersi informato da testimoni oculari dei fatti accaduti
direttamente a Gesù ed anche di avvenimenti a Lui successivi e di
mettersi a scrivere le notizie che ha ricevuto. Luca 1,1-4 “Poiché
molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti
successi tra di noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono
testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, così ho
deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli
inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo,
perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che
hai ricevuto”.
• Luca vuole scrivere l’evento di Gesù per quanti “venuti da lontano”,
dal mondo pagano come lui stesso, intendono rendere ragione della
loro fede e della loro adesione a Cristo, per attirare a Cristo dal
mondo pagano quanti più discepoli poteva.
Le interviste
• Tra le persone intervistate da
Luca è probabile ci fosse
anche Maria di Nazareth, la
madre di Gesù, poiché le
informazioni sull'infanzia di
Gesù che egli riporta sono
troppo specifiche e quasi
riservate per poterle
considerare acquisite da terze
persone.
• L'evangelista Luca è, dunque,
particolarmente l'evangelista
della Madonna. Solo lui ci ha
tramandato l'annunciazione, la
visitazione, le scene del
Natale, della presentazione al
tempio di Gesù.
I parallelismi
• Inoltre, Luca, come gli storici contemporanei, usa fare dei
parallelismi, cioè mette a confronto tra loro i personaggi più
significativi del Vangelo e il loro ambiente storico. All’inizio del
vangelo, mette, infatti figure rappresentative dell’ Antico
Testamento: Zaccaria, Elisabetta, Simeone ed Anna; e figure
rappresentative del Nuovo Testamento, cioè di un nuovo modo di
vivere la fede in Dio: Maria la Madre di Gesù e Gesù stesso.
• Ma lo stacco più evidente tra un mondo vecchio che scompare e
un mondo nuovo che inizia, è evidenziato da Luca nelle due figure
parallele di Giovanni Battista (di cui narra l’annuncio della nascita, la
nascita stessa, la circoncisione e la predicazione al Giordano) e
quella di Gesù (di cui narra le stesse cose). Due mondi paralleli ed
insieme così diversi tra loro.
I parallelismi
• Negli Atti degli Apostoli, Luca procede nello
stesso modo: Stefano il diacono lapidato dai
giudei, figura del vero credente in Cristo è
parallelo a Gesù morto in Croce, fedele al Padre
Celeste.; l’Apostolo Pietro domina, inoltre, i
primi capitoli mentre l’apostolo Paolo i restanti
capitoli degli Atti.
• Così scrivevano gli storici del tempo di Luca.
Plutarco, lo storico greco del primo secolo dopo
Cristo, scrive le Vite Parallele di vari personaggi
del suo passato. Altrettanto fa Luca, sia nel
Vangelo che negli Atti.
La storia
• Luca attualizza il passato per il tempo presente: libera la
storia della Chiesa dall’apocalittica imminente (la febbrile
attesa della fine del mondo) per renderla “luogo”
privilegiato dell’azione di Dio. La “pax” dell’impero
romano diventa così il luogo ideale per annunciare una
pace superiore, quella in terra agli uomini che Dio ama.
• Luca è anche lo storico del futuro: egli dice alla Chiesa
della seconda generazione e di tutti i tempi che
conoscere Gesù esige conoscere le Scritture e
riconoscerlo nella frazione del pane (Emmaus), perché
Egli è il risorto, il Vivente, presente nel cammino storico
dell’umanità.
Il Regno
• In Luca il Regno è un
cammino che tocca tutti i
luoghi del mondo: Gesù
non si ferma a Cafarnao, la
sua tensione è verso
Gerusalemme; allo stesso
modo, la Chiesa non si
chiude a Gerusalemme, ma
reca l’annuncio apostolico
fino al cuore dell’impero, a
Roma (Atti); il mondo non è
luogo di conflitto, ma
l’occasione per il popolo di
Dio per annunciare la novità
cristiana.
L’uomo
• Siamo a un momento forte del pensiero lucano:
l’uomo è un amato da Dio. Alcuni esempi sono il
Buon Samaritano e il Padre misericordioso, che
descrivono chi è il prossimo: colui che è nel
bisogno, che si incontra casualmente nel
cammino … è un invito a non essere
discriminatori ma accoglienti, sposando la causa
dei poveri e degli emarginati.
Teologia degli Evangelisti
• Come già ricordato in altri incontri, gli evangelisti
adoperano il materiale (narrazioni, lettere,
manoscritti riguardanti la vita di Gesù) che
hanno a disposizione, disponendolo non a caso
ma intenzionalmente per le finalità che essi
intendono raggiungere in funzione delle loro
caratteristiche e degli scenari che si trovano ad
affrontare.
• È di qui che nasce la “teologia” di Luca, di
Marco, di Matteo e di Giovanni, quindi:
la spiritualità di ciascuno degli evangelisti.
Vangelo del catecumeno
• E’ così definito il Vangelo di Marco.
• Il suo scritto fu considerato come l'espressione
significativa della prima predicazione della Chiesa,
indirizzata a cristiani di origine pagana, a coloro, cioè,
che erano già avviati a una "iniziazione" del mistero
cristiano (i catecumeni), a coloro che avevano già
sentito il primo annuncio e avevano già avuto il primo
slancio della fede, ma che ora dovevano giungere a una
più profonda comprensione del mistero di Gesù. Una
conoscenza non tanto a livello dottrinale e teologico,
quanto a livello di fede e di esistenza.
Vangelo del catechista
• E’ così definito il Vangelo di Matteo.
• Cioè il Vangelo per aiutare colui che deve
introdurre altri alla fede e questo risulta, per
esempio, dalla struttura dei famosi 5 grandi
discorsi del suo vangelo. Quindi, un materiale
abbondante a uso dei maestri delle comunità,
dei "catechisti", nel senso più alto e più nobile
del termine: sono gli Apostoli stessi i primi
catechisti.
Vangelo del discepolo
• E’ così definito il Vangelo di Luca.
• Vangelo del discepolo di Cristo, vale a dire di colui che
ha intrapreso a seguire Gesù e lo vuol seguire
nonostante tutto.
• Molti sono gli elementi che avvalorano questa intenzione
di Luca, per esempio, quel detto che è riportato soltanto
nel suo vangelo: "Chi mette mano all'aratro e poi si volge
indietro non è adatto per il regno di Dio" (9,62). Non basta
intraprendere, non basta fare un bel tratto di strada,
bisogna andare fino in fondo senza pentimenti. Aver
messo mano all'aratro e poi voltarsi indietro
significa fallire il proprio ruolo di discepolo di Cristo.
Il Discepolo
• Un altro elemento importante per capire il ruolo
del “discepolo” è dato dalla “grande inserzione”
lucana, che va dal capitolo 9,51 fino al capitolo
19,28. Questo blocco letterario caratteristico di
Luca, descrive il viaggio di Gesù a
Gerusalemme, e sta a significare che chi crede
in Cristo deve percorrere questo “faticoso”
itinerario che culmina in Gerusalemme, cioè la
città del sacrificio e della morte. Nella
prospettiva lucana il discepolo di Cristo è colui
che “segue” il Maestro ovunque egli vada, fino al
martirio, se è necessario.
Il Vangelo della salvezza
universale
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Un unico grande piano inizia nel Vangelo e si compie in Atti.
Sia il vangelo che Atti iniziano nella Gerusalemme messianica con il dono dello
Spirito (Lc 1,5-2,52;3,21-22; At 1-2). Il Vangelo ci presenta poi il ministero galilaico di Gesù
(Lc 4,1-9,50) e il suo viaggio a Gerusalemme (Lc 9,51-19,28). Il libro degli Atti continua
questo piano descrivendo il primo ministero degli apostoli, limitato per la massima
parte all’ambiente giudaico (At 8,15), a cui fa seguito il viaggio di Paolo al centro del
mondo: Roma.
Non soltanto esiste questo parallelo tra il Vangelo e gli Atti, ma noi vediamo che gli
Atti continuano là dove il Vangelo termina.
In Luca Gesù non predica direttamente ai pagani, né porta a termine l’instaurazione
del suo regno. Il regno deve includere anche i pagani, ma questa dimensione
universale è realizzata soltanto dopo l’ascensione di Gesù, nel ministero della
Chiesa, come viene descritto in Atti.
Ma nella sua predicazione Gesù annuncia che il perdono è offerto a tutti gli uomini, e
possiamo così dire che Luca ha composto il “Vangelo della salvezza universale”.
La tavola genealogica (Lc 3,23-38) non circoscrive la stirpe di Gesù unicamente alla
linea regale di Davide, come avviene in Mt 1,1-16, ma colloca Gesù nell’albero
genealogico dell’intera razza umana in quanto figlio di Adamo che era figlio di Dio. La
fede di Abramo può essere condivisa da tutti gli uomini, che diventano per ciò stesso
figli di Abramo (Lc 3,8).
L’evangelista del Cuore
• Si può anche dire che Luca è
l'evangelista del cuore di
Gesù, perché ci rivela la sua
misericordia, e con la parabola
del buon samaritano, del figliol
prodigo, e con il racconto della
conversione di Zaccheo, può
essere definito l'evangelista
della fiducia, della carità, della
pace, della gioia: in una parola
si può dire che è l'evangelista
dello Spirito Santo.
• Negli Atti degli Apostoli (4,32) è
lui che ha trovato la formula
tanto cara alle comunità
cristiane: “formare un cuor solo
e un'anima sola”.
Mission Discepolo
• Per Luca per diventare discepolo di Gesù e
poterLo seguire è necessario lasciare ‘tutto’ (Lc
5,11) e dedicarsi completamente a Lui (9,62). E
ripercorrendo la strada tracciata da Matteo che
scrive “accumulatevi dei tesori nel cielo” (6,20),
Luca dice, “vendete quello che possedete e
datelo in elemosina” (12,33).
• Il distacco dagli affetti e la rinuncia ai beni
materiali sono condizioni necessarie per
intraprendere un cammino in perfetta sintonia
con quello tracciato personalmente da Gesù.
Mission Discepolo
• Il percorso di avvicinamento a Cristo in tanto è possibile in quanto
agevolato dalla preghiera e dall’azione dello Spirito Santo.
• Luca ci raffigura Gesù in preghiera prima di qualsiasi tappa
importante nel suo ministero messianico: al suo battesimo (3,21);
prima della scelta dei Dodici (6,12); prima della professione di fede di
Pietro (9,18); alla trasfigurazione (9,28), prima di insegnare il “Padre
Nostro” (11,1); nel Getsemani (22,41). Gesù era il maestro della
preghiera e insistette con frequenza che anche i suoi discepoli
fossero uomini di preghiera (6,28; 10,2; 11, 1-13; 18, 1-8; 21,36).
• Luca allude ininterrottamente al ruolo dello Spirito (1,15.35.41.67; 2, 25-27;
3,16.22; 4,1.14.18; 10,21; 11,13; 12,10.12). Dove Matteo (7,11) parla delle cose
buone che il Padre dà a coloro che gliele chiedono, Luca (11,13) parla
dello Spirito come del dono per eccellenza.
Riflessioni
• Luca è il mio evangelista preferito.
• Ogni parola del suo vangelo è densa di
significato e impregnata di senso di
appartenenza.
• Spinge il lettore a capire e fare esperienza di
Gesù.
• Non fosse altro che per curiosità, leggendo Luca
si è portati a provare e vedere se si può essere
veramente Suoi discepoli, percorrendo un
cammino fatto di:
Affidamento, Preghiera, Condivisione.
Il simbolo
• L’Evangelista morì all'età di 84
anni e sarebbe stato sepolto a
Tebe, capitale della Beozia.
Secondo quanto riportato da San
Girolamo (De viri ill. VI, I), le sue
ossa furono trasportate a
Costantinopoli nella famosa
Basilica dei Santi Apostoli. Le sue
spoglie giunsero poi a Padova,
dove tuttora si trovano nella
basilica di santa Giustina; solo la
testa è invece conservata a Praga.
Unico evangelista non ebreo, il
suo emblema è il bue (simbolo di
tenerezza, dolcezza e
mansuetudine).
Fratelli di Gesù
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Introduzione al Vangelo secondo Luca