Trieste - 2 febbraio 2010 - Classi 2^E, 2^B e 2^A Accompagnatori Proff. Maria Grazia Gardelli, Marina Vasumini, Stefano Zaffini, Olindo Gaspari, Licia Marzocchi, Matteo Maltoni, Santa Pressimone. Partenza ore 5,30 da Cesena ore 6,00 da Forlimpopoli Il prof Stefano Zaffini per parcheggiare il suo bolide ha dovuto spalare la neve . Arrivo alle ore 11.00 Visita dello stabilimento , non è permesso fare foto: Degustazione del caffè: Meno tostato -> più acido Più tostato-> più amaro Le protezioni per la visita guidata. Illy Caffè SpA Due le varietà di caffè. L’Arabica è la migliore. La lezione si tiene nella Palazzina Ernesto Illy, figlio del fondatore dell’azienda Francesco Illy, Ungherese di nascita, che iniziò l’attività nel 1933. Gli annidi maggior sviluppo dell’azienda furono quelli del dopoguerra. Ernesto è sempre stato, fino alla sua scomparsa nel 1994, alla ricerca instancabile dell’espresso perfetto e per questo ha incentivato la produzione di un caffè di qualità eccellente. Alla sua memoria è intitolata una fondazione che ha per scopo quello di coltivare e sviluppare , nell’ambito della produzione e lavorazione del caffè, la conoscenza, l’etica e la sostenibilità come valori assoluti . Tutti attenti, vogliamo imparare a degustare il caffè che deve essere rigorosamente amaro!! I consumatori del caffè nel mondo. Noi tra i primi 15. Il caffè è bevanda ma anche luogo di relazioni. Alla ricerca del caffè perfetto. La miglior ricetta richiede Scelta attenta della materia prima Controllo della miscela Scelta della macchina migliore, del servizio più accurato , dell’ambiente giusto ma anche dell’intrattenimento più adatto. Tutti sono intenti a seguire la lezione Il Prof. Matteo Maltoni degusta: È il caffè più o meno tostato? È quello più acido o quello più amaro? Anche Francesco e Sonny si cimentano. E anche Enrico e Marco. Il caffè arriva a Trieste da tutto il mondo. Deve essere miscelato e tostato. Vasto è ventaglio delle sfumature aromatiche del caffè. Per scegliere la miscela giusta, nel laboratorio vengono analizzati e catalogati tutti i campioni secondo il loro PROFILO AROMATICO. FINE DELLA LEZIONE. Foto ricordo- gruppo 7 ALLE ORE 13,45 SALUTIAMO LE NOSTRE GUIDE E LASCIAMO LO STABILIMENTO ILLY. Risaliamo sul pullman e ci avviamo verso il centro, il cuore della città mercantile, sbocco sul Mediterraneo dei principali paesi del centro-europa. Sulla Piazza a prendere pigramente il sole di fronte ad un buon caffè i triestini, signore impellicciate e signori eleganti. Piazza dell’Unità d’Italia. GIAMMARCO in primo piano, anche lui pigramente si distende al tiepido sole. I ragazzi si mettono in posa per una foto ricordo. La foto di chi fa la foto. Altri scatti in Piazza dell’Unità d’Italia. L’Harry’s Bar è nello sfondo. Foto ricordo della 2^E sulla banchina. È ora dello spuntino: deve essere veloce!! Solo 40’. La fortuna ci ha concesso una bella giornata di sole; partendo dalla banchina dove il pullman ci ha scaricato e attraversando la magnifica Piazza Unità d'Italia in pochi minuti siamo arrivati all'ingresso del Buffet da Pepi, ubicato in via Cassa di Risparmio, al civico 3. Abbiamo potuto gustare la rinomata porcina che vien proposta , di norma, sul tipico piatto a forma di maialino (vedi foto) ma noi visti i tempi ristretti, abbiamo dovuto optare per la versione più veloce, nella rosetta di pane fresco con la senape. Ogni lembo di carne con cui viene ''costruito'' il piatto è attinto direttamente dalla fumante caldaia dove troviamo la porcina (la spalla), il würstel classico, la pancetta, la cotenna, il cotechino, le salsicce di Vienna e quelle di Cragno (località slovena d'origine dell'insaccato); Buffet da Pepi Via Cassa di Risparmio, 3 Trieste Tel. 040-366858 - chiuso la domenica - Non serve la prenotazione. Dopo la rosetta con la Porcina non possiamo andarcene senza gustare un caffè . Scegliamo il Caffè degli Specchi Piazza dell’Unità d’Italia,7 La Prof. Licia assaggia lo Strudel La Prof .Maria Grazia opta per la Sacker Torte E poi via per La Risiera di San Saba. Ma aimè siamo in ritardo!! Risiera di San Saba via Giovanni Palatucci 5 - Trfieste È fredda e buia. L’ingresso [email protected] È un complesso di edifici dello stabilimento per la pilatura del riso - costruito nel 1913 nel periferico rione di San Sabba dapprima utilizzato dall'occupatore nazista come campo di prigionia provvisorio per i militari italiani catturati dopo l'8 settembre 1943. Verso la fine di ottobre del 1943, diviene Campo di detenzione di polizia, destinato sia allo smistamento dei deportati in Germania e in Polonia, sia a deposito dei beni razziati ma soprattutto come luogo di detenzione ed eliminazione di ostaggi, partigiani, detenuti politici ed ebrei. RISIERA DI SAN SABA Nella sala principale abbiamo preso visione di un documentario e di settanta opere tra disegni, dipinti, e incisioni di Giovanni Talleri. Oltre alle opere artistiche di Talleri c’erano documenti d’epoca a testimonianza di quanto accadde in quel luogo. Alcuni davvero terrificanti come la mazza usata per seviziare i condannati a morte. Significativa la testimonianza di Talleri che tra il 1944 e il 1945 è stato prigioniero nel campo di concentramento di Dachau. Il forno crematorio Al centro del cortile, la superficie in acciaio ricorda lo spazio occupato dal forno crematorio “collaudato” il 4 aprile 1944, con la cremazione di settanta cadaveri di ostaggi fucilati il giorno prima . L’edificio del forno crematorio e la connessa ciminiera vennero distrutti con la dinamite dai nazisti in fuga, nella notte tra il 29 e il 30 aprile 1945, per eliminare le prove dei loro. Tra le macerie furono rinvenute ossa e ceneri umane ma anche una mazza la cui copia, realizzata e donata da Giuseppe Novelli nel 2000, è ora esposta nel Museo (l’originale è stato purtroppo trafugato nel 1981 da gruppi neo-nazisti). Le bacheche con foto e documenti Le foto e i documento spezzano il cuore. Rendono le atrocità del passato ancora vive. È bello ritrovare con lo sguardo i volti dei nostri ragazzi. È bello risentire le loro voci dopo il silenzio durante la visione del filmato. È come uscire dal baratro. « E quindi uscimmo a riveder le stelle. » DIVINA COMMEDIA Inferno- Canto34- v. 139 È bello ritornare al timido sole invernale . Una preghiera sale a riscaldare il cuore e la speranza: possa la memoria della barbarie restare celata in fondo ai cuori di tutti ma soprattutto nei cuori più giovani. Che la memoria dell’inferno non si perda mai. Non dobbiamo dimenticare!! È bello sentire voci spensierate là dove risuonavano i gemiti dei condannati. È come respirare ancora dopo aver lungamente trattenuto il fiato. Il rientro con breve pit –stop . Abbiamo macinato in allegria i circa 400 chilometri prima di rientrare a Forlimpopoli alle 21,30 . Il viaggio valeva un soggiorno di almeno 2 giorni ma c’è un lato positivo: resta il progetto, in un futuro prossimo di dirigere ancora i nostri passi verso questa meta. Al prossimo viaggio!!! I Proff. Maria Grazia Gardelli, Marina Vasumini, Stefano Zaffini, Olindo Gaspari, Licia Marzocchi, Matteo Maltoni, Santa Pressimone.