1. Sintesi del percorso educativo La ricerca storica come “viaggio nel passato” e “vita nel presente” è stata la base di partenza. L’obiettivo principale è la costruzione di una “memoria” che è passato e ricordo ma anche presente e costituzione dell’io. Seguendo un itinerario che va dalla formazione della Terra ai … Romani, i bambini sono stati messi nella condizione di “vivere” in tempi e spazi diversi e a loro cronologicamente lontani. La scoperta del territorio, le prove di scavo, lezioni di ceramica preistorica e di pittura rupestre,… hanno contribuito a diminuire il divario esistente tra “storia antica” e “realtà presente”. L’idea poi di mascherare i bambini da antichi romani in occasione del Carnevale, ha contribuito, invece, a collegare passato e presente: il passato come studio di usi, costumi e modi di vita del popolo romano; il presente come analisi del quotidiano: noi i piccoli romani del 2004 alla ricerca di una identità. È per questo che il percorso didattico che inizialmente aveva visto la scelta tematica de LA CITTA’, si è intrecciato con il tema IL VIAGGIO, inteso proprio come un viaggio nel passato (in terre lontane, in ambienti preistorici e con personificazioni immaginate) alla ricerca di una realtà antica ri…raccontata con un po’ di fantasia e con linguaggi moderni. 2. L’opera realizzata: “Ri…racconto la Storia” Si tratta di una raccolta di testi rielaborati dagli alunni delle classi terze sui temi storici che di volta in volta si andavano ad esaminare. La raccolta vuole essere un modo per “ri…raccontare” la storia attraverso l’immaginazione e la fantasia creativa. I bambini sono stati invitati a: - elaborare immagini della “Favola antica” letta e raccontata dall’insegnante; - a raccontare una storia dal titolo: “C’era una volta un mammut”; - a identificarsi con … Mahor, un bambino della preistoria e descrivere il suo ambiente, il suo modo di vivere, i suoi passatempi; - a reinterpretare …Otzi, l’uomo venuto dal ghiaccio; - a vivere come Amoa, un giorno nella preistoria; - a identificarsi con …Radam, lo scriba del re, per vivere un giorno in Egitto; - a travestirsi da “antico romano” per partecipare alla sfilata di Carnevale per le vie del quartiere. Tutto questo è raccontato e documentato, con il linguaggio semplice dei bambini, nel volume realizzato, e rielaborato con il linguaggio evoluto delle tecnologie, nel cd-rom allegato. Anche questo è un misto tra le tecniche del passato (scrittura con carta e penna) e le tecnologie del presente (videoscrittura, scansione, costruzione di una presentazione ipertestuale). Premessa … “La memoria è la facoltà più singolare della mente umana. (…) L’uomo dipende dalla memoria, … se si riuscisse a “vederla” …, la memoria apparirebbe come un gomitolo compatto, il cui filo che lo compone, dipanandosi, porta all’indietro, fino a quell’ultimo, misterioso capo, celato nel suo cuore più profondo, raggiunto il quale il percorso da dove è cominciato finisce (nella memoria inizio e fine spesso sono la stessa cosa …) … Ma quel filo, nella memoria è pieno di nodi, intrecci, … “ da A. Rosa, L’Alba di un mondo nuovo, Ed. Mondolibri, 2002 La proposta didattica, come appare anche nella sintesi che accompagna la scheda B, aveva lo scopo di sollecitare la memoria in molti dei suoi aspetti: la memoria integratrice, la memoria regolatrice, la memoria dei ricordi, la memoria mnemonica (quella dei verbi, delle tabelline, …), la memoria immaginativa e quella fantastico-creativa. Il risultato è questo piccolo volume realizzato da insegnanti ed alunni di terza elementare che, usando la memoria altrui, hanno rielaborato fatti e hanno iniziato a costituire la loro “memoria 1 C’era una volta, tanti tanti anni fa, una grande palla di fuoco che girava nello spazio finché un giorno ci fu un grande boato e la palla scoppiò. Divenne in tanti pezzetti fatti di fuoco e, il più grande di questi pezzi, formò la Terra. 2 Per raffreddarsi impiegò moto tempo ed il calore che emetteva era, all’inizio, molto forte. Col passare del tempo, il fuoco si spense e sulla Terra si formarono montagne, pianure, valli. 3 Il vapore del fuoco e delle eruzioni vulcaniche formarono l’aria e le nuvole: queste ultime fecero cadere tanta acqua che si raccolse sulla Terra. L’acqua caduta dal cielo riempì le valli e si formarono laghi, fiumi, mari e lagune. 4 In un punto piccolissimo della Terra, che poi prese il nome di Pietraroja, si formò una grande laguna dove iniziò una cosa stupenda: la vita. 5 Il sole era caldo e le prime forme di vita nacquero nell’acqua ed erano organismi minuscoli. Poi, pian piano, questi organismi divennero più grandi e nacquero i pesci. Sulla terra ferma, intanto, gli scorpioni cacciavano i millepiedi e si nascondevano in terreni paludosi. Spuntarono le prime piante che, all’inizio erano senza foglie e senza fiori e i pesci, modificando le loro pinne, si trascinarono fuori dall’acqua, stabilendosi sulla terraferma. 6 Cominciarono a comparire i rettili: degli strani animali simili alle nostre lucertole e ai nostri coccodrilli; le piante iniziarono a germogliare le foglie e nacquero i primi fiori. Nell’intrico delle enormi foreste volavano insetti come libellule mentre nell’acqua e sulla terraferma vivevano anfibi e rettili. 7 Passarono ancora tantissimi anni e sulla Terra comparvero i dinosauri, detti i giganti del nostro passato. Questi vissero incontrastati per molto tempo; alcuni di loro erano inoffensivi e vegetariani, altri erano predatori spietati dotati di una terrificante dentatura, tagliente come la lama di un rasoio, con la quale squarciavano il corpo delle loro vittime per nutrirsi della loro carne 8 Sulla terra intorno a quella laguna, un giorno si schiuse un nuovo dal quale venne fuori un piccolo dinosauro veloce e scattante che noi, oggi, abbiamo chiamato CIRO. 9 Questo animaletto era carnivoro, cioè mangiava solo carne ed era piccolo, agile e molto astuto. Trascorreva il suo tempo sulle rive della laguna: per cercare di trovare il cibo necessario a vivere, cacciava altri animaletti correndo velocemente sulle zampe posteriori. 10 Tutto era tranquillo finché un giorno successe qualcosa di strano: il mare coprì tutte le terre, le montagne si incendiarono cacciando fuoco, tutto bruciava e la terrà tremò. 11 Il Piccolo CIRO non sapeva dove andare, cercò di scappare ma la catastrofe fu così grande che tutta la laguna si trasformò. CIRO il piccolo dinosauro, restò sepolto sotto uno strato di fango insieme ad altri dinosauri e ai pesci che vivevano nella laguna. Il mondo dei dinosauri era finito. Iniziava un’altra era: nasceva l’uomo in un ambiente completamente diverso. Oscar, il mammut, un giorno andò a cercare da mangiare e incontrò un uomo. Dietro all’uomo ci stavano gli elefanti e poi vide altri uomini che avevano lance. Oscar scappò via, correndo tanti pericoli. Fece buio e non riusciva ad arrivare alla sua caverna. Si impaurì perché si sentivano tanti rumori nella foresta. Alla fine riuscì ad arrivare. Non si vedeva niente. Lui cercò di accendere il fuoco, ce la fece e cominciò a vedere qualcosa. Aveva tanta fame, ma nella caverna non c’era nulla e, così quella notte, andò a dormire senza cena! Matteo Tanni Tanto tempo fa viveva un mammut che si chiamava Tiziano. Viveva sotto un albero di mele, lui a pranzo con la proboscide prendeva qualche mela e se la mangiava. I suoi occhi erano gialli e molto belli. Un giorno lui è andato a fare una lunga passeggiata per tutta la foresta e poi è tornato sotto il suo albero perché è iniziato a piovere. Il giorno dopo, che era una bellissima giornata, è andato, di nuovo, nella foresta e ha conosciuto molti uomini e, un altro mammut. Era una femmina. Si sono innamorati e dopo un po’ di giorni si sono sposati. La donna mammut gli propose di cambiare casa. Lui allora chiamò i suoi amici mammut muratori e si fece costruire una nuova grotta. Dopo nove mesi alla donna mammut nacque un piccolo mammut con gli occhi gialli come quelli del padre, lo chiamarono Cemir e, tutti e tre, vissero felici e contenti. Francesco C’erano una volta quattro mammut, il più piccolo si chiamava Birillo. Gli ominidi avevano visto i mammut, li attaccarono ed erano pronti per sferrare l’attacco finale, ma i mammut si difendevano, anche se non ce la facevano più. Solo Birillo riuscì a salvarsi. Dopo 30 anni Birillo è diventato grande, incontra un ominide che si era perso nella foresta durante una caccia: era un piccolo uomo e si chiamava Peter. A poco a poco diventarono amici e ogni giorno cacciavano insieme. Venne una glaciazione che li fece morire, e i loro resti sono stati ritrovati dai paleontologi e così, Birillo e Peter, si ritrovano ancora insieme in un ... museo. Davide Verde Dopo l’era glaciale nacque un mammut. Andava in giro sempre con la mamma, ma incontrava spesso delle difficoltà. Quando divenne un po’ più grandicello gli uomini lo cacciavano perché era bello grasso e grosso. Lui doveva cercarsi il cibo da solo e spesso veniva lasciato solo a correre molti rischi, pericoli e altre disavventure. Quando divenne un mammut adulto i suoi genitori erano già morti e, lui doveva sempre fare tutto da solo. Ma c’erano gli uomini che gli davano sempre la caccia. Un giorno però si trovò degli amici e, insieme a loro era tutto più facile. Il nostro amico mammut e i suoi amici, si ritrovarono fuori della foresta. Alcuni di loro si ritrovarono in una zona desertica al caldo e morirono in poco tempo. Altri continuarono a girare nella foresta senza mai fermarsi, alla ricerca degli amici. Il nostro mammut, girando, girando, divenne vecchio, morì, si pietrificò e un paleontologo scavando nel deserto lo ritrovò e poi lo porto al museo di Roma. Ludovico C’era una volta un mammut di nome Oscar che non voleva andare a caccia di uomini perché i suoi fratelli volevano vedere se aveva coraggio. Il giorno che è andato a caccia ha visto un uomo che aveva paura come lui e, allora, il mammut cercò di parlargli, ma lui scappò. Oscar provò a parlare con l’ominide tutte le volte che andava a caccia. L’ominide pensò allora che il mammut era buono, e che aveva anche lui paura di andare a caccia e così un giorno si avvicinò a lui e provò ad accarezzarlo. Il mammut capì la sua lingua e anche l’uomo capì quella dell’animale. Il mammut e l’uomo avevano fatto amicizia. Loro si incontravano tutti i giorni e si raccontavano la loro storia e tutto quello che avevano fatto. Poi un giorno decisero di vivere insieme e di aiutarsi. Da quel giorno furono felici e contenti e, non avevano più paura. Arianna Tanto tempo fa viveva un mammut di nome Tic e Tac che aveva la pelliccia marrone. Aveva le gambe grandi e si doveva cercare da mangiare. Vagando per la foresta incontrava altri mammut, uomini primitivi che andavano a caccia e mammut femmina. Si innamorò di una “mammuttina”, si fidanzarono e iniziarono a vivere insieme. Tic e Tac imparò così a prendere l’acqua per annaffiare i fiori che mammuttina aveva piantato fuori della caverna. Davide Lanzeri C’era una volta un mammut che si chiamava Valerio. Quando divenne grande conobbe degli ominidi che diventarono suoi amici. Una mattina il mammut andò dal papà e dalla mamma e glieli presentò: “Questi sono Luca, Marco e Ludovico”, disse Valerio. La mamma rispose: “Che begli amici ti sei fatto, però stai attento lo stesso. Giocare nella foresta è sempre pericoloso e potresti farti male!”. Valerio disse: ”Va bene mamma!”. La salutò e uscì di casa insieme ai suoi amici. Matteo Bilancioni C’era una volta un mammut di nome Gianni che aveva compiuto nove anni. Gianni si mette in cammino e, incontrò, un uomo che voleva diventare suo amico. I due si misero a parlare. Il tempo passava e arrivò la notte. Il papà a le mamma dovevano andare fuori e Gianni non era ancora rientrato. Infatti si era messo nei guai perché gli ominidi lo avevano visto e lo volevano uccidere. Fu proprio l'ominide, suo amico che lo aiutò. Gianni ritornò a casa e raccontò ai genitori della sua avventura: “Oggi mi sono messo nei guai, ma poi mi sono salvato”. La mamma gli chiese: “Come hai fatto?”. Gianni rispose: “E’ stato un bambino che mi ha aiutato”. Valentina C’era una volta un mammut tutto solo che stava girando per l’isola. Incontrò una mammut e questa mammut gli piaceva, aveva gli occhi azzurri e la pelliccia molto liscia, ma lui non la voleva liscia. Un giorno i due decidono di andare in cerca di molto cibo. E fu così che i due si fidanzarono e stando insieme erano molto felici. Dopo alcuni mesi la mammut partorì ed ebbero due figli, una femmina e un maschio e loro divennero papà e mamma. Si cercarono una grotta più grande in cui andare a vivere, ne trovarono una con due piani e vissero lì felici e contenti per molti anni. Valeria Il mammut è un animale vissuto prima di noi. Un mammut di nome Oscar andava in giro, un uomo incontrò il mammut di nome Oscar, prese una pietra e gliela tirò, ma il mammut se ne accorse, si spostò e se ne andò verso la sua tana. Mentre camminava inciampò e si impigliò tra i rami. L’uomo chiamò il suo gruppo, videro il mammut per terra e, ... lo aiutarono a liberarsi. Così il mammut divenne amico di quel gruppo di ominidi. Un giorno però arrivarono degli uomini diversi che rapirono Oscar, stavano per ucciderlo e mangiarlo quando gli ominidi suoi amici se ne accorsero e combatterono con gli altri. Mentre loro combattevano il mammut si rialzò e se ne andò. Sara C’era una volta un mammut di nome Dumbo che alcuni uomini del circo lo volevano far lavorare. Lui non voleva perché non sapeva fare niente e non pensava che loro glielo potevano insegnare. Un giorno gli uomini del circo lo presero e gli stavano insegnando a ballare ma lui cascò per terra, poi scappò via. Il giorno dopo gli uomini lo ripresero, era il giorno del balletto, entrarono nel palco e il mammut gli saltò addosso. La gente pensava che quello era il balletto e applaudì molto. Il mammut fu contento anche perché pensava di aver imparato a ballare. Francesca C’era una volta un mammut di nome Oscar che tutti gli altri odiavano perché si vantava di essere enorme. Tutti gli uomini primitivi cercavano di catturare Oscar, ma non ci riuscivano mai. Quando lo trovavano, visto che la foresta era grandissima, lanciavano un bastoncino in aria, così tutti potevano capire dove si trovava Oscar. Un giorno, però, un uomo primitivo, per sbaglio, lanciò il bastone in testa ad Oscar. Oscar si infuriò e corse incontro all’uomo che aveva una grotta dietro di lui. L’uomo si spostò e Oscar andò a sbattere contro la roccia della grotta e le zanne gli si intrappolarono nella caverna e rimase lì intrappolato per qualche ora. Claudio Il mammut Oscar viveva nei periodi glaciali. Un giorno Oscar si allontanò dalla sua famiglia e si perse. Un uomo, lo voleva uccidere, per mangiarlo. Il mammut Oscar non sapeva cosa fare, era circondato. Fece un grande salto che riuscì a scavalcare il cerchio dei cacciatori. Oscar cominciò a scappare e gli uomini non riuscivano a prenderlo. Oscar si era fermato perché c’era un burrone e ad un tratto si fece coraggio e con le sue zanne fece volare, uno alla volta, tutti gli uomini. Marco Ventrelli C’era una volta un mammut che non aveva da mangiare. Ad un certo punto vide un bosco, ma anche lì non c’era neanche una foglia. Aspettò ore ed ore che crescesse qualche foglia e, finalmente ne vede spuntare una. La mangia, poi ne spunta un’altra e la mangia. Così via. Il mammut era così sazio che non mangiò più per cinque giorni. Maurizio C’era una volta un mammut che si chiamava Luca. Era molto sbadato! Quando camminava in gruppo non si poteva contare su di lui e, un giorno, si perse sulle montagne. Allora disse. “Sono proprio uno sbadato!”. Continuava a camminare e non si accorgeva che girava in tondo. Pensava: “Mia madre e mio padre, saranno in pensiero per me e poi ... ho fame!”. Ad un tratto fece un urlo, poi guardò in terra e trovò le tracce degli altri. Le seguì e ritornò a casa. Quando arrivò disse: “Mamma, papà avevo molta paura e tanta fame!”. Federico C’era una volta un uomo che si chiamava Grump. Un giorno Grump vide un grande animale con la pelliccia marrone. Grump si avvicinò e all’improvviso il mammut si svegliò. Grump gli chiese come si chiamava e, il mammut rispose: “Mi chiamo Erman”. Il mammut gli fece un sacco di scherzi. Grump non era tanto contento che Erman gli facesse gli scherzi e così Grump, una notte, andò a casa di Erman e gli fece anche lui gli scherzi. La mattina seguente Erman andò da Grump e gli disse: “Facciamo così, nessuno di noi si fa più scherzi” e, da quel giorno, vissero felici, sereni e contenti. Marco Pungitore C’era una volta un mammut che viveva da solo e aveva gli occhi normali e la pelle marrone. Era solo e gironzolava nell’isola. Incontrò una femmina e da quel giorno stavano sempre insieme. Lui era innamorato di lei. Ma il mammut si invecchiò e morì, e la femmina restò sola. Cristian Mahor un bambino della preistoria! Ciao, sono Mahor, un bambino della preistoria. Mia madre si chiama Ur e mio padre Ramen. Ho altri quattro fratellini e tutti insieme viviamo in una grande caverna. Mio padre va a caccia di mammut, è così che riesce a procurarsi la carne per tutta la famiglia. Con la pelliccia mamma prepara i nostri vestiti. Durante il giorno noi bambini aiutiamo la mamma nella raccolta delle bacche e dei semi per la cena. Ho molto tempo libero e con i miei fratellini giochiamo al lancio dei sassi, oppure proviamo ad arrampicarci sulla roccia. Ma la nostra attività preferita è imparare ad accendere il fuoco e preparare le amigdale e gli altri oggetti utili per la caccia. Daniela Ciao, sono Mahor, un bambino della preistoria. La mia mamma si chiama Ursola e il mio papà si chiama Rambo. Sono alto, ho gli occhi marrone scuro, ho tanti muscoli e quando qualcuno vuole una sfida a lotta, io lo batto sempre. Vivo nelle foreste, e questo è molto divertente perché gioco tutto il giorno e poi la sera rientro a casa. Durante il giorno faccio tante attività: gioco nell’erba, accendo il fuoco, ma la mia preferita è andare a caccia con papà. Mi diverto molto perché vivo avventure e certe volte vado al lago. I miei amici sono la scimmia e il mammut, con loro durante il giorno non mi annoio mai. Io gioco con la scimmietta, che si chiama Cicita: è piccolina, ha un pelo molto bello che quando lo tocco mi fa venire la pelle d’oca. Vivere in questo periodo è bello perché puoi fare quello che vuoi e poi ammirare la natura. Marco Pungitore Ciao, sono Mahor, un bambino della preistoria. Mi presento: sono vestito di pelliccia di mammut e vivo con mamma e papà. Papà si chiama Mamuto, mamma si chiama Chiarona. Durante il giorno gioco con il mio amico Roaman. Quando i miei amici non mi vogliono far giocare, io gioco con la scimmietta e un mammut. Io vivo nella foresta. Vivere in questo tempo è bellissimo. Io e i miei amici tiriamo i sassi dentro lo stagno e, così passiamo il tempo. Federico Ciao, sono Mahor. Mi presento: sono di media statura, ho il naso a patata e gli occhi marroni. Vivo in una foresta con mia madre, mio padre e i miei fratelli. Durante il giorno gioco con i miei fratellini sugli alberi ad arrampicarci, a saltare e a nasconderci. I miei amici sono una scimmietta e un piccolo mammut, ma anche i cuccioli di tigre. Gioco con gli animali e non mi annoio. Vivere in questo periodo è molto bello. Maurizio Ciao, sono Mahor, un bambino della preistoria. Mi presento: sono il figlio di un homo sapiens sapiens, sono alto, intelligente, molto abile e riesco ad arrampicarmi molto velocemente sugli alberi. Vivo in Africa, in una foresta buia e fitta e me ne sto bello al caldo nella mia capanna. Durante il giorno aiuto mamma nella raccolta delle bacche, delle mele e delle noci, ... I miei amici sono Mau, Rider e Pisc. Gioco con loro ad impastare la terra con l’acqua e, quando abbiamo finito ci facciamo un bel bagno nell’acqua del lago e tiriamo i sassi nell’acqua per vedere chi li lancia più lontano. Vivere in questo periodo è molto bello perché si vive bene, si può stare all’aria aperta e anche a contatto con la natura. Io da grande vorrei diventare un “grande cacciatore di mammut”, proprio come mio padre. Marco Ventrelli Ciao, sono Mahor, un bambino della preistoria. La mia mamma si chiama Scirchi. E’ molto alta e non riesce a piegarsi molto, è per questo che noi bambini dobbiamo andare con lei a raccogliere i frutti. Ho due fratelli piccoli che mi seguono sempre, anche sugli alberi. Il mio papà si chiama Roah. Va a caccia tutti i giorni e cattura sempre almeno tre conigli. Vivo in una palafitta che ha costruito papà quando aveva diciannove anni. La palafitta si trova al centro di una delle foreste più grandi, vicino ad un torrente. Ah, dimenticavo di dirvi che i miei genitori fanno parte degli uomini sapiens-sapiens. Durante il giorno cerco sempre di scappare dai miei fratellini e da tutti i loro piccoli amici. Io ho solo un’amica che si chiama Peroscina. E’ una scimmietta che ho trovato ferita sotto un albero, ma non so ancora come si è fatta male. Io gioco con i miei fratellini e con Peroscina a chi tira il sasso più lontano. Però vinco sempre io, perché sono più forte di loro tre. Vivere in questo periodo della preistoria è bello perché così ammiro la natura che tra un po’ di millenni, non ci sarà più. Claudio Ciao, sono Mahor, un bambino della preistoria. Mi presento: sono un cucciolo di homo erectus e vivo in una caverna piena di ragnatele; durante il giorno ci gioco sempre. I miei amici sono la scimmia e il mammut, infatti quando non ho niente da fare li vado a trovare nella foresta e gioco con loro ad aggrapparmi sui rami, a nascondermi tra i cespugli che hanno dei frutti, così, se ho fame li mangio. Vivere in questo periodo è bello perché ci sono tanti amici. Francesca Ciao, mi presento, sono Mahor e ho cinque fratellini, uno più piccolo dell’altro. Mia madre si chiama Minuia e mio padre Sigiris. Vivo in una grandissima grotta con la mia famiglia. Mio padre per non farci prendere freddo accende il fuoco e dopo va a caccia di carne per farci mangiare. Mia madre ci fa un po’ di vestiti così dormiamo meglio. Durante il giorno gioco con le mie migliori amiche: Misur e Gustaj, giochiamo sempre insieme. Io gioco con i bastoni, faccio lotta con mio fratello e, poi, faccio la gara a chi tira più lontano i sassi. Vivere in questo periodo è molto bello e si vive molto bene. Valeria Ciao, sono Mahor, un bambino della preistoria. Mi presento: sono figlio di un homo erectus, sono alto e magro e sono molto giocherellone. Io, la mamma e il mio papà viviamo in una caverna illuminata dal fuoco che ho acceso io con l’aiuto della mamma. Durante il giorno io e papà andiamo a vedere i mammut e, se ho tempo, vado a giocare con i miei amici davanti alla caverna. Io gioco soprattutto con Nisham, la bambina che abita davanti a me. I miei amici sono Nisham, Sengi e una scimmietta che è sempre attaccata a me. Noi giochiamo a prenderci e io, sono sempre quello che inizia. Vivere in questo periodo è bellissimo. Valentina Ciao, sono Mahor, un bambino della preistoria. Mi presento: sono figlio di un homo erectus, ho tre fratellini. Quando papà va a caccia noi gli prepariamo le armi per la sua avventura. Vivo in una grande caverna di pietra e durante il giorno con i miei fratellini gioco a nascondino; sono sempre io ad accecarmi per primo e, mi diverto un mondo perché li trovo sempre. Le mie migliori amiche sono le scimmie. Con loro gioco ad arrampicarmi sulle liane e a lanciarmi tra i rami. Vivere in questo periodo è bello perché ci sono più piante e tanti esseri viventi pacifici e tranquilli. Matteo Bilancioni Ciao, sono Mahor, un bambino della preistoria. Mi presento: mi chiamo Mahor, mio padre si chiama Comer, mia madre Tana e ho altre due sorelle e un fratello. Io vivo in una foresta, dove ci sono tanti alberi verdi e grandi. Durante il giorno mio padre va a cacciare e a cercare il cibo e anche la carne; mia madre cuce la pelliccia per quando fa freddo e raccoglie semi e radici. I miei amici sono le scimmie e gli altri animali. Io gioco con mio fratello e le mie sorelle a tirarci i sassolini piccoli. Vivere in questo periodo è bello, perché si può giocare molto a contatto con la natura. Davide Lanzeri Ciao, sono Mahora, una bambina della preistoria. Mi presento: sono alto, quasi più alto di mio padre che si chiama Ors. Mia madre si chiama mar. Sono anche bello, come mamma e come la mia sorellina. Io ho due fratelli e due sorelle, loro si chiamano Devid, Giasmin, Al e Amirta. Vivo in una grotta tutta illuminata dal sole e anche dal fuoco che fa papà. Io un giorno vorrei imparare a farlo per riscaldarmi. Durante il giorno cerco di imparare a pescare così, quando mi offendo con mamma e papà, posso andare a pescare, perché sono una golosona e senza mangiare non ci so stare. I miei amici sono tanti e ve li dico: il mammut, la scimmia, il leone. Con loro non ho paura, perché se mi trovo in pericolo mi salvano. Però alcune volte non lo fanno perché sono più fifoni di me. Loro mi salvano solo se sto per cadere in acqua e la corrente mi porta via, ma nelle altre avventure mi devo salvare da sola. Io gioco con i miei fratellini e sorelline, con i miei amici animali e, tutti insieme giochiamo al tiro alla fune: noi l’abbiamo chiamato così. Vivere in questo periodo è bello soprattutto per i giochi che ci possiamo inventare tutti insieme. Arianna Ciao, sono Mahor, un bambino della preistoria. Mi presento: ho una mamma che si chiama Jasmin, e il mio papà si chiama Cemeron. Ho altri nove fratelli: cinque femmine e quattro maschi. Vivo in una foresta e mio padre per tutta la nostra famiglia ci ha costruito una grande grotta. Durante tutto il giorno mentre papà va a caccia noi aiutiamo la mamma a preparare i vestiti di pelle di animali, poi andiamo a cercare bacche e semi per il pranzo e la cena. I miei amici migliori sono la scimmia e il mammut a cui tutti i giorni porto da mangiare. Io gioco con i miei fratelli e le mie sorelle a tirarci i sassi, ma il nostro gioco preferito è preparare il fuoco per la caverna. Vivere in questo periodo è bellissimo perché in inverno, di solito, non ci sono animali feroci e così io e la mia famiglia viviamo tranquilli. Anna Ciao, sono Mahor, un bambino della preistoria. Mi presento: sono di media statura e sono molto resistente. I peli non ce li ho e sono molto intelligente, infatti sono della famiglia dei sapiens sapiens. Mio padre si chiama Mahoro e mia madre si chiama Noà, ho due fratelli, uno si chiama Ugo e l’altra, una femmina, si chiama Uga. Vivo in una foresta ricoperta di alberi e se piove, sotto la foresta non mi bagno. Veramente vivo in una grotta nel mezzo della foresta, cambio spesso posto, ma quando è sera vado a dormire là. In mezzo a questa foresta possa un ruscello e anche un grande fiume dove mio padre va a pescare. Viviamo là perché si trova più cibo ed è un posto sicuro. Durante il giorno io aiuto la mamma a raccogliere le bacche, le ghiande e, se ci sono, anche i frutti. Mio padre e mio fratello vanno a pescare, mio padre al fiume e mio fratello al ruscello; però certe volte mio padre va a caccia da solo. Mia sorella sta sempre a riposarsi. Certe volte io e mio fratello andiamo sugli alberi e disturbiamo gli animali indifesi. I miei amici sono mio fratello, un altro bambino, un mammut e una scimmia. Ugo è mio fratello, il mio amico si chiama Tarzy, al mammut lo abbiamo chiamato Paurcy e la scimmia Blablà. Con loro mi ci diverto un mondo, abitano vicino a me e per fortuna li vedo sempre. Gioco con tutti i miei amici, quando siamo insieme gioco con tutti , ma certe volte, sto solo con mio fratello. Gioco alle corse, a calcio con la pigna, a costruire cose, a chi cattura più animaletti o a chi prende più bacche in 60 secondi e, alcune volte, anche a chi ne mangia di più. Vivere in questo periodo è divertente perché nessuno ti obbliga a fare qualcosa; è anche bello perché si può giocare a tante cose, ci sono molti nascondigli e anche dei labirinti. Ludovico Ciao, sono Mahor, un bambino della preistoria. Mi presento, sono un po’ alto e un po’ basso. Vivo in una foresta così verde che quando mi sveglio mi vengono tutte le bolle perché le zanzare mi pungono. Durante il giorno mio padre Oror va a caccia di mammut e mia madre Pisc prende la pelliccia per farci i vestitini a me e ai miei quattro fratelli. I miei amici si chiamano Tiz e Taz. Ogni volta che sono libero li vado a cercare, e dopo che li ho trovati ci gioco. Gioco anche con i miei fratellini ad acchiapparella e a nascondino: io conto, loro si nascondono e quando ho finito di contare li cerco, li trovo e li acchiappo. Vivere in questo periodo è brutto perché non ci sono le biciclette e nemmeno le scarpe. Davide Verde Ciao, mi presento sono un cucciolo di homo sapiens e ho due fratellini. I miei genitori si chiamano mia madre Ulia e mio padre Adom. Vivo in una grotta insieme a mamma, papà e i miei fratellini. Mio padre va a caccia di mammut, mentre papà si prende la carne, mia madre si prende la pelliccia per farci i vestiti. Io e i miei fratellini durante il giorno cerchiamo di arrampicarci sulle liane e sugli alberi. Io e i miei fratelli per divertirci facciamo le gare di corsa e io vinco sempre. A noi piace tagliare l’erba. Vivere in questo periodo è bello e divertente. Francesco Ciao, mi presento. Sono Mahor, un bambino della preistoria. Mio padre si chiama Mid e mia madre Mond. Vivo in una caverna e vicino c’è una grande foresta. Durante il giorno Mid, mio padre, va a caccia; Mond, mia madre, ci fa i vestiti con le pellicce. I miei amici sono le scimmie ed anche Cir che ho conosciuto tempo fa. Io gioco alla caccia al tesoro e a costruire asce, amigdale, ma anche a giocare ad arrampicarsi sugli alberi. Vivere in questo periodo è bello perché giochiamo e abbiamo molto tempo libero. Matteo Tanni Ciao, sono Mahor, un bambino della preistoria. Mi presento: sono di media altezza, ho i capelli marroni, ho gli occhi verdi e il naso corto. Vivo in una caverna con mio padre che si chiama Url e mia madre che si chiama Mater. Durante il giorno raccolgo le bacche e le erbe. La mia amica è la scimmia perché mi fa ridere e gli faccio i dispetti. Io gioco con i mammut e la scimmia. Vivere in questo periodo è bellissimo. Cristian Ciao, sono Mahorina, una bambina della preistoria. Mi presento: sono alta, sono bella e ho il naso a patata. Vivo in una foresta con mia mamma, i miei fratelli e mio padre. ci divertiamo a giocare sugli alberi. Durante il giorno aiuto la mamma a cucinare la carne mentre il mio papà e i miei fratelli vanno a caccia di animali. I miei amici sono le scimmie e le volpi che vivono nella foresta. Io gioco con le scimmie e le volpi che sono mie amiche. Vivere in questo periodo è bello perché mamma ci fa la pelliccia con le pelli degli animali cacciati da papà. Giorgia un uomo venuto dal ghiaccio! Sono Otzi, un uomo di Neandertal. Mio nonno l’uomo sapiens è stato costretto a spostarsi in Europa per seguire i bisonti i mammut che cacciava. Sono un nomade, mi sposto per andare a caccia. A causa del freddo e della terra coperta di neve e di ghiaccio è molto difficile raccogliere bacche e frutti. Quando vado a caccia con la mia tribù uso lance e grosse pietre per colpire gli animali grossi e anche per difendermi. Ho scoperto un trucco per uccidere gli animali più facilmente: scaviamo una buca e li facciamo cadere dentro. La mia abitazione preferita è la caverna. Per renderla più bella, comoda e accogliente ho messo per terra e alle pareti le pellicce degli animali uccisi. Daniela Ciao, sono Otzi, un uomo di Neandertal. Io e la mia tribù andiamo spesso a caccia di mammut, siamo nomadi quindi ci spostiamo in continuazione. La mia tribù ed io siamo discendenti degli “uomini sapienssapiens”. Quando fa freddo noi maschi andiamo a prendere pelli di animali con cui le femmine ci fanno vestiti o tappeti per riscaldare la caverna. Io ho un amico che mi aiuta a scavare buche per catturare animali da mangiare. Ma quando fa freddo non è facile trovare da mangiare a quindi ci arrangiamo. Valentina Sono Otzi, vivo nel ghiaccio, fa molto freddo e quando devo andare a caccia devo prendere le armi per uccidere i mammut. io ho un nonno che si chiamava “homo sapiens” e si è dovuto spostare dal posto in cui viveva in precedenza. Per abbellire la caverna dove vivo, ci metto ossa e pelli di animali uccisi durante la caccia. Quando sto in caverna provo ad accendere il fuoco perché lì, sul ghiaccio, fa freddo e così mi riscaldo. Vado a cacciare gli animali perché la carne mi serve come cibo per me e la mia famiglia. Noi mangiamo la carne cruda e per questo abbiamo denti molto affilati. Quando sto nella caverna prendo delle pietre e sulle pareti della caverna disegno gli animali e le scene di caccia. Giorgia Sono Otzi, un uomo di Neandertal. Mio nonno e mio padre che appartenevano agli uomini sapiens, sono stati costretti a spostarsi per cacciare i mammut e i bisonti. Per cacciare ci costruiamo le armi come le lance, le pietre scheggiate e i bastoni appuntiti. Io di solito vivo in una caverna e per abbellirla ci metto le pellicce di animali uccisi. Mio padre ha inventato il fuoco: per accenderlo bisogna sbattere due pietre uguali oppure, strofinare due bastoncini secchi vicino a foglie secche. Matteo Bilancioni Sono Otzi, un uomo di Neandertal; mio padre era un uomo sapiens e abitava in Africa. Quando in Africa c’erano scarse quantità di cibo, mio padre fu costretto a seguire gli animali e, in questi lunghi viaggi, una tribù decise di ucciderlo per prendere tutte le sue cose. Ora però vado a cacciare con la mia tribù gli animali più grandi. Con la mia tribù abbiamo scoperto un modo facile per cacciare che è quello di scavare un’enorme buca, ricoprirla con i ramoscelli che troviamo sotto la neve e farci cadere dentro gli animali. A me piace vivere nelle caverne rivestite con le pellicce e mettere il fuoco all’entrata della caverna per non far entrare gli animali. Ah, dimenticavo di dirvi che le femmine con le pelli degli animali cacciati, cuciono vestiti caldi e soffici. Claudio Ciao, sono Otzi. Abito in una caverna ben riscaldata dalle pellicce degli animali che ho cacciato insieme a mio padre. Io vado a caccia insieme alle altre tribù. Dobbiamo cacciare solo animali perché i prati e i boschi sono ricoperti di neve e di ghiaccio. All’interno della caverna teniamo un gran fuoco acceso per riscaldarci e soprattutto per tenere gli animali lontano. Ah, dimenticavo di dirvi che le donne con le pellicce fanno i cappotti e le coperte calde per riscaldarci e dormire. Marco Pungitore L’uomo venuto dal ghiaccio è Otzi: un uomo di Neandertal. Lui è un uomo famoso che va da quasi tutte le parti; si sente solo e quando ha fame va a caccia. Quando fa freddo si rifugia dentro la caverna e per farla diventare calda, accende il fuoco. Si rivestiva con le pelli degli animali uccisi. Lui è anche capace di comunicare con gli altri attraverso i disegni graffiati sulle pareti della caverna. Le donne che appartengono alla sua tribù sono capaci di fare pellicce, cappotti e coperte. Valeria Ciao, sono Otzi, un uomo di Neandertal. Mio zio è partito diversi secoli fa per l’Europa e è stato il primo uomo a spostarsi. Lui era un homo sapiens. Con la mia tribù io vado a caccia di mammut e di cinghiali, per cacciare prepariamo lance con punte di amigdale. Vivo tra il ghiaccio, sento freddo, però mi rivesto con le pellicce degli animali; scavo grosso buche così i mammut ci cascano dentro ed io faccio meno fatica per ucciderli. Io ora vivo in Alto Adige. Il posto dove mi piace di più stare è la caverna: grande e comoda che può ospitare molte persone. io l’ho abbellita con pelli di animali. Matteo Tanni Sono Otzi, un uomo di Neandertal. Io sono nomade e perciò mi devo spostare per andare a cacciare. Per cacciare uso armi, che io ho costruito, ora però ho trovato un’altra tecnica: porto gli animali vicino ad una buca tirando i sassi. Con i miei compagni ci divertiamo a inventare armi sempre più sofisticate, così per noi diventa sempre più facile poter cacciare. Il mio posto preferito è la caverna ed io per tenerla al caldo ci metto le pellicce così, quando fa freddo, molto più di adesso, io non sento freddo. Le donne che fanno parte della tribù hanno imparato a cucire e, quando noi torniamo dalla caccia, gli diamo le pelli degli animali e loro le trasformano in pellicce e coperte. Con le ossa degli animali costruiamo armi ma anche aghi per cucire e splendide collane. Arianna Sono Otzi, sono un uomo di Neandertal discendente dagli uomini sapiens. Mio zio era un grande cacciatore; lui però poverino si doveva spostare, e così arrivò in Italia. Io insieme ai miei compagni della tribù vado a caccia per uccidere i mammut. Usiamo come armi le lance, le pietre e scaviamo buche grosse e profonde in cui far cadere l’animale. Sono un uomo cacciatore, vivo da nomade, per questo sono costretto a girare per tutto il mondo perché cambio zona quando ci sono le glaciazioni. Per coprirci bene e non sentire freddo indossiamo le pellicce e con le pellicce abbelliamo le pareti della grotta. Francesco Sono Otzi, un uomo di Neandertal: sono nomade, non posso trovare frutti perché abito in Alto Adige tra le nevi e, allora sono costretto a cacciare. Io vivo in una calda caverna illuminata e riscaldata dal fuoco e dalle pellicce dei mammut. Sono molto attrezzato e molto furbo, ho armi per cacciare come ad esempio: archi, frecce, asce, lance, ... Vivevo insieme a mio padre ma fu ucciso da un gigantesco mammut. Io poi ho studiato un piano e l’ho sconfitto e per festeggiare ho invitato quei pochi amici che ho e abbiamo danzato intorno al fuoco e ci siamo divertiti tantissimo. Vivo molto, anzi, moltissimo bene e mi piace vivere in una caverna perché è l’ambiente migliore di tutti gli altri. Ho molte amigdale per raschiare le pelli degli animali e per tagliarle e cucirle per realizzare molti vestiti. Marco Ventrelli Ciao, sono Otzi, un uomo di Neandertal. Io insieme agli uomini del mio gruppo mi rifugio in caverne calde e abbellite con le pelli degli animali cacciati. Per cacciare uso dei bastoni appuntiti, poi ho scoperto anche un nuovo modo per cacciare che per me è più facile: scavo un’enorme buca, faccio arrivare vicino alla buca l’animale tirandogli dei sassi e, dopo che è cascato, lo posso facilmente uccidere. Sono un uomo alto e robusto, ho imparato a fare molte cose, so cacciare, so raccogliere i frutti e cucire le pelli per formare pellicce. Ho anche imparato a disegnare con le schegge delle pietre sulle pareti delle caverne scene di caccia. Sara Sono Otzi, un uomo di Neandertal. Vivo con la mia famiglia; andiamo da un posto all’altro, di caverna in caverna: infatti siamo dei nomadi. Noi giriamo per il mondo perché ci dobbiamo trovare un rifugio e più cibo. Siamo della specie dell’homo sapiens. Ci procuriamo il cibo cacciando oppure raccogliendo i frutti e le bacche. Però non è sempre facile trovarle, è per questo che andiamo a caccia di animali. Usiamo lance o dei sassi per attirarli verso una buca, li facciamo cadere e così quando sono cascati è più facile ammazzarli. Io vado a cacciare spesso con la mia tribù e, il mio rifugio preferito, è la caverna perché lì dentro non fa freddo quando accendiamo il fuoco. Il fuoco noi lo accendiamo strofinando un bastoncino sopra l’altro oppure strofinando due pietre. Noi costruiamo le armi, ad esempio le lance le facciamo legando una pietra ad un bastone; i vestiti li facciamo con le pelli che le donne cuciono con aghi fatti di osso e fili fatti di erba secca. Noi siamo alti e robusti così resistiamo alla fatica e un po’ anche al freddo. Nella tribù ognuno fa una cosa. Mentre io con gli altri uomini andiamo a caccia, le donne stanno insieme ai bambini e fanno altri lavori. Ludovico Sono Otzi, un uomo di Neandertal. Mio nonno e mio padre si sono spostati in America perché qui non c’era più da mangiare. Io vivo in una caverna, la notte per allontanare qualche animale accendiamo il fuoco. Per riscaldarci usiamo le pellicce degli animali sia come cappotti che come coperte. Ho imparato a disegnare sulle pareti delle caverne, il mio disegno preferito sono le scene di caccia e animali. Maurizio Sono Otzi, un uomo di Neandertal. Mio nonno era nomade e si spostava in continuazione per sopravvivere. Anch’io in questi periodi vado di qua e di là e, infatti, sono ben coperto: ho un cappello di pelle di mammut, ho scarpe di cuoio e dentro per avere i piedi più caldi ho messo della paglia e, infine, ho un bel vestito di pelle di bisonte che ha cucito mia moglie. Io vado a cacciare tutti i giorni, ma alcune volte non riesco a prendere gli animali, allora io e la mia tribù abbiamo deciso di combattere con maniere più forti: grandi sassi, asce, ... ma non sempre riusciamo ad uccidere gli animali. Allora abbiamo deciso di fare in un altro modo: scavare buche, far cadere gli animali e ucciderli. Come tutti i miei compagni abito in una caverna e d’inverno per averla più calda e più morbida ci mettiamo pelli di animali così possiamo vivere bene. Anna Sono Otzi, un uomo di Neandertal. Mio padre era nomade e cacciava gli animali più grossi. Io che sono l’uomo di Neandertal vado a caccia con archi e frecce e con le grandi pietre. Vado a caccia con il mio gruppo e per prendere meglio gli animali ci siamo inventati un nuovo modo di cacciare: scaviamo una buca profonda dove facciamo cadere gli animali, così è più facile ucciderli! Noi uomini le pellicce ce le mettiamo quando fa molto freddo e le donne ce le cuciono; per scrivere usiamo graffiare le pareti della roccia con le schegge delle pietre, possiamo così disegnare scene di caccia e animali, poi con la terra e le ossa bruciacchiate li coloriamo. Davide Lanzeri Ciao, sono Otzi, un uomo di Neandertal. Vado sempre a caccia con mio padre, lui è bravissimo e molti intelligente. Oggi mio papà deve costruire un’altra caverna perché è venuto un mammut e ha distrutto quella in cui vivevamo. Mio papà va sempre a caccia perché ha fame, ho fame pure io, lui mi ruba il cibo. Oggi mio padre sta cacciando una tigre e non mi ha aspettato. Mia mamma cerca di accendere il fuoco, ma non ci riesce, lei non è capace e aspetta sempre il nostro ritorno per accenderlo. Mio papà una volta si è arrabbiato con me perché ho fatto cadere un pezzo di carne di mammut sul fuoco che si è tutta bruciacchiata. Mio padre si è arrabbiato tantissime volte con me: una volta perché mi aveva detto di restare con la mamma e i miei fratelli e aiutarli a raccogliere i frutti ma io non l’ho fatto e mamma si è persa nella foresta. Quando papà è arrabbiato con me, non mi porta a cacciare con lui. Francesca Sono Otzi, un uomo di Neandertal. Sto cacciando anche con questo freddo perché è difficile trovare bacche, radici e frutti. Quando ritorno nella mia caverna mi riscaldo perché ci sono tante pellicce calde e morbide. la mia caverna è sotto quella montagna. o quando uccido un mammut ne prendo il grasso e mi curo le ferite che mi ha fatto durante la caccia e poi mangio i pezzi della sua carne. Federico Una storia ... della preistoria. Al tempo di Amoa si erano già disciolti gli ultimi grandi ghiacci; la Terra era ricoperta da immense e fitte foreste; c’erano tanti, tantissimi animali e .. poche tribù di uomini cacciatori. Durante i periodo più freddi l’uomo cacciatore e raccoglitore si riparava nelle grotte naturali. Nelle regioni dal clima mite costruiva capanne di rami, frasche e fango. Seguendo le migrazioni di mandrie di animali selvatici, Amoa ed i suoi amici, costruivano capanne con pelli e zanne di animali che venivano utilizzate per più di una stagione di caccia. Gli uomini del tempo di Amoa, già da tempo avevano imparato ad accendere e a mantenere il prezioso fuoco. Generazioni dopo generazioni gli amici di Amoa svilupparono capacità e costruirono attrezzi sempre migliori: prima le asce a mano di pietra scheggiata, poi lance, frecce e … boomerang. Da questo tempo lontanissimo è iniziato lo sviluppo tecnologico dell’umanità che, dalla prime asce di pietra va fini all’elettronica moderna. Daniela Da molti giorni il nostro giovane Amoa insieme al gruppo di cacciatori della sua tribù, seguono le orme di un grosso orso bruno. Amoa riesce a trovare l’orso e gli tira sassi, frecce e pezzi di legno. L’orso si gira verso di lui, gli salta addosso, ma gli amici vanno ad aiutare Amoa. All’orso gli tirano una freccia e muore. Amoa e il suo gruppo ritornano all’accampamento e mangiarono quel buon orso bruno alla brace. Maurizio Da molti giorni il giovane Amoa insieme al gruppo di cacciatori della sua tribù, seguono le orme di un grosso orso bruno. Amoa cercando per giorni e giorni tra le orme ne trovò una grande, ma molto grande come una caverna. Un cacciatore si fece avanti insieme ad un altro. Il primo cacciatore morì ed anche il suo compagno. Allora gli altri capirono che era meglio andare insieme. Entrarono con molte armi, ma l’orso bruno scappò di nascosto. Amoa e la sua tribù, visto che era scappato, pensarono di radunare altri uomini e di seguire le sue orme, visto che erano rimaste le impronte nella neve fresca e, facevano da guida. Amoa e la sua tribù andarono a cercare l’orso bruno e lo trovarono in una caverna, loro a questo punto pensarono che era meglio farci amicizia, quindi andarono là e buttarono le armi per far capire che non lo volevano ammazzare. L’orso non capì, ammazzò altri due cacciatori. Allora Amoa e gli uomini della sua tribù ripresero le armi e provarono ad ammazzarlo. dopo una o due volte ce la fecero perché erano di più e con molte armi. Quando finirono di uccidere l’orso, Amoa pensò di seppellire i quattro cacciatori, lui e i suoi compagni scavarono una grande buca, misero i corpi e dopo averla ricoperta ci misero sopra la pelliccia dell’orso. Ludovico Da molti giorni il giovane Amoa insieme al gruppo di cacciatori della sua tribù, seguono le orme di un grosso orso bruno e, camminando camminando, trovarono una caverna, ci entrarono e videro un orso. L’orso era molto grande e allora Amoa disse al suo gruppo di caccia: “Nascondiamoci ed escogitiamo un piano”. “Sì”, risposero e vanno nella grande caverna. Decisero di farlo cadere dentro una buca profonda che iniziarono a scavare. Allora Amoa e il gruppo si misero a scavare la buca e poi riandarono nella caverna. Visto che l’orso stava dormendo lo svegliarono, lo fecero andare fino alla buca e lo fecero cadere. Dopo un po’ di colpi di ascia, sassi e lance sul cranio ... l’orso morì e lo portarono nel loro accampamento. Marco Ventrelli Da molti giorni il giovane Amoa insieme al gruppo di cacciatori della sua tribù, seguono le orme di un grosso orso bruno. Amoa andava a caccia con il suo gruppo e aveva portato con sè delle frecce per ammazzare l’orso. Amoa al gruppo dice: “Andiamo a cercare l’orso?” Il gruppo trovò l’orso e chiamarono Amoa per farlo uccidere. Tutti lanciarono le frecce, lo uccisero e presero la carne dell’orso, la pelle e le sue ossa. Cristian Da molti giorni il giovane Amoa insieme al gruppo di cacciatori della sua tribù, seguono le orme di un grosso orso bruno. Amoa stava con i suoi compagni e seguiva tutte le tracce, fino all’ultima, poi non videro più niente, c’era solo una enorme grotta. L’orso sentì il rumore di tantissimi uomini e aveva paura per la sua famiglia. Infatti l’orso aveva sette figli, ma Amoa non lo sapeva. Quando gli uomini entrarono nella grotta Amoa disse: “C’è qualcuno??!!”. L’orso fece il suo verso. Amoa lo sente e, visto che capiva la lingua degli orsi gli dice: “HYT TR FGJ HU UYU GF QWREDD” (“non vi voglio fare del male”). E l’orso rispose: “BGGFKKUI TF RDE” (“lasciateci in pace!”). Amoa capì che cosa gli aveva detto e decise di andare a cacciare un altro animale. Davide Verde Da molti giorni il giovane Amoa insieme al gruppo di cacciatori della sua tribù, seguono le orme di un grosso orso bruno. Quando Amoa andava a caccia con i suoi compagni si procurava sempre del cibo, ma questa volta Amoa morì ed alcuni suoi compagni invece riuscirono a scappare e dissero a tutta la tribù che Amoa era morto. Quando la mamma di Amoa ha saputo la notizia divenne molto triste e in papà non sapeva come consolarla. Ma gli altri uomini della tribù decisero di vendicare Amoa e uccisero l’orso bruno. Matteo Bilancioni Da molti giorni il giovane Amoa insieme al gruppo di cacciatori della sua tribù, seguono le orme di un grosso orso bruno. L’orso bruno ad Amoa lo ferì, ma il gruppo se ne accorse e gli misero una fascia per fermargli il sangue. L’orso però scappo, mezzo gruppo lo inseguì, lo presero e gli tirarono le frecce; si ferì ma non si arrese. L’orso capì che era stato maldestro; l’orso bruno e il gruppo iniziarono ad essere amici. L’orso voleva andare via, tornare al suo nascondiglio dove c’era sua moglie che aspettava un figlio. Quando è arrivato a casa la moglie gli disse: “Cosa ti è successo?”, “Sono stato ferito!”, rispose, “ma sono riuscito ad essere qui”. Anche Amoa tornò nella sua caverna e tutti gli fecero una grande festa perché era ancora vivo. Valeria Da molti giorni il giovane Amoa insieme al gruppo di cacciatori della sua tribù, seguono le orme di un grosso orso bruno, lo trovarono, presero le armi e ... le tirarono. L’orso scappò ma Amoa rincorse lo rincorse. Amoa si stancò e tornò al suo villaggio, ma non si arrese. Prese una pelle di orsa e se la mise addosso, quando vide l’orso, imitò un’orsa. Lui si avvicinò a lei, ma siccome c’era Amoa, gli lanciò le armi. L’orso ferito corse verso la sua tana e, dopo un po’, Amoa vide l’orso nella sua tana morto. Lui lo portò al villaggio e così tutti insieme fecero una buona mangiata. Arianna Da molti giorni il giovane Amoa insieme al gruppo di cacciatori della sua tribù, seguono le orme di un grosso orso bruno... che va in giro per la foresta, che era sempre piena di frutti e bacche. L’orso bruno si costruì una casa di legno e cominciò a vivere in quella casa. Passati tanti anni lui cominciò a spostarsi e a costruire altre case sempre più grandi. L’orso bruno amava molto andare in giro per le foreste. Un bel giorno l’orso diventò cattivo e Amoa era tanto buono; ma Amoa non gli permetteva di essere cattivo e gli tirò una maledizione e, come per incanto, l’orso bruno diventò bruono. Giorgia Da molti giorni il giovane Amoa insieme al gruppo di cacciatori della sua tribù, seguono le orme di un grosso orso bruno. Amoa avvisa i suoi amici: “Attenti può sbranarvi!”, “Va bene”, risposero gli amici. Poi cominciarono a fissare le trappole. L’orso bruno sfuggì alle trappole, morde un amico di Amoa che gli chiese: “ Stai bene?”, l’amico risponde “No!”. “Allora ti porto a casa”, disse Amoa. E così fece. Poi l’amico guarì e Amoa gli raccontò che erano riusciti a prendere l’orso e, anche l’amico fu più felice. Valentina Da molti giorni il giovane Amoa insieme al gruppo di cacciatori della sua tribù, seguono le orme di un grosso orso bruno... poi, dopo un po’, le tracce finirono. Il gruppo si divise, arrivarono da un’altra tribù, cercarono delle pietre e comunicarono tra loro con dei graffiti. Il gruppo di Amoa dopo aver comunicato fuggì, gli uomini dell’altra tribù li inseguirono e combatterono tutti insieme contro l’orso. nella battaglia colpirono Amoa che morì e i compagni lo seppellirono. Matteo Tanni Da molti giorni il giovane Amoa insieme al gruppo di cacciatori della sua tribù, seguono le orme di un grosso orso bruno. Un giorno, Amoa, insieme alla sua tribù costruiscono una grande buca per attirare l’orso. L’orso quando si avvicinò verso la buca non si accorse che c’era una trappola e ci cadde dentro. Amoa disse alla sua tribù: “Andiamo a prendere l’orso adesso che è caduto nella buca, ora sarà più facile per noi ucciderlo!”. Allora Amoa e la sua tribù si avvicinarono verso la buca e lanciarono lance e frecce e, dopo un po’, l’orso morì. Amoa disse alla tribù: “Prendete l’orso e portatelo nell’accampamento così possiamo mangiarlo e farne le pellicce per i nostri bambini”. Amoa quando è arrivato a casa si mette subito a costruire nuovi strumenti utili per la caccia. Ludovico Da molti giorni il giovane Amoa insieme al gruppo di cacciatori della sua tribù, seguono le orme di un grosso orso bruno... e lo trovarono. Ci fecero la battaglia e lo presero; si presero la carne e alle femmine diedero la pelliccia per farsi confezionare dei vestiti nuovi. Francesco Da molti giorni il giovane Amoa insieme al gruppo di cacciatori della sua tribù, seguono le orme di un grosso orso bruno. Ogni giorno Amoa cerca di cacciarlo e non ce la fa mai. Un giorno Amoa lo catturò e tutti i suoi compagni gli fecero i complimenti. L’aveva catturato con una rete che però resisteva poco e, infatti, la rete si rompe e l’orso scappò via. poi si fece notte e il gruppo di Amoa doveva sbrigarsi a tornare nelle caverne perché sapevano che di notte venivano gli animali. Però Amoa voleva restare lì perché forse incontrava l’orso bruno e lui, desiderava tanto catturare quell’orso. I suoi compagni ritornarono nelle caverne e Amoa no. Quando incontrava gli animali, ce ne erano di tutti i tipi, ma non l’orso e Amoa si ferì. Il giorno dopo i compagni di Amoa si preoccuparono perché non era tornato nella caverna. Andarono nel punto dove stava e trovarono Amoa per terra, lo portarono alla caverna per curarlo. Servivano delle foglie e uno dei suoi compagni le andò a cercare. Trovò le foglie però lo attaccarono degli animali e si ferì pure lui. Un altro compagno lo andò a cercare, prese le foglie, lo curò e così lui si risvegliò. Poi tornarono alla caverna con le foglie e curarono anche Amoa e, poi, tutti insieme, andarono a caccia e catturarono l’orso e con la sua carne fecero una gustosissima cena. Francesca Da molti giorni il giovane Amoa insieme al gruppo di cacciatori della sua tribù, seguono le orme di un grosso orso bruno. Loro allora scavarono una trappola, l’animale ci cascò dentro e con dei sassi tirati sul cranio, morì. Ma anche un uomo cadde dentro la buca e morì pure lui. Tutto il gruppo portò l’orso bruno all’accampamento, le donne andarono a cercare dei bastoncini per accendere il fuoco, strusciarono due pietre e lo accesero, poi lo mangiarono per circa un mese. Federico Da molti giorni il giovane Amoa insieme al gruppo di cacciatori della sua tribù, seguono le orme di un grosso orso bruno. Amoa camminava con la sua tribù con archi, sassi e asce. La tribù lo trovò quell’orso bruno, così andarono addosso all’orso con i sassi. Lo presero e lo misero dentro una gabbia. Amoa poi disse alla tribù di lanciare archi addosso all’orso che, alla fine, morì. Davide Lanzeri Da molti giorni il giovane Amoa insieme al gruppo di cacciatori della sua tribù, seguono le orme di un grosso orso bruno. Un giorno, Amoa e la sua tribù, riuscirono ad arrivare alla tana di quell’orso bruno e si nascosero in tutte le parti della tana. Quando l’orso tornò nella sua tana, sentì l’odore degli uomini della tribù. Amoa, fu il primo ad uscire allo scoperto e iniziò a tirare sassi all’orso. L’orso si arrabbiò molto e andò incontro ad Amoa, ma Bohma, il fratello maggiore di Amoa si buttò sull’orso con una freccia e riuscì ad infilzargliela nel petto. Da quel giorno, Bohma divenne l’eroe della tribù di Amoa. Claudio Da molti giorni il giovane Amoa insieme al gruppo di cacciatori della sua tribù, seguono le orme di un grosso orso bruno... Amoa e la sua tribù trova l’orso bruono e, piano piano si avvicinarono all’orso. L’orso di scatto si gira e colpisce un uomo della sua tribù, che nuore. Amoa si sposta, tira per primo la lancia contro l’orso e lo stesso fanno i suoi compagni. Ma nessuno colpisce l’orso perché era scappato. Quando vanno a riprendere le loro lance vedono l’orso. Si nascondono e Amoa va a mettersi addosso una pelliccia di orso. Poi va dall’orso bruno e lo uccide. Tutti fecero salti di gioia e mangiarono bene e festeggiarono Amoa che ha catturato e ucciso l’orso. Sara Da molti giorni il giovane Amoa insieme al gruppo di cacciatori della sua tribù, seguono le orme di un grosso orso bruno. Amoa ha trovato quasi tutte le orme, ma ogni giorno le orme aumentano, sono sempre di più. Amoa era molto stanco e allora per due giorni si fermò per riposarsi. Quando Amoa riprese il cammino con tutta la sua tribù per trovare le tracce. Seguendo le orme arrivarono alla sua tana e videro l’orso con tutti gli orsetti: era una grande famiglia. Piano piano si avvicinarono ma gli orsi non erano stupidi, infatti avevano preparato un piano: cioè far finta di niente. Ma ad un certo punto tutti si misero a lottare. Dopo aver ucciso tutti gli orsi, Amoa che era ferito non ce la fece e morì anche lui. Il giorno dopo i suoi compagni lo seppellirono. Tutti erano dispiaciuti perché lui era il capo e senza di lui non si poteva più cacciare: era il più bravo di tutta la tribù. Anna Una giornata in ... EGITTO al tempo di Radam, lo scriba del re! … Sono un bambino egiziano, gioco con il fango fertile e l’argilla, faccio i vasi e i bicchieri. Tra giugno e settembre il Nilo straripa e per terra lascia un fango fertile e io ci gioco. Questo fango fertile mantiene l’agricoltura. In Egitto gli schiavi fanno le piramidi per la morte del faraone, ma prima di metterlo nel sarcofago gli tolgono tutti gli organi: il cuore, il cervello, ... cioè lo mummificano. Cristian Io sono Svangi e sono un egiziano. Noi in Egitto siamo poveri. Il fiume Nilo è molto importante per noi, perché tra giugno e settembre inonda le terre circostanti e, quando si ritira, lascia sul terreno un fango fertile di nome limo. Da noi in Egitto non c’è un re ma il faraone, lui può decidere la vita o la morte. Quando il faraone muore viene mummificato: prima gli tolgono gli organi interni e li mettono dentro dei vasi, poi lo ricoprono di natron, un sale che lo fa restare bene intatto, poi gli mettono addosso delle bende di lino, poi gli mettono una maschera e, infine, lo mettono dentro un sarcofago che è come una bara di legno. Maurizio Io sono la figlia di uno scriba. Un giorno ho voluto imparare a scrivere e allora ho fatto un foglio di papiro e, mio padre mi ha insegnato a scrivere. Da quel giorno mi è piaciuto tanto scrivere. Il faraone è quello che decide chi deve morire: un giorno ha fatto uccidere anche un bambino perché non voleva lavorare. Io in Egitto mi diverto tanto, perché sono l’unica bambina che sa scrivere e tutti gli altri bambini mi chiedono se gli posso scrivere qualcosa. A me piace quando arriva il periodo delle grandi piogge che è tra giugno e settembre, in quel periodo il Nilo inonda le terre circostanti, poi quando si ritira lascia il limo, un fango molto fertile e io ci gioco perché poi devo aspettare ancora un anno. A me piace vivere in Egitto. Sara Io sono un principe egiziano di nome Moses, figlio di Tutankamon. io sono molto beato perché quando è settembre mi costruisco un surf e con le inondazioni del Nilo vado a giocare sulle onde del fiume. Da noi fa molto caldo. Abito in un castello fatto d’oro, perché mio padre Tutankamon lo voleva così. Il mio gioco preferito è quello di fare il faraone e lo scriba, infatti mio padre da grande mi ci fa diventare; mi diverto a fare le tavolette d’argilla per quando sarò grande. Gli schiavi stanno facendo delle piramidi: sono grandissime, infatti per costruirle ci vogliono più di 15 anni. Io, papà e mamma, dentro al castello abbiamo un passaggio segreto che sta dentro la mia cameretta, basta che sposti il mio letto e si apre una porta segreta che porta ad una stanza dove c’è il tesoro. La sera mio padre dice a tutto il popolo di fare la danza sacra, quel ballo mi è molto simpatico, è molto bello vederlo. Davide Verde E’ una giornata di sole ed io, il faraone Mohes, ho ordinato di farmi costruire una piramide così quando morirò sarò ricordato nella storia egizia. Ho un figlio e a due anni l’ho mandato a scuola. Quando è diventato grande è diventato faraone e ha fatto lavorare gli schiavi che hanno prodotto un buon raccolto. In Egitto anche i contadini lavorano molto, ma gli schiavi svolgono molti lavori:ci sono gli schiavi che puliscono il pavimento, gli schiavi che fanno la guerra, gli schiavi prigionieri, ... Il processo di mummificazione del faraone è lungo: prima gli levano gli organi interni e li mettono in dei vasi di nome canopi, poi li coprono con un sale di nome natron e li coprono con delle bende di lino, infine gli mettono la maschera e li mettono nel sarcofago. Gli scribi sono bravi a leggere e a scrivere, ma ci mettono tanto tempo per imparare: quindici anni di studio. Matteo Bilancioni Ciao, mi chiamo Federico e sono il figlio di Tutankamon. I miei consiglieri di corte si chiamano Claudio e Ludovico, anche perché sanno scrivere. Lo sapete che per scrivere ci vogliono almeno quindici anni di lavoro: loro infatti sanno già molte cose. Claudio e Ludovico non sono solo consiglieri di corte ma anche i miei migliori amici di corte; tutti e tre abbiamo otto anni. A corte c’è anche uno schiavo che pulisce il pavimento. Quando vado in giro per la mia città, tutti mi riconoscono perché sono pieno di gioielli e i miei vestiti sono tutti d’oro. Federico Sono una bambina egiziana e sono la figlia del faraone. Io so scrivere e leggere e conosco la lingua greca e quella francese, Quando prendo i fogli di papiro li rompo sempre, però lo faccio per sbaglio, e mio padre mi sgrida sempre. Quando uso il foglio di papiro, io scrivo sempre una lettera a papà però lui non ci capisce niente perché non sa leggere. Mio padre vuole che dia io gli ordini agli schiavi. Quando lo faccio gli dico sempre di fare tante cose, una volta gli ho detto di cucinare, di pulire i tappeti, di lavare la mia stanza e anche quelle delle mie sorelle e dei miei fratelli. Quando entro in una piramide mi perdo sempre, ma poi ritrovo la strada per uscire. Francesca Sono una bambina egizia e sono la figlia del faraone, mi piace disegnare su fogli di papiro. So leggere e scrivere come gli scribi e conosco anche la lingua greca. Quando disegno su fogli di papiro mio padre mi dice che disegno bene e vuole che gli disegno la sua faccia. A me non piace la mummuficazione perché quando mio padre morirà gli toglieranno gli organi interni, a lui invece piace perché pensa che va in un posto dove vive ancora. A me piacciono le piramidi perché sono alte e certe volte ci entro e mi perdo, solo che poi ritrovo la stanza perché ci sono abituata. A me piace anche la danza sacra e certe volte non smetto mai di farla. Certe volte mi diverto ad aiutare gli schiavi a pili re la piramide di mio padre, il faraone, così quando morirà, spero mai, la trova pulita, quasi nuova. Certe volte chiedo a mio padre se posso dare gli ordini agli schiavi e lui mi dà il permesso, così quando se ne va e va in un’altra stanza, io faccio riposare gli schiavi che sono tanto stanchi. Quando mio padre faraone deve spedire una lettera di papiro, manda uno schiavo a portarla e, quando lo schiavo ritorna che è stanco, io gli dò un po’ d’acqua e un po’ di cose da mangiare. Io poi devo sempre leggere le lettere che riceve mio padre. Questa è la mia storia, ciao! Arianna Sono un bambino egiziano, gioco con il fango fertile e faccio i vasi d’argilla e ci disegno sopra immagini e parole. Di solito tra giugno e settembre il Nilo straripa ma lascia per terra un fango fertile con cui io gioco. Questo fango fertile mantiene l’agricoltura. Gli schiavi fanno le piramidi per seppellirci il faraone. Prima di metterlo nel sarcofago gli tolgono tutti gli organi interni: il cuore, il cervello, ... dopo gli mettono un sale di nome patron, poi lo avvolgono in bende bianche e lo mummificano. Gli schiavi per costruire la piramide ci mettono più di 10 anni. Francesco Ciao, mi chiamo Valentina, sono la figlia del faraone. Il giorno mi diverto a giocare a fare i fogli di papiro e poi ci faccio disegni di ogni genere. Quando ho finito gioco con mia mamma, e dopo se ho tempo vado a vedere gli scribi che scrivono. Loro mi hanno insegnato a scrivere e a leggere alcune cose. Di giorno vado anche a giocare con le mie amiche di nome Valeria, Francesca, Arianna, Anna e Giorgia; con loro vado a raccogliere del papiro con cui facciamo i fogli per scrivere e disegnare. Io ho anche una sorella di sei mesi di nome Valeria. Valentina Io mi chiamo Toghi e sono il figlio del faraone. Per noi il fiume Nilo è molto importante perché ci permette tanta agricoltura. Il mio papà domina la vita e la morte, mio padre non sa per niente scrivere, io se voglio giocare gioco con il fango perché non ho la playstation o il gameboy, con l’argilla costruisco vasi, bicchieri e mattoni. Mio padre a ogni servo gli dice di pulire per terra, di prendere l’acqua, ... e poi gli fa costruire le piramidi per quando morirà. loro la costruiscono prima portando la sabbia per trasportare i mattoni e poi riportano via la sabbia con i carri. Quando un giorno è morto un servo di mio madre io mi sono messo a piangere. Davide Lanzeri Io sono il figlio di un faraone, mio padre che è il faraone può decidere tutto. Per esempio ordina agli schiavi di costruire due piramidi, così quando lui muore la piramide è già pronta e lo possono mettere dentro e seppellirlo. Mio padre può decidere la vita e la morte di ogni persona. Ho quasi 12 anni e adesso sto facendo un disegno su un foglio di papiro, è una pianta che cresce sul fiume Nilo. Sto disegnando uno schiavo che costruisce una piramide molto alta. Quando avrò finito il disegno andrò a giocare con i miei amici a fare il ballo della danza sacra. A un certo punto il mio amichetto si è messo a ridere perché sono caduto per terra e mi sono sporcato tutto di fango. Marco Pungitore Un giorno ho voluto esplorare un po’ l’Egitto, sono andato a vedere le piramidi e davanti ho visto gli uomini che lavoravano e mi sono accorto che era tanto faticoso; poi sono andato nel deserto vicino al Nilo e lì ho visto tante persone che lavoravano, prendevano le piante del papiro. Ho visto tutto il processo della lavorazione e me ne hanno regalato uno. Quando sono tornato a casa là sopra ci ho scritto delle cose. Mi sono accorto che aveva un colore giallino e che quando ci ho disegnato sopra i geroglifici, assorbiva bene il colore. Sono andato alla finestra e ho messo il foglio di papiro sopra al vetro e il colore questa volta era più chiaro. Un giorno sono andato a vedere alcuni disegni nelle tombe dei faraoni, uno di questi era Tutankamon. Sulle pareti erano rappresentati gli dèi ed erano raffigurati come degli uomini molto belli, c’era Thot, Horus, Osiride ed Iside. Mentre gironzolavo nei corridoi della piramide ho visto il processo di mummificazione del faraone. Funziona così: “prima si tolgono gli organi interni che vengono messi nei canopi (contenitori), il corpo viene poi ricoperto di natron (un tipo si sale) e quindi bendato dalla testa ai piedi in modo da formare una mummia. A questo punto sulla faccia mettono una maschera e, alla fine lo chiudono dentro al sarcofago”; nella stanza si mettono tutte le cose che gli appartengono perché noi Egizi, pensiamo che gli oggetti possono essere utili nell’aldilà. Mentre il faraone viene mummificato, le donne fanno un ballo strano che viene chiamato danza sacra; sia le donne che gli uomini sono molto truccati. Per curiosità ho seguito dei guerrieri e così ho visto la sfinge: ha la faccia di uomo e il corpo da leone. ... Sono passati tanti anni, sono diventato un faraone e mi sono fatto costruire una piramide grande, spaziosa e bella. Ludovico Io sono il figlio del faraone. Un giorno ho deciso di esplorare l’Egitto. All’inizio sono andato a vedere le piramidi di tutti i faraoni morti. All’interno delle piramidi ci sono scritte le storie dei faraoni e ho scoperto che ci sono anche delle stanze finte. Poi ho visto la sfinge che è molto alta e molto lunga. Le sfingi hanno la faccia da persona e il corpo da leone. Vicino alle stanze del faraone morto ci sono le donne che fanno la danza sacra, altre donne invece ballano nella strada che porta alla piramide. Anche il mio papà sta facendo costruire una piramide e mi ha detto che per terminarla occorrono più di dieci anni. Quando la sua sarà terminata e io sarò diventato faraone potrò iniziare a far costruire la mia piramide. Claudio Sono una bambina egizia e sono la più piccola dei figli del faraone. La giornata la passo a coltivare insieme alla mia mamma e a tutti i miei amici, ma mi diverto anche a scrivere e disegnare sul foglio di papiro. Alcune volte vado ad esplorare le grandi piramidi dove vedo tante cose interessanti come ad esempio le scritture egizie che si chiamano geroglifici e poi tanti sarcofaghi colorati, ... Quando sono in casa, mi affaccio alla finestra e vedo mio padre, il faraone, che dà ordini ai suoi uomini e che decide la vita o la morte di ogni persona. Io voglio bene a mio padre però mi fa anche un po’ paura. Anna Sono una bambina egiziana e sono la figlia del faraone. In Egitto mi diverto molto perché faccio molte belle cose; mi piace anche esplorarlo perché è un paese molto bello. Mio padre che è il faraone è molto buono e simpatico con me e io, quando lui è libero dagli impegni, ci gioco sempre. Ho nove anni e gioco con i bambini che hanno la mia età. Vicino alla riva del fiume Nilo c’è una pianta acquatica, il papiro. Con il papiro gli uomini ci fanno i fogli di carta per permettere agli scribi di scrivere. Anche io che sono brava a leggere e a scrivere ho provato ad usare il papiro: è molto bello, sembra un quadro. Giorgia Ciao, io sono il figlio del faraone Tutankomon e per questo sono molto fortunato. Durante il giorno mi diverto a costruire tante cose, mentre mio padre il faraone dà gli ordini al popolo e agli scribi. Spesso vado alla ricerca delle piante di papiro con cui poi realizzo i fogli che mi servono per scrivere e disegnare. Sono diventato bravo a realizzare i fogli di papiro perché ho visto molte volte gli schiavi che le preparavano. Taglio striscette sottilissime dalla canna del papiro e le mette una vicina all’altra in senso orizzontale, poi le metto in senso verticale; per farle attaccare metto sopra dei pesi. Dopo qualche giorno il foglio è pronto e può essere utilizzato per scrivere e disegnare i geroglifici. Matteo Tanni Ciao, sono un esploratore e mi trovo in Egitto. Mi trovo vicino alla piramide del faraone Tutankomon, ci sto entrando e vedo tante scrittura strane, tanti disegni, ... è interessante! Ci sono delle scale, c'è una porticina, ci entro e vedo un bellissimo sarcofago dorato con disegnato un faraone. Esco dalla piramide e vedo degli schiavi che stanno costruendo un’altra piramide per un altro faraone. Camminando lungo il fiume Nilo vedo delle donne che raccolgono il papiro e riempiono dei contenitori di ceramica con l’acqua per bere e cucinare. Lontano, su delle barche di legno ci sono dei pescatori. Vado poi a vistare un carcere e vedo degli schiavi con cicatrici, graffi e segni di frustate. Vicino a loro c’è un faraone e altri uomini, il faraone dà ordini, ha in mano una frusta e un bastone: simbolo di potere e di potenza. Marco Ventrelli Ciao, mi chiamo Valeria, sono egiziana e sono la settima figlia di un faraone. Mi diverto con il foglio di papiro che è cresciuto lungo le rive del fiume, sopra questo foglio io ci scrivo e ci faccio dei disegni. Io ho tre sorelle che si chiamano Francesca, Valentina e Arianna. Io e Francesca siamo le più piccole, Valentina ed Arianna sono le più grandi! Io mi diverto con loro e loro si divertono con me. Quando litighiamo papà, il faraone ci strilla e ci separa. Mia madre ha fatto una nuova sorellina: Veronica, noi la prendiamo in braccio, ma poi quando piange la mettiamo nella sua culla, mamma inizia a cantare una canzoncina e ... ci addormentiamo tutte e quattro. I nostri fratelli maschi vanno a scuola e poi imparano a fare i guerrieri e, un giorno uno di loro diventerà un grande faraone come nostro padre. Valeria Noi, antichi romani … entrando a scuola sento un’atmosfera diversa, c’è qualcosa di strano, di importante che sembra dominare dall’alto. Alzo lo sguardo e vedo una grande statua, mi giro a destra: una colonna con un busto sembra guardarmi; a sinistra e davanti a me altre statue, altri busti, … Sguardi audaci, facce severe mi osservano, mi sento piccolo piccolo. Mi guardo, sono vestito con una tunica bianca, ho un mantello rosso annodato sulla spalla, uno scudo e un elmo completano il mio abbigliamento: sono un legionario. Dietro di me altri hanno il mio stesso vestito e allora ricordo: oggi è giovedì grasso, è il giorno di Carnevale e stiamo per fare la sfilata. Quest’anno abbiamo festeggiato il Carnevale mascherati da antichi romani. Mentre camminavamo e facevamo il giro della scuola dicevamo: “Ro-ma-ni, ro-ma-ni, …”. Ma non abbiamo fatto la lotta con i leoni, né con i gladiatori, ci siamo però tirati le stelle filanti, abbiamo mangiato le frappe e le castagnole e bevuto il succo di frutta. Peccato che è già finito. Federico Al grido di “Evviva i romani”, siamo usciti dalle classi e girando tra i corridoi abbiamo fatto una sfilata all’interno della scuola. Fuori piove e non possiamo uscire per le strade! Tutti mascherati da antichi romani. Noi eravamo i legionari dell’imperatore Claudio. Insieme a tutti gli altri bambini ci siamo divertiti nel teatro: abbiamo fatto le foto, tirato le stelle filanti e poi mangiato e bevuto. Ma chissà come si viveva veramente al tempo dei … romani? Francesco Per un giorno sono diventata imperatrice e accompagnavo l’imperatore Claudio. I miei compagni erano tutti mascherati da legionari e le femmine da ancelle. Per un giorno abbiamo vissuto come nell’antica Roma: ci salutavamo con “Ave Cesar”, sugli scudi c’era scritto SPQR. Io ero molto emozionata e, anche se è piovuto e non siamo potuti uscire per le strade, ci siamo divertiti lo stesso. Sara Oggi, 19 febbraio è stato un giorno importante per me, è Carnevale e a scuola abbiamo festeggiato il Carnevale: eravamo tutti mascherati da antichi romani e da antiche romane. Il vestito di noi femmine era tutto rosa, con una striscia dorata sul davanti e una cinta di stoffa in vita. Anche in testa avevamo una striscia dorata e poi avevamo collane, anelli e … proprio come le mogli dei patrizi. I maschi invece erano vestiti da legionari al comando dell’imperatore Claudio. Anche la scuola si è mascherata: infatti all’entrata c’erano statue, colonne e busti che rappresentavano gli antichi romani, quelli veri. È stato bello e noi eravamo molto felici. Giorgia Oggi è giovedì grasso e dobbiamo fare la sfilata di Carnevale, piove e … allora restiamo dentro la scuola, ma sfiliamo lo stesso. I corridoi si riempiono di grida “Ro-ma-ni, ro-ma-ni, …”, legionari, gladiatori, imperatori, ancelle, … riempiono il teatro. Tutta la scuola si è mascherata anche la direttrice e Roberto, il bidello che per un giorno diventa imperatore e ha in testa la corona di alloro. Noi eravamo mascherati da legionari: avevamo in testa un elmo, al braccio portavamo uno scudo con la scritta dorata SPQR, una tunica bianca, un panciotto bronzato e un mantello rosso completava l’abbigliamento. È stato bello, anche perché sembrava proprio di stare nell’antica Roma: sotto alle scale e all’entrata c’erano colonne e busti con le facce degli imperatori e due grandi statue, una era quella di Giulio Cesare. Ludovico Guida alla navigazione nell’ipertesto - per andare avanti basta cliccare con il mouse - quando trovi delle parole colorate e sottolineate cliccaci sopra e si apriranno altre pagine e potrai navigare nella memoria e nella “fantasia” - quando trovi questi simboli, cliccaci sopra e… buona navigazione