Dominik Savio, zvan na piemontskom
narječju “Minòt”, rodio se 2. travnja
1842 (prije 168 godina) u San
Giovanni, naselju mjesta Riva pokraj
Chierija, na krajnjog granici torinske
provincije i biskupije.
Malog su
Dominika
krstili istoga
dana u crkvi
Djevice Marije
na nebo
uznesene u
Rivi.
Bio je drugi od čak desetero
djece.
Njegov otac Karlo bio je
kovač, a majka, Brigita
Gaiato, bila je krojačica.
Sa šest godina krenuo je u školu.
Sljedeće godine, 8. travnja 1849., primio
je u župnoj crkvi prvu svetu pričest.
Imao je sedam godina.
Tog dana rekao je:
Godinu dana nakon njegovog
rođenja obitelj se preselila u
Murialdo.
Često ću se ispovijedati i pričestit ću se
kad god mi to ispovjednik dopusti.
Svetkovat ću dan Gospodnji.
Moji će prijatelji biti Isus i Marija.
Radije smrt nego grijeh.
Koju godinu kasnije, u veljači 1853., obitelj
Savio ponovno se preselila, ovaj puta u
Mondonio.
Tu se dogodio poseban susret. 2. listopada,
Dominik, sada već dvanaestogodišnjak,
susreo je don Bosca.
Sv. Ivan Bosco
bio je svećenik
koji se brinuo o
odgoju dječaka
bez doma.
U njegovoj je
sobi Dominik
vidio jednu
rečenicu koja
ga se vrlo
dojmila.
Na zidu su bile ispisane
riječi: “DA MIHI
ANIMAS, COETERA
TOLLE!” (što znači: Daj
mi duše, drugo uzmi!)
Prepoznao sam u tom dječaku
dušu oblikovanu potpuno po
Božjem duhu i ostao nemalo
iznenađen razmišljajući o djelu
koje je milost Božja u njemu
učinila već u tako nježnoj dobi.
Ja sam platno, vi
krojač.
Napravite lijepo
odijelo za Gospodina.
Već nakon dvadeset dana
Dominik je došao u oratorij
u Valdoccu, u Torinu.
Brzo je napredovao
na putu koji mu je
don Bosco
savjetovao kako bi
ostvario svoj veliki
san: “postati svet”.
Si mise dunque a
camminare veloce
sulla strada che Don
Bosco gli consigliò per
“farsi santo”, il suo
grande sogno:
allegria, impegno
nella preghiera e nello
studio, far del bene
agli altri, devozione a
Maria. Scelse il santo
come confessore e
Domenico imparò presto a dimenticare se stesso, i suoi capricci ed a diventare
iniziò a confessarsi
sempre più attento alle necessità del prossimo. Sempre tranquillo, sereno e
ogni quindici giorni,
gioioso, metteva grande impegno nei suoi doveri di studente e nel servire i
poi addirittura ogni
compagni in vari modi: insegnando loro il Catechismo, assistendo i malati,
otto.
pacificando i litigi.
Una volta, in pieno
inverno, due compagni
di Domenico ebbero la
brillante idea di gettare
della neve nella stufa
dell’aula scolastica.
Appena il maestro entrò in classe, si accorse
che dalla stufa spenta colava un rigagnolo
d’acqua.
Alla domanda “Chi è
stato?”, nessuno
fiatò.
Si alzarono i due
colpevoli per indicare
Domenico.
Nessuno purtroppo
intervenne per dire la
verità, così il maestro
punì il santo bambino.
Uscendo dalla scuola, però, qualcuno vinse la paura ed indicò al maestro i veri colpevoli.
Il maestro chiamò allora Domenico per chiedergli: “Perché sei stato zitto? Così ho
compiuto un’ingiustizia davanti a tutta la classe!”. Domenico replicò tranquillo:
“Anche Gesù fu accusato ingiustamente e rimase in silenzio”.
Domenico, che
passava di lì diretto
all’Oratorio, vide la
scene e si rese
immediatamente
conto del pericolo.
Un giorno due suoi
compagni di scuola si
insultarono e si
pestarono. Lanciarono
poi una sfida a duello.
Si tolse subito il
piccolo crocifisso che
portava sempre al
collo e si avvicinò ai
due sfidanti e gridò
contro di loro:
Guardate Gesù! Egli è
morto perdonando e voi
volete vendicarvi, a costo
di mettere in pericolo la
vita?
Sentite quelle parole i due
ragazzi finirono subito di
prendersi a botte.
Un giorno disse ad un ragazzo
appena arrivato all’Oratorio:
“Sappi che noi qui facciamo
consistere la santità nello
stare molto allegri. Facciamo
soltanto in modo di evitare il
peccato, come un grande
nemico che ci ruba la grazia
di Dio e la pace del cuore, di
adempiere esattamente i
nostri doveri”.
L’8 dicembre 1854, il papa Pio IX dichiarò Maria Immacolata Concezione, quel
giorno Domenico si recò dinnanzi all’altare dedicato alla Madonna per recitarle una
preghiera scritta da lui:
Due anni dopo (nel 1856) Domenico
fondò, insieme ad altri suoi amici, la
“Compagnia dell’Immacolata”. Coloro
che si iscrivevano si impegnavano a
vivere una vita intensamente
cristiana e ad aiutare i compagni a
diventare migliori.
Domenico aveva anche
un altro amore intenso,
lo stare in presenza di
Gesù Eucaristia.
Passava molte ore in adorazione
davanti al tabernacolo per ottenere
la purezza del cuore, la
santificazione sua e delle anime
che incontrava.
Gesù
aiutami a
farmi
santo!
Un giorno mamma
Margherita, la mamma
di Don Bosco e la
“mamma”di tutti i
bambini e ragazzi che
erano nell’oratorio, era
scesa a Torino per aiutare
il figlio.
Appena conobbe
Domenico Savio,
disse a suo figlio.
Tu hai molti giovani buoni, ma nessuno supera il bel
cuore e la bell’anima di Savio Domenico. Lo vedo
sempre pregare, restando in chiesa anche dopo gli altri;
ogni giorno si toglie dalla ricreazione per far visita al
Santissimo Sacramento. Sta in chiesa come un angelo
che dimora in Paradiso.
Nell’estate del 1856
scoppiò il colera,
malattia a quel
tempo incurabile.
Don Bosco pensò di
radunare i suoi
cinquecento
ragazzi, invitando
i più coraggiosi ad
uscire con lui.
Quarantaquattro, tra i
ragazzi più grandi, si
offrirono subito
volontari.
Tra di essi in prima
fila spiccava proprio
Domenico Savio.
Le famiglie ancora sane si barricarono in
casa, rifiutando ogni minimo contatto
con altre persone. I colpiti dal male
morivano abbandonati.
Presto si ammalò anche Domenico, il quale
dovette ritornare in famiglia a Mondonio
Il 9 marzo 1857, a soli quindici
anni, il ragazzo morì fra le
braccia dei genitori, consolando
la madre con queste parole:
Che bella
cosa io
vedo mai!
Alla morte di Domenico Savio, il papa
Pio XI lo definì:
Piccolo, anzi grande gigante
dello spirito.
Il 5 marzo
1950 Pio XII
lo beatificò.
Il 9 luglio 1933
Domenico vene
dichiarato eroe
delle virtù
cristiane.
In seguito al riconoscimento
di due miracoli avvenuti per
sua intercessione, finalmente
dal 12 giugno 1954
Domenico Savio è santo
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Svetost – dar za sve_Dominik Savio