S C U O LA M E D IA D I SAN MACAR I O C L A S S E 2^ A Viaggiando per il deserto……. Avventura nel deserto L’antica città di Pharaony L’isola malvagia Un’avventura ……tutta da scoprire Romagnoli I. - Russo I. - Salmaso R. - Trevisan G. Quattro amici di diciotto anni: Luca, Matteo, Andrea e Federica decisero di trascorrere insieme una vacanza in Egitto, sulla costa del Mar Rosso. Arrivati in hotel, gli animatori distribuirono dei fogli con le gite che si potevano fare durante la settimana; era un posto molto bello, con un mare incantevole, popolato da pesci di vari colori, forme e dimensioni. Così decisero che il quinto giorno, venerdì 17, avrebbero fatto un’escursione nel deserto, in groppa ai dromedari, guidati da una guida esperta. La settimana trascorse tranquillamente e arrivato il venerdì, alle 7.00, partirono per il deserto ma, proprio nel bel mezzo del tragitto, non vedendo più la guida, decisero di tornare indietro, ma ad un certo punto la terra mancò loro sotto i piedi e in un attimo caddero in una buca profonda circa dieci metri: per fortuna l’impatto fu attutito dalla paglia secca. -Ma dove siamo finiti?- chiese Luca. - Insomma, Andrea, è sempre colpa tua...! Sei il solito pasticcione!!- disse Federica, molto arrabbiata. -Non l’ho fatto apposta! Ve la dovete prendere sempre con me?!- ribattè Andrea. Intanto Matteo trovò uno strano oggetto. -Ehi!!! Guardate cos’ ho trovato...! Federica, cosa potrebbe essere? -Matteo, hai trovato un importante oggetto storico.... bravissimo!!- Ora dobbiamo solamente trovare il modo di usarlo...- affermò Luca. Così i quattro amici cominciarono ad inoltrarsi nel passaggio segreto. Sulle pareti del cunicolo c’erano molte iscrizioni , che purtroppo Federica non sapeva tradurre, poiché non aveva ancora studiato il carattere egizio; aveva però intuito che si trattava di qualcosa di importante, come ad esempio la tomba di un faraone o di una regina. Intanto Matteo stava esaminando lo strano oggetto e che gli pareva avesse un che di familiare... -Guardate cos’ho scoperto!! E’ una specie di cubo magico!....- esclamò Matteo. Il luogo era abbastanza cupo, perciò Federica decise di accendere una torcia e si trovò di fronte ad uno stretto cunicolo, pieno di ragnatele. Dopo una lunga camminata, trovarono un grosso portone che si poteva aprire solamente con il cubo che avevano trovato, così lo combinarono in modo da poterlo perfettamente incastrare nel muro. Dopo circa dieci minuti Federica riuscì a trovare la combinazione esatta... e come d’incanto il portone si aprì. Entrarono con circospezione e, con grande stupore, videro oggetti preziosissimi di ogni genere e in fondo alla stanza… una tomba. Andrea stava già prendendo alcuni oggetti, quando Federica lo bloccò -Noooo!!! Non toccare niente. E’ meglio avvertire gli archeologi della nostra scoperta!- Ma uffi! Qui c’è così tanto oro che potremmo diventare ricchissimi....!ribattè Andrea. -No, è meglio lasciare tutto a posto... Non voglio essere una saccheggiatrice di tombe...!- Dopo un paio di ore finalmente trovarono l’uscita e ritornarono all’hotel, dove avvisarono subito gli archeologi della loro scoperta. Così, quando questi giunsero sul luogo, vennero condotti dai quattro ragazzi nella stanza in cui si trovava la tomba. Quella incredibile scoperta portò i ragazzi ad essere ricchi e famosi , infatti vennero ricompensati con una somma altissima. Più avanti, dopo un accurato studio , si scoprì che nella tomba era conservato il corpo mummificato di una regina, risalente a circa 5000 anni a.C., di nome Akazir. Il sole era come una lampadina di un forno al massimo; lungo la strada che taglia il New Mexico neanche i cactus avevano voglia di vivere. Pepinos, con la sua amata moto, era seduto nella polvere da più di due ore, cotto dal sole, nella puzza di benzina che emanava il suo veicolo e di asfalto molle. Contava le monete che aveva rubato in una banca lontano più di 200miglia. L’ acqua scarseggiava e Pepinos incominciò a bestemmiare, ma all’ improvviso sentì il rumore di un motore: scorse Cioffinos alla guida di un tir, carico d’ acqua e rum, che aveva rubato alla frontiera. Pepinos aveva in mente di offrirgli denaro in cambio di acqua, ma non fu così. Cioffi R. - Pepe D. -Oh te, nano malefico, sgancia l’ acqua che ti do 100 monete d’ oro!- disse con aria sicura Pepinos. -I soldi non mi interessano, ti do l’ acqua, se mi affronti in una gara di tiro a segno!- ribattè Cioffinos. -Come vuoi!- disse Pepinos. Cioffinos lo fece bere, si allontanarono dai mezzi di trasporto e all’ improvviso udirono uno scoppiettio assordante e in lontananza videro degli indigeni che si stavano avvicinando con schiamazzi e urla. I due rivali, nonostante il terribile spavento di quel momento, pensarono che sarebbe stato meglio allearsi, senza sapere però che cosa fare per uscire da quella pericolosa situazione. Ma ecco che all’ improvviso comparve un grosso serpente che, strisciando velocemente, si fermò proprio davanti a loro e a poco a poco eresse il capo sottile, reso terribile dai grandi occhi gialli e dalla lingua biforcuta, che rivolse verso gli indigeni. Costoro, alla vista del pericoloso rettile, si fermarono impauriti e, dopo aver scambiato tra loro parole incomprensibili, arretrarono e fuggirono lontano. Sorpresi per l’ accaduto, i due decisero di abbandonare quel luogo disabitato; erano chini su un tramonto rosso, il sole sembrava una grande arancia siciliana, specchiata in un barile di petrolio. Guardavano senza parlare, mentre i loro pensieri volavano oltre l’ orizzonte, leggerissimi come il fumo che si avvolgeva tra le loro dita. Con le labbra tiravano forte, come se stessero succhiando il sangue della vita. Prendevano tutto con avidità e il cielo sopra di loro era la loro coperta. Erano notti infinite, e alla fine di ogni tramonto si sentiva già l’ alba dietro di loro. Pariani E. - Pino S. – Zanoli S. Eravamo in viaggio da oltre 2 settimane, il caldo del deserto rallentava la nostra marcia e le soste nelle poche oasi diventavano sempre più lunghe a causa della stanchezza. Noi del gruppo cominciavamo a chiederci se avremmo mai raggiunto la città di Pharaony: Clancy, un ragazzo alto, di corporatura robusta, gentile ma cocciuto, aveva ragione a sostenere che probabilmente non esisteva ed era una leggenda. Eppure quei documenti che Thomas, un ragazzo di media corporatura anche se magro, simpatico ma ogni tanto scorbutico, ci aveva portato il mese precedente, sembravano autentici, una serie di antichi papiri che riportavano mappe precise e indicazioni su come raggiungere la città. Simon, di media statura, paffutello, gentile ma a volte antipatico,aveva contattato il professor Matt che gli aveva detto : “Simon, sono convinto che tu e i tuoi amici avete per la mani la più grande scoperta archeologica del secolo! “. Avevamo molta fiducia nel professore e decidemmo di partire per quella pazza avventura . Era notte e il freddo del deserto avanzava rapidamente; Clancy riposava accanto al fuoco, la sua mole appariva evidente al bagliore delle fiamme che creavano delle strane ombre sulla sabbia. Thomas stava scaldando del the e sembrava assorto nei suoi pensieri, tra tutti era quello che teneva di più alla missione, voleva dimostrare che i papiri da lui ritrovati erano autentici. Simon era dall’altra parte del fuoco e ripensava alla sua città e a tutti gli amici che aveva lasciato; si addormentò presto, la stanchezza per il viaggio era molta. Quando si svegliò, credette di aver dormito pochi minuti, ma si rese conto che era già l’alba. Era notte e il freddo del deserto avanzava rapidamente; Clancy riposava accanto al fuoco, la sua mole appariva evidente al bagliore delle fiamme che creavano delle strane ombre sulla sabbia. Thomas stava scaldando del the e sembrava assorto nei suoi pensieri, tra tutti era quello che teneva di più alla missione, voleva dimostrare che i papiri da lui ritrovati erano autentici. Simon era dall’altra parte del fuoco e ripensava alla sua città e a tutti gli amici che aveva lasciato; si addormentò presto, la stanchezza per il viaggio era molta. Quando si svegliò, credette di aver dormito pochi minuti, ma si rese conto che era già l’alba. Dopo qualche minuto decidemmo di spostarci verso quella luce per cercare di capire cosa stesse accadendo e, mano a mano che ci avvicinavamo, essa aumentava d’intensità fino a quando, giunti a una certa distanza, iniziammo a vedere i contorni di una città. Era proprio una città, molto grande con costruzioni alte e belle; al centro si vedeva chiaramente una statua gigante della dio protettore: Osiride. A quel punto Thomas iniziò a correre, nonostante Simon e Clancy lo chiamassero a gran voce. Lo seguimmo fino a che ci trovammo in quel luogo: era bellissimo, l’architettura era maestosa e raffinata, ad ogni lato della piazza c’erano statue di divinità egizie. “ Lo sapevo, esiste davvero!” esclamò Thomas. “ Non ci posso credere!” disse Clancy. Simon era ammutolito dallo stupore; ad un certo punto udì una voce che lo chiamava… era familiare, lo chiamava per nome…” Simon svegliati, è ora di ripartire, il viaggio è ancora lungo…!”, erano Clancy e Thomas che lo svegliavano e, incredulo, si trovò nei pressi di un’oasi dove i tre avevano passato la notte. “Sapete ragazzi” disse Simon “ questa notte ho sognato che avevamo trovato la città!” “…e molto presto la troveremo!” disse Thomas. Clancy trattenne un sorriso e disse: ”Secondo me, questa città non esiste; comunque, mettiamoci in viaggio”. Ovviamente Thomas e Simon non erano d’accordo con lui e durante il viaggio stettero molto attenti, nel caso comparissero eventuali tracce della città. Verso la metà del pomeriggio fecero sosta in un piccolo villaggio dove si rifornirono di viveri. Simon e Thomas domandarono ad alcune persone se sapevano alcune cose sulla città, ma ricevettero risposte negative, infine chiesero alloggio per una notte ad alcuni beduini simpatici e ospitali. Thomas continuava a guardare e riguardare le cartine, sicuro di sé; Simon guardava una copia della cartina, mentre Clancy tentava di addormentarsi, perciò invitò i compagni a riposare prima del lungo viaggio che avrebbero dovuto affrontare, ma alle sue parole non si udì risposta. Dopo alcuni minuti si sentì Thomas esultare: “Sono un genio!”. Per poco Clancy non cadde dall’amaca. “Che succede?” chiese Simon. “Ora so che la città è poco distante dal villaggio in cui ci troviamo! ” spiegò Thomas. “Allora partiamo!” disse Clancy. I tre, a questo punto, andarono felici a riposare. Quella notte Simon fece lo stesso sogno della sera precedente. La mattina seguente si svegliarono presto e andarono nel punto in cui Thomas pensava che si trovasse la città, ma davanti a loro trovarono solo sabbia. Scherzosamente Clancy disse: “Ritenta, sarai più fortunato!!” mentre Simon e Thomas erano delusi. Tornarono al villaggio molto scoraggiati e così rimasero tutto il giorno, non sapendo cosa fare. Era ormai molto tardi e i tre erano già a dormire, mentre fuori c’era una luce intensa ed una forte tempesta di sabbia; quella luce li svegliò e i tre ragazzi guardarono increduli e spaventati l’ intenso bagliore. Simon ripensò al suo sogno e capì che era stato premonitore. Insieme andarono verso la luce, pronti anche alla morte. Però ad un certo punto rimasero incantati dallo spettacolo che si ritrovarono di fronte: era la città di Pharaony. All’entrata c’era una targhetta con scritto: “Città di Pharaony, questa città compare ogni 500 anni e viene scoperta dalla sabbia grazie ad una forte tempesta”. Thomas piangeva dalla gioia, Simon era molto felice e soddisfatto, mentre Clancy era attonito e incredulo. I tre felici festeggiarono e alla cartina geografica si aggiunse una nuova città: Pharaony. Pharaony Aspesi L. - Frumento A. - Scolamacchia P. -É una bella giornata, vero Pedro?- disse Carlos. -Già, peccato però che papà non sia qui!- rispose Pedro. -Vedrai che lo ritroveremo, a meno che non sia già morto!- Ok!- ribatté Pedro. Era una bella giornata, il sole splendeva alto nel cielo e non c’ erano nuvole minacciose, come del resto avviene alle Barbados. Così rincuorati entrarono in casa per fare compagnia alla madre Isabel, molto malata. Carlos, 21 anni appena compiuti, dalla carnagione scura e gli occhi castani, come i corti capelli; il fratello invece è di corporatura esile, gli occhi simili a quelli della madre e per il resto uguale al fratello. Un paio di giorni più tardi, mentre lavoravano nei campi, la madre venne colta da un improvviso malore e cadde a terra. I due fratelli, in preda al panico, cercarono aiuto in paese, ma per la madre non ci fu più nulla da fare. I due ragazzi, non avendo ormai più niente da perdere, decisero di lì a pochi giorni di partire verso l’ignoto e sconosciuto oceano, con l’unica nave lasciata loro dal padre, nella speranza di ritrovarlo. I due ragazzi si avviarono verso la taverna del paese, con l’intenzione di reclutare una piccola ciurma, formata da pochi marinai, non potendo pagarne tanti. Dopo due lunghi giorni, Pedro, Carlos e i marinai salparono con la Trinidad, la loro barca. - Ammainate le vele! -gridò Carlos e la Trinidad partì finalmente verso il mare infinito a gonfie vele. A poche settimane di viaggio, un marinaio, mentre tutti dormivano, intravide un tratto di costa che a prima vista sembrava ricco di vegetazione e disabitato, ma poi vennero scorte alcune case e capanne diroccate. Il marinaio avvisò la ciurma impazzita. Ad un tratto tra il caos si sentì un colpo di cannone. Carlos, in preda al panico, si guardò in giro e scorse nella nebbia una nave pirata con il famoso teschio bianco sulla bandiera, che sventolava sull’ albero maestro. Questa nave si avvicinava minacciosamente, il colore non era ben definito a causa della foschia, ma si intravedeva benissimo la polena a forma di drago rampante con la bocca spalancata e i denti aguzzi. -I pirati, i pirati ci attaccano!- gridò uno dei marinai. -Alle armi!- intimò a squarciagola Pedro. Ad un certo punto la nave pirata accostò la Trinidad e i pirati l’assaltarono: lo scontro fu terribile ma, per la scarsa abilità dei marinai nelle armi, la Trinidad venne catturata. Un pirata si avvicinò alle spalle di Carlos e Pedro e diede loro una bastonata in testa, così che i due fratelli svennero e caddero, ignari di quello che succedeva. Non si sa quanto tempo passò, ma quando i due fratelli si svegliarono si ritrovarono in una lurida e puzzolente prigione dalle sbarre arrugginite e illuminata da una fioca luce d’una lanterna a olio. -Dove diavolo siamo finiti?-domandò Pedro al fratello. -Non lo so, spera solo che non ci uccidano!- rispose Carlos. Ad un certo punto videro una sagoma indistinta che si avvicinava; quando questa fu in prossimità delle sbarre i due ragazzi scorsero il suo viso: aveva la carnagione scura, i denti ingialliti, gli occhi marroni e poca barba. I tre si osservarono e i ragazzi riconobbero in quel viso stanco quello del loro papà. -Padre!- esclamarono i due. - Io…Voi…Figli miei, da quanto tempo che non vi vedo! Non potete restare qui! Ora vi libero e poi fuggiremo insieme da quest’ isola maledetta!- il loro padre scoppiò in uno strano pianto di gioia. -E la mamma! Come sta?- domandò il padre. -Purtroppo lei è morta- dissero piangendo i due fratelli. I tre uomini, mentre tutti i pirati dormivano, riuscirono a sgattaiolare fuori dall’ edificio e a raggiungere una nave pirata ancorata alla riva. -Prendiamo questa che è carica di viveri; li consumeremo durante il viaggio.disse il padre. Salirono su quel mezzo di fortuna e salparono verso le vecchie Barbados, lasciandosi alle spalle quell’ isola malvagia: Tortuga. Brunato S. - Marra N. Primo giorno di vacanza, prima gita, prima avventura, primo guaio, prima mattina. Le “Onde” si stanno preparando per la loro gita. Le “Onde” sono un gruppo di quattro amiche che, strette da una vera amicizia, decidono di soprannominarsi così. Sono tutte molto carine: Holly è molto schizzinosa, Noe è molto simpatica, Silvy è una ragazza molto precisa e Niky è una ragazza molto curiosa. La loro prima gita ha come meta un castello, però per arrivarci devono attraversare un bosco: solo all’idea di oltrepassare quel luogo, ad Holly e a Noe viene la nausea. Hanno sempre amato la natura, ma hanno anche sempre odiato gli insetti che vivono lì. - Dai, ragazze, muovetevi! Gli altri stanno già facendo colazione!!!dice Silvy con tono alto per farsi capire. - Un attimo!- urla Holly, mentre si sta mettendo le sue nuove scarpe da tennis firmate “Nike”… - Arrivo!- grida. “ La solita egoista” pensa Silvy “ Io l’avevo detto anche a Noe…!”. Dopo aver fatto colazione, le “Onde” con i loro amici e insegnanti si dirigono verso la foresta. Entrati con un certo nervosismo, Holly esclama: - Cavolo, le mie scarpe nuove, si sono già sporcate…Uffà!!!- E dai, Holly, quando torni a casa la tua mamma te le lava!- dice Niky per consolarla. - Ok…ma sai quanto manca al ritorno…una settimana!!!- Lo so…e cosa sarà mai una settimana?- Niky non parla più è stupita, non crede ai suoi occhi! - Niky cos’ hai? Ti è successo qualcosa?- le chiede Noe spaventata dal comportamento dell’amica. - Ragazze! Guardate lì! Una casetta di legno…!-E allora? E’ una casetta di legno…niente di più!- -- No! Non è una semplice casetta di legno! Guardate è nascosta tra gli alberi, e c’è solo una luce accesa! Mi fa un po’ paura!!!- Oh no!Aiuto!- grida Noe – Non è mica la casetta di Biancaneve, non arriva la strega con la mela avvelenata!- dice Noe ridendo. Silvy, sentendo l’amica dire così, le dice sussurrando: - E dai…devi fare sempre la spiritosa! Non vedi che Niky è davvero spaventata?- Sì, la vedo, ma non capisco perché debba avere paura!- Dai, lo sai! E’ fatta così!- Holly sussurra a Noe. - Ok…la lascio stare!- dice Noe. Al castello, tutto è tranquillo, tranne Niky che ha ancora impressa nella mente quella casetta. Terminata la visita al castello, un pullman le riporta all’albergo; dopo aver cenato, esauste si ritirano nella loro stanza e vanno a riposare. Le amiche stanno dormendo, tranne Niky che ha ancora paura per quella misteriosa casa. Allora sveglia Silvy : - Silvy, svegliati! Ho paura!- Perché?-dice Silvy addormentata. - Quella casa misteriosa! Ricordi?- dice Niky, tremando per il freddo che entra dalla finestra aperta. - Si, ricordo! Ma ora, lasciami dormire!- Che antipatica! Ti prego, aiutami!- dice Niky con tono alto, svegliando anche le altre. - Ehi…ma che succede?- dicono Holly e Noe in coro. - Amiche, mi dovete aiutare! Non riesco a chiudere occhio dopo aver visto quella casetta!- Ok… cosa vorresti fare?- dice Noe incuriosita e molto più comprensiva di prima. - Voglio tornare al bosco e scoprire cosa c’è in quella casa!- dice Niky con molto coraggio. - Ok…ragazze, vestiamoci! – dice Noe. Dopo essersi vestite, si incamminano lungo il sentiero che porta alla casetta e sfidano la notte con le loro piccole torce. Hanno paura, e, arrivate ad un incrocio sbagliano direzione e si perdendono. Dopo tante ore di cammino e di freddo, le ragazze si sistemano sotto un pino e, avvolte da una leggera nebbia , si addormentano. I lupi, sparsi da qualche parte del bosco, cominciano ad ululare e Noe se ne accorge. - Ragazze, svegliatevi, arriva un branco di lupi affamati – dice Noe spaventata. - Sono maschi o femmine? Perché, i maschi sono più cattivi! – dice Holly, scherzando. - Stupida, alzati! Non vorrai mica farti sbranare? – All’improvviso tra quella fitta nebbia, si vedono gli occhi gialli di quei lupi che prima ululavano; sono affamati e circondano le quattro amiche. Un lupo si avvicina a Holly. - Aiuto, ragazze!!! Questo mi sbrana…non avrà mica le pulci?!?Il lupo, sentendola parlare, prende il suo zaino e lo scaraventa a destra e a sinistra. Il resto del branco ha sempre più fame, facendo nascere così tra le ragazze un panico tremendo. Ed ecco la loro salvezza: un fischio e i lupi, sentendolo, scappano. - Ragazze…siamo salve! – - Evviva!!! Spero solo che quel lupo non mi abbia attaccato le pulci! – Un’ombra è lì, le sta fissando, sarà l’uomo che avrà richiamato i lupi? All’improvviso appare un fucile, vedendolo, le ragazze urlano e si nascondono dietro un albero. “ Pum!” un colpo. Quell’uomo misterioso ha sparato…ma, per fortuna verso il cielo. Le ragazze piangono, hanno paura che qualche loro amica si sia ferita. “ Pum!” un altro sparo! Questa volta però nella direzione sbagliata… la pallottola sfiora il braccio di Noe, facendola urlare. L’ombra si accorge e si avvicina sempre più a loro, Niky, Holly e Silvy scappano impaurite, dimenticandosi dell’amica ferita. Noe, invece è a terra ferita e pian piano cade in un lungo e profondo sonno. Quando riapre gli occhi, l’ombra misteriosa è davanti a lei, la prende in braccio e sale su una jeep. Noe ha paura, cerca di parlare, ma non riesce, piange silenziosamente e le sue lacrime le bagnano il viso. - Ho paura! – dice Noe con voce bassa e tremolante. - Non ti preoccupare – dice l’uomo – non ti farò del male, voglio solo medicarti! – La ragazza non parla più e si sente più tranquilla. Intanto l’uomo la sta portando in una casetta di legno dove la luce è accesa. Ed ecco, nella sua mente un ricordo, è quella casa di cui parlava tanto Niky, pensa “ Ragazze…siamo arrivate a destinazione!!!”, ma poi questo pensiero svanisce perché le sue amiche non sono lì con lei. E’ sdraiata sul letto e il ragazzo la sta medicando. - Ragazze, venite, Noe è qui! – dice l’uomo. E di colpo le tre amiche sono lì e l’abbracciano affettuosamente, contente di rivedere l’amica. - Grazie mille! Tu ci hai salvate! – dice Noe con molto sforzo per il dolore al braccio. - Ti fa male, vero? Non ti preoccupare, è solo un semplice taglio, guarirà presto!- Grazie! Ma perché mi hai sparato? – - Quando ho visto la tua testa ho pensato tu fossi un animale pericoloso!- Allora avresti ferito anche l’animale! – dice Niky - No, non è stato uno sbaglio quello che ho fatto a Noe! – dice l’uomo - L’avrei fatto anche all’animale! E soprattutto avrei soccorso anche lui…sono esperto in queste cose!- Stai dicendo che hai già ammazzato qualcuno?- dice Holly spaventata. - No, non è per questo! – - E allora, perché?- continua Holly insoddisfatta dalla risposta dell’ uomo. - Perché io sono un etologo, e sono qui perché il laboratorio in cui lavoro mi ha assegnato il compito di studiare il comportamento degli animali che vivono in questo bosco.- - Wow!!!- esclama Niky. - Scusi, ma lei non ci ha detto ancora il suo nome…noi, invece ci siamo già presentate!- dice Holly. - Io no, non mi sono ancora presentata!dice Noe. - L’abbiamo già fatto noi! Comunque qual è il suo nome?- Io mi chiamo Andy…- Quanti anni hai?- Ho 25 anni…- Wow!!! Sei giovanissimo per essere già uno scienziato!!!- Non sono uno scienziato…sono semplicemente un etologo- Bene…ora però dobbiamo andare! E’ già l’alba e se le professoresse non ci trovano in camera sono guai!- dice Silvy, balbettando. - Ma non faremo mai in tempo ad arrivare all’albergo…oggi la colazione è alle 7.30!!!- - Ragazze vi do io un passaggio!- dice Andy, soddisfatto della sua proposta. - Ok…grazie!Allora le quattro amiche salgono in macchina, aiutando l’amica ferita. Dopo salite, discese e strade sterrate le amiche arrivano in albergo e salutano Andy. Holly apre la porta piano piano ma….SORPRESAAA!!!... tutti gli insegnanti sono davanti a loro con le braccia conserte e molto arrabbiati, a giudicare dall’espressione dei loro visi. Le ragazze presero una brutta punizione: una settimana a lavare i piatti.