S C U O LA M E D IA D I SAN MACAR I O
C L A S S E 2^ A
Viaggiando per il deserto…….
Avventura nel deserto
L’antica città di Pharaony
L’isola malvagia
Un’avventura ……tutta da scoprire
Romagnoli I. - Russo I. - Salmaso R. - Trevisan G.
Quattro amici di diciotto anni: Luca, Matteo, Andrea e Federica decisero
di trascorrere insieme una vacanza in Egitto, sulla costa del Mar Rosso.
Arrivati in hotel, gli animatori distribuirono dei fogli con le gite che si
potevano fare durante la settimana; era un posto molto bello, con un
mare incantevole, popolato da pesci di vari colori, forme e dimensioni.
Così decisero che il quinto giorno, venerdì 17, avrebbero fatto
un’escursione nel deserto, in groppa ai dromedari, guidati da una guida
esperta.
La settimana trascorse tranquillamente e arrivato il
venerdì, alle 7.00, partirono per il deserto ma, proprio nel
bel mezzo del tragitto, non vedendo più la guida, decisero
di tornare indietro, ma ad un certo punto la terra mancò
loro sotto i piedi e in un attimo caddero in una buca
profonda circa dieci metri: per fortuna l’impatto fu attutito
dalla paglia secca.
-Ma dove siamo finiti?- chiese Luca.
- Insomma, Andrea, è sempre colpa tua...! Sei il solito
pasticcione!!- disse Federica, molto arrabbiata.
-Non l’ho fatto apposta! Ve la dovete prendere sempre
con me?!- ribattè Andrea.
Intanto Matteo trovò uno strano oggetto.
-Ehi!!! Guardate cos’ ho trovato...! Federica, cosa potrebbe essere?
-Matteo, hai trovato un importante oggetto storico.... bravissimo!!- Ora dobbiamo solamente trovare il modo di usarlo...- affermò Luca.
Così i quattro amici cominciarono ad inoltrarsi nel passaggio segreto.
Sulle pareti del cunicolo c’erano molte iscrizioni , che purtroppo Federica
non sapeva tradurre, poiché non aveva ancora studiato il carattere egizio;
aveva però intuito che si trattava di qualcosa di importante, come ad
esempio la tomba di un faraone o di una regina.
Intanto Matteo stava esaminando lo strano oggetto e che gli pareva
avesse un che di familiare...
-Guardate cos’ho scoperto!! E’ una specie di cubo magico!....- esclamò
Matteo.
Il luogo era abbastanza cupo, perciò Federica decise di accendere una
torcia e si trovò di fronte ad uno stretto cunicolo, pieno di ragnatele.
Dopo una lunga camminata, trovarono un grosso portone che si poteva
aprire solamente con il cubo che avevano trovato, così lo combinarono
in modo da poterlo perfettamente incastrare nel muro.
Dopo circa dieci minuti Federica riuscì a trovare la combinazione esatta... e
come d’incanto il portone si aprì.
Entrarono con circospezione e, con grande stupore, videro oggetti
preziosissimi di ogni genere e in fondo alla stanza… una tomba.
Andrea stava già prendendo alcuni oggetti, quando Federica lo bloccò
-Noooo!!! Non toccare niente. E’ meglio avvertire gli archeologi della nostra
scoperta!- Ma uffi! Qui c’è così tanto oro che potremmo diventare ricchissimi....!ribattè Andrea.
-No, è meglio lasciare tutto a posto... Non voglio essere una saccheggiatrice
di tombe...!-
Dopo un paio di ore finalmente trovarono l’uscita e ritornarono all’hotel,
dove avvisarono subito gli archeologi della loro scoperta.
Così, quando questi giunsero sul luogo, vennero condotti dai quattro
ragazzi nella stanza in cui si trovava la tomba.
Quella incredibile scoperta portò i ragazzi ad essere ricchi e famosi ,
infatti vennero ricompensati con una somma altissima.
Più avanti, dopo un accurato studio , si scoprì che nella tomba era
conservato il corpo mummificato di una regina, risalente a circa 5000
anni a.C., di nome Akazir.
Il sole era come una lampadina di un forno al
massimo; lungo la strada che taglia il New
Mexico neanche i cactus avevano voglia di
vivere. Pepinos, con la sua amata moto, era
seduto nella polvere da più di due ore, cotto
dal sole, nella puzza di benzina che emanava
il suo veicolo e di asfalto molle. Contava le
monete che aveva rubato in una banca
lontano più di 200miglia. L’ acqua
scarseggiava e Pepinos incominciò a
bestemmiare, ma all’ improvviso sentì il
rumore di un motore: scorse Cioffinos alla
guida di un tir, carico d’ acqua e rum, che
aveva rubato alla frontiera. Pepinos aveva in
mente di offrirgli denaro in cambio di acqua,
ma non fu così.
Cioffi R. - Pepe D.
-Oh te, nano malefico, sgancia l’ acqua che ti do 100 monete
d’ oro!- disse con aria sicura Pepinos.
-I soldi non mi interessano, ti do l’ acqua, se mi affronti in
una gara di tiro a segno!- ribattè Cioffinos.
-Come vuoi!- disse Pepinos.
Cioffinos lo fece bere, si allontanarono dai mezzi di trasporto
e all’ improvviso udirono uno scoppiettio assordante e in
lontananza videro degli indigeni che si stavano avvicinando
con schiamazzi e urla. I due rivali, nonostante il terribile
spavento di quel momento, pensarono che sarebbe stato
meglio allearsi, senza sapere però che cosa fare per uscire
da quella pericolosa situazione.
Ma ecco che all’ improvviso comparve un grosso
serpente che, strisciando velocemente, si fermò proprio
davanti a loro e a poco a poco eresse il capo sottile,
reso terribile dai grandi occhi gialli e dalla lingua
biforcuta, che rivolse verso gli indigeni. Costoro, alla
vista del pericoloso rettile, si fermarono impauriti e,
dopo aver scambiato tra loro parole
incomprensibili, arretrarono e fuggirono lontano.
Sorpresi per l’ accaduto, i due decisero di abbandonare
quel luogo disabitato; erano chini su un tramonto rosso,
il sole sembrava una grande arancia siciliana,
specchiata in un barile di petrolio. Guardavano senza
parlare, mentre i loro pensieri volavano oltre l’ orizzonte,
leggerissimi come il fumo che si avvolgeva tra le loro
dita. Con le labbra tiravano forte, come se stessero
succhiando il sangue della vita. Prendevano tutto con
avidità e il cielo sopra di loro era la loro coperta. Erano
notti infinite, e alla fine di ogni tramonto si sentiva già l’
alba dietro di loro.
Pariani E. - Pino S. – Zanoli S.
Eravamo in viaggio da oltre 2 settimane, il caldo del deserto rallentava
la nostra marcia e le soste nelle poche oasi diventavano sempre più
lunghe a causa della stanchezza.
Noi del gruppo cominciavamo a chiederci se avremmo mai raggiunto la
città di Pharaony: Clancy, un ragazzo alto, di corporatura robusta,
gentile ma cocciuto, aveva ragione a sostenere che probabilmente non
esisteva ed era una leggenda.
Eppure quei documenti che Thomas, un ragazzo di media corporatura anche se
magro, simpatico ma ogni tanto scorbutico, ci aveva portato il mese precedente,
sembravano autentici, una serie di antichi papiri che riportavano mappe precise
e indicazioni su come raggiungere la città.
Simon, di media statura, paffutello, gentile ma a volte antipatico,aveva
contattato il professor Matt che gli aveva detto :
“Simon, sono convinto che tu e i tuoi amici avete per la mani la più grande
scoperta archeologica del secolo! “.
Avevamo molta fiducia nel professore e decidemmo di partire per quella pazza
avventura .
Era notte e il freddo del deserto avanzava rapidamente; Clancy riposava
accanto al fuoco, la sua mole appariva evidente al bagliore delle fiamme che
creavano delle strane ombre sulla sabbia.
Thomas stava scaldando del the e sembrava assorto nei suoi pensieri, tra tutti
era quello che teneva di più alla missione, voleva dimostrare che i papiri da lui
ritrovati erano autentici.
Simon era dall’altra parte del fuoco e ripensava alla sua città e a tutti gli amici
che aveva lasciato; si addormentò presto, la stanchezza per il viaggio era
molta. Quando si svegliò, credette di aver dormito pochi minuti, ma si rese
conto che era già l’alba.
Era notte e il freddo del deserto avanzava rapidamente; Clancy riposava
accanto al fuoco, la sua mole appariva evidente al bagliore delle fiamme che
creavano delle strane ombre sulla sabbia.
Thomas stava scaldando del the e sembrava assorto nei suoi pensieri, tra tutti
era quello che teneva di più alla missione, voleva dimostrare che i papiri da lui
ritrovati erano autentici.
Simon era dall’altra parte del fuoco e ripensava alla sua città e a tutti gli amici
che aveva lasciato; si addormentò presto, la stanchezza per il viaggio era molta.
Quando si svegliò, credette di aver dormito pochi minuti, ma si rese conto che
era già l’alba.
Dopo qualche minuto decidemmo di
spostarci verso quella luce per cercare di
capire cosa stesse accadendo e, mano a
mano che ci avvicinavamo, essa
aumentava d’intensità fino a quando,
giunti a una certa distanza, iniziammo a
vedere i contorni di una città.
Era proprio una città, molto grande con
costruzioni alte e belle; al centro si
vedeva chiaramente una statua gigante
della dio protettore: Osiride.
A quel punto Thomas iniziò a correre,
nonostante
Simon
e
Clancy
lo
chiamassero a gran voce.
Lo seguimmo fino a che ci trovammo in
quel luogo: era bellissimo, l’architettura
era maestosa e raffinata, ad ogni lato
della piazza c’erano statue di divinità
egizie.
“ Lo sapevo, esiste davvero!” esclamò Thomas.
“ Non ci posso credere!” disse Clancy.
Simon era ammutolito dallo stupore; ad un certo punto udì una voce che lo
chiamava… era familiare, lo chiamava per nome…” Simon svegliati, è ora di
ripartire, il viaggio è ancora lungo…!”, erano Clancy e Thomas che lo
svegliavano e, incredulo, si trovò nei pressi di un’oasi dove i tre avevano
passato la notte.
“Sapete ragazzi” disse Simon “ questa notte ho sognato che avevamo trovato la
città!”
“…e molto presto la troveremo!” disse Thomas.
Clancy trattenne un sorriso e disse: ”Secondo me, questa città non
esiste; comunque, mettiamoci in viaggio”.
Ovviamente Thomas e Simon non erano d’accordo con lui e durante il
viaggio stettero molto attenti, nel caso comparissero eventuali tracce
della città.
Verso la metà del pomeriggio fecero sosta in un piccolo villaggio dove
si rifornirono di viveri.
Simon e Thomas domandarono ad alcune persone se sapevano
alcune cose sulla città, ma ricevettero risposte negative, infine chiesero
alloggio per una notte ad alcuni beduini simpatici e ospitali.
Thomas continuava a guardare e riguardare le cartine,
sicuro di sé; Simon guardava una copia della cartina,
mentre Clancy tentava di addormentarsi, perciò invitò i
compagni a riposare prima del lungo viaggio che
avrebbero dovuto affrontare, ma alle sue parole non si
udì risposta.
Dopo alcuni minuti si sentì Thomas esultare: “Sono un
genio!”.
Per poco Clancy non cadde dall’amaca.
“Che succede?” chiese Simon.
“Ora so che la città è poco distante dal villaggio in cui ci
troviamo! ” spiegò Thomas.
“Allora partiamo!” disse Clancy.
I tre, a questo punto, andarono felici a
riposare.
Quella notte Simon fece lo stesso sogno
della sera precedente.
La mattina seguente si svegliarono presto e
andarono nel punto in cui Thomas pensava
che si trovasse la città, ma davanti a loro
trovarono solo sabbia.
Scherzosamente Clancy disse: “Ritenta,
sarai più fortunato!!” mentre Simon e
Thomas erano delusi.
Tornarono al villaggio molto scoraggiati e
così rimasero tutto il giorno, non sapendo
cosa fare.
Era ormai molto tardi e i tre erano già a dormire, mentre fuori c’era una luce
intensa ed una forte tempesta di sabbia; quella luce li svegliò e i tre ragazzi
guardarono increduli e spaventati l’ intenso bagliore.
Simon ripensò al suo sogno e capì che era stato premonitore.
Insieme andarono verso la luce, pronti anche alla morte.
Però ad un certo punto rimasero incantati dallo spettacolo che si ritrovarono di
fronte: era la città di Pharaony.
All’entrata c’era una targhetta con scritto: “Città di Pharaony, questa città
compare ogni 500 anni e viene scoperta dalla sabbia grazie ad una forte
tempesta”.
Thomas piangeva dalla gioia, Simon era molto felice e soddisfatto, mentre
Clancy era attonito e incredulo.
I tre felici festeggiarono e alla cartina geografica si aggiunse una nuova città:
Pharaony.
Pharaony
Aspesi L. - Frumento A. - Scolamacchia P.
-É una bella giornata, vero Pedro?- disse Carlos.
-Già, peccato però che papà non sia qui!- rispose Pedro.
-Vedrai che lo ritroveremo, a meno che non sia già morto!- Ok!- ribatté Pedro.
Era una bella giornata, il sole splendeva alto nel cielo e non c’ erano nuvole
minacciose, come del resto avviene alle Barbados.
Così rincuorati entrarono in casa per fare compagnia alla madre Isabel, molto
malata.
Carlos, 21 anni appena compiuti, dalla carnagione scura e gli occhi castani,
come i corti capelli; il fratello invece è di corporatura esile, gli occhi simili a
quelli della madre e per il resto uguale al fratello.
Un paio di giorni più tardi, mentre lavoravano nei campi, la madre
venne colta da un improvviso malore e cadde a terra.
I due fratelli, in preda al panico, cercarono aiuto in paese, ma per
la madre non ci fu più nulla da fare. I due ragazzi, non avendo
ormai più niente da perdere, decisero di lì a pochi giorni di partire
verso l’ignoto e sconosciuto oceano, con l’unica nave lasciata loro
dal padre, nella speranza di ritrovarlo. I due ragazzi si avviarono
verso la taverna del paese, con l’intenzione di reclutare una piccola
ciurma, formata da pochi marinai, non potendo pagarne tanti.
Dopo due lunghi giorni, Pedro, Carlos e i
marinai salparono con la Trinidad, la loro
barca.
- Ammainate le vele! -gridò Carlos e la
Trinidad partì finalmente verso il mare
infinito a gonfie vele. A poche settimane di
viaggio, un marinaio, mentre tutti
dormivano, intravide un tratto di costa che
a prima vista sembrava ricco di
vegetazione e disabitato, ma poi vennero
scorte alcune case e capanne diroccate. Il
marinaio avvisò la ciurma impazzita.
Ad un tratto tra il caos si sentì un colpo di
cannone. Carlos, in preda al panico, si
guardò in giro e scorse nella nebbia una
nave pirata con il famoso teschio bianco
sulla bandiera, che sventolava sull’ albero
maestro.
Questa
nave
si
avvicinava
minacciosamente, il colore non era
ben definito a causa della foschia, ma
si intravedeva benissimo la polena a
forma di drago rampante con la bocca
spalancata e i denti aguzzi.
-I pirati, i pirati ci attaccano!- gridò uno
dei marinai.
-Alle armi!- intimò a squarciagola
Pedro.
Ad un certo punto la nave pirata
accostò la Trinidad e i pirati
l’assaltarono: lo scontro fu terribile ma,
per la scarsa abilità dei marinai nelle
armi, la Trinidad venne catturata.
Un pirata si avvicinò alle spalle di
Carlos e Pedro e diede loro una
bastonata in testa, così che i due
fratelli svennero e caddero, ignari di
quello che succedeva.
Non si sa quanto tempo passò, ma quando i due fratelli si svegliarono si
ritrovarono in una lurida e puzzolente prigione dalle sbarre arrugginite e
illuminata da una fioca luce d’una lanterna a olio.
-Dove diavolo siamo finiti?-domandò Pedro al fratello.
-Non lo so, spera solo che non ci uccidano!- rispose Carlos.
Ad un certo punto videro una sagoma indistinta che si avvicinava; quando
questa fu in prossimità delle sbarre i due ragazzi scorsero il suo viso: aveva
la carnagione scura, i denti ingialliti, gli occhi marroni e poca barba.
I tre si osservarono e i ragazzi riconobbero in quel viso stanco quello del
loro papà.
-Padre!- esclamarono i due.
- Io…Voi…Figli miei, da quanto tempo che non vi vedo! Non potete restare
qui! Ora vi libero e poi fuggiremo insieme da quest’ isola maledetta!- il loro
padre scoppiò in uno strano pianto di gioia.
-E la mamma! Come sta?- domandò il padre.
-Purtroppo lei è morta- dissero piangendo i due fratelli.
I tre uomini, mentre tutti i pirati dormivano, riuscirono a sgattaiolare fuori dall’
edificio e a raggiungere una nave pirata ancorata alla riva.
-Prendiamo questa che è carica di viveri; li consumeremo durante il viaggio.disse il padre.
Salirono su quel mezzo di fortuna e salparono verso le vecchie Barbados,
lasciandosi alle spalle quell’ isola malvagia: Tortuga.
Brunato S. - Marra N.
Primo giorno di vacanza, prima gita, prima avventura, primo guaio, prima
mattina. Le “Onde” si stanno preparando per la loro gita.
Le “Onde” sono un gruppo di quattro amiche che, strette da una vera amicizia,
decidono di soprannominarsi così.
Sono tutte molto carine: Holly è molto schizzinosa, Noe è molto simpatica,
Silvy è una ragazza molto precisa e Niky è una ragazza molto curiosa.
La loro prima gita ha come meta un castello, però per arrivarci
devono attraversare un bosco: solo all’idea di oltrepassare quel
luogo, ad Holly e a Noe viene la nausea.
Hanno sempre amato la natura, ma hanno anche sempre odiato gli
insetti che vivono lì.
- Dai, ragazze, muovetevi! Gli altri stanno già facendo colazione!!!dice Silvy con tono alto per farsi capire.
- Un attimo!- urla Holly, mentre si sta mettendo le sue nuove scarpe
da tennis firmate “Nike”… - Arrivo!- grida.
“ La solita egoista” pensa Silvy “ Io l’avevo detto anche a Noe…!”.
Dopo aver fatto colazione, le “Onde” con i loro amici e insegnanti si dirigono
verso la foresta.
Entrati con un certo nervosismo, Holly esclama: - Cavolo, le mie scarpe nuove,
si sono già sporcate…Uffà!!!- E dai, Holly, quando torni a casa la tua mamma te le lava!- dice Niky per
consolarla.
- Ok…ma sai quanto manca al ritorno…una settimana!!!- Lo so…e cosa sarà mai una settimana?- Niky non parla più è stupita, non
crede ai suoi occhi!
- Niky cos’ hai? Ti è successo qualcosa?- le chiede Noe spaventata dal
comportamento dell’amica.
- Ragazze! Guardate lì! Una casetta di legno…!-E allora? E’ una casetta di legno…niente di più!-
-- No! Non è una semplice casetta di legno! Guardate è nascosta tra gli alberi, e
c’è solo una luce accesa! Mi fa un po’ paura!!!- Oh no!Aiuto!- grida Noe – Non è mica la casetta di Biancaneve, non arriva la
strega con la mela avvelenata!- dice Noe ridendo.
Silvy, sentendo l’amica dire così, le
dice sussurrando:
- E dai…devi fare sempre la
spiritosa! Non vedi che Niky è
davvero spaventata?- Sì, la vedo, ma non capisco perché
debba avere paura!- Dai, lo sai! E’ fatta così!- Holly
sussurra a Noe.
- Ok…la lascio stare!- dice Noe.
Al castello, tutto è tranquillo, tranne
Niky che ha ancora impressa nella
mente quella casetta.
Terminata la visita al castello, un
pullman le riporta all’albergo; dopo
aver cenato, esauste si ritirano nella
loro stanza e vanno a riposare.
Le amiche stanno dormendo, tranne Niky che ha ancora paura per quella
misteriosa casa.
Allora sveglia Silvy : - Silvy, svegliati! Ho paura!- Perché?-dice Silvy addormentata.
- Quella casa misteriosa! Ricordi?- dice Niky, tremando per il freddo che
entra dalla finestra aperta.
- Si, ricordo! Ma ora, lasciami dormire!- Che antipatica! Ti prego, aiutami!- dice Niky con tono alto, svegliando
anche le altre.
- Ehi…ma che succede?- dicono Holly e Noe in coro.
- Amiche, mi dovete aiutare! Non riesco a chiudere occhio dopo aver visto
quella casetta!- Ok… cosa vorresti fare?- dice Noe incuriosita e molto più comprensiva di
prima.
- Voglio tornare al bosco e scoprire cosa c’è in quella casa!- dice Niky con
molto coraggio.
- Ok…ragazze, vestiamoci! – dice Noe.
Dopo essersi vestite, si incamminano lungo il sentiero che porta alla casetta
e sfidano la notte con le loro piccole torce.
Hanno paura, e, arrivate ad un incrocio sbagliano direzione e si perdendono.
Dopo tante ore di cammino e di freddo, le ragazze si sistemano sotto un pino
e, avvolte da una leggera nebbia , si addormentano.
I lupi, sparsi da qualche parte del bosco, cominciano ad ululare e Noe se ne
accorge.
- Ragazze, svegliatevi, arriva un branco di lupi affamati – dice Noe
spaventata.
- Sono maschi o femmine? Perché, i maschi sono più cattivi! – dice Holly,
scherzando.
- Stupida, alzati! Non vorrai mica farti sbranare? –
All’improvviso tra quella fitta nebbia, si vedono gli occhi gialli di quei lupi che
prima ululavano; sono affamati e circondano le quattro amiche.
Un lupo si avvicina a Holly.
- Aiuto, ragazze!!! Questo mi sbrana…non avrà mica le pulci?!?Il lupo, sentendola parlare, prende il suo zaino e lo scaraventa a destra e a
sinistra.
Il resto del branco ha sempre più fame, facendo nascere così tra le ragazze
un panico tremendo.
Ed ecco la loro salvezza: un fischio e i lupi, sentendolo, scappano.
- Ragazze…siamo salve! –
- Evviva!!! Spero solo che quel lupo non mi abbia attaccato le pulci! –
Un’ombra è lì, le sta fissando, sarà l’uomo che avrà richiamato i lupi?
All’improvviso appare un fucile,
vedendolo, le ragazze urlano e si
nascondono dietro un albero.
“ Pum!” un colpo.
Quell’uomo
misterioso
ha
sparato…ma, per fortuna verso il
cielo.
Le ragazze piangono, hanno
paura che qualche loro amica si
sia ferita.
“ Pum!” un altro sparo!
Questa volta però nella direzione
sbagliata… la pallottola sfiora il
braccio di Noe, facendola urlare.
L’ombra si accorge e si avvicina
sempre più a loro, Niky, Holly e
Silvy
scappano
impaurite,
dimenticandosi dell’amica ferita.
Noe, invece è a terra ferita e pian
piano cade in un lungo e
profondo sonno.
Quando riapre gli occhi, l’ombra misteriosa è davanti a lei, la prende in
braccio e sale su una jeep.
Noe ha paura, cerca di parlare, ma non riesce, piange silenziosamente e le
sue lacrime le bagnano il viso.
- Ho paura! – dice Noe con voce bassa e tremolante.
- Non ti preoccupare – dice l’uomo – non ti farò del male, voglio solo
medicarti! –
La ragazza non parla più e si sente più tranquilla.
Intanto l’uomo la sta portando in una casetta di legno dove la luce è accesa.
Ed ecco, nella sua mente un ricordo, è quella casa di cui parlava tanto Niky,
pensa “ Ragazze…siamo arrivate a destinazione!!!”, ma poi questo pensiero
svanisce perché le sue amiche non sono lì con lei.
E’ sdraiata sul letto e il ragazzo la sta medicando.
- Ragazze, venite, Noe è qui! – dice l’uomo.
E di colpo le tre amiche sono lì e l’abbracciano affettuosamente, contente di
rivedere l’amica.
- Grazie mille! Tu ci hai salvate! – dice Noe con molto sforzo per il dolore al
braccio.
- Ti fa male, vero? Non ti preoccupare, è solo un semplice taglio, guarirà presto!- Grazie! Ma perché mi hai sparato? –
- Quando ho visto la tua testa ho pensato tu fossi un animale pericoloso!- Allora avresti ferito anche l’animale! – dice Niky
- No, non è stato uno sbaglio quello che ho fatto a Noe! – dice l’uomo
- L’avrei fatto anche all’animale! E soprattutto avrei soccorso anche lui…sono
esperto in queste cose!- Stai dicendo che hai già ammazzato qualcuno?- dice Holly spaventata.
- No, non è per questo! –
- E allora, perché?- continua Holly insoddisfatta dalla risposta dell’ uomo.
- Perché io sono un etologo, e sono qui perché il laboratorio in cui lavoro mi ha
assegnato il compito di studiare il comportamento degli animali che vivono in
questo bosco.-
- Wow!!!- esclama Niky.
- Scusi, ma lei non ci ha detto ancora il
suo nome…noi, invece ci siamo già
presentate!- dice Holly.
- Io no, non mi sono ancora presentata!dice Noe.
- L’abbiamo già fatto noi! Comunque
qual è il suo nome?- Io mi chiamo Andy…- Quanti anni hai?- Ho 25 anni…- Wow!!! Sei giovanissimo per essere
già uno scienziato!!!- Non sono uno scienziato…sono
semplicemente un etologo- Bene…ora però dobbiamo andare! E’
già l’alba e se le professoresse non ci
trovano in camera sono guai!- dice
Silvy, balbettando.
- Ma non faremo mai in tempo ad
arrivare all’albergo…oggi la colazione è
alle 7.30!!!-
- Ragazze vi do io un passaggio!- dice Andy, soddisfatto della sua proposta.
- Ok…grazie!Allora le quattro amiche salgono in macchina, aiutando l’amica ferita.
Dopo salite, discese e strade sterrate le amiche arrivano in albergo e
salutano Andy.
Holly apre la porta piano piano ma….SORPRESAAA!!!... tutti gli insegnanti
sono davanti a loro con le braccia conserte e molto arrabbiati, a giudicare
dall’espressione dei loro visi.
Le ragazze presero una brutta punizione: una settimana a lavare i piatti.
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