LUDOVICO ARIOSTO Tiziano, Ritratto d’uomo (Ariosto?), 1508-10, Olio su tela, Londra, National Gallery Immagini di un letterato rinascimentale Un ritratto, una personalità Il ritratto opera di TIZIANO, oggi conservato alla “National Gallery” di Londra, ritrae un gentiluomo, forse Ludovico Ariosto. Se fosse davvero Ariosto il cortigiano ritratto in quel quadro, troveremmo assonanze ben precise con la personalità del poeta ferrarese, così come oggi – dopo aver superato la tradizionale immagine di un poeta “estraneo” alla realtà, svagato, perso nelle fantasie di eroi, maghi e grifoni – i critici più attenti hanno delineato. Fra i critici a cui dobbiamo – più di altri – la restituzione di un’immagine nuova su Ariosto vi è Lanfranco Caretti, che ha dedicato al poeta e alle sue opere lunghi anni di studio. Un giudizio critico per avviare la conoscenza della personalità artistica di Ariosto. Così il Caretti: è un “Ariosto attento e sagace osservatore della realtà del suo tempo, seriamente implicato in essa. Un uomo tutt’altro che astratto e evasivo: un uomo dotato di moralità raccolta e schiva e di un sentimento critico e lungimirante dell’esistenza. Molto simile dunque, nonostante certe disvianti apparenze, al suo grande contemporaneo fiorentino, al ‘realista’ per definizione N. Machiavelli”. Forse Ariosto… La tradizione identifica nell’uomo del ritratto L. Ariosto. All’epoca di questo ritratto il poeta aveva circa 35 anni. L’amicizia di Ariosto e Tiziano è ricordata dal Vasari, nella biografia del pittore: “Fece in quel tempo Tiziano amicizia con il divino Messer Lodovico Ariosto, e fu da lui conosciuto per eccellentissimo pittore, e celebrato nel suo Orlando furioso: Tizian, che onora non men Cador che quei Venezia e Urbino … (XXXIII, 2) Delineare un ritratto dell’uomo Ariosto? Semplice, basta leggerlo! Nele “Satire” Ariosto ripensa e narra in versi i momenti salienti della propria vita, senza nascondere l’ombra dei propri crucci, i turbamenti della propria coscienza mortificata, e soprattutto il peso avvilente di un’esistenza necessariamente servile. Sat. I 217-31 Le “Lettere” rivelano un Ariosto curioso e acuto annotatore di fatti e di persone, per indagare da vicino e capire i pensieri e le passioni degli uomini e il significato degli avvenimenti del proprio tempo. Così scrive al cardinale Ippolito: N’ho voluto dar aviso a vostra excellentia, alla quale non voglio già dar ricordo di quello che debbe fare, che non so io; pur la certifico che né al bosco, né dentro alle terre, né serrato in le case nessuno in questo paese è sicuro da li homicidi et assassini (1). Io son de dieci il primo, e vecchio fatto di quarantaquattro anni, e il capo calvo da un tempo in qua sotto il cuffiotto appiatto. La vita che mi avanza me la salvo meglio ch'io so. Hora, se a tanti mali non si piglia riparo, dubito che non solo li viandanti et homini del paese che vanno a lavorare fuore non saranno sicuri, ma né noi officiali anchora saremo sicuri ne le terre e ne le rocche (2). Sat. VI 232-38 Alla morte del padre e de li dui sì cari amici, aggiunge che dal giogo del Cardinal da Este oppresso fui; che da la creazione insino al rogo di Iulio, e poi sette anni anco di Leo, non mi lasciò fermar molto in un luogo, e di poeta cavallar mi feo: vedi se per le balze e per le fosse io potevo imparar greco o caldeo! (1) Lettera 84, 5-6 (2) Lettera 87, 3-4 PERCORSI Ferrara: la città degli Este Il legame con Ferrara e con la corte Biografia Orlando furioso Le Rime Le Commedie Opere Le Satire - Un best-seller del ‘500 - Immagini dal capolavoro - Il testo integrale, online Biografia La famiglia e gli anni della giovinezza Al servizio degli Estensi di Ferrara Tra delusioni e gioie Commissario in Garfagnana Gli anni del Furioso Il ritorno a Ferrara e la morte Ferrara Durante il ‘400 e i l ‘500 Ferrara, la capitale del Ducato d’Este, era uno dei principali centri culturali ed artistici del Rinascimento italiano. Gli Estensi, che qui iniziarono la loro ascesa politica con Obizzo d’Este nel 1259, tra la metà del ‘300 e i primi del ‘400 avevano esteso il loro dominio anche ai territori di Modena e Reggio. La famiglia paterna di Ariosto, di cui alcuni membri si erano stabiliti a Ferrara già nel XIV sec., proveniva dal castello bolognese di Riosto, dal quale prende il nome (oggi vicino a Pianoro). La mappa della città Ferrara, 1490 Xilografia “Alzato di Ferrara” (Modena, Biblioteca Estense) Cfr. le mura; a dxt il Duomo; a snx il castello estense; in basso un corso d’acqua con imbarcazioni. Il legame con Ferrara e con la corte 1/2 …e di poeta / cavallaro mi feo … Sat. VI 237-8 Dalla vita di Ariosto emerge con forza un profondo legame con Ferrara: un legame biografico, affettivo, esistenziale, ideologico. Così nella Satira VII, 148-50 “Da me stesso mi tol chi mi rimove de la mia terra, e fuor non ne potrei viver contento”. La città è il centro - - degli affetti familiari e delle amicizie di una tradizione letteraria con cui il poeta si sente solidale di una corte intorno a cui egli gravita per tradizione di famiglia e per libera scelta, pur non avendo rapporti sereni con essa. La corte gli offre: - un impiego - uno stato sociale - relazioni intellettuali - un pubblico di élite per la propria opera MA NON gli riconosce: - il ruolo di specialista della parola poetica e fantastica LO CONFINA -nel ruolo di cortigiano, allontanandolo da Ferrara nelle vesti di: a) Emissario con il cardinale IPPOLITO a Roma b) Funzionario con il duca ALFONSO in Garfagnana Il legame con Ferrara e con la corte 2/2 Solo tenendo conto di questo complesso rapporto con la corte e con la tradizione poetica ferrarese si può comprendere l’intera produzione di Ariosto (che non è solo il capolavoro del Furioso). Un rapporto che da un lato è di solidarietà, ma dall’altro è anche di attrito; da un lato è adesione ideale, dall’altro è disincanto lucido e realistico. Continuerà sì l’opera di Boiardo, ma la rinnovò profondamente: interruppe infatti l’immedesimazione fra LETTERAT. FERRARESE E CORTE ESTENSE; NON scelse più l’idealizzazione della corte estense rappresentandola coma depositaria di valori cortesi. Ariosto OPERA UNA DISTINZIONE fra la corte “storica” e la corte “fantastica” narrata nel poema; solo in quest’ultima possono regnare i puri ideali del poeta. La polemica anticortigiana – presente nel Furioso – continua, anzi con più violenti accenti nelle Satire. Statua di Ariosto, a Reggio Emilia Sintesi Storia della sua famiglia Figlio primogenito di Nicolò Ariosto e di Maria Malaguzzi Valeri, Ludovico nasce a Reggio Emilia nel 1474. A Ferrara riceve un’educazione umanistica, ma rimasto orfano di padre nel 1500, interrompe gli studi per occuparsi dei nove fratelli. Entra al servizio prima del cardinale Ippolito e poi di Alfonso d’Este. Nel 1516 esce la prima edizione dell’Orlando Furioso. Governatore della Garfagnana nel 1522, al ritorno si stabilisce a Ferrara e decide di unirsi segretamente in matrimonio con Alessandra Benucci. Nel 1532 esce la terza e definitiva edizione dell’Orlando Furioso. Muore a Ferrara nel 1533. Altre opere: Satire, Rime, le commedie La Cassaria, I suppositi, Il Negromante, La Lena e l’incompleta I Studenti. La casa di Reggio Emilia Commissario in Garfagnana Ariosto fu al servizio di Alfonso I d'Este, Duca di Ferrara. Nel 1522 venne nominato Commissario della Garfagnana, e vi si recò nel mese di febbraio di quell'anno. Rimase nella Garfagnana in qualità di Commissario ducale dal 22 febbraio del 1522 sino allla fine di maggio del 1525. Quindi tornò a Ferrara. Dov’è la Garfagnana? Furono anni importanti per lui? Che cosa disse Ariosto di questa sua esperienza? Il ritorno a Ferrara e la morte La casa di Ferrara, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita dedicandosi alla terza e definitiva edizione dell’ Orlando Furioso Dal 1801 il suo corpo è tumulato nella sala maggiore della Biblioteca Ariostea di Ferrara Casa di Ludovico Ariosto Via Ariosto, 67 - Tel. 0532/244949 - Fax 0532/203064 Sulla facciata, scolpita su una lunga fascia di cotto a ornamento del muro di entrata, il Poeta mantiene l’iscrizione preesistente, il distico dettato da Dionigi dell’Aquila per Bartolomeo Cavalieri: "Parva, sed apta mihi, sed nulli obnoxia, sed non / sordida, parta meo, sed tamen aere domus"(La casa è piccola ma adatta a me, pulita, non gravata da canoni e acquistata solo con il mio denaro). Al primo piano è sistemato un piccolo museo dedicato al grande poeta. Vi sono conservati il calco del suo calamaio, la sua sedia e molte medaglie che lo rappresentano, fra cui quella rinvenuta nella sua tomba nel 1801. Nel piccolo corridoio centrale è conservata la preziosa edizione dell’Orlando Furioso illustrata da Gustave Doré nel 1881. DOVE SI TROVA A FERRARA LA CASA DI L. ARIOSTO Via Ariosto, 67 - 44100 Ferrara Orario: feriale 10.00-13.00 / 15.00-18.00; festivo 10.00-13.00 - Chiuso Lunedì - Aperto lunedì dell'Angelo Giorni di chiusura annuali: 1 e 6 Gennaio, Pasqua, 1 Novembre, 25 e 26 Dicembre Ingresso: gratuito La casa museo, oggi. Oggi grazie allo sforzo congiunto dell’Assessorato alle Politiche e Istituzioni Culturali, dei Civici Musei di Arte Antica e della Circoscrizione Giardino Arianuova Doro, dopo il completamento del restauro architettonico curato dal Servizio Beni Monumentali, questa "piccola casa" e i suoi cortili vengono restituiti, anche con il concorso dell’Agea, al loro antico ruolo di luoghi d’arte e di cultura. Le sale al piano nobile propongono, grazie ad un all’allestimento curato dai Musei Civici di Arte Antica, una ricostruzione storico evocativa dell’assetto realizzato in occasione delle Celebrazioni per i Centenari Ariosteschi del 1875 e del 1933, attraverso cimeli e pregevoli edizioni delle opere del Poeta. Link al museo BIBLIOTECA COMUNALE ARIOSTEA Nel 1801 la tomba di Ludovico Ariosto dalla sconsacrata chiesa di S. Benedetto in Ferrara fu trasferita nella Biblioteca Comunale Ariostea, per volere del napoleonico Miollis, che è ubicata nel Palazzo Paradiso, residenza trecentesca degli Estensi. Su un alto basamento in marmo policromo si ergono quattro colonne dai capitelli corinzi e al centro del frontone si trova una nicchia che contiene il busto in alabastro del poeta. Sopra è un coronamento classicheggiante con grappoli di frutta che pendono ai lati e, al vertice, uno scudo con disegnato lo stemma gentilizio. Si innalzano sulle due colonne più esterne due piccole statue rappresentanti la Poesia e la Fama. Il monumento presenta una decorazione "eroica-romantica", con angeli e putti, fiamme e faci e fiori e drappeggi, in un gusto scenografico e antiretorico; l'armatura sul lato destro è un'allegoria della poesia epica. Tutto l'affresco, eseguito fra il 1803 e il 1806, è opera del pittore Giuseppe Santi. La biblioteca è di notevole interesse storico-artistico in quanto non solo custodisce manoscritti, incunaboli e cimeli dell'Ariosto, ma reca al suo interno altre opere preziose come lo Scalone d'onore ed il teatro Anatomico del XVIII sec. e la Tomba dell'Ariosto dipinta dall'Aleotti nel XVII sec. Tomba di Ariosto – Biblioteca Comunale Ariostea Le immagini rinviano a siti esterni PER INIZIARE…da Calvino «Orlando Furioso è un poema che si rifiuta di cominciare, e si rifiuta di finire. Si rifiuta di cominciare perché si presenta come la continuazione d’un altro poema, l’Orlando Innamorato di Matteo Maria Boiardo, lasciato incompiuto alla morte dell’autore. E si rifiuta di finire perché Ariosto non smette mai di lavorarci. [...] Per tutta la sua vita, si può ben dire, perché per arrivare alla prima edizione del 1516, Ariosto aveva lavorato dodici anni, e altri sedici anni fatica per licenziare l’edizione del 1532, e l’anno dopo muore». (segue) RAGIONI DEL NOSTRO IMPEGNO: UN AUTORE MODERNO (dialettica, complessità, trasformazione, salto) Per conoscere il capolavoro Temi Il testo integrale online Immagini dal capolavoro IL PRIMO CANTO DELL’ORLANDO FURIOSO SCHEMA DELL’OPERA (segue) Il Furioso: un best-seller del XVI sec. Cfr. Manuale pag. 94 Il Furioso incontrò immediatamente… Best-seller. PERCHE’? Il poema di A. costituisce un significativo caso nell’editoria del ‘500, per la quantità di edizioni stampate e per la loro diffusione in Italia e in Europa, fra tutti i ceti sociali. Venezia (che nel ‘500 era il principale centro editoriale europeo, tanto da produrre per l’esportazione) registra la più alta concentrazione di edizioni (superando Milano, Torino, Lione…) L’opera viene presto tradotta in francese (1543, a Lione), in inglese (1591, a Londra). L’opera veniva stampata in formati diversi: nei formati minori (in 12° e in 24°) per un pubblico più “popolare”; nei formati più grandi (in 8à e in 4°) – con raffinate illustrazioni – per un pubblico più selezionato. Il testo integrale, online / pdf Immagini dal capolavoro Astolfo sulla luna : illustrazione di Gustav Dorè per l'edizione francese del 1879 dell'« Orlando furioso » Il mago Atlante si dirige verso il suo castello cavalcando l'ippogrifo: illustrazione di G. Dorè Angelica e Medoro : olio su tela di Lorenzo Lippi (Firenze 1606 - 65) - cm 173x238 – Dublino, National Gallery of Ireland La pazzia di Orlando, incisione del 1604 Giovanni Boulanger, Orlando impazzito per amore, 16501652 Astolfo sulla luna : illustrazione di Gustav Dorè Canto XXXIV, ottave 70-76 e 81-86 Il mago Atlante si dirige verso il suo castello cavalcando l'ippogrifo : illustrazione di Gustav Dorè Angelica e Medoro La pazzia di Orlando, incisione del 1604 Giovanni Boulanger, Orlando impazzito per amore, 1650-1652 (COMMENTO) Perdere il senno Torquato Tasso, innamorato «perso» per Eleonora d’Este (rinchiuso per sette anni) Di lui ci parlerà, con stima e commozione, Leopardi: «Dialogo di Torquato Tasso e del suo genio familiare» - tomba di Tasso al Gianicolo, Roma: Leopardi così in una lettera al fratello Carlo «fui a visitare il sepolcro del Tasso e ci piansi. Questo è il primo e l’unico piacere che ho provato a Roma». La ricerca di una realtà «vera» Galileo a chi insisteva con il chiedergli chi preferisse tra Ariosto e Tasso (il nostro autore cercava di sfuggire a queste richieste: la polemica era privata come testimonia la natura per l’appunto privata delle Considerazioni e delle Postille) rispondeva che era più bello il Tasso, ma che gli piaceva l’Ariosto, aggiungendo che il primo diceva parole, il secondo cose. Fonte: liceoberchet.it Galilei Galileo letterato e critico di poesia L’ammirazione per l’Ariosto, che parrà al Gioberti di fondamentale importanza anche per la comprensione di Galileo scienziato, è confermata dalle Postille all’Ariosto, che in forma frammentaria raccolgono le osservazioni del lettore amorevolmente attento alle caratteristiche del Furioso, di cui vengono annotate le sentenze, le comparazioni, le iperboli, ma anche certe inesattezze. Qualche critica, del tutto marginale, nulla toglie tuttavia all’esaltazione del poeta, “divinissimo uomo”. Fonte: "Galileo letterato e critico di poesia" di Grazia Di Staso, docente e preside di facoltà Bari