L’ascolto nell’incontro con l’altro AVO 14 novembre 2011 L’ASCOLTO Ascoltare comporta un processo mentale più sofisticato rispetto al mero sentire E’ la capacità di comprendere una prospettiva diversa dalla propria, di considerare le caratteristiche del proprio interlocutore, di tenerne presente la prospettiva e gli stati emotivi, durante tutto il processo di comunicazione L’ARTE DI ASCOLTARE 1. GUARDARE LA PERSONA CHE STA PARLANDO 2. MOSTRARE DI ESSERE INTERESSATO A CIÒ CHE CI VIENE DETTO 3. FARE DOMANDE (DI APPROFONDIMENTO, DI FEEDBACK ETC..) 4. NON INTERROMPERE CHI STA PARLANDO 5. GESTIRE LA PROPRIA REAZIONE EMOTIVA: MOSTRARE PAZIENZA, EVITARE DI DISTRARSI E DI AVERE PREGIUDIZI. 6. UTILIZZARE I TERMINI UTILIZZATI DALL’INTERLOCUTORE PER RISPONDERE E PER FARE CONOSCERE IL VOSTRO PUNTO DI VISTA 7. METTERE DA PARTE I PROPRI BISOGNI PERSONALI (DI FARSI VALERE, DI AVERE RAGIONE, DI SQUALIFICARE, DI MOSTRARSI, DI DIFENDERSI) 8. GOVERNARE LA TENDENZA A FOCALIZZARE L’ATTENZIONE SU ALCUNI ASPETTI E AD IGNORARNE ALTRI, LE INFERENZE AFFRETTATE E LE ATTRIBUZIONI FALLACI 3 L’empatia come strumento di aiuto Capacità di identificarsi con l'altro e vedere il mondo dal punto di vista dell’altro, mantenendo la consapevolezza della propria identità. EMPATIA MATURA: avere padronanza del proprio sentire al punto da dirigerlo dove, come e quando vogliamo, sentendo la sofferenza dell’altro quel tanto che basta a capire come poterlo aiutare e a farlo sentire compreso, ma sempre rimanendo centrati su di sé. Attraverso questa modalità non si corre il rischio di perdersi o di annegare nelle emozioni altrui; possiamo capirle, sentirle, compatirle, essere vicini all’altro anche con il nostro calore umano, senza per questo perdere se stessi. Se sentiamo che è l’intensità cresce oltre i nostri limiti dobbiamo essere in grado di staccare almeno per un po’ l'interruttore – senza sensi di colpa - e ricentrarci nel nostro essere, nel nostro sentire, nel nostro mondo interiore, in modo da ritrovarci e poterci poi avventurare di nuovo nell’altro. IL RISPECCHIAMENTO è alla base della “sintonia” Ciascuno di noi si sente più a suo agio quando si trova a parlare con qualcuno che percepisce simile. Per entrare efficacemente in relazione con una persona occorre parlare la sua “lingua”. Il rispecchiamento può avvenire attraverso: – Il linguaggio (parole) – Il non verbale (corpo) – Il paraverbale (voce) Assiomi della comunicazione Non si può non comunicare Anche il silenzio è comunicazione I modi della comunicazione Comunicazione verbale Parola/contenuto Linguaggio paraverbale Comunicazione Tono, velocità, pause, inflessioni, silenzi Linguaggio del corpo Espressioni del viso, posizioni del corpo, gestualità, postura, prossemica, sguardo ecc. Non Verbale Linguaggio dell’atteggiamento Forme composite di comunicazione che esprimono l’atteggiamento e il tipo di rapporto Linguaggio degli oggetti e dell’ambiente Abbigliamento, trucco, arredi, oggettistica, ecc. Entrare in sintonia significa: Ascoltare Conoscere Per adattare e personalizzare il nostro messaggio alle sue esigenze e interessi Verificare (feedback) che il messaggio sia arrivato ed abbia prodotto il risultato voluto, vale a dire l’esatta comprensione La comunicazione nella quotidianità dell’operatore della relazione d’aiuto Cosa accade quando entro in relazione con il paziente? Entro in contatto con: • Sentimenti (paura di essere ammalato) • Interpretazioni/idee (riguardo a ciò che non va) • Aspettative/desideri (riguardo a ciò che dovrebbe • essere fatto nei suoi confronti) • Contesto familiare, sociale, lavorativo TECNICHE ALLA BASE DELLA RELAZIONE DI AIUTO Prestare attenzione (disporsi di fronte, contatto oculare, andare verso…) Egocentrismo vs decentramento comunicativo “Non ha capito niente” → “Non mi sono spiegato o non ci siamo capiti” Osservare per cogliere segnali non verbali (incongruenze) Ciò che le persone dicono e come lo dicono, ci fa capire molto su come esse vedono se stesse e come vedono il mondo intorno a loro) Presentarsi (chi sono, cosa faccio, cosa puoi aspettarti da me) Porre domande Ha difficoltà ad addormentarsi? Che cosa accade quando cerca di addormentarsi? Ha caldo/freddo? Come si sente oggi? Ascoltare Ascolto a) Cosa intende realmente dire la persona che sta parlando? b) Come si sente interiormente? Quali sensazioni ed emozioni sta provando? c) Avrò davvero capito ciò che lui voleva dirmi? d) Quanto e cosa avrà capito di quello che io volevo dirgli? SILENZIOSO, EMPATICO TOCCARE PER ASSISTERE (tocco strumentale o espressivo) ASCOLTO ATTIVO MANIFESTAZIONI DI INTERESSE - Contatto visivo - Linguaggio del corpo - Non interrompere - Non distrarsi RICHIESTA DI INFORMAZIONI - Invito ad iniziare - Incoraggiamenti a continuare - Domande aperte e non difficili - Invito ad approfondire ESPRESSIONI DI INTESA - Parafrasare il contenuto - Riflettere il sentimento e/o l'intenzione dell'interlocutore - Riassumere LO SPAZIO INTERPERSONALE Qualsiasi incontro avviene in uno spazio interpersonale e si tratta adesso di osservare il proprio modo di essere nello spazio interattivo A QUALE DISTANZA MI PONGO DA TE? Lo spazio personale (o zona cuscinetto) ha la funzione di proteggere l’individuo nelle relazioni sociali. Serve a controllare l’aggressività e a difendere la propria integrità ed identità personale. Se lo spazio personale viene invaso, l’individuo avverte una forte sensazione di disagio che, generalmente, si esprime o con la fuga o attraverso una serie di segnali non-verbali di allontanamento (voltarsi, evitare lo sguardo, ecc.) La distanza ottimale: scegliere la propria distanza interpersonale Scegliere un partner e porsi ai due lati estremi della stanza. Iniziare ad avvicinarsi lentamente uno all’altro. Fate attenzione alle sensazioni che provate mentre vi avvicinate al compagno. Camminate lentamente. Cercate di cogliere il momento in cui iniziate ad avvertire sensazioni che, se pur lievi, potete iniziare a codificare come disagio. Aumenta quando vi avvicinate? Provate ad avvicinarvi ancora e tentate di osservare quali comportamenti mettete in atto per compensare la sensazione di disagio. Dare e ricevere La possibilità di cogliere gli aspetti del dare e ricevere di un dialogo tra due persone, permette di conoscere le proprie potenzialità sia di aprirsi all’altro sia di accoglierlo in un processo reciproco. Scegliere un partner e dopo averlo osservato donagli qualcosa attraverso un segnale non verbale (un gesto, uno sguardo, una carezza, un sorriso, quello che desideri e che in quel momento, senti di voler donare all’altro Adesso tocca al tuo partner che, a sua volta, ti donerà un suo gesto. Sofferma l’attenzione su ciò che hai donato e su ciò che hai ricevuto, in silenzio, senza comunicare, cerca di cogliere il significato che questo dono ha per te. Lo hai gradito? Si può donare qualcosa che pensiamo l’altro non abbia o di cui ha bisogno; possiamo anche donare qualcosa di noi. La cosa più bella che ricevo…. La parte più bella di me che posso donare…