Dal greco ostean , ossa più logos, è lo studio che si occupa
del sistema scheletrico nei vertebrati caratterizzato
dalla presenza di una spina centrale, nell’uomo colonna
vertebrale, conformata per assorbire le spinte statiche
gravitazionali. Distinguiamo uno scheletro quindi Assile da
uno Appendicolare; Il Lelli aveva individuato 22 regioni ma,
schematicamente, riducibili a 3: testa, tronco e arti
compongono il corpo, nelle sue infinite variazioni di
immagine
a cura della prof.ssa Rossella Laterza
osteologia
In totale le ossa sono 208:30 nel capo(comprese le
ossa dell’orecchio), 52 nel tronco(incluso lo Joide) 62
e 64 negli arti,Ogni osso, paragonato a una figura
geometrica presenta facce, argini ed angoli ed è
posizionato in relazione al Piano Sagittale, che divide
nella metà dx e sinistra il corpo, e tanti piani
trasversi(orizzontali( frontali(negli arti), un piano
cefalico superiore ed uno di base plantare, manca la
simmetria cranio caudale ed antero posteriore.
a cura della prof.ssa Rossella Laterza
La parola Anatomia significa
dissezionare, separare ed è
grazie a medici(come Andrea
Vesalio) scienziati e pittori che
oggi abbiamo un numero esteso
di informazioni, dal
microscopico al macroscopico,
dove struttura e funzione
coincidono.
a cura della prof.ssa Rossella Laterza
Apparato scheletrico

L'apparato scheletrico è formato da cartilagini, ossa,
articolazioni. La cartilagine è un tessuto connettivo solido e
flessibile. La cartilagine forma la gran parte dello scheletro
di un bambino e, con la crescita, si trasforma in osso. È priva
di vasi sanguigni e nervi e, se viene danneggiata, guarisce piu
lentamente delle ossa. Esistono tre tipi di cartilagine:
cartilagine ialina: la piu comune, è molto resistente ed e
presente nelle articolazioni. Cartilagine elastica: molto
elastica e flessibile, forma il padiglione auricolare. Cartilagine
fibrosa: si trova nei dischi intervertebrali. Lo scheletro umano
costituisce la struttura portante del corpo, ed è formata
dall'insieme delle ossa, variamente unite tra di loro da
formazioni più o meno mobili che prendono il nome di
articolazioni. Esse si dividono in:
a cura della prof.ssa Rossella Laterza
 Mobili: permettono di compiere ampi movimenti, come l'anca,
il gomito, ginocchio o la spalla;
 Semimobili: non hanno una mobilità del 100% (vertebre).
 Fisse: come quelle del cranio.
Oltre alle funzioni di sostegno, lo scheletro:
 consente il movimento del corpo tramite le contrazioni
muscolari
 ha funzioni di protezione degli organi vitali e delle altre parti
molli
 produce le cellule del sangue
 è un'importante riserva di minerali di vario genere.
Lo scheletro di un adulto è formato da 206 ossa circa (si può
avere una vertebra in più e molte ossa del piede sono in
numero variabile; durante lo sviluppo le ossa cambiano di
numero, evolvendosi e diminuendo dopo i 45 anni), che
formano i due segmenti dello scheletro:
 scheletro assile, formato da 80 ossa: la testa, la colonna
vertebrale ,la gabbia toracica.
 scheletro appendicolare, formato da 126 ossa: gli arti
superiori e gli arti inferiori.
Le connessioni tra scheletro assiale e appendicolare prendono il
nome di "cinture":
 cintura scapolare: formata da clavicola e scapola;
 cintura pelvica: formata dall'osso dell'anca e dall'osso sacro.
a cura della prof.ssa Rossella Laterza
Le OSSA
 L'osso è dotato di una resistenza alla tensione. La superficie




di un osso è costituita da uno strato compatto di lamelle.
Internamente, a livello delle epifisi, le trabecole non sono
compatte ma si intersecano tra loro formando l'osso spugnoso.
Il periostio è una membrana biancastra che riveste l'esterno
dell'osso, attraversata da numerosi vasi linfatici e sanguigni e
da fibre nervose. Nelle ossa lunghe e in alcune ossa piatte è
presente il midollo osseo che produce le cellule sanguigne.
Nelle ossa lunghe l'endostio riveste la cavità midollare. Le
ossa vengono suddivise sostanzialmente in base alla loro
forma:
ossa
lunghe:
ossa
dalla
forma
irregolarmente
cilindrica,formate da una parte centrale detta diafisi e due
estremità denominate epifisi (femore, omero).
ossa piatte: sono costituite da due sottili lamine di osso
compatto che racchiudono la parte spugnosa contenente il
midollo osseo (rotula, scapola).
ossa corte o brevi: ossa dalla forma cubica irregolare
(vertebre).
Le ossa contengono midollo osseo rosso, organo implicato nella
produzione dei globuli rossi e bianchi del sangue. Nelle ossa
lunghe la parte centrale, definita "diafisi" è invece occupata
dal midollo osseo giallo.
a cura della prof.ssa Rossella Laterza
Endoscheletro
Scheletro Idrostatico
Esoscheletro
 Endoscheletro
 Le ossa sono interne,e i muscoli agiscono direttamente su di
esse.Generalmente è costituito da ossa (come ad esempio




lo è quello umano),ma può essere anche costituito da
cartilagine (come negli squali e nelle razze)
scheletro Idrostatico
È lo scheletro tipico degli invertebrati che presentano
un corpo molle,e ne permette il movimento grazie alla
pressione che esso esercita su un fluido incomprimibile
presente all'interno dell'essere.
Esoscheletro
Le parti rigide di questo scheletro sono esterne al
corpo,e permette di avere dei grandi movimenti con
delle piccole contrazioni muscolari,è possibile trovarlo
negli artropodi ed in alcuni insetti.
a cura della prof.ssa Rossella Laterza
CRANIO
Osso temporale e frontale
 Entrambi del neurocranio(le ossa del massiccio facciale fanno parte
dello splancnocranio) proteggono il cervello insieme ai parietali,
occipitale, etmoide e sfenoide.
Nell'osso frontale si considerano:
 Una squama, porzione verticale corrispondente alla fronte
 Una parte orbitale, porzione orizzontale che costituisce il tetto delle orbite
oculari e della cavità nasale
L'osso temporale contiene al suo interno e protegge la coclea e i canali
semicircolari, organi deputati rispettivamente all'udito ed all'equilibrio, in una
cavità denominata labirinto; al suo interno contiene inoltre gli ossicini
dell'udito, posti in una cavità posta lateralmente al labirinto, detta cavo del
timpano, separata dal canale auricolare esterno dalla membrana del timpano.Il
nome deriva da tempo. Comunemente si ritiene che sia dovuto all'osservazione
che, col passare del tempo, appunto, i primi capelli a diventare bianchi sono
proprio quelli a livello della tempia
a cura della prof.ssa Rossella Laterza
i
a cura della prof.ssa Rossella Laterza
vertebre
 La colonna vertebrale, è costituita da 33-34 vertebre impilate le une sulle altre e
fra loro articolate. Una vertebra generica presenta: anteriormente un corpo, di
forma pressoché cilindrica, costituito d'un anello di tessuto osseo compatto
contenente tessuto osseo spugnoso; posteriormente vi sono invece i cosiddetti
archi vertebrali che circoscrivono il foro vertebrale, la cui giustapposizione ha
per effetto di delimitare il canale vertebrale, al cui interno alligna il midollo
spinale.
 Gli archi vertebrali presentano, oltre i cosiddetti peduncoli (ossia la parte
dell'arco a diretto contatto col corpo vertebrale), due processi laterali
simmetrici, detti processi trasversi, mentre posteriormente il cosiddetto
processo spinoso: il complesso dei processi spinosi forma ciò che è volgarmente
detto spina dorsale.
 I punti articolari fra le vertebre sono essenzialmente tre: anteriormente, fra un
corpo e l'altro, si interpone un disco biconvesso, detto disco intervertebrale
a cura della prof.ssa Rossella Laterza
 La vertebra è costituita da un corpo vertebrale che insieme all’arco
vertebrale delimita il foro vertebrale, il quale, insieme agli altri fori
vertebrali, per sovrapposizione delle vertebre, costituisce il canale vertebrale
all’interno del quale è contenuto il midollo spinale.
o
 La struttura della vertebra è quella caratteristica delle ossa brevi, cioè costituita
da tessuto osseo trabecolare rivestito esternamente da una lamina di tessuto
osseo compatto, più sottile, sia a livello del corpo, sia dell’arco (epifisi anulare).
 Il corpo vertebrale presenta una superficie articolare superiore che si articola
con la superficie articolare inferiore della vertebra soprastante, entrambe le
superfici sono depresse al centro e rialzate ai bordi e, affinché combacino, è
interposto tra loro un disco di tessuto fibrocartilagineo detto disco
intervertebrale. La superficie laterale del corpo vertebrale, detta
circonferenza, si presenta depressa trasversalmente nelle porzioni laterali e
anteriore, mentre, nella porzione che si affaccia nel foro vertebrale presenta
una leggera depressione longitudinale rispetto all’asse del rachide.
a cura della prof.ssa Rossella Laterza
l rachide, che occupa una posizione dorso-mediale nel torso, è una struttura
di sostegno della testa e del tronco e
di protezione per il midollo spinale. È costituita di una parte scheletrica, la colonna vertebrale, con le relative
articolazioni e i muscoli intrinseci ed estrinseci del rachide.
Le vertebre toraciche si articolano con le corrispondenti dodici coste il cui complesso costituisce la gabbia
toracica, la struttura esoscheletrica con funzione protettiva per i visceri toracici, nonché per parte dei visceri
addominali (posti cioè al disotto del muscolo diaframmatico).
toraciche
a cura della prof.ssa Rossella Laterza
collo
 Le vertebre cervicali sono sette vertebre che costituiscono l'asse di sostegno
del collo.
 Le vertebre cervicali presentano alcune caratteristiche peculiari. Innanzitutto
sono le più piccole dell'intero sistema della colonna; inoltre presentano tutte
processi trasversi piuttosto corti e tozzi, detti perciò masse laterali, dotati in
genere di due piccole protuberanze dette tubercolo anteriore e posteriore; il
corpo vertebrale non è piatto, ma risulta superiormente alquanto convesso,
grazie alla presenza di un bordo rialzato lungo buona parte della circonferenza
detto processo uncinato, in corrispondenza con una analoga depressione nella
faccia inferiore del corpo: in complesso la forma biconvessa dei dischi
intervertebrali risulterà accentuata; ancor più atipico è il fatto che nei processi
trasversi si aprano i cosiddetti fori trasversari, attraverso cui passano l'arteria
vertebrale (ad esclusione del foro trasversario di C7), importante per
l'irrorazione della parte posteriore dell'encefalo e del cervelletto, e la vena
vertebrale; infine presentano all'estremità del processo spinoso (ad esclusione
di C7) una biforcazione, per via della quale si parla di processo spinoso bifido.
a cura della prof.ssa Rossella Laterza
lombari
 Le vertebre lombari sono le ossa che compongono la terza parte della colonna
vertebrale. Esse costituiscono l'asse di sostegno dell'addome.
 I principali caratteri che le distinguono consistono nel notevole volume del
corpo e nella caratteristica forma dei processi spinosi. Il corpo ha la forma di un
cuneo essendo più alto in avanti che in dietro.
 I peduncoli sono voluminosi con incisure inferiori molto più accentuate di
quelle superiori, i processi articolari sono verticali, quelli superiori orientati
medialmente e quelli inferiori lateralmente, le faccette articolari hanno
superficie concava le superiori mentre le inferiori convessa. Dai peduncoli e dal
corpo si distaccano i processi costiformi (lamine robuste ossee che si dirigono
in fuori).
 Al di dietro del processo articolare superiore si estendono superiormente il
processo mammillare e inferiormente il processo accessorio. Le lamine
vertebrali sono spesse, più alte che larghe e anche i processi spinosi sono
robusti, di forma quadrangolare e diretti orizzontalmente e indietro. Il foro
vertebrale è triangolare e ristretto.
a cura della prof.ssa Rossella Laterza
i
a cura della prof.ssa Rossella Laterza
Arto superiore
 Si compone di quattro segmenti:
 scapola,omero, radio-ulna e mano per un totale di 31
ossa,pari.
 Al tronco l’arto superiore si collega tramite la cintura
scapolare: scapola + clavicola.
 Oltre l’abduzione e adduzione dell’arto(con rotazione
ecc) altri movimenti sono: la supinazione e la
pronazione della mano + la motricità fine, grazie al
pollice opponente ed alla mobilità delle falangi
a cura della prof.ssa Rossella Laterza
Braccio e avambraccio
 Dalla cavità glenoida della scapola si articola
l’omero,osso lungo con marcate epifisi e diafisi
centrale,ricordiamo i collo anatomico e il collo
chirurgico,sotto la testa e inferiormente il condilo e la
troclea.Nell’incisura lunare si articola l’ulna,che col
radio costituisce l’avambraccio dove hanno inserzione
ben 17 muscoli.Il radio presenta un capitello e una
epifisi distale grossa mentre l’ulna ha l’epifisi
prossimale più sviluppata, con l’olecrano e n baso il
processo stiloideo.
a cura della prof.ssa Rossella Laterza
mano
 La mano si compone di tre segmanti carpo, metacarpo
e dita per un totale di 27 ossa, pari.
 Nella fila prossimale del carpo ci sono :navicolare,
semilunare,cuboide e pisiforme;nella fila
distale:trapezio,trapezoide,capitato e uncinato(tutte
ossa brevi e articolate in modo fisso).
 Le ossa metacarpali sono 5 e vengono chiamate a
partire dal pollice Primo, secondo, terzo, qurto e
quinto metcrpale.Si articolano con la falange. A
seguire falngina, e falangetta per tutte, tranne che per
il pollice che ne è privo. Molteplici le funzioni svolte
a cura della prof.ssa Rossella Laterza
Leve
a cura della prof.ssa Rossella Laterza
a cura della prof.ssa Rossella Laterza
Articolazioni e ossa
 Arto superiore
 Si compone di quattro segmenti:scapola,omero, radio-ulna e mano per
un totale di 31 ossa,pari. Al tronco l’arto superiore si collega tramite la
cintura scapolare: scapola + clavicola.
 La mano si compone di tre segmanti carpo, metacarpo e dita per un
totale di 27 ossa, pari.
 Nella fila prossimale del carpo ci sono :navicolare, semilunare,cuboide
e pisiforme;nella fila distale:trapezio,trapezoide,capitato e
uncinato(tutte ossa brevi e articolate in modo fisso).
 Le ossa metacarpali sono 5 e vengono chiamate a partire dal pollice
Primo, secondo, terzo, qurto e quinto metcrpale.Si articolano con la
falange. A seguire falngina, e falangetta per tutte, tranne che per il
pollice che ne è privo.
a cura della prof.ssa Rossella Laterza
 Clavicola
 La clavicola è un osso lungo, disposto trasversalmente, presenta due epifisi, mediale e
laterale, entrambe molto importanti: l’epifisi mediale serve per l’articolazione con lo
sterno, mentre l’epifisi laterale serve per l’articolazione con la scapola, precisamente con
l’acromion.

 Entrambe queste articolazioni sono artrodie


 Scapola
 La scapola, che è un osso piatto, si trova dietro alla gabbia toracica, applicata alla
superficie costale posteriore. Quest’osso presenta una faccia anteriore e una posteriore, la
faccia anteriore è in rapporto con la parte posteriore della gabbia toracica, la faccia
posteriore della scapola invece guarda posteriormente, non c’è niente dietro, è protetta da
alcuni muscoli scheletrici e dallo superficiale, che sono però tessuti molli, mentre la
scapola essendo un osso ha una consistenza dura e quindi è facilmente palpabile
(naturalmente attraverso gli organi che la ricoprono).

 Dalla superficie posteriore della scapola si origina un processo che si chiama spina della
scapola, la quale da origine ad un prolungamento che si porta in avanti (l’acromion!),
quindi l’acromion è un prolungamento anteriore della spina della scapola; la spina della
scapola si trova dietro e non potrebbe venire in rapporto anatomico con la clavicola che si
trova davanti, però
a cura della prof.ssa Rossella Laterza
 La testa dell’omero è un segmento di sfera pieno,
quindi l’articolazione scapolo-omerale sarà
un’enartrosi (in cinesiologia, triplanare significa
multiplanare e se un’articolazione consente movimenti
sui tre piani di riferimento vuol dire che li consente in
tutti gli altri).
a cura della prof.ssa Rossella Laterza




Dell’omero vengono distinte tre facce:
Antero-mediale
Antero-laterale
Posteriore


Se vengono distinte tre facce la forma dell’omero sarà quella di un prisma triangolare (in sezione
trasversale avremo un triangolo). Quando studiamo l’anatomia di un osso lungo, della forma della
diafisi non ce ne deve fregare nulla, la cosa che deve interessare di più sono le epifisi, perché queste
portano le superfici articolari.



La superficie prossimale dell’omero è un segmento di sfera pieno che guarda medialmente e anche un
po’in alto e che si chiama, come abbiamo già detto, testa dell’omero.
Le superfici articolari si riconoscono perché appaiono come levigate e ciò testimonia la presenza del
tessuto cartilagineo ialino, mentre le altre superfici dell’osso sono rivestite da periostio e non è
importante che queste siano levigate, perché la parte che deve essere levigata è quella che si deve
muovere, l’articolazione, il resto è preferibile che sia rugoso in modo da permettere una migliore
adesione del periostio e dei tendini.


Al di sotto della testa dell’omero c’è un piccolo restringimento circolare, collo dell’omero, e poi nel
punto in cui il collo si attacca alla diafisi è presente un rigonfiamento, al limite tra collo e diafisi, che
risolve in due processi che si chiamano grande tubercolo o grande tuberosità o trochite (in alto) e
piccolo tubercolo o piccola tuberosità o trochine (in basso).



Articolazione distale
a cura della prof.ssa Rossella Laterza
 Le articolazioni in cui sono in gioco più di due ossa si chiamano articolazioni complesse
(in questo caso omero, ulna e radio).

 Le articolazioni in cui le superfici articolari sono segmenti di cilindro si chiamano
ginglimi e nel complesso articolare del gomito c’è una prima articolazione (omeroulnare) che sarà un ginglimo angolare; la superficie articolare a forma di cilindro si
chiama troclea (che vuol dire carrucola) e i ginglimi angolari possono anche essere
indicati come “articolazioni a troclea”.
 La superficie articolare dell’epifisi distale posta lateralmente ha la forma di un segmento
di ellissoide pieno (condilo), quindi l’articolazione omero-radiale sarà una condiloartrosi.

 L’ulna e il radio da soli formano lo scheletro dell’avambraccio, ma non si trovano per
intero nell’avambraccio, infatti si trovano anche nella regione del gomito con la loro
epifisi prossimale e nella regione del polso con la loro epifisi distale.
 Sia nel caso dell’ulna che del radio descriveremo una diafisi (sulla quale non diremo
niente!) e due epifisi, prossimale e distale.

 L’epifisi prossimale dell’ulna si deve articolare con la troclea dell’omero, quindi
dovremo avere, sull’epifisi prossimale dell’ulna, una superficie complementare alla
troclea, cioè un segmento di cilindro cavo. Infatti, l’epifisi prossimale dell’ulna è risolta in
a cura della prof.ssa Rossella Laterza

Olecrano: processo che si porta verso l’alto essendo disposto su un piano frontale (è quello che
battiamo quando urtiamo il gomito e che fa un male del diavolo); quella che battiamo è la superficie
posteriore dell’olecrano, mentre quella anteriore è una superficie articolare ed è quindi liscia




Processo coronoideo: sul piano orizzontale
Insieme, olecrano e processo coronoideo delimitano una superficie articolare che è un segmento di cilindro,
con asse maggiore trasverso, che accoglie la troclea e che si chiama faccia semilunare, questa si trova sia sulla
faccia anteriore dell’olecrano sia sulla faccia superiore del processo coronoideo.
Abbiamo a questo punto completato la prima articolazione del complesso articolare del gomito che si chiama
articolazione omero-ulnare ed è un ginglimo angolare, ovvero un’articolazione a troclea.


L’epifisi prossimale del radio si presenta conformata come un cilindro abbastanza regolare e si chiama
testa o capitello del radio. Questo cilindro ha una faccia superiore che non è pianeggiante, ma presenta una
fossetta che si chiama fossetta del capitello o fossetta della testa del radio e questa presenta carattere di
superficie articolare ed ha forma di segmento di ellissoide concavo attraverso cui il radio si articola con
l’omero nell’articolazione omero-radiale che è una condiloartrosi (biassiale, biplanare).




Ragionando per assurdo e considerando le articolazioni del gomito separatamente, possiamo dire che il
movimento della flessione dell’avambraccio sul braccio avviene a livello dell’articolazione omero-ulnare.
Consideriamo adesso l’articolazione omero-radiale che è una condiloartrosi, i due assi dell’ellissoide sono uno
sagittale e l’altro trasverso; nei movimenti di flessione e di estensione partecipa l’articolazione omero-radiale
insieme alla omero-ulnare. L’articolazione omero-radiale consente però movimenti sull’asse sagittale, cioè
movimenti di abduzione e di adduzione; l’avambraccio non si può abdurre perché glielo impedisce il
ginglimo.
Nel gomito abbiamo però anche movimenti di rotazione interna o pronazione e rotazione esterna o
supinazione. I movimenti di rotazione
a cura della prof.ssa Rossella Laterza
 L’articolazione radio ulnare è un ginglimo laterale, l’asse del cilindro è un asse
verticale e ciò rende possibili i movimenti di rotazione interna ed esterna.

 Ricapitolando, l’articolazione del gomito è un’articolazione complessa che
deriva dall’associazione di un ginglimo angolare, una condiloartrosi e un
ginglimo laterale (detto anche trocoide); l’associazione di queste tre
articolazioni rende possibili movimenti sul piano sagittale, di flessione e di
estensione, e movimenti sul piano trasverso, di intrarotazione e di
extrarotazione.

 L’epifisi distale dell’ulna è ristretta e assottigliata, come una penna, infatti è una
parte appuntita che si chiama processo stiloideo (che ha la forma di uno stilo,
di una penna); è invece più grossa l’epifisi distale del radio perché l’ulna, per
l’articolazione del polso, non serve a niente, delle due ossa dell’avambraccio,
quella che si unisce con le ossa del carpo è il radio, infatti l’articolazione del
polso l’abbiamo chiamata radio-carpica. In pratica, l’ulna già a livello della
diafisi incomincia ad assottigliarsi e termina ristretta sull’epifisi distale e non
serve a niente; l’unica cosa che dobbiamo ricordare è che ovviamente, l’epifisi
distale dell’ulna non termina liberamente, ma si articola con il radio
(articolazione radio-ulnare distale).

a cura della prof.ssa Rossella Laterza
 L’articolazione radio ulnare è un ginglimo laterale, l’asse del cilindro è un asse
verticale e ciò rende possibili i movimenti di rotazione interna ed esterna.

 Ricapitolando, l’articolazione del gomito è un’articolazione complessa che
deriva dall’associazione di un ginglimo angolare, una condiloartrosi e un
ginglimo laterale (detto anche trocoide); l’associazione di queste tre
articolazioni rende possibili movimenti sul piano sagittale, di flessione e di
estensione, e movimenti sul piano trasverso, di intrarotazione e di
extrarotazione.

 L’epifisi distale dell’ulna è ristretta e assottigliata, come una penna, infatti è una
parte appuntita che si chiama processo stiloideo (che ha la forma di uno stilo,
di una penna); è invece più grossa l’epifisi distale del radio perché l’ulna, per
l’articolazione del polso, non serve a niente, delle due ossa dell’avambraccio,
quella che si unisce con le ossa del carpo è il radio, infatti l’articolazione del
polso l’abbiamo chiamata radio-carpica. In pratica, l’ulna già a livello della
diafisi incomincia ad assottigliarsi e termina ristretta sull’epifisi distale e non
serve a niente; l’unica cosa che dobbiamo ricordare è che ovviamente, l’epifisi
distale dell’ulna non termina liberamente, ma si articola con il radio
(articolazione radio-ulnare distale).

a cura della prof.ssa Rossella Laterza
 L’articolazione radio-carpica è una condiloartrosi (consente
movimenti solo su due assi), quindi potremo effettuare
movimenti sull’asse latero-laterale, quindi sul piano
sagittale, di flessione e di estensione, ma saranno anche
possibili movimenti sull’asse minore, cioè sull’asse sagittale
e sul piano frontale e saranno movimenti sia abduzione e di
adduzione.
 Il movimento pronazione e di supinazione è
apparentemente un movimento della mano, in realtà è
un movimento del gomito, è il radio che ruota,
internamente o esternamente, rispetto all’ulna,
 Siccome l’osso che porta attaccata la mano è il radio, se
questo gira, è chiaro che viene trasportata passivamente
anche la mano,
a cura della prof.ssa Rossella Laterza
 A livello degli arti esiste un’organizzazione di tipo non
cavitario, manca una cavità, gli arti sono pieni. Lo
strato profondo è dato da organi dell’apparato
locomotore: ossa, articolazioni, muscoli scheletrici.
 Tutti i muscoli scheletrici sono avvolti da una fascia
comune, la fascia profonda, la quale oltre ad avvolgere
tutti i muscoli forma anche delle guaine secondarie
che raggruppano i muscoli in logge.
 All’interno delle logge ci sono i muscoli scheletrici e le
ossa, ma tra le logge ci sono spazi connettivali, quindi
degli spazi ci sono e si trovano nello strato profondo.
a cura della prof.ssa Rossella Laterza
 Lo scheletro del cingolo toracico è formato da due ossa,
clavicola e scapola, che sono articolate mediante una diartrosi,
precisamente un’artrodia, che si chiama acromion-clavicolare.
La clavicola poi è l’unica parte del cingolo che si articola col
tronco, mediante una diartrosi del tipo delle artrodie che si
chiama sterno-clavicolare. Le scapole non si articolano tra loro
e questo crea una situazione di instabilità, che consente però una
maggiore mobilità all’arto superiore.
 Delle due ossa del cingolo, la scapola si articola con l’omero, che
è il primo osso che troviamo nell’arto superiore.
 Il cingolo dell’arto superiore è dato dalla clavicola e dalla scapola,
fa parte dell’arto superiore ma non fa parte della parte libera di
questo perché si trova topograficamente nel tronco.

a cura della prof.ssa Rossella Laterza
 L’articolazione del polso si chiama radio-carpica perché l’ulna non
c’entra. Le ossa del carpo sono articolate tra loro, quindi nello scheletro
della mano descriveremo un certo numero di articolazioni
intercarpiche.
 Le ossa del carpo si uniscono inoltre alle ossa del metacarpo, che sono
ossa lunghe e sono cinque, quindi parleremo di cinque articolazioni
carpo-metacarpiche distinte in 1°, 2°, 3°, 4°, 5°, ove per prima
intendiamo quella laterale.
 Ci sono altre ossa lunghe che si chiamano falangi e formano lo
scheletro delle dita e per ciascun dito abbiamo tre falangi, con
l’eccezione del primo dito (pollice) che presenta due falangi. Le tre
falangi di ciascun dito vengono distinte in prossimale, media e distale,
nel caso del pollice avremo solo prossimale e distale.
 Ciascun osso del metacarpo si articola con la falange prossimale tramite
l’articolazione metacarpo-falangea. Le articolazioni interfalangee
saranno due per ciascun dito, distinte in prossimale e distale, mentre
per il pollice ci sarà una sola articolazione che chiameremo
articolazione interfalangea
a cura della prof.ssa Rossella Laterza
ì
 la podo-meccanica antigravitaria è cosparsa di interventi muscolari che
coinvolgono due o più aricolazioni. I muscoli poliarticolari infatti offrono
particolari vantaggi ai fini dell'economia energetica in quanto sono in grado di
sviluppare tensioni notevoli con modici accorciamenti. Tali muscoli
frequentemente agiscono stabilizzando l'articolazione prossimale favorendo
così i movimenti dei segmenti distali (e quindi la rotazione dell'articolazione
relativa). L'indagine elettromiografica conferma la particolare economia
energetica realizzata dai muscoli in fase antigravitaria: vengono infatti
realizzati potenziali inferiori a quelli propri della contrazione tetanica
(caratteristica dell'attività dei muscoli a fibre bianche o acceleratori). L'insieme
delle formazioni muscolari che interessano il piede, quali effettori nel sistema
di controllo gravitario, rappresentano le forze interne in "contrasto" con le
forze esterne ovvero ambientali.
Il piede umano quindi si evolve da una forma prensile alla forma stabilizzatrice
antigravitaria conservando la complessità della propria muscolatura;
all'afferramento prensile si sostituisce l'aggrappamento antigravitario.
a cura della prof.ssa Rossella Laterza
i
a cura della prof.ssa Rossella Laterza
i
 Il piede è il punto fisso al suolo su cui grava l'intero
peso del corpo. Esso si trova alla base del sistema di
controllo antigravitario (sistema posturale o di
equilibrio) che consente all'uomo di assumere la
postura eretta e di spostarsi nello spazio. Il piede è sia
un effettore sia un ricettore ossia riceve ed esegue dei
comandi (risposta motoria), tramite i muscoli, e, nel
contempo, interagisce col resto del corpo sia attraverso
il sistema miofasciale sia fornendo costanti
informazioni provenienti dagli esterocettori cutanei
presenti sulla sua pianta e dai propriocettori dei suoi
muscoli, tendini e articolazioni. Gli esterocettori
cutanei del piede sono ad alta sensibilità (0,3 g) e
rappresentano l'interfaccia costante tra l'ambiente e il
sistema tonico posturale o dell'equilibrio
a cura della prof.ssa Rossella Laterza
i
 . Le informazioni plantari infatti sono le uniche a derivare da un recettore
sensoriale fisso a diretto contatto col suolo. Il riflesso plantare (flessione delle
dita al graffiamento della pianta), legato alle stimolazioni cutanee della pianta
del piede, è in grado di attivare e modulare riflessi molto complessi con
funzioni posturali di notevole importanza. Pertanto il piede è considerato il
principale organo di senso e di moto antigravitario del corpo umano, come si
denota nelle rappresentazioni motorie e sensitive dell'homunculus. Per questo
motivo il piede, nelle popolazioni dei paesi sviluppati che vivono su un terreno
poco fisiologico quale è il terreno piano, è normalmente l'origine dello
squilibrio posturale. Nello stesso tempo esso è anche l'elemento adattativo che
tampona, meglio che può, gli squilibri alti, in genere discendennti dall'apparato
stomatognatico (denti e articolazione temporomandibolare) e/o dagli occhi e/o
dal vestibolo.

Il piede, nel corso dell'evoluzione che dura da circa 350 milioni di anni, per le esigenze sorte
nell'assunzione della stazione eretta e della deambulazione bipodale, ha acquisito, quale caratteristica
umana peculiare e differenziale, l'attitudine all'irrigidimento ovvero alla coesione intersegmentale.
Tale coesione podalica è realizzata dalle formazioni capsulo-legamentose (immagine) e
aponeurotiche (immagine) a cui si aggiungono le formazioni muscolari con funzioni di "legamenti
attivi" e posturali. Questi muscoli, in particolare quelli intrinseci del piede, sono a prevalenza di fibre
rosse (fibre ad attività lenta ed energeticamente economica), in stato contrattile pressochè
ininterrotto in stazione eretta e in rapporto topografico e funzionale con le formazioni capsulolegamentose (in sede di inserzione ossea si osserva, in alcuni di loro, una notevole abbondanza di
fibre collagene espanse e non raccolte come al solito; ciò ricorda le formazioni legamentose e
aponeurotiche). Anche se l'intervento muscolare globale nella realizzazione della coesione interossea
sembra comunque essere meno rilevante rispetto alla funzione di controllo e regolazione della
funzione antigravitaria, la complessità dell'azione podalica richiede una polivalenza funzionale
a cura della prof.ssa Rossella Laterza
Gamba e piede
femore
Tibia, perone,rotula
tarso
metatarso
a cura della prof.ssa Rossella Laterza
piede
Scarica

Osteologia