Genitori felici per
bambini felici
Ovvero: come vivere l'esperienza
della crescita e del nido
serenamente e senza sensi di colpa
Dott.ssa Martina Papalini
Psicologa e psicoterapeuta
Esperta in psicologia dello sviluppo e della famiglia
Tornare al lavoro: e ora come
si fa?
Finito il periodo della
maternità, specialmente
con il rientro al lavoro,
ogni genitore si trova
davanti ad una scelta
difficile: come gestire il
proprio bambino in sua
assenza.
Le domande ricorrenti
Cosa rende un bambino felice?
E' giusto pensare di inserire il mio
bambino al nido?
Cosa posso fare per rendere
piacevole e positiva l'esperienza
che mio figlio sta vivendo?
Alcune considerazioni di base da cui partire:
Famiglia
È un sistema, ossia un'entità
che possiede caratteristiche,
regole e norme proprie
Ogni membro del sistema esercita una serie di effetti, di
influenze, sugli altri membri; al tempo stesso tali influenze
si ripercuotono sul sistema intero della famiglia.
Ogni esperienza è il frutto
contemporaneamente dei vissuti
soggettivi del bambino e dei
vissuti dei suoi genitori.
I punti fermi:
L'ETA'
GIUSTA
Nei primi mesi di vita il bambino ha
bisogno della presenza costante di un
genitore, che lo accudisca fisicamente
e che soddisfi i suoi bisogni primari,
fisici, di contatto e di contenimento
corporeo ed emotivo.
Dai sette ai nove mesi il bambino diventa
consapevole di essere altro dalla mamma ma è
comunque molto legato alla figura di riferimento.
Dai 10-12 mesi comincia a essere pronto per imparare ad
accettare la presenza dei compagni. Dodici mesi inoltre è
anche la classica età in cui si comincia a camminare e
cambia quindi il rapporto con il mondo che diventa più
raggiungibile, dando al bambino la sensazione di essere
maggiormente autonomo.
Fuori dal “nido”: il distacco possibile
Uscire “fuori dal nido” e
affacciarsi ad
esperienze nuove in
contesti esterni alla
famiglia non è solo
possibile, ma è anche
sano
I bambini crescono necessariamente: quello che come
adulti possiamo fare è accompagnarli e stimolarli in modo
adeguato nel loro percorso evolutivo, affinché affrontino
le necessarie tappe di sviluppo in modo sereno e
costruttivo.
Per lo sviluppo della propria autonomia e capacità di
costruire relazioni interpersonali positive, il bambino ha
bisogno principalmente di:
Confrontarsi con nuove
figure di riferimento:
stimola l'adattamento e la
capacità di entrare in relazione
con figure adulte altre.
Distaccarsi dai
genitori e
dall'ambiente di casa:
accresce il senso di sé e
la sicurezza personale
Inserirsi in un contesto di piccolo gruppo tra pari:
stimola l'autonomia, l'apprendimento tra pari, la capacità
di stare in relazione, la consapevolezza di sé e dei propri
bisogni, oltre ad essere di continuo stimolo a livello
cognitivo ed emozionale.
Come evidenziato, generalmente passato l'anno i
bambini sono pronti a sperimentare le prime
esperienze fuori dall'ambiente familiare.
Anzi, il contatto con contesti diversi e figure terze di
accudimento e l'interazione con coetanei
rappresentano fattori importanti di stimolo per la
crescita e il consolidamento delle competenze
interpersonali e dell'autonomia
Dovendo affidare il proprio bambino alle cure di qualcun
altro, i genitori si trovano davanti a tre possibilità diverse:

I nonni:
rappresenta la
soluzione più pratica e a
costo zero. Di contro c'è
l'inevitabile
pericolo
di
mantenere il bambino in
una situazione iper-protetta
e molto ovattata, con un
ambiente che si costruisce
ed
organizza
completamente intorno ai
bisogni (e qualche volta ai
capricci) del piccolo, senza
richiedergli nessuno sforzo
di adattamento. In più,
l'interazione
con
altri
bambini
è
abbastanza
limitata.

La
tata:

Il nido:
permette
di
introdurre una figura altra di
riferimento,
senza
però
soddisfare in pieno il naturale
bisogno di socializzazione del
bambino e risultando spesso
particolarmente dispendiosa.
possibilità che porta in
sé grandi potenzialità, facilitando
ed incoraggiando lo sviluppo
cognitivo, sociale ed emotivo del
bambino, nella misura in cui i
genitori
riescono
a
farsi
protagonisti
attivi
della
costruzione del percorso del loro
piccino.
Indipendentemente dalla scelta che si
fa, bisogna ricordarsi sempre che la
crescita del bambino comporta un
cambiamento continuo e sempre più
articolato dei suoi bisogni.
E' molto importante che i genitori li
riconoscano e forniscano risposte
adeguate che stimolino ed incoraggino
il raggiungimento delle successive
tappe di sviluppo.
GENITORI TRANQUILLI:
Qualsiasi sia la scelta, è molto importante che i
genitori siano convinti e tranquilli.
Un genitore non può fingere e il bambino percepisce
l’incertezza; se l’adulto trasmette il messaggio che il
bambino è pronto, lui si sente effettivamente tale.
E’ fondamentale insomma credere nei propri figli e
nelle loro capacità di affrontare un cambiamento così
importante.
E' anche importante imparare ad osservare il proprio
bambino ed a mediare le proprie scelte educative in
funzione delle capacità effettive osservate; in caso di
dubbi ed incertezze, imparare a chiedere aiuto ai
professionisti competenti (pediatra, psicologo infantile).
Possibili effetti collaterali:
Il senso di colpa
La paura
Il senso di
esclusione e la
gelosia
Un difficile
equilibrio...
soprattutto se si
sceglie di inserire il
bambino al nido
Il nemico numero 1: il senso di colpa
E' abbastanza frequente che i genitori vivano il distacco
dal bambino con un grande senso di colpa e l'idea di
non essere dei genitori “sufficientemente bravi”.
Ma cosa vuol dire essere dei “bravi genitori”?
Fare del proprio meglio per accompagnare i bambini nel
loro percorso di crescita, stando attenti ai loro mutevoli
bisogni, riconoscendone le crescenti capacità e lasciando
loro la libertà di esprimersi come persone, senza il peso di
aspettative e ansie.
E' fondamentale differenziare tra sé e l'altro: il bambino
non è una nostra “estensione”, tanto meno deve essere
una proiezione di noi stessi: ricordiamoci sempre che è
prima di tutto una persona diversa da noi, con bisogni,
sentimenti e vissuti diversi dai nostri.
Il nemico numero 2: la paura
Altro vissuto comune a molti genitori è la paura di
inserire il bambino in un ambiente sconosciuto e non
adatto alle sue esigenze.
Il nido è un luogo
educativo “pensato”
e complesso, che
fornisce continue
stimolazioni e
possibilità di
sperimentazione di
sé
Il personale è
qualificato e la
qualità del
servizio è
costantemente
controllata
Il percorso
del bambino
è condiviso e
co-costruito
Il nemico numero 3: il senso di
esclusione e la gelosia
Il passaggio dal “nido” protetto familiare al mondo esterno
comporta un cambiamento nel rapporto col proprio bambino e un
adattamento necessario che coinvolge entrambi i soggetti della
relazione: quella che è stata una relazione strettissima ed
esclusiva muta velocemente e si apre ad altre persone.
I genitori devono imparare a riconoscere e ad accettare i nuovi
sentimenti, le nuove emozioni che l’asilo fa crescere nel bambino.
Con l’entrata al nido i genitori devono accettare che altre persone
al di fuori della famiglia conoscano aspetti della loro vita che fino
a quel momento erano privati e che per i bambini le educatrici
diventeranno una figura di riferimento.
Occorre anche riuscire a superare il senso di esclusione
che deriva dal non vivere direttamente tutte le esperienze
del bambino.
Il distacco aiuta a promuovere
l'autonomia e il senso di sicurezza
personale: il bambino scopre e
sperimenta la permanenza e la
continuità della relazione coi genitori
anche senza la presenza continua di
essi, scopre nuove modalità di
relazione con altri adulti, si immerge
nelle relazioni tra pari e inizia a
differenziarsi e a costruire la propria
identità personale.
Il nido non è un “parcheggio”
È un'esperienza formativa e relazionale, in un
ambiente organizzato e strutturato a misura di bambino.
Kahlil Gibran ne “Il Profeta”:
“Voi
siete gli archi dai quali i vostri figli vengono
proiettati in avanti, come frecce viventi”.
La funzione del genitore non è quindi quella
iperprotettiva ma quella di essere la “mano tesa” che
scaglia la freccia, una mano ferma, e, soprattutto,
fiduciosa che il bersaglio sarà centrato.
la fiducia è
fondamentale
Investe e
determina il
rapporto con gli
educatori
E' necessario cercare di superare il timore di un giudizio, non
omettere di raccontare eventi che potrebbero servire a
conoscere meglio il bambino per la paura di essere giudicati.
Non bisogna neppure essere convinti di essere i genitori
perfetti e svalutare il lavoro fatto dagli educatori.
La loro professionalità
infatti
consentirà
di
accogliere
anche
le
eventuali
problematiche
vissute
in
famiglia
nell'ottica
di
una
conoscenza completa e
rispettosa della storia di
vita del bambino.
L’alleanza educativa tra i genitori e le
educatrici del nido è una condizione
imprescindibile perché il bambino si senta
bene nel nuovo ambiente ed affronti il
distacco dai suoi genitori sicuro e disposto ad
esplorare le novità che gli si presentano
Quale conclusione?
Il percorso di crescita dei bambini è naturale, continuo ed
inarrestabile, caratterizzato dal raggiungimento di progressive
tappe di sviluppo, tra loro concatenate, che determinano
l'acquisizione di competenze sempre nuove e più sofisticate.
I genitori devono necessariamente imparare ad osservare,
sostenere e stimolare i cambiamenti nel proprio bambino, con
fiducia nelle sue capacità e distinguendo tra le reali potenzialità
del bambino e le proprie paure.
I bambini affronteranno positivamente il loro percorso di crescita
nella misura in cui i propri genitori sapranno accompagnarlo con
attenzione, senza frenarlo né accelerarlo troppo, “crescendo” nel
proprio ruolo genitoriale in parallelo.
E in caso di difficoltà, sarà sempre utile ricordarsi che
esistono servizi e professionisti con cui confrontarsi.
Per domande, dubbi e
curiosità, potete contattare
la Dott.ssa Martina Papalini
al 3280212521 o inviando
una email a:
[email protected]
Grazie per
l'attenzione!
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