Dinamica
della Terra
Foto
Plinio
Vesuvio e
gita
Miti e
leggende
Tipi di
eruzioni
Storia dei
vulcani
Eruzioni
VULCANI
Rischio
vulcanico
Geografia dei
vulcani
Materiali
emessi
Il magma
Vulcanesimo
secondario
Verifica
esci
PRESENTAZIONE DELL’IPERTESTO
L'idea nasce dall’esigenza di rielaborare, sotto forma ipertestuale, le conoscenze
relative ad un'esperienza didattica che ha previsto una visita d’istruzione a Napoli nel
mese di Marzo 2002.
GRUPPO DI LAVORO
Docenti: prof.ssa Mara Ceroni, prof.ssa Luisa Iachetti
Alunni della classe della terza F.
OBIETTIVI EDUCATIVI
Saper lavorare in gruppo in modo cooperativo.
Saper rispettare impegni e tempi.
Essere consapevoli della necessità di assumere atteggiamenti razionali e lungimiranti
per interventi di previsione, prevenzione e difesa dai rischi geologici, nell’ambito della
programmazione e pianificazione del territorio.
OBIETTIVI DI CARATTERE COGNITIVO E METACOGNITIVO
Saper organizzare informazioni in forma ipertestuale.
Saper utilizzare le nuove tecnologie per migliorare le abilità di espressione nei diversi
linguaggi (verbali, simbolici, grafici e iconici).
Saper utilizzare strutture ipertestuali come strumento di organizzazione della
conoscenza.
METODOLOGIA
Si sono utilizzati i principali modelli reticolari del cognitivismo, integrandoli con l’uso
delle tecnologie multimediali, secondo una logica ed una modalità di procedere specifica
dello strumento informatico.
Si è fatto ricorso, altresì, all’utilizzo di strategie d’apprendimento Cooperative Leearning.
STORIA DEI VULCANI
Un vulcano è una manifestazione in superficie di un’attività che si svolge
internamente, cioè sotto la crosta terrestre.
I primi vulcani si formarono non appena si solidificò una sottile crosta
sulla superficie terrestre. Attraverso questi vulcani primitivi
fuoriuscivano grandi quantità di lava che, solidificatosi, favorì la
formazione della crosta terrestre, gas e vapori che formarono , nel loro
insieme, l’atmosfera primitiva della terra. Quando, infine, la temperatura
della terra diminuì, il vapore acqueo presente nell’atmosfera si condensò
e l’acqua cadde in forma di pioggia determinando la formazione
dell’idrosfera.
MITI E LEGGENDE
C’è un’isola ,molto piccola, a pochi chilometri a nord della Sicilia che ha
dato il nome a tutti i vulcani : l’isola di vulcano. Secondo gli antichi Greci
sull’isola di Vulcano abitava il dio Vulcano. Quest’isola fa parte di uno
degli arcipelaghi più spettacolari del mondo: l’arcipelago delle isole Eolie.
Quest’ultimo è formato da sette distinte isole vulcaniche : Alicudi,
Panarea, Filicudi, Lipari, Vulcano, Salina e Stromboli.
Probabilmente non esistono fenomeni
che appartengono al mondo fisico
circondati da tanto mistero come lo
sono i vulcani. Alcuni dei vulcani più
attivi del mondo si trovano in
prossimità
di antica civiltà, come
l’Etna e il Vesuvio. Dai miti e dalle
leggende citati dai testi classici dai
greci e dai romani si sono ricavati
preziose informazioni sull’attività dei
vulcani.
Nella mitologia greca Efesto è il dio
del fuoco, nella mitologia romana era,
invece, identificato con il nome di
Vulcano, uno dei tre figli di Giove e
Giunone. Vulcano era il dio del fuoco e
delle eruzioni vulcaniche inoltre era il
fabbro degli dei e gli scrittori dell’
epoca credevano che la fucina di
Vulcano fosse situata nell’omonima
isola delle isole Eolie.
A partire dall’inizio dell’era cristiana l’inferno era situato in qualche
luogo vicino al centro della Terra e i vulcani erano considerati come il
passaggio che portava alle regioni infernali. Il materiale infuocato dei
vulcani, proveniva dai fuochi dell’inferno all’interno della terra e il
brontolio tipico dei vulcani attivi, dagli strilli e dai gemiti degli spiriti
sofferenti le torture della dannazione .
Una leggenda racconta di Eolo ,un principe greco che governava sulle
isole Eolie, egli raggiunse una certa fama perché riusciva a prevedere il
tempo dalla forma delle nubi di vapore che sovrastavano Stromboli. Con
il passare delle generazioni la capacità di prevedere gli eventi è stata
confusa con la capacità di farle avvenire, quindi nella mitologia si
incontra Eolo quale dio del vento.
Dinamica della terra
Il nostro pianeta non è un inerte
ammasso
roccioso, bensì è dotato di un calore interno
che fornisce l'energia necessaria per lo
sviluppo
di
processi
che
modificano
profondamente la struttura e l’aspetto della
superficie terrestre. Il suo interno è
costituito da una serie di involucri concentrici:
il nucleo, il mantello e la crosta.
La differenza di temperatura tra le zone
profonde del pianeta, più calde, e quelle
superficiali, meno calde, genera dei moti
convettivi nel mantello. Tali moti convettivi,
secondo la teoria detta della tettonica a zolle ,
provocano il frazionamento della litosfera in
diverse zolle o placche soggette a traslazione.
La maggior parte dei vulcani si sviluppa lungo i
margini delle placche litosferiche. In
corrispondenza di tali aree, infatti, all'interno
della Terra si verificano le condizioni
necessarie per la formazione dei magmi e per
il loro trasporto verso la superficie terrestre.
Un vulcano è una frattura della crosta
terrestre dalla quale fuoriesce la lava.
Ciascun vulcano è alimentato da un
serbatoio, detto camera magmatica,
che comunica con l'esterno attraverso
un condotto o camino vulcanico
principale, terminante con un cratere
centrale a cui possono aggiungersi
camini secondari e crateri laterali o
avventizi.
Comunemente i materiali eruttati
tendono ad accumularsi attorno al
centro di emissione, dando luogo ad
edifici vulcanici di forma e dimensioni
variabili a seconda della dinamica
eruttiva, del tipo e della quantità di
materiali emessi, e della durata nel
tempo dell'attività vulcanica.
Una prima classificazione di massima prevede la suddivisione dei vulcani in due
tipi: monogenici e poligenici.
I vulcani monogenici sono il prodotto di una singola eruzione, che può durare
anche alcuni anni, caratterizzata dall’emissione di magma a composizione
costante.
I vulcani poligenici vengono generati da più eruzioni, che possono implicare il
coinvolgimento di magmi a differente composizione.
Una differenza significativa tra vulcani monogenici e vulcani poligenici esiste a
livello del sistema di alimentazione, in quanto i primi sono caratterizzati da un
condotto semplice, mentre i secondi sono caratterizzati da un sistema
complesso, costituito da una intricata rete di condotti, utilizzate più di una
volta per alimentare differenti eruzioni.
In base alla forma dell’edificio è possibile distinguere: vulcani a scudo, a cono e
vulcani cosiddetti negativi.
I Vulcani a scudo si formano da eruzioni effusive con colate di lava molto fluida;
hanno, in pianta , una forma allargata e fianchi poco inclinati.
Il nome deriva dal fatto che i vulcani a scudo sono grossolanamente rotondi,
presentano spesso un piccolo cono al centro e coni laterali che li fanno somigliare agli
scudi borchiati di antichi guerrieri.
Le dimensioni di un vulcano a scudo possono variare di molto e la struttura tende a
ingrandirsi e a cambiare forma per l'accumulo di lave emesse alla sommità o lungo i
fianchi.
Esistono tre tipi di vulcani a scudo: il tipo islandese, quello hawaiiano e quello delle
Galàpagos.
I Vulcani a cono o stratovulcani, sono quelli che si formano quando fasi di
effusioni laviche si alternano con periodi di emissioni esplosive di
frammenti sminuzzati di lava (scorie, lapilli, ceneri) che si depositano
attorno al cratere con vari meccanismi, accumulandosi come piroclastici.
I vulcani negativi, non hanno un
edificio la cui presenza determini un
rilievo topografico, bensì consistono
in depressioni più o meno marcate
nella crosta terrestre, rappresentate
da un cratere e da una ampia zona di
collasso vulcano tettonico. Esistono le
caldere e i Maar.
Le caldere sono strutture da collasso
vulcano-tettonico che si presentano
come ampie depressioni a contorno
frequentemente
subcircolare
o
ellittico, di diametro superiori a un
kilometro, ad es. la Caldera dei Campi
Flegrei vicino Napoli.
I Maar sono edifici vulcanici di altezza modesta rispetto al diametro di
base, si formano quando il magma nella sua risalita in superficie, interagisce
esplosivamente con l’acqua di falda o di superficie, determinando la messa in
posto di depositi che generalmente contengono una percentuale minima di
frammenti.
In questa definizione comprendiamo anche i coni e gli anelli di tufo.
Perché avvengono le eruzioni
Dal mantello terrestre, il magma
risale verso l'alto perché è meno
denso, e quindi meno pesante, del
materiale solido che gli sta intorno,
come una bolla d'aria o un pezzo di
legno che risale nell'acqua.
La spinta di galleggiamento del
magma tende a diminuire verso la
base della crosta terrestre, dove si
trovano rocce meno dense di quelle
del mantello. Quando la densità del
materiale solido è simile a quella
del magma, questo rallenta fino a
fermarsi.
Le zone in cui il magma si accumula
vengono
chiamate
camere
magmatiche.
Le parti solide che circondano le
camere magmatiche sono dette rocce
incassanti.
Perché il magma raggiunga la
superficie terrestre si deve
rompere
la
situazione
di
equilibrio creatasi tra il liquido
fermo nella camera magmatica e
le rocce incassanti e in queste
devono formarsi fratture lungo
le quali il magma possa infiltrarsi.
Un possibile meccanismo che
rimette il magma in movimento è
la variazione di pressione che può
essere determinata o da un
aumento
della
pressione
all'interno
della
camera
magmatica o da una diminuzione
di quella esterna, rappresentata
dal peso delle rocce incassanti.
La pressione all'interno della
camera può aumentare per la
formazione e la risalita di nuovo
magma, quella esterna
può diminuire per lo stiramento della
crosta, fino alla lacerazione, causato dai
movimenti che avvengono nella parte più
esterna del globo terrestre.
I due meccanismi possono anche
combinarsi.
Eruzioni effusive
A
seconda
della
composizione chimica del
magma e delle condizioni che
questo incontra durante la
risalita
dalla
camera
magmatica, un'eruzione può
avere caratteristiche molto
diverse.
La
suddivisione
fondamentale è tra eruzioni
effusive
ed
eruzioni
esplosive.
In quelle effusive il magma
emesso in superficie prende
il nome di lava e forma
colate che scendono lungo i
fianchi del vulcano.
Eruzioni esplosive
Nelle esplosive, il magma
viene
frammentato
in
particelle di varie dimensioni
che
vengono
scagliate
all'esterno con violenza e si
raffreddano formando pomici,
scorie e ceneri, chiamate
piroclasti.
Alcuni vulcani hanno attività
prevalentemente
esplosiva,
altri prevalentemente effusiva.
Una stessa eruzione può avere
fasi esplosive e fasi effusive.
Eruzioni hawaiane
Molte eruzioni prendono il
nome dei vulcani su cui sono
tipiche e sono dette hawaiane,
stromboliane,
vulcaniane
e
pliniane.
Le
eruzioni
hawaiane,
frequenti sui vulcani delle isole
Hawaii, sono poco o per niente
esplosive e formano colate di
lava fluida. Gli episodi esplosivi
di queste eruzioni consistono in
copiosi getti di materiale
incandescente che raggiungono
altezze di qualche centinaia di
metri, detti fontane di lava.
Mauna Loa
Eruzioni Stromboliane
Le eruzioni stromboliane
prendono il nome dal
vulcano Stromboli nelle
isole Eolie e consistono in
una
successione
di
esplosioni
moderate,
separate da intervalli di
tempo
anche
lunghi.
Durante le esplosioni i
brandelli
di
magma
incandescente
vengono
lanciati in aria e ricadono
nelle vicinanze del cratere.
Nelle fasi più intense, i
lanci di materiale possono
raggiungere
altezze
di
qualche chilometro.
Stromboli
Eruzioni Vulcaniane
Nelle eruzioni vulcaniane, le
esplosioni
producono
prevalentemente
cenere
che viene espulsa insieme a
pezzi del condotto e a
grossi brandelli di lava
viscosa che ricadono al
suolo in parte ancora caldi
(bombe).
Krakatoa
Eruzioni Pliniane
Le
eruzioni
pliniane
sono
caratterizzate dalla formazione
di colonne eruttive alte decine di
chilometri, composte da ceneri,
pomici e gas. Il termine pliniano
deriva da Plinio il Giovane il quale
per primo descrisse un'eruzione
di questo tipo, quella del Vesuvio
che nel 79 d.C. distrusse Pompei e
Ercolano e, a causa della quale,
morì lo zio, Plinio il Vecchio.
Nel corso di un'eruzione pliniana,
può verificarsi che la colonna
eruttiva, diventata troppo densa e
pesante per continuare a salire
verso l'alto, ricada lungo i fianchi
del vulcano formando flussi
estremamente pericolosi per la
loro velocità e temperatura.
Pelee dell’ isola Martinica
Al di sotto della crosta
terrestre è presente una
massa
fusa
e
incandescente, alla quale
si dà il nome di magma.
Questa risiede in un
deposito
temporaneo
detto camera magmatica.
Quando si ha un’eruzione,
il magma, raggiunge la
superficie attraverso uno
o più camini e fuoriesce
grazie a fessure dette
crateri.
Il magma è una massa densa e
viscosa, formatasi in seguito alla
fusione di rocce, contenente anche
gas e vapore acqueo. Il componente
chimico più abbondante di molti
liquidi magmatici è la silice (formata
da un atomo di silicio e due di
ossigeno -Si02-). La sua temperatura
è molto elevata, compresa tra i 1000
e 1200 °C. Quando il magma
fuoriesce attraverso i crateri, la
temperatura diminuisce e i gas si
disperdono nell’atmosfera: il magma
prende allora il nome di lava.
MATERIALI EMESSI
Durante un’eruzione, un vulcano emette lava, gas e piroclasti. La lava è un materiale fluido e privo di
gas con temperatura più bassa rispetto al magma. In base al loro contenuto in silice, le lave possono
essere fluide (quelle a minor contenuto di silice) e quindi scorrere più velocemente sulle pendici del
vulcano, oppure viscose (quelle più ricche di silice) e quindi scorrere più lentamente. Una volta
fuoriuscita dal vulcano, la lava si raffredda e solidifica assumendo diversi aspetti: si riconoscono così
lave scoriacee, lave a corda, lave a cuscino e lave a colonna. Le lave scoriacee hanno una superficie
screpolata, rugosa e bollosa per la perdita di gas avvenuta durante il raffreddamento. La superficie
delle lave a corda ricorda delle funi attorcigliate e appoggiate le une vicine alle altre. Le lave a
cuscino si formano in seguito ad eruzioni sottomarine e hanno un aspetto arrotondato dovuto al
rapido raffreddamento e alla solidificazione della lava a contatto con l’acqua. Le lave a colonna,
infine, si presentano in lunghi blocchi di forma prismatica, fessurati longitudinalmente, simili a tante
colonne le une addossate alle altre.
I gas che fuoriescono da un vulcano
sono l’idrogeno, l’anidride carbonica,
l’anidride solforosa e il vapore acqueo.
Tutti i prodotti emessi nel corso delle
eruzioni esplosive prendono il nome di
piroclasti; essi vengono classificati in
base alle loro dimensioni:
•le ceneri sono particelle finissime;
•i lapilli hanno un diametro tra uno e
quattro centimetri;
•le bombe sono blocchi di notevoli
dimensioni, da pochi centimetri a
qualche metro.
Il vulcanesimo secondario
I fenomeni vulcanici non si esauriscono
con la fine delle eruzioni ma continuano
con l’emissione di gas caldi e vapore
acqueo, a questi fenomeni si da il nome
di vulcanesimo secondario. L’attività può
essere prolungata nel tempo ( attività
persistente)
oppure
può
essere
caratterizzata da brevi periodi eruttivi
( attività parossistica).
Spesso si alternano tra una fase di
attività e l’altra , lunghi periodi di
riposo , o quiescenza , durante i quali il
vulcano appare spento ( ma in realtà non
lo è). Nella fase finale della vita di un
vulcano si manifestano i fenomeni di
vulcanesimo secondario o magnetismo
secondario, caratterizzato da emissioni
di gas e vapori.
Cos’è un geyser?
I geyser sono manifestazioni vulcaniche
secondarie . Come i vulcani, devono la loro
esistenza ai bacini di magma presenti
nella litosfera. La nascita di un geyser ha
inizio quando l’acqua piovana filtra nel
terreno e finisce in una regione del
sottosuolo ricca di rocce porose. Le
rocce circostanti vengono riscaldate da
un bacino magmatico, quest’ acqua non
giunge ad ebollizione, ma viene spinta
verso l’alto. La temperatura aumenta e
l’acqua si trasforma in vapore. Fuoriesce
e porta con sé acqua ancora liquida in un
getto caldo.
SORGENTI TERMALI
Molto diffuse in Italia, sono costituite da acque calde,
ricche di gas e sali minerali, spesso sfruttate per le loro
proprietà terapeutiche esse sono costituite da acque calde
che risalgono in superficie. Derivano dal vapore acqueo,
proveniente
dal
magma
condensatosi
oppure
dal
riscaldamento delle acque sotterranee per contatto con
rocce calde.
MOFETE
Sono
emissioni
di
anidride
carbonica.
Questo gas è più
pesante
dell’aria
e
perciò ristagna nello
strato d’aria a diretto
contatto con il suolo
rendendo difficile la
respirazione.
Fumarole
Piccole fessure nel suolo da cui
fuoriescono emissioni di acqua calda
,vapore acqueo e anidride carbonica,
frequenti vicino a Napoli.
Il nome del fenomeno è dovuto al
vapore
che
si
raffredda
e
condensatesi forma dei fumi.
Soffioni
Sono un particolare tipo
di fumarole; in questo
caso il vapore acqueo
fuoriesce dal suolo a
forti
pressioni
con
temperature dai 120°C ai
200°C, raggiungono fino
ai 20m di altezza e
vengono sfruttati per
vaporazioni
di
acido
borico e produzione di
energia termo-elettrica.
Solfatare
Sono emissioni di vapori
caldi (120°C) ricchi di
composti dello zolfo dal
colore giallo che formano
cristalli, intorno al loro
sbocco in superficie.
La più importante è quella
di
Pozzuoli,
situata
all’interno del cratere di
un vulcano spento.
Geografia dei vulcani
La distribuzione geografica dei vulcani
coincide in grandissima parte con
quella dei terremoti: ciò è dovuto al
fatto che sismicità e vulcanismo sono
fenomeni legati alla stessa causa,
costituita dai movimenti litosferici
provocati dai moti convettivi dal
sottostante mantello.
Il sistema vulcanico più imponente è
quello formato dalle effusioni laviche
sottomarine che avvengono lungo le
dorsali oceaniche, dove è in atto una
continua espansione dei fondali, solo
raramente tali edifici arrivano ad
emergere (Islanda, Azzorre), ma
l’attività è in pratica ininterrotta lungo
tutti i sistemi di dorsali.
La maggior parte dei vulcani localizzati
sulle terre emerse si trova lungo gli
archi insulari, ai margini dei continenti
che fiancheggiano le fosse oceaniche
(Ande.).
Si tratta di vulcani altamente esplosivi, alimentati
da magmi in prevalenza acidi. Altri vulcani sub
aerei si trovano all’interno di zolle sia continentali
( Vesuvio, Etna, Africa Orientale) sia oceaniche
(Hawaii Canarie).
Vulcani in Italia
L’Italia è caratterizzata da un'attività vulcanica
tuttora in atto, nella quale si possono distinguere
tre diversi tipi di vulcanismo.
Il vulcanismo esplosivo delle isole Eolie comprende
due vulcani, Stromboli e Vulcano. L'attività di
Stromboli è continua, con deboli esplosioni
intermittenti a volte seguite da emissioni laviche;
l'attività di Vulcano si sviluppa invece in due fasi:
nella prima fase, per la viscosità della lava, si
forma nel suo cratere una cupola di ristagno,
mentre nella seconda, la cupola, a causa della
pressione dei gas sottostanti, esplode e si
frantuma, liberando il cratere per la successiva
fuoriuscita di lava.
Il vulcanismo effusivo della Sicilia orientale
(basaltico)
è
rappresentato
specialmente
dall'Etna, il più alto vulcano attivo d'Europa.
Al vulcanismo esplosivo della costa tirrenica
meridionale si possono associare i Campi Flegrei,
Ischia e, soprattutto, il Vesuvio.
IL RISCHIO VULCANICO
I principali pericoli derivanti dall’attività vulcanica sono rappresentati dalla
caduta di frammenti solidi di dimensioni e temperatura variabili, dallo
scorrimento di colate di lava, flussi piroclastici e colate di fango,
dall’emissione di gas vulcanici, da terremoti, frane, inondazioni, ecc.
Pericolosità e rischio vulcanico sono spesso usati come sinonimi, benché il
significato sia diverso. Il rischio è dato da tre parametri: pericolosità
vulcanica, valore esposto e vulnerabilità.
La pericolosità vulcanica è la probabilità che una regione sia interessata da
fenomeni vulcanici. Il valore esposto è dato dal numero di persone esposte
al pericolo. La vulnerabilità è la percentuale di valore che si stima verrà
perduto per effetto di un evento.
I vulcani che rappresentano una sorgente di pericolo si trovano anche in
Italia.
Il rischio vulcanico in Italia
L’Italia è una regione instabile con vulcani attivi e numerosi,
circondata da una catena di montagne relativamente giovani e
quindi ancora in assestamento.
Il vulcano a più alto rischio vulcanico è il Vesuvio: le sue eruzioni
esplosive potrebbero avere conseguenze disastrose a causa
dell’elevata urbanizzazione nell’area in cui si trova .
Anche l’Etna è un vulcano a rischio elevato ma la sua attività,
generalmente è limitata all’emissione di lava, che è più
facilmente controllabile da parte dell’ uomo.
La previsione delle eruzioni
Le eruzioni vulcaniche avvengono di solito in luoghi
fissi, cioè dove si trovano vulcani attivi conosciuti
non solo dagli scienziati ma anche dalla gente del
posto.
I vulcanologi possono concentrare i loro sforzi sui
vulcani attivi e riescono, entro certi limiti, a
prevedere le eruzioni vulcaniche, che sono
precedute da una serie di fenomeni premonitori
(scosse
sismiche,
formazioni
di
fessure,
fuoriuscita di gas, ecc.).
Nel corso di queste manifestazioni è possibile
dare l’allarme e proteggere le popolazioni
minacciate.
Tuttavia, la migliore prevenzione, è quella di non
occupare le zone che possono essere coinvolte
nelle attività vulcaniche.
Come proteggersi?
Uno dei pochi interventi efficaci
consiste nel deviare le colate
laviche verso zone non abitate. La
deviazione può avvenire creando
ostacoli costituiti da terrapieni,
oppure raffreddando il fronte
della lava con grandi quantità
d’acqua.
Quando le colate sono molto
grandi, questi interventi non sono
più efficaci e rimangono solo
misure di difesa passive, cioè il
trasferimento della popolazione in
pericolo verso luoghi sicuri.
Il Vesuvio è il più pericoloso vulcano attivo in Italia. Deve la sua fama alla storica
eruzione del 79 D.C che distrusse completamente in circa due giorni le città
romane di Pompei, Ercolano e Stabia , di cui rimane una vivida descrizione nelle
lettere di Plinio il giovane. Ma il Vesuvio è molto più vecchio.
Secondo i più recenti studi la sua attività è iniziata 300000 anni fa.
L’analisi dei materiali espulsi dal vulcano in questo lunghissimo periodo porta a
identificare tre principali tipi di attività.
1- Attività effusiva.
Relativamente tranquilla, caratterizzata da colate di lava, espulsione di ceneri e
scorie. Questa attività ha caratterizzato gli ultimi tre secoli di vita del vulcano e si
ritiene conclusa con l’ultima eruzione avvenuta nel 1944.
2- Attività media esplosiva.
Con esplosioni di media potenza, eiezione di scorie e pomici, formazione di nubi
ardenti. Due esempi tipici di questa attività sono l’eruzione di Polenna del 472
D.C. e quella del 1631
3-Attività forte esplosiva.
Caratterizzata da forti eruzioni esplosive, con sollevamento di colonne di gas,
lava e ceneri oltre i 10 Km, ricaduta di ceneri, formazione di nubi ardenti e caduta
di materiali piroclastici sui fianchi del cratere come nell’eruzione del 79 D.C. Dopo
la modesta eruzione del 1944 il Vesuvio è a riposo. La fase terminale del condotto
craterico è ostruita da un notevole tappo di lava consolidata. Se il vulcano
dovesse rientrare in attività entro 10 o 20 anni, l’eruzione massima attesa sarà
simile a quella verificatasi nel 1631. Se il periodo di attesa dovesse prolungarsi
molto di più potrebbe verificarsi una sorta di replica dell’eruzione “ PLINIANA”
DEL 79 D.C.
LETTERA DI PLINIO IL GIOVANE
Nel 79 d.C. Plinio il Giovane descrisse in due lettere a Tacito
l’eruzione del Vesuvio che provocò una delle più famose
catastrofi naturali della storia,, quella di Ercolano e Pompei.
“Caro Tacito,
mi chiedi di scriverti della morte di mio zio Plinio il Vecchio,
affinché
tu
possa
tramandarla
ai
posteri
più
adeguatamente.[…]
Egli salì in un sito donde poteva essere meglio osservato tale
fatto straordinario: una nube stava sorgendo e non era chiaro
all’osservatore da quale monte si innalzasse (si seppe, poi,
essere il Vesuvio), il cui aspetto tra gli alberi s’assimilava
soprattutto al pino.[…]
La cenere pioveva sulle navi,sempre più calda e densa quanto
più esse si avvicinavano; e si vedevano già pomici e ciottoli
anneriti e bruciati dal fuoco e spezzati, poi un passaggio e la
spiaggia bloccata dai massi proiettati dal monte.[…]
Già altrove faceva giorno, ma là era notte, più scura e fitta di ogni altra notte; ancor che molte
fiamme e varie luci la rompessero.[…]
Mio zio sostenuto da due servi si leva e spira; dal momento che il vapore che aumentava gli impedì,
così come io penso, il respiro e gli serrò lo stomaco.[…]
Cadeva già della cenere, non però ancora fitta; mi volto e vedo sovrastarmi alle spalle una densa
caligine.
Devio per non essere travolto dalla folla che mi viene dietro.[…]
Avresti udito i gemiti delle donne, le urla dei bambini, le grida dei mariti; gli uni cercavano a gran
voce i padri, gli altri i figlioli, gli altri i consorti; chi commiserava la propria sorte; chi quella dei suoi.
Vi erano coloro che con immaginari e bugiardi spaventi accrescevano i veri pericoli. Molti, erano
quelli che, bugiardi, ma creduti, dicevano di venire da Miseno e che esso era una rovina e
(completamente) incendiato. Né mancavano quelli che, per timore della morte, la invocavano. Molti
supplicavano gli dei; molti ritenevano che non ve ne fossero più e che quella notte dovesse essere
l’ultima notte del mondo.”
Il cratere è un’ apertura
attraverso cui fuoriesce la lava
vero
falso
Il magma è il nome che prende la
lava quando fuoriesce dal vulcano
vero
falso
La lava ha una temperatura inferiore
del magma.
vero
falso
Un magma poco fluido è associato a
vulcani a scudo.
vero
falso
I lapilli sono prodotti solidi del
vulcano più fini delle ceneri.
vero
falso
Se il magma è poco fluido
l’eruzione è esplosiva.
vero
falso
Le eruzioni vulcaniche sono spesso
precedute da terremoti.
vero
falso
I vulcani delle Hawai si trovano
lungo la dorsale oceanica.
vero
falso
Le lave a cuscino si trovano in fondo
al mare.
vero
falso
Il vulcanesimo secondario consiste
nell’emissione di lava.
vero
falso
I soffioni consistono nell’emissione
di anidride carbonica a forte
pressione.
vero
falso
Nell’ oceano Atlantico non ci sono
vulcani sottomarini.
vero
falso
Ercolano fu distrutta da una colata
di fango.
vero
falso
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