Dinamica della Terra Foto Plinio Vesuvio e gita Miti e leggende Tipi di eruzioni Storia dei vulcani Eruzioni VULCANI Rischio vulcanico Geografia dei vulcani Materiali emessi Il magma Vulcanesimo secondario Verifica esci PRESENTAZIONE DELL’IPERTESTO L'idea nasce dall’esigenza di rielaborare, sotto forma ipertestuale, le conoscenze relative ad un'esperienza didattica che ha previsto una visita d’istruzione a Napoli nel mese di Marzo 2002. GRUPPO DI LAVORO Docenti: prof.ssa Mara Ceroni, prof.ssa Luisa Iachetti Alunni della classe della terza F. OBIETTIVI EDUCATIVI Saper lavorare in gruppo in modo cooperativo. Saper rispettare impegni e tempi. Essere consapevoli della necessità di assumere atteggiamenti razionali e lungimiranti per interventi di previsione, prevenzione e difesa dai rischi geologici, nell’ambito della programmazione e pianificazione del territorio. OBIETTIVI DI CARATTERE COGNITIVO E METACOGNITIVO Saper organizzare informazioni in forma ipertestuale. Saper utilizzare le nuove tecnologie per migliorare le abilità di espressione nei diversi linguaggi (verbali, simbolici, grafici e iconici). Saper utilizzare strutture ipertestuali come strumento di organizzazione della conoscenza. METODOLOGIA Si sono utilizzati i principali modelli reticolari del cognitivismo, integrandoli con l’uso delle tecnologie multimediali, secondo una logica ed una modalità di procedere specifica dello strumento informatico. Si è fatto ricorso, altresì, all’utilizzo di strategie d’apprendimento Cooperative Leearning. STORIA DEI VULCANI Un vulcano è una manifestazione in superficie di un’attività che si svolge internamente, cioè sotto la crosta terrestre. I primi vulcani si formarono non appena si solidificò una sottile crosta sulla superficie terrestre. Attraverso questi vulcani primitivi fuoriuscivano grandi quantità di lava che, solidificatosi, favorì la formazione della crosta terrestre, gas e vapori che formarono , nel loro insieme, l’atmosfera primitiva della terra. Quando, infine, la temperatura della terra diminuì, il vapore acqueo presente nell’atmosfera si condensò e l’acqua cadde in forma di pioggia determinando la formazione dell’idrosfera. MITI E LEGGENDE C’è un’isola ,molto piccola, a pochi chilometri a nord della Sicilia che ha dato il nome a tutti i vulcani : l’isola di vulcano. Secondo gli antichi Greci sull’isola di Vulcano abitava il dio Vulcano. Quest’isola fa parte di uno degli arcipelaghi più spettacolari del mondo: l’arcipelago delle isole Eolie. Quest’ultimo è formato da sette distinte isole vulcaniche : Alicudi, Panarea, Filicudi, Lipari, Vulcano, Salina e Stromboli. Probabilmente non esistono fenomeni che appartengono al mondo fisico circondati da tanto mistero come lo sono i vulcani. Alcuni dei vulcani più attivi del mondo si trovano in prossimità di antica civiltà, come l’Etna e il Vesuvio. Dai miti e dalle leggende citati dai testi classici dai greci e dai romani si sono ricavati preziose informazioni sull’attività dei vulcani. Nella mitologia greca Efesto è il dio del fuoco, nella mitologia romana era, invece, identificato con il nome di Vulcano, uno dei tre figli di Giove e Giunone. Vulcano era il dio del fuoco e delle eruzioni vulcaniche inoltre era il fabbro degli dei e gli scrittori dell’ epoca credevano che la fucina di Vulcano fosse situata nell’omonima isola delle isole Eolie. A partire dall’inizio dell’era cristiana l’inferno era situato in qualche luogo vicino al centro della Terra e i vulcani erano considerati come il passaggio che portava alle regioni infernali. Il materiale infuocato dei vulcani, proveniva dai fuochi dell’inferno all’interno della terra e il brontolio tipico dei vulcani attivi, dagli strilli e dai gemiti degli spiriti sofferenti le torture della dannazione . Una leggenda racconta di Eolo ,un principe greco che governava sulle isole Eolie, egli raggiunse una certa fama perché riusciva a prevedere il tempo dalla forma delle nubi di vapore che sovrastavano Stromboli. Con il passare delle generazioni la capacità di prevedere gli eventi è stata confusa con la capacità di farle avvenire, quindi nella mitologia si incontra Eolo quale dio del vento. Dinamica della terra Il nostro pianeta non è un inerte ammasso roccioso, bensì è dotato di un calore interno che fornisce l'energia necessaria per lo sviluppo di processi che modificano profondamente la struttura e l’aspetto della superficie terrestre. Il suo interno è costituito da una serie di involucri concentrici: il nucleo, il mantello e la crosta. La differenza di temperatura tra le zone profonde del pianeta, più calde, e quelle superficiali, meno calde, genera dei moti convettivi nel mantello. Tali moti convettivi, secondo la teoria detta della tettonica a zolle , provocano il frazionamento della litosfera in diverse zolle o placche soggette a traslazione. La maggior parte dei vulcani si sviluppa lungo i margini delle placche litosferiche. In corrispondenza di tali aree, infatti, all'interno della Terra si verificano le condizioni necessarie per la formazione dei magmi e per il loro trasporto verso la superficie terrestre. Un vulcano è una frattura della crosta terrestre dalla quale fuoriesce la lava. Ciascun vulcano è alimentato da un serbatoio, detto camera magmatica, che comunica con l'esterno attraverso un condotto o camino vulcanico principale, terminante con un cratere centrale a cui possono aggiungersi camini secondari e crateri laterali o avventizi. Comunemente i materiali eruttati tendono ad accumularsi attorno al centro di emissione, dando luogo ad edifici vulcanici di forma e dimensioni variabili a seconda della dinamica eruttiva, del tipo e della quantità di materiali emessi, e della durata nel tempo dell'attività vulcanica. Una prima classificazione di massima prevede la suddivisione dei vulcani in due tipi: monogenici e poligenici. I vulcani monogenici sono il prodotto di una singola eruzione, che può durare anche alcuni anni, caratterizzata dall’emissione di magma a composizione costante. I vulcani poligenici vengono generati da più eruzioni, che possono implicare il coinvolgimento di magmi a differente composizione. Una differenza significativa tra vulcani monogenici e vulcani poligenici esiste a livello del sistema di alimentazione, in quanto i primi sono caratterizzati da un condotto semplice, mentre i secondi sono caratterizzati da un sistema complesso, costituito da una intricata rete di condotti, utilizzate più di una volta per alimentare differenti eruzioni. In base alla forma dell’edificio è possibile distinguere: vulcani a scudo, a cono e vulcani cosiddetti negativi. I Vulcani a scudo si formano da eruzioni effusive con colate di lava molto fluida; hanno, in pianta , una forma allargata e fianchi poco inclinati. Il nome deriva dal fatto che i vulcani a scudo sono grossolanamente rotondi, presentano spesso un piccolo cono al centro e coni laterali che li fanno somigliare agli scudi borchiati di antichi guerrieri. Le dimensioni di un vulcano a scudo possono variare di molto e la struttura tende a ingrandirsi e a cambiare forma per l'accumulo di lave emesse alla sommità o lungo i fianchi. Esistono tre tipi di vulcani a scudo: il tipo islandese, quello hawaiiano e quello delle Galàpagos. I Vulcani a cono o stratovulcani, sono quelli che si formano quando fasi di effusioni laviche si alternano con periodi di emissioni esplosive di frammenti sminuzzati di lava (scorie, lapilli, ceneri) che si depositano attorno al cratere con vari meccanismi, accumulandosi come piroclastici. I vulcani negativi, non hanno un edificio la cui presenza determini un rilievo topografico, bensì consistono in depressioni più o meno marcate nella crosta terrestre, rappresentate da un cratere e da una ampia zona di collasso vulcano tettonico. Esistono le caldere e i Maar. Le caldere sono strutture da collasso vulcano-tettonico che si presentano come ampie depressioni a contorno frequentemente subcircolare o ellittico, di diametro superiori a un kilometro, ad es. la Caldera dei Campi Flegrei vicino Napoli. I Maar sono edifici vulcanici di altezza modesta rispetto al diametro di base, si formano quando il magma nella sua risalita in superficie, interagisce esplosivamente con l’acqua di falda o di superficie, determinando la messa in posto di depositi che generalmente contengono una percentuale minima di frammenti. In questa definizione comprendiamo anche i coni e gli anelli di tufo. Perché avvengono le eruzioni Dal mantello terrestre, il magma risale verso l'alto perché è meno denso, e quindi meno pesante, del materiale solido che gli sta intorno, come una bolla d'aria o un pezzo di legno che risale nell'acqua. La spinta di galleggiamento del magma tende a diminuire verso la base della crosta terrestre, dove si trovano rocce meno dense di quelle del mantello. Quando la densità del materiale solido è simile a quella del magma, questo rallenta fino a fermarsi. Le zone in cui il magma si accumula vengono chiamate camere magmatiche. Le parti solide che circondano le camere magmatiche sono dette rocce incassanti. Perché il magma raggiunga la superficie terrestre si deve rompere la situazione di equilibrio creatasi tra il liquido fermo nella camera magmatica e le rocce incassanti e in queste devono formarsi fratture lungo le quali il magma possa infiltrarsi. Un possibile meccanismo che rimette il magma in movimento è la variazione di pressione che può essere determinata o da un aumento della pressione all'interno della camera magmatica o da una diminuzione di quella esterna, rappresentata dal peso delle rocce incassanti. La pressione all'interno della camera può aumentare per la formazione e la risalita di nuovo magma, quella esterna può diminuire per lo stiramento della crosta, fino alla lacerazione, causato dai movimenti che avvengono nella parte più esterna del globo terrestre. I due meccanismi possono anche combinarsi. Eruzioni effusive A seconda della composizione chimica del magma e delle condizioni che questo incontra durante la risalita dalla camera magmatica, un'eruzione può avere caratteristiche molto diverse. La suddivisione fondamentale è tra eruzioni effusive ed eruzioni esplosive. In quelle effusive il magma emesso in superficie prende il nome di lava e forma colate che scendono lungo i fianchi del vulcano. Eruzioni esplosive Nelle esplosive, il magma viene frammentato in particelle di varie dimensioni che vengono scagliate all'esterno con violenza e si raffreddano formando pomici, scorie e ceneri, chiamate piroclasti. Alcuni vulcani hanno attività prevalentemente esplosiva, altri prevalentemente effusiva. Una stessa eruzione può avere fasi esplosive e fasi effusive. Eruzioni hawaiane Molte eruzioni prendono il nome dei vulcani su cui sono tipiche e sono dette hawaiane, stromboliane, vulcaniane e pliniane. Le eruzioni hawaiane, frequenti sui vulcani delle isole Hawaii, sono poco o per niente esplosive e formano colate di lava fluida. Gli episodi esplosivi di queste eruzioni consistono in copiosi getti di materiale incandescente che raggiungono altezze di qualche centinaia di metri, detti fontane di lava. Mauna Loa Eruzioni Stromboliane Le eruzioni stromboliane prendono il nome dal vulcano Stromboli nelle isole Eolie e consistono in una successione di esplosioni moderate, separate da intervalli di tempo anche lunghi. Durante le esplosioni i brandelli di magma incandescente vengono lanciati in aria e ricadono nelle vicinanze del cratere. Nelle fasi più intense, i lanci di materiale possono raggiungere altezze di qualche chilometro. Stromboli Eruzioni Vulcaniane Nelle eruzioni vulcaniane, le esplosioni producono prevalentemente cenere che viene espulsa insieme a pezzi del condotto e a grossi brandelli di lava viscosa che ricadono al suolo in parte ancora caldi (bombe). Krakatoa Eruzioni Pliniane Le eruzioni pliniane sono caratterizzate dalla formazione di colonne eruttive alte decine di chilometri, composte da ceneri, pomici e gas. Il termine pliniano deriva da Plinio il Giovane il quale per primo descrisse un'eruzione di questo tipo, quella del Vesuvio che nel 79 d.C. distrusse Pompei e Ercolano e, a causa della quale, morì lo zio, Plinio il Vecchio. Nel corso di un'eruzione pliniana, può verificarsi che la colonna eruttiva, diventata troppo densa e pesante per continuare a salire verso l'alto, ricada lungo i fianchi del vulcano formando flussi estremamente pericolosi per la loro velocità e temperatura. Pelee dell’ isola Martinica Al di sotto della crosta terrestre è presente una massa fusa e incandescente, alla quale si dà il nome di magma. Questa risiede in un deposito temporaneo detto camera magmatica. Quando si ha un’eruzione, il magma, raggiunge la superficie attraverso uno o più camini e fuoriesce grazie a fessure dette crateri. Il magma è una massa densa e viscosa, formatasi in seguito alla fusione di rocce, contenente anche gas e vapore acqueo. Il componente chimico più abbondante di molti liquidi magmatici è la silice (formata da un atomo di silicio e due di ossigeno -Si02-). La sua temperatura è molto elevata, compresa tra i 1000 e 1200 °C. Quando il magma fuoriesce attraverso i crateri, la temperatura diminuisce e i gas si disperdono nell’atmosfera: il magma prende allora il nome di lava. MATERIALI EMESSI Durante un’eruzione, un vulcano emette lava, gas e piroclasti. La lava è un materiale fluido e privo di gas con temperatura più bassa rispetto al magma. In base al loro contenuto in silice, le lave possono essere fluide (quelle a minor contenuto di silice) e quindi scorrere più velocemente sulle pendici del vulcano, oppure viscose (quelle più ricche di silice) e quindi scorrere più lentamente. Una volta fuoriuscita dal vulcano, la lava si raffredda e solidifica assumendo diversi aspetti: si riconoscono così lave scoriacee, lave a corda, lave a cuscino e lave a colonna. Le lave scoriacee hanno una superficie screpolata, rugosa e bollosa per la perdita di gas avvenuta durante il raffreddamento. La superficie delle lave a corda ricorda delle funi attorcigliate e appoggiate le une vicine alle altre. Le lave a cuscino si formano in seguito ad eruzioni sottomarine e hanno un aspetto arrotondato dovuto al rapido raffreddamento e alla solidificazione della lava a contatto con l’acqua. Le lave a colonna, infine, si presentano in lunghi blocchi di forma prismatica, fessurati longitudinalmente, simili a tante colonne le une addossate alle altre. I gas che fuoriescono da un vulcano sono l’idrogeno, l’anidride carbonica, l’anidride solforosa e il vapore acqueo. Tutti i prodotti emessi nel corso delle eruzioni esplosive prendono il nome di piroclasti; essi vengono classificati in base alle loro dimensioni: •le ceneri sono particelle finissime; •i lapilli hanno un diametro tra uno e quattro centimetri; •le bombe sono blocchi di notevoli dimensioni, da pochi centimetri a qualche metro. Il vulcanesimo secondario I fenomeni vulcanici non si esauriscono con la fine delle eruzioni ma continuano con l’emissione di gas caldi e vapore acqueo, a questi fenomeni si da il nome di vulcanesimo secondario. L’attività può essere prolungata nel tempo ( attività persistente) oppure può essere caratterizzata da brevi periodi eruttivi ( attività parossistica). Spesso si alternano tra una fase di attività e l’altra , lunghi periodi di riposo , o quiescenza , durante i quali il vulcano appare spento ( ma in realtà non lo è). Nella fase finale della vita di un vulcano si manifestano i fenomeni di vulcanesimo secondario o magnetismo secondario, caratterizzato da emissioni di gas e vapori. Cos’è un geyser? I geyser sono manifestazioni vulcaniche secondarie . Come i vulcani, devono la loro esistenza ai bacini di magma presenti nella litosfera. La nascita di un geyser ha inizio quando l’acqua piovana filtra nel terreno e finisce in una regione del sottosuolo ricca di rocce porose. Le rocce circostanti vengono riscaldate da un bacino magmatico, quest’ acqua non giunge ad ebollizione, ma viene spinta verso l’alto. La temperatura aumenta e l’acqua si trasforma in vapore. Fuoriesce e porta con sé acqua ancora liquida in un getto caldo. SORGENTI TERMALI Molto diffuse in Italia, sono costituite da acque calde, ricche di gas e sali minerali, spesso sfruttate per le loro proprietà terapeutiche esse sono costituite da acque calde che risalgono in superficie. Derivano dal vapore acqueo, proveniente dal magma condensatosi oppure dal riscaldamento delle acque sotterranee per contatto con rocce calde. MOFETE Sono emissioni di anidride carbonica. Questo gas è più pesante dell’aria e perciò ristagna nello strato d’aria a diretto contatto con il suolo rendendo difficile la respirazione. Fumarole Piccole fessure nel suolo da cui fuoriescono emissioni di acqua calda ,vapore acqueo e anidride carbonica, frequenti vicino a Napoli. Il nome del fenomeno è dovuto al vapore che si raffredda e condensatesi forma dei fumi. Soffioni Sono un particolare tipo di fumarole; in questo caso il vapore acqueo fuoriesce dal suolo a forti pressioni con temperature dai 120°C ai 200°C, raggiungono fino ai 20m di altezza e vengono sfruttati per vaporazioni di acido borico e produzione di energia termo-elettrica. Solfatare Sono emissioni di vapori caldi (120°C) ricchi di composti dello zolfo dal colore giallo che formano cristalli, intorno al loro sbocco in superficie. La più importante è quella di Pozzuoli, situata all’interno del cratere di un vulcano spento. Geografia dei vulcani La distribuzione geografica dei vulcani coincide in grandissima parte con quella dei terremoti: ciò è dovuto al fatto che sismicità e vulcanismo sono fenomeni legati alla stessa causa, costituita dai movimenti litosferici provocati dai moti convettivi dal sottostante mantello. Il sistema vulcanico più imponente è quello formato dalle effusioni laviche sottomarine che avvengono lungo le dorsali oceaniche, dove è in atto una continua espansione dei fondali, solo raramente tali edifici arrivano ad emergere (Islanda, Azzorre), ma l’attività è in pratica ininterrotta lungo tutti i sistemi di dorsali. La maggior parte dei vulcani localizzati sulle terre emerse si trova lungo gli archi insulari, ai margini dei continenti che fiancheggiano le fosse oceaniche (Ande.). Si tratta di vulcani altamente esplosivi, alimentati da magmi in prevalenza acidi. Altri vulcani sub aerei si trovano all’interno di zolle sia continentali ( Vesuvio, Etna, Africa Orientale) sia oceaniche (Hawaii Canarie). Vulcani in Italia L’Italia è caratterizzata da un'attività vulcanica tuttora in atto, nella quale si possono distinguere tre diversi tipi di vulcanismo. Il vulcanismo esplosivo delle isole Eolie comprende due vulcani, Stromboli e Vulcano. L'attività di Stromboli è continua, con deboli esplosioni intermittenti a volte seguite da emissioni laviche; l'attività di Vulcano si sviluppa invece in due fasi: nella prima fase, per la viscosità della lava, si forma nel suo cratere una cupola di ristagno, mentre nella seconda, la cupola, a causa della pressione dei gas sottostanti, esplode e si frantuma, liberando il cratere per la successiva fuoriuscita di lava. Il vulcanismo effusivo della Sicilia orientale (basaltico) è rappresentato specialmente dall'Etna, il più alto vulcano attivo d'Europa. Al vulcanismo esplosivo della costa tirrenica meridionale si possono associare i Campi Flegrei, Ischia e, soprattutto, il Vesuvio. IL RISCHIO VULCANICO I principali pericoli derivanti dall’attività vulcanica sono rappresentati dalla caduta di frammenti solidi di dimensioni e temperatura variabili, dallo scorrimento di colate di lava, flussi piroclastici e colate di fango, dall’emissione di gas vulcanici, da terremoti, frane, inondazioni, ecc. Pericolosità e rischio vulcanico sono spesso usati come sinonimi, benché il significato sia diverso. Il rischio è dato da tre parametri: pericolosità vulcanica, valore esposto e vulnerabilità. La pericolosità vulcanica è la probabilità che una regione sia interessata da fenomeni vulcanici. Il valore esposto è dato dal numero di persone esposte al pericolo. La vulnerabilità è la percentuale di valore che si stima verrà perduto per effetto di un evento. I vulcani che rappresentano una sorgente di pericolo si trovano anche in Italia. Il rischio vulcanico in Italia L’Italia è una regione instabile con vulcani attivi e numerosi, circondata da una catena di montagne relativamente giovani e quindi ancora in assestamento. Il vulcano a più alto rischio vulcanico è il Vesuvio: le sue eruzioni esplosive potrebbero avere conseguenze disastrose a causa dell’elevata urbanizzazione nell’area in cui si trova . Anche l’Etna è un vulcano a rischio elevato ma la sua attività, generalmente è limitata all’emissione di lava, che è più facilmente controllabile da parte dell’ uomo. La previsione delle eruzioni Le eruzioni vulcaniche avvengono di solito in luoghi fissi, cioè dove si trovano vulcani attivi conosciuti non solo dagli scienziati ma anche dalla gente del posto. I vulcanologi possono concentrare i loro sforzi sui vulcani attivi e riescono, entro certi limiti, a prevedere le eruzioni vulcaniche, che sono precedute da una serie di fenomeni premonitori (scosse sismiche, formazioni di fessure, fuoriuscita di gas, ecc.). Nel corso di queste manifestazioni è possibile dare l’allarme e proteggere le popolazioni minacciate. Tuttavia, la migliore prevenzione, è quella di non occupare le zone che possono essere coinvolte nelle attività vulcaniche. Come proteggersi? Uno dei pochi interventi efficaci consiste nel deviare le colate laviche verso zone non abitate. La deviazione può avvenire creando ostacoli costituiti da terrapieni, oppure raffreddando il fronte della lava con grandi quantità d’acqua. Quando le colate sono molto grandi, questi interventi non sono più efficaci e rimangono solo misure di difesa passive, cioè il trasferimento della popolazione in pericolo verso luoghi sicuri. Il Vesuvio è il più pericoloso vulcano attivo in Italia. Deve la sua fama alla storica eruzione del 79 D.C che distrusse completamente in circa due giorni le città romane di Pompei, Ercolano e Stabia , di cui rimane una vivida descrizione nelle lettere di Plinio il giovane. Ma il Vesuvio è molto più vecchio. Secondo i più recenti studi la sua attività è iniziata 300000 anni fa. L’analisi dei materiali espulsi dal vulcano in questo lunghissimo periodo porta a identificare tre principali tipi di attività. 1- Attività effusiva. Relativamente tranquilla, caratterizzata da colate di lava, espulsione di ceneri e scorie. Questa attività ha caratterizzato gli ultimi tre secoli di vita del vulcano e si ritiene conclusa con l’ultima eruzione avvenuta nel 1944. 2- Attività media esplosiva. Con esplosioni di media potenza, eiezione di scorie e pomici, formazione di nubi ardenti. Due esempi tipici di questa attività sono l’eruzione di Polenna del 472 D.C. e quella del 1631 3-Attività forte esplosiva. Caratterizzata da forti eruzioni esplosive, con sollevamento di colonne di gas, lava e ceneri oltre i 10 Km, ricaduta di ceneri, formazione di nubi ardenti e caduta di materiali piroclastici sui fianchi del cratere come nell’eruzione del 79 D.C. Dopo la modesta eruzione del 1944 il Vesuvio è a riposo. La fase terminale del condotto craterico è ostruita da un notevole tappo di lava consolidata. Se il vulcano dovesse rientrare in attività entro 10 o 20 anni, l’eruzione massima attesa sarà simile a quella verificatasi nel 1631. Se il periodo di attesa dovesse prolungarsi molto di più potrebbe verificarsi una sorta di replica dell’eruzione “ PLINIANA” DEL 79 D.C. LETTERA DI PLINIO IL GIOVANE Nel 79 d.C. Plinio il Giovane descrisse in due lettere a Tacito l’eruzione del Vesuvio che provocò una delle più famose catastrofi naturali della storia,, quella di Ercolano e Pompei. “Caro Tacito, mi chiedi di scriverti della morte di mio zio Plinio il Vecchio, affinché tu possa tramandarla ai posteri più adeguatamente.[…] Egli salì in un sito donde poteva essere meglio osservato tale fatto straordinario: una nube stava sorgendo e non era chiaro all’osservatore da quale monte si innalzasse (si seppe, poi, essere il Vesuvio), il cui aspetto tra gli alberi s’assimilava soprattutto al pino.[…] La cenere pioveva sulle navi,sempre più calda e densa quanto più esse si avvicinavano; e si vedevano già pomici e ciottoli anneriti e bruciati dal fuoco e spezzati, poi un passaggio e la spiaggia bloccata dai massi proiettati dal monte.[…] Già altrove faceva giorno, ma là era notte, più scura e fitta di ogni altra notte; ancor che molte fiamme e varie luci la rompessero.[…] Mio zio sostenuto da due servi si leva e spira; dal momento che il vapore che aumentava gli impedì, così come io penso, il respiro e gli serrò lo stomaco.[…] Cadeva già della cenere, non però ancora fitta; mi volto e vedo sovrastarmi alle spalle una densa caligine. Devio per non essere travolto dalla folla che mi viene dietro.[…] Avresti udito i gemiti delle donne, le urla dei bambini, le grida dei mariti; gli uni cercavano a gran voce i padri, gli altri i figlioli, gli altri i consorti; chi commiserava la propria sorte; chi quella dei suoi. Vi erano coloro che con immaginari e bugiardi spaventi accrescevano i veri pericoli. Molti, erano quelli che, bugiardi, ma creduti, dicevano di venire da Miseno e che esso era una rovina e (completamente) incendiato. Né mancavano quelli che, per timore della morte, la invocavano. Molti supplicavano gli dei; molti ritenevano che non ve ne fossero più e che quella notte dovesse essere l’ultima notte del mondo.” Il cratere è un’ apertura attraverso cui fuoriesce la lava vero falso Il magma è il nome che prende la lava quando fuoriesce dal vulcano vero falso La lava ha una temperatura inferiore del magma. vero falso Un magma poco fluido è associato a vulcani a scudo. vero falso I lapilli sono prodotti solidi del vulcano più fini delle ceneri. vero falso Se il magma è poco fluido l’eruzione è esplosiva. vero falso Le eruzioni vulcaniche sono spesso precedute da terremoti. vero falso I vulcani delle Hawai si trovano lungo la dorsale oceanica. vero falso Le lave a cuscino si trovano in fondo al mare. vero falso Il vulcanesimo secondario consiste nell’emissione di lava. vero falso I soffioni consistono nell’emissione di anidride carbonica a forte pressione. vero falso Nell’ oceano Atlantico non ci sono vulcani sottomarini. vero falso Ercolano fu distrutta da una colata di fango. vero falso