Il Vesuvio e la Medicina antica
I bagni di vino e di vinacce, virtù
curative d’altri tempi.
Di Aniello Langella
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Che il vino sia stato da millenni alla base dell’alimentazione umana è
un dato di assoluto riscontro storico, archeologico e culturale in senso
lato.
Non si conosce civiltà del bacino del Mediterraneo, e quindi a noi
vicina, che non abbia portato a tavola il prodotto della terra e del
lavoro più famoso al mondo. Rosso, bianco e rosato ha riempito le
migliori coppe ed ha dissetato i commensali più illustri, ma nel
contempo è stata la bevanda dei semplici, degli umili e della potente
Chiesa.
Ma che il vino stesso potesse avere degli effetti curativi e come tale
venir considerato anche come rimedio medico, mi sembra un po’
eccessivo. Quanto meno questo aspetto andrebbe approfondito. Ed è
quello che cercheremo di fare.
La Medicina, quella con la “M” maiuscola, e per intenderci, quella che
oggi vuole sperimentazioni, verifiche e prove, non può sottrarsi ai
rigidi protocolli che collocano questo o quel farmaco nell’elenco delle
cure per la salute umana.
Nulla ci vieta tuttavia di sfogliare il grande libro della storia per
leggervi il senso delle cose e della vita degli uomini che ci hanno
preceduti e che con questo alimento hanno avuto a che fare. E così,
aprendo le pagine ingiallite di quei libri, mi ritrovo tra le mani i “bagni
di vino del Vesuvio”. Una pratica di qualche secolo fa, che a quanto
sembra, faceva miracoli.
Oggi la chiamano vinoterapia e viene da più parti propagandata per la
“cura” dell’invecchiamento della pelle. Test scientifici in materia
medica, ci confermano gli effetti benefici dell’assunzione orale del
vino rosso come coadiuvante delle disfunzioni coronariche, ad
esempio. Sembra che la ricchezza di polifenoli, di vitamina E e di
antiossidanti nel vino rosso sia alla base del razionale farmacologico.
Queste sostanze contenute nel vino aiutano a limitare i radicali liberi
presenti nel corpo umano e di conseguenza permettono a
quest'ultimo di non invecchiare precocemente.
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La storia dei bagni di vino nella terra del Vesuvio, è legata a
due figure interessanti e quanto mai diverse: San Filippo Neri
(1515 - 1595) e un tal Ettore Pignatelli (1517 - 1586).
Era re di Napoli Carlo V (1516 - 1554). É allora che inizia la
nostra storia. Grande e importante figura carismatica del Regno di
Napoli e di Sicilia, Carlo volle a corte e col titolo di viceré il Duca
Ettore Pignatelli (1) che resse il potere politico fino al 1535.
Divenuto ricco e potente acquistò molti poderi lungo la fascia
costiera vesuviana e anche nell’entroterra. Comprò la terra di
Monteleone sulla quale ottenne dal re Ferdinando il Cattolico, per i
suoi servigi, il titolo di conte, in quanto aveva combattuto
valorosamente contro i francesi che volevano usurpare il Regno di
Napoli. Pignatelli poi fu catturato dal visconte di Lautrec che lo
spedì nelle galere di Francia. Qui, durante la sua prigionia incontrò
San Francesco di Paola, che era giunto a corte per risolvere alcuni
problemi di salute del re Luigi XII. Fu grazie alla stretta amicizia
con il re che San Francesco ottenne da questi la grazia di
concedere la libertà al Pignatelli. Una volta fuori del carcere fece
rientro in Italia e subito convocato a corte dal re Carlo V per
occupare l’ambito ruolo di viceré.
Tutta la terra vesuviana, come sappiamo era ricchissima di vigneti
e la produzione del vino in certe annate superava le richieste. Fu
quello il periodo nel quale a Napoli si fecero costruire delle
grandiose cantine per la conservazione delle botti.
Il prodotto della terra era abbondante e di eccellente qualità.
Sembra che proprio in quegli anni, a causa di pletorici raccolti, si
sia avviato a corte l’uso di fare il bagno nel vino. Appena tiepido il
nettare rossiccio veniva versato nelle vasche e con esso le
“streppe” del grappolo che fungevano da mezzo abrasivo per il
massaggio.
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Il bagno di vino seguiva un rituale ben chiaro e alquanto ben
comprensibile, terapeuticamente parlando, nelle sue fasi.
Il mezzo liquido appena tiepido. Quindi l’immersione. Poi un
tempo di rilassamento al quale seguiva la fase del massaggio
con grappoli d’uva. Infine un altro periodo di rilassamento.
Poi la pelle veniva detersa con un veloce bagno in acqua
dolce e alla fine il miracolo era compiuto. Il bagno di vino
aveva un’azione rilassante, detergente, rinvigorente. Una
sorta di immersione rivitalizzante per riappropriarsi di un
pizzico di gioventù.
Sappiamo da fonti storiche che San Filippo Neri giunse a
Napoli intorno ai primi del ‘500 e volle (forse personalmente)
vedere da vicino i “miracoli” che si ottenevano da questo
strano sistema di cura.
Il Santo aveva delle propensioni molto spiccate nei confronti
della medicina e non trascurava alcun aspetto della vita
dell’uomo per potervi inserire la cura dei mali. Aiutare gli altri
nello spirito ma anche nel corpo e quindi nelle sofferenze.
Malattia dell’anima e del corpo, contenitore e contenuto,
forma e sostanza: le antitesi e le essenze della vita.
La famiglia Pignatelli di Monteleone che ebbe come
“capostipite” Ettore del quale abbiamo riferito, crebbe a
Napoli per fama e per ricchezze ed uno dei discendenti,
Fabrizio volle acquistare un podere con orti bellissimi per
costruirvi in pieno centro una Chiesa con Oratorio e vicino
Ospizio. Il titolo del complesso oggi lo ricordiamo con l’antico
nome di SS. Trinità dei Pellegrini (2)
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Facciata della chiesa della SS. Trinità. Napoli.
L’uso di fare il bagno con il vino o le vinacce crebbe molto
intorno alla metà del secolo XVI e crebbe con esso
l’attenzione alla medicina. Quali potevano essere le azioni
medicamentose sprigionate da quella abluzione? Quali le
interazioni con la patologia? Cosa accadeva alla pelle sotto
il profilo strettamente sanitario? Questi gli interrogativi.
Sembra però che a tutte queste domande ci sia stata una
sola risposta. I bagni di vino e di vinacce arrecavano al
paziente benefici genefici e anche specifici per patologie
reumatologiche, dermatologiche e anche pneumologiche.
Presso la Chiesa della SS. Trinità e presso il suo Ospizio
intorno alla metà del ‘500 vennero così accolti malati di ogni
sorta e anche feriti. Alcuni venivano trattati in loco ed altri
venivano inviati alle cure più specifiche con i bagni di vino. I
malati provenivano dal vicino Ospedale.
Il fatto assai interessante e per certi versi ancora in parte da
chiarire è il legame tra San Filippo Neri, che trionfa assieme
a San Gennaro sulla facciata della chiesa, e il nostro Duca
Pignatelli e suoi eredi. Pare che tra il nostro taumaturgo e la
nobile casata napoletana si sia venuta a creare un legame
sodale forte e duraturo, tanto che le regole stesse di cura
fossero state codificate dal Santo.
Una sorta di protocollo terapeutico, lo chiameremo oggi.
Una specie di schema di cura che offrisse la terapia più
efficace ed efficiente.
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“Chiesa della “TRINITÁ DE' PELLEGRINI 4. Str.
Porta Medina. Chiesa, Congregazione, ed Ospedale. La
Chiesa fu rifatta nel secolo passato con disegno del
Vanvitelli. La Congregazione che accoglie i nobili e gli
artegiani indistintamente, riceve i Pellegrini, cura i feriti ed i
fratturati nell'Ospedale, mantiene i Convalescenti in una
casa di campagna per otto giorni, spedisce ai bagni di
vino alla Torre del Greco i deboli e ve li mantiene. La
regola fu data da S. Filippo Neri, la fondazione fu di
casa Pignatelli di Monteleone.” (3)
I bagni di vino e di vinacce.
Ci resta alla fine un dubbio. Nel Medioevo si era diffusa,
sulla scia delle misteriose storie provenienti dall’Oriente
l’uso tra i nobili di fare il bagno nel latte e nel 1200, tutti
cercavano la fonte miracolosa per ringiovanire. Alcuni
cavalieri crociati, al rientro dalle gesta “eroiche” di Terra
Santa, raccontano di essersi immersi in vasche colme di
acqua, latte e miele e di esservi poi usciti ringiovaniti.
Effetti benefici legati al placebo?
La storia della medicina crede incondizionatamente a
questo racconto. La medicina, quella con la “M” maiuscola
attende conferme o smentite.
Aniello Langella
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Cappella ipogea di San Filippo Neri a Torre del
Greco. Affreschi della prima metà del ‘700.
Complesso archeologico del San Michele
edificato verso la fine del XVII secolo.
Bibliografia
1
2
3
- Memorie istoriche di quanto e accaduto in Sicilia - Battista
Caruso – 1744
- Topografia vniversale della citta' di Napoli - Niccolò
Carletti – 1776
- Manuale del forestiero in Napoli - Napoli 1845. Magistrato
municipale.
[email protected]
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