LA CATTEDRALE
Il grande momento della cattedrali gotiche
fu il periodo definito da Georges Duby “Il
Tempo delle cattedrali”. Parliamo del periodo
tra il XII e il XIII secolo durante il quale,
secondo le sue parole, “gli orizzonti della
civiltà europea si sono profondamente
modificati”. Questo periodo fu dunque
contrassegnato da uno straordinario senso di
emulazione nel costruire cattedrali sempre
più grandi, sempre più alte. Questa frenesia
nella costruzione di edifici sacri sarà stata
dovuta in parte alla Fede ma sicuramente
anche alla gioia di aver superato il fatidico
“anno Mille” in modo indenne: la Cattedrale
Cattedrale di Santa Maria Assunta di Siena
diviene quindi, possiamo immaginare, un
polo di ringraziamento oltre che di rinnovata
speranza.
Cattedrale di Chartres
Le pietre ci parlano e lo fanno le cattedrali, che
racchiudono ancora tutto il loro fascino ed il loro
messaggio misterioso, un perfetto “condensato” di
materia e spirito. Ma quale stile offriva gli elementi
necessari a conciliare tali richieste dell’uomo
medievale? Va detto che la cattedrale, come edificio
comunitario, che esprime allo stesso tempo la
concezione di Dio, della natura, dell’arte, dell’uomo,
è una realizzazione Romanica, che il Gotico farà
propria, amplierà e porterà all’apoteosi.
Vengono introdotte rivoluzionarie tecniche di
costruzione, i muri assottigliati sono sostituiti da
meravigliose vetrate istoriate, dai colori enigmatici,
con l’introduzione di archi acuti ogivali si ha un
maggiore sviluppo in altezza. Viene perfezionata e
definitivamente adottata come sistema di copertura
la volta a crociera con costoloni di pietra su cui sono
posti archi rampanti. Le cattedrali si arricchiscono
di guglie, cuspidi e pinnacoli svettanti fino al cielo.
Per i Cristiani, la chiesa di
pietra è immagine
dell’immutabilità divina e dà
forma concreta alla Chiesa delle
anime, così come le pietra
dell’edificio sono le pietre
viventi, i fedeli. Possiamo dare
una duplice interpretazione
simbolica: da una parte la
cattedrale è il modello spirituale
del Tempio di Salomone, che
rappresentava il cosmo;
dall’altra rappresenta il fedele
nel suo percorso di salvezza
(acuito dalla pianta a croce
latina che prevale nel Gotico).
Santuario di Santiago de Compostela
La cattedrale è una costruzione fissa ma va letta dinamicamente,
come processione di fedeli che vi si recano. Le chiese hanno più porte:
dalla porta centrale si entra solo in processione, nelle altre
normalmente. Il celebrante che entra dalla centrale simboleggia il
Verbo di Dio che viene in questo mondo. La porta centrale è Cristo
stesso. Possono avere una, tre o cinque navate ma la più importante è
quella centrale che dovrebbe dare la sensazione di trovarsi nell’Arca
di Noè; infatti navata deriva dal Greco e
significa nave. L’altare dovrebbe essere quadrato e
non rettangolare, simbolicamente rivolto ai
quattro venti; rappresenta la mensa del
sacrificio. Nel pavimento di alcune
cattedrali vengono inseriti labirinti
che il pellegrino deve percorrere in
ginocchio per conseguire
l’iniziazione e la perfezione
spirituale.
Cattedrale di Reims
Sul labirinto del Duomo di Lucca è scritto: “Ecco il labirinto di Creta costruito da
Dedalo, da cui nessuno può uscire un volta entrato, al di fuori di Teseo,
graziosamente aiutato dal filo di Arianna” Il mito di Teseo viene qui reinterpretato
in senso cristiano: nessun uomo può uscire indenne dalla lotta col male senza
l’aiuto della grazia divina.
L’ambiente sotterraneo è costituito in
genere dalla cripta che leggenda vuole
nascondesse oggetti sacri
importantissimi.
Ma a parte ciò essa è legata al culto delle
Vergini Nere collegate alla dea Iside,
corrispondente alla dea greca Gea. La Madonna
sarebbe quindi una cristianizzazione di questa
figura. Al centro della facciata si colloca il
rosone, elemento circolare con motivi raggianti
che dà luce alla navata centrale. Il suo nome
deriva dalla rosa che in relazione al femminile
era associata ad Afrodite e, attraverso il culto di
Iside, il suo significato si spiritualizza:
l’iniziando ai misteri di Iside, dopo aver
sperimentato la schiavitù della concupiscenza, si
orientava verso la sublimazione degli istinti
mangiando delle rose e dando il via alla
rigenerazione interiore. La rosa è quindi
divenuta il simbolo adattabile alla Vergine
Maria, la Rosa Mistica delle litanie del Rosario.
Rosone del duomo di Orvieto
Madonna con bambino
Per concludere questo non esauriente itinerario nei significati delle
cattedrali riportiamo le parole di Christian Jacq: “La cattedrale
contiene nelle sue sculture e nella sua geometria l’alfabeto
necessario per decifrare il libro di cui è l’incarnazione: libro aperto,
perché offerto agli occhi di tutti; libro chiuso, perché il nostro
pensiero e la nostra vita devono essere in armonia con il messaggio
della cattedrale, se vogliamo riuscire a percepirlo”.
Notre Dame de Paris…
Una cattedrale del mistero che
ha appassionato generazioni
e generazioni dal Medioevo ad
oggi, luogo magico nelle cui
fondamenta si celano ancora
segreti esoterici tutti
da scoprire…
«Senza dubbio è ancora oggi un maestoso e sublime edificio, la chiesa di Notre-
Dame di Parigi. [...] E anzitutto, per non citare pochi esempi fondamentali, ci sono,
a colpo sicuro, poche pagine architettoniche più belle di quella facciata dove, l’uno
dopo l’altro e insieme, i tre portali strombati a ogiva, la fascia scolpita e traforata
delle ventotto nicchie regali, l’immenso rosone centrale affiancato dalle due finestre
laterali come il prete dal diacono e dal sottodiacono, l’alta e fragile galleria di arcate
trilobate che regge una pesante piattaforma sulle sue esili colonnette, infine le due
nere e massicce torri con la loro copertura d’ardesia, parti armoniose di un tutto
magnifico, sovrapposte in cinque piani colossali, offrono ai nostri occhi i loro
molteplici dettagli di statuaria, scultura e cesello, potentemente in armonia con la
quieta grandezza del tutto; vasta sinfonia in pietra, per così dire; opera colossale di
un uomo e di un popolo, una e complessa come le Iliadi e i Romanceros di cui è
sorella; prodotto prodigioso del concorso di tutte le forze di un’epoca, su ogni pietra
del quale si vede fiorire in mille modi la fantasia del manovale disciplinata dal genio
dell’artista; sorta di creazione umana in una parola, potente e feconda come la
creazione divina a cui sembra aver sottratto il duplice carattere: varietà, eternità.”
Citazione letteraria da “Notre Dame de Paris” di Victor Hugo
…ma le mura nascondono qualcosa
…o qualcuno…
un demonio? un mostro?
…semplicemente un trovatello un po’ particolare…
“E’ UN VERO MOSTRO DI
ABOMINIO QUESTO PRESUNTO
TROVATELLO”, ripeteva Agnès, “UNA
BESTIA, UN ANIMALE, INSOMMA
UNA COSA CHE NON E’ CRISTIANA
CHE BISOGNA GETTARE O
NELL’ACQUA O NEL FUOCO”
aggiungeva Jehanne. Era questa l’opinione
che di lui aveva il popolo parigino.
Un vero essere diabolico, uno stregone
che doveva essere arso al rogo, un mostro!
Era l’incarnazione di una punizione divina
per un peccato carnale commesso da due
giovani parigini che in quella notte di 39
anni fa si erano amati in modo innocente.
Lei di buona famiglia e lui un avventuroso borghese scomparso dopo poco tempo. La donna
e il bambino, ripudiati da un ineffabile sistema feudale, conducevano una vita errabonda
alla ricerca di quel padre ormai perduto.
All’età di 10 anni egli si ritrovò solo in
quella cattedrale che era stata molto
accogliente a sua madre e dove alcune
popolane, ciarliere ma dal cuore buono,
lo avevano allevato. Fin dal loro primo
incontro il bambino era chiamato Gibbro
a causa di quella colonna vertebrale
arcuata che, per sua sfortuna, non era
l’unico difetto fisico. “Quel piccolo
diavolo aveva una verruca sull’occhio
sinistro, la testa incassata tra le spalle,
lo sterno prominente, le gambe storte; era
orbo, gobbo, zoppo e balbuziente”.
Ma in realtà il suo vero nome era Baldo forse ad indicare quella vivacità e quella
scaltrezza che la madre aveva intuito in quel fisico diverso . E’ difficile dire fino a che
punto per lui si fosse resa familiare tutta la cattedrale nel corso di una così lunga e intima
coabitazione. Quella dimora gli apparteneva, non c’era profondità che non avesse
penetrato,né altezza che non avesse raggiunta. Ciò che amava più di ogni altra cosa
nell’edificio materno erano le campane. Nessuno sapeva perché in certi periodi il campanaro
lasciasse il suo compito; la cattedrale si ammutoliva per poi riempirsi di gioia al suo ritorno,
dopo un viaggio , breve ma spettacolare,
alla scoperta del mondo .Le méte dei suoi
viaggi erano insolite per un medievale;
erano in pochi ad aver aperto le
frontiere dell’oriente lui ne
aveva attinto un modo di
vedere la vita del tutto nuovo.
Molti pensavano che il suo
carattere allegro e la sua forza
d’animo derivassero da una demenza
cerebrale, ma al contrario era un
tentativo di evasione dal quel mondo che lo scherniva
e lo additava indicandolo come un demonio.
Aveva abbracciato la dottrina cattolica ma rifiutava alcuni comportamenti della chiesa
e degli ecclesiastici quali il concubinaggio e la simonia.
Per cercare di correggere la vista era solito indossare due dischetti vitrei . E questi
occhiali rudimentali erano uno dei tanti sofisticati marchingegni che produceva in quel
buio sottoscala adibito a laboratorio. Infusi di erbe a scopo curativo, bilance, libri pieni
di strani e incomprensibili simboli, che lui stesso definiva alfabeto Greco, una bussola che
adoperava per orientarsi…
Che tipo strano questo Gibbro! Solo lui era
fiero del suo modo di essere, avrebbe voluto
che qualcuno lo accettasse ma si trovava in
quel caos in cui solo la pace, la tranquillità
e il “calore” della cattedrale lo accoglievano.
Realizzato da:
Caterina Leombruni
Letizia Petracci
Silvia Zengarini
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Cattedrale - Comune di Civitanova Marche