LETTERE DI SOLDATI Le seguenti lettere sono importanti documenti storici conservati nell’Archivio storico del Comune di Gemona, presso la Biblioteca Comunale, (busta 322). Abbiamo potuto accedere ai documenti e leggerli contestualizzandoli, grazie al prezioso aiuto della bibliotecaria, dott.ssa Loredana Bortolotti, del rag. Gabriele Marini e del prof. Giuseppe Marini, che ringraziamo per l’importante occasione di conoscenza che ci hanno offerto. Le lettere sono state inviate dai soldati al Comune di Gemona, la cui sede, dopo la disfatta di Caporetto, fu spostata a Firenze. Quelle che proponiamo in questa mostra sono solo una parte delle lettere che abbiamo letto e commentato. In generale possiamo dire che nelle lettere i soldati richiedevano di solito notizie dei propri familiari rimasti a Gemona, oppure di quelli fuggiti come profughi; spesso chiedevano notizie di fratelli dispersi come soldati. Una richiesta frequente era quella di poter usufruire di sussidi per il sostentamento dei propri familiari, oppure di poter avere l’esonero dal servizio di prima linea. Da alcune di queste lettere emerge chiaramente la disperazione dei militari che per mesi e mesi non sapevano nulla dei loro figli e parenti lontani. Il lavoro sui documenti ci ha consentito di approfondire la conoscenza storica del nostro territorio, ma anche di considerare la guerra dal punto di vista di chi realmente l’ha vissuta. Nella trascrizione dei testi abbiamo adottato alcuni accorgimenti: • i nomi e i riferimenti strettamente personali sono stati cancellati e sostituiti da xxxx, per questioni di riservatezza; • la trascrizione rispetta gli spazi dell’originale per rendere più agevole il confronto; • abbiamo mantenuto, nella trascrizione, gli errori ortografici e sintattici presenti talvolta negli originali. Anche da questi particolari si possono ricavare importanti conoscenze storiche. Gli alunni della classe 3^D Scuola secondaria di primo grado “A:Cantore” di Gemona del Friuli (UD) La battaglia di Caporetto Il cedimento del fronte russo, con il conseguente spostamento di truppe tedesche ed austriache su altri fronti, ebbe conseguenze gravi per l'Italia. Dalla disfatta russa fino al 24 ottobre 1917 continuarono a fluire nuovi corpi regolari e speciali degli eserciti centrali e alle ore 6.00 venne sferrato l'attacco decisivo che sarebbe passato alla storia come una delle più grandi disfatte dell'esercito italiano. La dodicesima battaglia dell'Isonzo era per così dire nell'aria già nei giorni precedenti, era infatti stata annunciato un possibile attacco in forze da parte tedesca già da varie fonti: Cadorna era stato avvertito dal servizio di intelligence Ufficio I, da un generale con contatti nelle fila nemiche e da due disertori dell'esercito Austro-ungarico. Dalle 1400 del giorno fatidico iniziò un fitto bombardamento sulle linee italiane che colpì anche il sistema di comunicazioni già precario, i soldati di prima linea vennero decimati da un nuovo gas molto efficace. Alle ore 18.00 i tedeschi spinsero le fanterie e si ebbe lo scontro diretto tra i due eserciti, entro la prima giornata di combattimento l'esercito italiano perse 40.000 soldati contando morti e feriti impossibilitati a proseguire il combattimento, a fronte di soli 6/7 mila Austro-tedeschi. È stato calcolato che, a causa dello sfondamento, a muoversi verso ovest furono poco meno di 230.000 persone (quasi il 21% della popolazione): 134.000 dal Friuli, 31.000 dalla provincia di Belluno, 45.000 da quella di Treviso e poco meno di 20.000 da quella di Venezia. (fonte Wikipedia) L’arretramento del fronte dopo la battaglia di Caporetto Le lettere Tra i molti documenti storici che abbiamo potuto leggere nel corso di questa attività, ne proponiamo due che ci sembrano sintetizzare anche gli altri. Il primo è una lettera di un soldato che, trovandosi lontano dalla famiglia, ne chiede notizie e sollecita anche un aiuto concreto delle autorità comunali per il sostentamento dei suoi familiari rimasti nella zona occupata. Il secondo è un documento ufficiale con cui l’ufficio militare addetto comunica la dispersione di un giovane soldato nel corso di una battaglia. Il tono formale del documento ( e dell’annotazione dell’impiegato comunale), se confrontato col tono accorato del documento precedente, evidenzia le due facce della guerra: quella ufficiale e quella personale, dei singoli individui. Ai documenti fanno seguito alcuni nostri approfondimenti, che hanno preso spunto dalla lettura e dalla discussione intorno alle lettere. Roma li 7 - 2 – 1918 Il sottoscritto soldato xxxx Attualmente mi trovo al Deposito 57° Fanteria Caserma Testaccio (Roma). Trovandosi la mia grossa famiglia in condizioni pietose, il quale orfani di genitori tutti i fratelli sotto le armi, eccettuato il fratello xxxx di assoluta infermità permanente il quale fu alla ritirata messo all’ospedale di Gemona; oltre più mia moglie in condizioni di gravidanza fu messa all’ospedale di Gemona. I detti fratelli due fra i quali; xxxx classe 1879 morì il 15-5-1917 a quota 208, lasciando Moglie e quattro figli. II xxxx classe 1881 apparteneva al 159 ° Fanteria 10° Compagnia (previene del Deposito 68° Milano) fu dichiarato disperso dell’ufficio croce rossa di Gemona, prima della ritirata, sul Bainsizza fin dai ultimi settembre 1917 lasciò cinque figli e moglie. Delle dette cognate sono sforzato a far pratica alla Circolare Ministeriale 542 rinovata 8 Gennaio 1918 avendo due fratelli morti o dispersi oltre i tre mesi, è il diritto di inoltrare una domanda a mezzo del Comune affinche posso ottenere l’isonero di prima linea di fuoco. Prego Signoria vostra a far pratiche ai certificati necessari, facendogli avere comunicazione con le mie cognate, affinche posso sperare di dare un’asistenza di un grande numero di bambini, e per pigliar parte al diritto Ministeriale. Credo opportuno che al detto Comune si trova il Cavaliere Sig. Rossini Secretario di Gemona. Prego pure lei della sua dignità di fare tali pratiche affinche sia inoltrata tale domanda favorevole. Per tanto confido una risposta con schiarimenti. Conferma pure il Ministero che il detto xxxx è sperso dal Settembre. Distinti saluti ed ringraziamenti anticipati aff.mo Soldato xxxx 57° Regg.to Fanteria Reparto xxxx Deposito Testaccio Roma I nostri genitori si chiamano Fu xxxx e fu xxxx DEPOSITO ALPINI - MONDOVI’ – UD (8. Reggimento Alpini) Ufficio informazioni N. xxxx di protocollo Mondovì addì 8 11 1918 OGGETTO: Comunicazione di Dispersione All’ Il.mo Sig. sindaco del Comune di Gemona S’informa la S.V. che il soldato xxxx di questo Reggimento figlio di xxxx e di xxxx della classe ’82 appartenente A cotesto Comune risulta disperso nel combattimento avvenuto il giorno 18/12/17 a Col Berretta. Si prega di darne comunicazione colle dovute cautele alla famiglia. Questo Comando si riserva di comunicare appena possibile la reale sorta toccata al militare suddetto. IL COLONNELLO Comandante del deposito L’UFFICIALE ADDETTO [Nota dell’impiegato comunale che ha gestito la pratica] 14 11 18 risposta avvenuto ricevimento che si avvertirà la famiglia e N.B. si raccomanda di conservare la presente per ogni eventuale richiesta. • Il colle della Berretta fa parte del Monte Grappa, dove si svolsero una serie di battaglie con l'obiettivo di attaccare l’esercito austro-ungarico su un altro fronte (quello del Grappa, appunto) oltre a quello del Piave. Dall'11 al 18 dicembre 1917 gli austro-ungarici attaccarono il massiccio del Monte Grappa riuscendo ad impossessarsi di alcune postazioni, tra cui il Col della Berretta; ma furono poi costretti a ripiegare (fonte Wikipedia). È nel corso di questa battaglia che il soldato citato nel documento riportato sopra risulta disperso. Dispersi Alla fine della guerra furono circa 600 000 i soldati definiti “prigionieri e disper-si”, una dicitura che comprendeva sia i militari fatti prigionieri e detenuti nei campi di prigionia, sia quanti non rientrarono dopo una battaglia. La loro sorte era sconosciuta: potevano essere caduti in mano nemica e fatti prigionieri, oppure morti in battaglia ma non identificabili per le gravi ferite riportate. Campi di prigionia I campi di prigionia degli Imperi centrali sorgevano in tutta l’Europa centrale, dalla Germania alla Turchia. Per l’esatta collocazione di questi campi si vedano le cartine riportate in GIOVANNA PROCACCI, Soldati e prigionieri italiani nella Grande guerra. Con una raccolta di lettere inedite, editore Bollati Boringhieri, Torino, 2000, pagg. 251-254. Commissario Prefettizio per i Comuni del Mandamento di Gemona Dopo la disfatta di Caporetto e la conseguente invasione austriaca del Friuli, anche il territorio gemonese passò sotto il controllo dell’Austria. Gli uffici amministrativi e l’anagrafe vennero trasferiti a Firenze, dove, in Via De’ Bardi n.7, ebbe la sua sede il Commissario Prefettizio per i Comuni del Mandamento di Gemona. Tale Mandamento comprendeva i comuni di Gemona, Montenars, Artegna, Osoppo, Buja, Trasaghis, Bordano e Venzone. Il Sindaco Fantoni, in carica al momento dell’occupazione, decise di rimanere con i suoi concittadini a Gemona, costituendo per essi un punto di riferimento. Circolare n. 542 del 1 settembre 1916 Questa Circolare del Ministero della Guerra stabiliva che fosse esonerato dai servizi di prima linea colui che avesse due fratelli morti in guerra. Essa fu rivista, in senso meno restrittivo, l’8 gennaio 1918. Nelle lettere dei militari (e anche in quelle dei loro familiari) la circolare 542 è spesso citata e invocata come possibilità di evitare il grande rischio che comportava il servizio in prima linea; chi ne chiedeva l’applicazione aveva spesso una situazione familiare tragica: fratelli morti o dispersi, figli e nipoti a carico, genitori anziani o deceduti. I convalescenziari militari I convalescenziari erano ospedali che si trovavano sul “territorio nazionale” e non in “zona di guerra”. La loro funzione era quella di assistere e curare i militari non ancora in grado di riprendere il servizio per i postumi di una malattia o di una ferita e che non potevano nemmeno essere inviati in licenza. Molto importanti in Italia furono il convalescenziario Mauriziano di Torino e quello di Alessandria, ma altri ne sorsero in diverse regioni italiane. Il convalescenziario Principe di Napoli, a Torre del Greco (Na), attualmente sede del presidio ospedaliero “Filippo Bottazzi”. (www.torreomnia.it)