La grande guerra IL NONNO ADOLFO A CAVALLO TRASMETTEVANO COL TELEGRAFO IL BISNONNO ROSINI BABBO DI MIO BABBO ESERCITAZIONI TUTTO LO SQUADRONE Il rancio La montagna ancor oggi restituisce testimonianze di quella quotidiana lotta alla fame. Non solo gavette, gavettini, borracce e bottiglie di vino ma anche posate più o meno personalizzare e soprattutto scatolette. E proprio le scatolette di burro tonno, alici, sardine, funghi, mortadella durante la grande guerra vennero distribuite ai soldati Circa 230 milioni di scatolette di carne, in gran parte prodotte dagli stabilimenti militari di Casaralta e Scanzano. Il rancio era trasportato a dorso di mulo dalle retrovie fino alle gavette mediante le casse di cottura che contenevano delle marmitte con 25-30 razioni ognuna. Esse erano in grado di mantenere la temperatura di 60 C per oltre 24 ore, per cui la cottura avveniva in gran parte durante il trasporto. Nei casi in cui i muli non riuscissero a raggiungere le linee, pensavano gli stessi soldati della sussistenza con contenitori termicamente isolati, per il trasporto a spalla. In realtà il vero problema del rancio in trincea era soprattutto di ordine igienico: l'ambiente in cui si era costretti a mangiare era un miscuglio di cose sparse per lo più nel fango: cassette sfondate, munizioni, ferri arrugginiti, filo spinato, vecchie marmitte bucate, cadaveri. Era quindi inevitabile che si diffondessero tifo e colera. ERA APPENA UN BAMBINO LO ZIO PAOLO NONNO PILADE Avevo nemmeno diciotto anni non mi facevo ancora nemmeno la barba, mi chiamano a fare il soldato negli alpini tra noi dicevamo: <Non andiamo mai più a casa, la guerra non finirà mai più, è la fine del mondo, che il diavolo si porti via tutto>. Che cosa mi è passato per la testa quando era scoppiata la guerra del '15? Eravamo innocenti totali, non sapevamo perché facevamo quella guerra, capivamo proprio niente. Ne parlavamo solo tra noi, tutta gente che non avevamo scuole, che non leggevamo i giornali. Ci si arrangiava come si poteva, anche le scarpe ricucivamo BABBO E FIGLIO IN GUERRA SI VEDE APPENA, MA QUANTO FREDDO È scoppiata la guerra. Ero già sposato, avevo tre figli. La guerra per noi è stata un disastro. Mi hanno richiamato nel 1916 e messo in fanteria, dopo tre mesi che ero in trincea sono rimasto ferito al collo, una pallottola m'ha bucato da parte a parte. Sul colle Briccon, vicino a Trento, abbiamo fatto tanta di quella fame, non arrivava più niente, nemmeno i sigari e le sigarette. Non era mica guerra, niente vestiti, scalzi, i piedi gonfi pieni di pidocchi, niente acqua da bere, il mangiare una volta al giorno quando arrivava, quando l'artiglieria non sbatteva giù i muri. Non si poteva alzare la testa altrimenti gli altri sparavano, tapum tapum, era difficile salvare la pelle. ANCHE GLI AVIATORI COMBATTEVANO AL LUME DI CANDELA SI SCRIVEVA A CASA La Grande guerra è stata - nella sua drammatica realtà - anche un'importante pagina per la musica popolare italiana, e non solo, coi canti interpretati dal corpo degli Alpini. Cori che hanno superato la frontiera e così anche la Svizzera italiana ha imparato a conoscere e a cantare il Piave. Sul ponte di Bassano noi ci darem la mano noi ci darem la mano ed un bacin d'amor ed un bacin d'amor Per un bacin d'amore successer tanti guai, non lo credevo mai doverti abbandonar Doverti abbandonare, volerti tanto bene, rompere ste catene che m'incatena il cor Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio Si vide il Piave rigonfiar le sponde dei primi fanti il ventiquattro maggio; l'esercito marciava per raggiunger la frontiera e come i fanti combattevan l'onde. per far contro il nemico una barriera! Rosso del sangue del nemico altero, Muti passaron quella notte i fanti, il Piave comandò: "Indietro va', straniero!" tacere bisognava e andare avanti. Indietreggiò il nemico fino a Trieste fino a Trento S'udiva intanto dalle amate sponde e la Vittoria sciolse l'ali al vento! sommesso e lieve il tripudiar de l'onde. Fu sacro il patto antico, tra le schiere furon visti Era un presagio dolce e lusinghiero. il Piave mormorò: "Non passa lo straniero!" risorgere Oberdan, Sauro e Battisti! Ma in una notte triste si parlò di tradimento Infranse alfin l'italico valore e il Piave udiva l'ira e lo sgomento. le forche e l'armi dell'Impiccatore! Ahi, quanta gente ha visto venir giù, lasciare il tetto, Sicure l'Alpi, libere le sponde, per l'onta consumata a Caporetto e tacque il Piave, si placaron l'onde. Profughi ovunque dai lontani monti, Sul patrio suol vinti i torvi Imperi, venivano a gremir tutti i ponti. la Pace non trovò né oppressi, né stranieri! S'udiva allor dalle violate sponde sommesso e triste il mormorio de l'onde. Come un singhiozzo in quell'autunno nero il Piave mormorò: "Ritorna lo straniero!" E ritornò il nemico per l'orgoglio e per la fame voleva sfogar tutte le sue brame, vedeva il piano aprico di lassù: voleva ancora sfamarsi e tripudiare come allora! No, disse il Piave, no, dissero i fanti, mai più il nemico faccia un passo avanti! Ta-pum Venti giorni sull'Ortigara/ senza cambio per dismontà/ Ta-pum, ta-pum ... Con la testa pien de peoci/ senza rancio da consumà/ Ta-pum, ta-pum ... Quando noi siam scesi al piano/ battaglione non ha più soldà/ Ta-pum, ta-pum... Battaglione di tutti morti/ a Milano quanti imboscà! Ta-pum, ta-pum ... Dietro il ponte c'è un cimitero/ cimitero di noi soldà/ Ta-pum, ta-pum ... Quando sei dietro quel muretto/ soldatino non puoi più parlà Ta-pum, ta-pum ... Cimitero di noi soldati/ forse un giorno ti vengo a trovà Ta-pum, ta-pum ... LA GRANDE GUERRA È TERMINATA, MA A QUALE PREZZO? Istituto Alfani classe quarta A primaria. Armetta Gabriele Bagnai Elia Baldi Tommaso Barbadori Irene Boldrini Mattia Cananzi Vittorio Candini Matilde Cerretelli Laura Ciabatti Tommaso Fabbri Sara Fontani Mattia Forzoni Tommaso