Nel primo libro della Bibbia, ci viene raccontata la
storia di Giuseppe. Dio ci vuol far conoscere che
chi, con animo semplice e fiducioso, ascolta e
crede alle sue parole, non sarà mai abbandonato.
Ci saranno anche momenti difficili. Ma il Signore
sarà sempre con lui e darà gioia alla sua vita.
Giacobbe era figlio di Isacco e nipote di Abramo.
Egli aveva avuto 12 figli. Ma voleva bene più di tutti
al più piccolo, Giuseppe, perché gli era nato quando
ormai era vecchio. Gli fece fare un vestito speciale
con colori molto belli.
Per questo i suoi fratelli cominciarono ad odiarlo e
decisero di sbarazzarsi di lui.
I fratelli di Giuseppe
erano andati in campagna
per portare al pascolo
il gregge del loro padre.
Un giorno Giacobbe disse
al figlio Giuseppe:
"Senti, va’ a vedere
come stanno i tuoi fratelli
e fammi sapere anche
se il gregge delle pecore riesce a trovare pascolo".
E Giuseppe partì per la campagna.
Quando, da lontano, i suoi fratelli lo videro venire, si
misero d'accordo per farlo morire.
Appena giunse, lo spogliarono del vestito bello, fatto di
tanti colori, e lo gettarono in un pozzo. Era un pozzo
senza acqua, vuoto.
Ma ecco che una carovana di mercanti
si trovò a passare di là.
Essi andavano a vendere in Egitto le loro mercanzie.
Uno dei fratelli disse agli altri: "Perché farlo morire?
Vendiamolo a questi mercanti, così non ci macchiamo di
un delitto".
Allora i fratelli tirarono fuori dal pozzo Giuseppe e lo
vendettero ai mercanti per venti monete d'argento.
I mercanti pagarono con le venti
monete, poi presero il giovane
Giuseppe e lo condussero con loro
in Egitto.
Qui essi lo vendettero
come schiavo, guadagnando
molto di più delle venti monete
pagate per comprarlo.
Giuseppe fu venduto ad un ricco signore egiziano e messo
a lavorare nella sua casa.
Ma un giorno fu accusato falsamente dalla moglie del suo
padrone e ingiustamente finì in prigione.
Qui Giuseppe continuò a credere nel Signore, a pregare,
a sperare che il Signore lo avrebbe aiutato.
L'Egitto è un grande paese dove il terreno
è arido e secco. Ma c'è un grande fiume, il Nilo.
Tutte le terre vicino al fiume sono molto fertili e
producono tanto grano da riuscire a nutrire tutta la
popolazione di quel grande paese.
A capo di tutto il paese c'è un re, che viene chiamato
"Faraone".
Egli è molto ricco, ha un grande palazzo dove vive e
riceve tutti gli altri capi.
Una notte il faraone fece un sogno.
Vide che stava vicino a un fiume.
All'improvviso vide uscire dal fiume sette grosse
vacche. Erano molto belle e grasse.
Esse andarono nel prato e si misero a mangiare l'erba
che era abbondante.
Ma dopo poco, dallo stesso fiume uscirono sette vacche.
Ma questa volta esse erano molto brutte e molto magre.
Si vedevano addirittura le ossa sotto la pelle.
Ed ecco che le sette vacche brutte e magre assaltarono
le sette vacche belle e grasse e le divorarono
completamente.
Che voleva significare questo sogno? Il Faraone chiedeva
a tutti i suoi consiglieri. Ma nessuno era capace di
interpretare questo sogno.
Allora una delle persone che stavano alla corte del faraone
si ricordò di aver conosciuto il giovane Giuseppe che si
trovava in carcere.
Egli aveva saputo che Giuseppe era molto bravo
nell'interpretare i sogni.
Non sapeva che era il Signore che lo illuminava.
Perché Giuseppe, pur stando in carcere ed era
innocente, non si era avvilito, ma continuava a credere in Dio
e a pregarlo ogni giorno.
Allora il Faraone comandò di chiamare Giuseppe e portarlo
davanti a lui. "Io ho fatto un sogno - disse - e nessuno è
capace di spiegarmi che cosa significa. Tu sei capace di
farlo?".
E Giuseppe rispose: "Io? Certamente no! Ma Dio certamente
sì. È lui che ti darà la risposta al sogno che hai fatto".
Poi Giuseppe aggiunse:
"Con questo sogno Dio ti ha voluto far conoscere
quello che egli sta per fare.
Le sette vacche grasse rappresentano sette anni.
Ci saranno sette anni di grande abbondanza in
tutto il paese d'Egitto.
Le sette vacche magre e brutte rappresentano,
invece, sette anni di carestia, che verranno dopo i
sette anni di grande abbondanza.
Se tu non sei previdente durante i sette anni di
abbondanza, quando verranno i sette anni di carestia,
tutto il paese morirà di fame.
Il Signore ti vuole aiutare a salvare il tuo popolo
dalla carestia e dalla fame".
Poi Giuseppe aggiunse:
"Conviene che il Faraone
nomini dei responsabili che mettano
da parte - durante i sette
anni di abbondanza - la quinta parte
del raccolto e la conservino
nei depositi.
In ogni città si possono
costruire dei granai dove ammassare questo grano messo
da parte. Questo servirà per i sette anni di carestia che
verranno dopo, così il popolo non morirà di fame".
E il Faraone disse a Giuseppe: "Io voglio che tu stesso ti
preoccupi di ammassare queste riserve di grano. Io ti
nominerò capo di tutto il paese d'Egitto".
Giuseppe accettò l'incarico. Egli mise da parte una
quantità così grande di grano, che non si può immaginare.
I sette anni di abbondanza passarono presto. E dopo
cominciarono i sette anni di carestia.
Allora Giuseppe fece aprire tutti i magazzini preparati
con il grano ammassato.
Ognuno veniva a comprare il grano e in tutto il paese
non si sentì il peso della carestia. Tutti poterono
comprare il grano e avere il pane per mangiare.
La notizia che in Egitto c'era grano abbondante
anche in tempo di carestia, si venne a sapere anche
nei paesi vicini che soffrivano la fame.
Cominciarono ad arrivare tante persone anche dai
paesi vicini, perché la carestia era grande
dappertutto.
Un giorno arrivarono anche i fratelli di Giuseppe quelli che lo volevano uccidere e poi l'avevano venduto
come schiavo a dei mercanti. Anch'essi si trovavano in
grande necessità, anche nel loro paese c'era una
grande carestia.
Essi vennero per comprare un po' di grano.
Giuseppe subito li riconobbe, anche se erano passati
tanti anni. Ora le cose era cambiate. Quelli che
l'odiavano e l'avevano voluto eliminare, ora vengono da lui
a chiedere aiuto. Giuseppe fu molto contento di rivederli
e fece loro questa proposta:
"Venite tutti quanti, insieme con nostro padre Giacobbe
e tutta la famiglia. Venite qui perché qui c'è pane per
tutti".
Giuseppe non si vendica, anzi accoglie i suoi
fratelli con molta gioia.
Non ha conservato rancore nel suo cuore, non si è
avvilito nel periodo della schiavitù.
Egli ha sempre affidato la sua vita a Dio, sapendo
che mai Egli lo avrebbe abbandonato.
È una storia molto bella che ci fa capire la cosa più
importante per la nostra vita:
NON SMETTERE MAI DI CREDERE IN DIO,
CREDERE CHE EGLI CI VUOLE BENE E SI
PRENDE CURA DELLA NOSTRA VITA.
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