Progetto curriculare IV SB “PARLAR D’AMORE” a.s. 2011/2012 Disciplina: “Disegno e Storia dell’ Arte” Prof.ssa Marika De Meo “Il Bacio“ di Gustav Klimt Il Contesto storico: Evoluzione della città e della società Situazione in Europa Progressi scientifici e tecnologici Belle Époque Analisi sociologica Le invenzioni Il periodo artistico: L’ Art Nouveau Il pensiero filosofico I Contemporanei : Architetti Pittori Gustav Klimt : La vita Gustav Klimt e “la donna” Gustav Klimt e l’amore Alla fine della guerra franco-prussiana e la grande depressione del 1873-1895 e prima della tragedia della prima guerra mondiale, si colloca la Belle Époque come un periodo di pace e relativa prosperità. Le continue importanti scoperte e innovazioni tecnologiche lasciavano sperare che in poco tempo si sarebbe trovata una soluzione a tutti i problemi e malattie. Debellata la maggior parte delle epidemie e ridotta notevolmente la mortalità infantile, gli abitanti del pianeta toccavano ormai il miliardo e mezzo. Alla crescita demografica fece riscontro un impressionante aumento della produzione industriale e del commercio mondiale, che tra il 1896 e il 1913 raddoppiarono. La sterlina era il solidissimo riferimento economico. Nel 1913 l'estensione della rete ferroviaria mondiale aveva raggiunto il milione di chilometri e le automobili cominciavano ad affollare le strade delle città americane ed europee. Il trasporto marittimo fu caratterizzato dalla corsa alla costruzione di sempre più grossi e sfarzosi transatlantici. Durante questo periodo nacquero il cabaret, il can-can, il cinema, nuove invenzioni resero la vita più facile a tutti i ceti e livelli sociali, la scena culturale prosperava, e l'arte prendeva nuove forme con l'impressionismo e l'art nouveau. La borghesia celebrava i risultati raggiunti in pochi decenni di egemonia con Esposizioni Universali, in cui si esibivano le ultime strabilianti meraviglie della tecnica; con conferenze di esploratori, missionari, ufficiali, che raccontavano le grandezze e le miserie di mondi lontani, il cui contrasto con l'Occidente inorgogliva gli ascoltatori e li confermava nella loro certezza di appartenere a un mondo superiore, che nulla mai avrebbe potuto incrinare. I politici confermavano. Le guerre, se c'erano, erano lontane: in Cina, in Africa, sulle pendici dell'Himalaya. Tra le potenze europee ogni accordo sembrava possibile, pur di conservare un benessere tanto evidente. L'aristocrazia russa era in questo periodo storico sempre in prima linea; da un lato per il livello e la quantità degli acquisti, allo stesso modo in cui lo saranno tre quarti di secolo dopo gli emiri, d'altro canto per la qualità degli artisti che da lì provenivano, soprattutto musicisti e ballerini o coreografi. È ironico che la fortuna russa nella Belle Époque si basasse sui mutui e prestiti concessi a gran parte della popolazione francese. Affrontare la vita con questo spirito significava caratterizzarlo in modo spensierato e positivo. Gli abitanti delle città avevano scoperto il piacere di uscire, anche e soprattutto dopo cena, di recarsi a chiacchierare nei caffè e assistere a spettacoli teatrali. Le vie e le strade cittadine erano piene di colori: manifesti pubblicitari, vetrine con merci di ogni tipo, eleganti magazzini. Questa mentalità e questo modo di affrontare la vita aveva condizionato anche i settori produttivi. In tutta Europa si erano sviluppate una serie di correnti artistiche giunte a teorizzare che ogni produzione umana poteva divenire un'espressione artistica. Ogni oggetto e ogni luogo diveniva un'elegante decorazione, un motivo floreale, una linea curva e arabesca. In campo medico ed in campo tecnologico l'umanità aveva fatto passi da gigante, si videro le prime automobili, aerei, treni, che poi nella prima guerra mondiale divennero armi belliche, l'automobile fu blindata creando il carro armato, l'aereo fu reso da combattimento, i treni servivano per il trasporto di materiale bellico e di truppe, anche le navi servirono per scopi militari. Quando iniziò il nuovo secolo, Parigi volle celebrarlo con un'incredibile mostra nella quale venivano esposte tutte le innovazioni più recenti: l'esposizione universale. Per assistere a questa gigantesca fiera, nel 1900 persone da tutto il mondo sbarcavano in Francia per prendervi parte. La gente ne visitava ogni parte e ne ammirava tutti gli aspetti: scale mobili dette "Tapis roulant", tram elettrici, si assaggiavano le cento varietà di tè importato dall'India. L'Europa era in pace da trent'anni (1870 circa), cioè da quando la Germania aveva inaugurato un'industrializzazione e sviluppo che venivano garantite da una nuova politica di equilibrio. Nessuno pensava più, quindi, che la guerra potesse devastare ancora il mondo; perciò nel 1896 ebbero luogo il primo congresso sui giochi olimpici che stabilì che le Olimpiadi si sarebbero svolte ogni 4 anni. Il periodo che va dal 1890 al 1914 fu caratterizzato da un periodo di euforia e frivolezza, denominato "Belle Époque". L'espressione "belle époque" (L'epoca bella, I bei tempi) nacque in Francia prima dello scoppio della Grande Guerra. Essa nasce in parte da una realtà storica e in parte da un sentimento di nostalgia. Dalla fine dell'Ottocento in poi le invenzioni e progressi della tecnica e della scienza furono senza paragoni con le epoche passate. I benefici che queste scoperte apportano agli standard di vita furono notevoli. L'illuminazione elettrica, la radio, l'automobile, il cinema, la pastorizzazione, il vaccino per la tubercolosi e altre comodità, tutte contribuirono ad un miglioramento delle condizioni di vita e al diffondersi di un senso di ottimismo. Questa definizione è usata per indicare il periodo tra la fine dell’Ottocento e lo scoppio della prima guerra mondiale. Ma la Belle Époque (“epoca bella” o “bei tempi”) fu tutt’altro che felice, se si considera che in questo periodo si diffusero il nazionalismo e il razzismo e si preparò il primo conflitto mondiale. Eppure questa espressione ebbe fortuna perché esprimeva la contrapposizione fra l’epoca precedente e l’epoca successiva alla guerra, cioè tra il periodo della libertà e il periodo della perdita della libertà. La Belle Époque indicava la vita brillante nelle grandi capitali europee, le numerose esperienze artistiche, ma soprattutto esprimeva l’idea che il nuovo secolo, cioè il Novecento, sarebbe stata un’epoca di pace e di benessere. Resta inteso che la Belle Époque era tale solo per chi se la poteva permettere. Il progresso aveva infatti un prezzo: il benessere di alcuni si basava sul disagio di moltissimi altri; innanzitutto dei popoli colonizzati, secondariamente del proletariato operaio e contadino. Quest'ultimo tuttavia, soprattutto quello operaio, durante la Belle Époque cominciò a godere di qualche vantaggio, non solo grazie alle proprie durissime lotte, ma grazie anche alla logica stessa dell'economia del mercato. In base a questa logica infatti se si vuole guadagnare di più bisogna produrre e vendere di più. Ma per aumentare le vendite era necessario che masse sempre più estese avessero sempre più denaro per comprare. Gli imprenditori, quindi, man mano che la produzione scendeva, accettarono di concedere aumenti dei salari, facendo salire il reddito pro capite nei paesi sviluppati. Dopo aver creato nuovi mercati nelle colonie, costringendole ad acquistare dall'Occidente i prodotti lavorati, quindi, misero anche in moto una crescita esponenziale dei loro mercati interni, ponendo le basi per una vera e propria società di consumatori. Per realizzare compiutamente questo allargamento del mercato si provvide anche rapidamente alla crescita della distribuzione; beni di consumo come abiti, calzature, mobili, utensili domestici, che prima erano prodotti artigianalmente e venduti da piccoli commercianti al dettaglio cominciarono a essere offerti da una rete commerciale sempre più ampia. Si moltiplicarono i grandi magazzini, furono incrementate la vendita a domicilio e per corrispondenza, furono trovate nuove forme per il pagamento rateale, che indebitava le famiglie, ma nel contempo rendeva accessibili ai meno abbienti una quantità prima impensabile di prodotti costosi. In appoggio a questa massiccia strategia di vendita nasceva la pubblicità, che cominciava ormai a riempire i muri delle città e le pagine dei giornali. Molti lavoratori persero il lavoro proprio a causa delle lotte e degli scioperi per ottenere piccoli vantaggi, mentre altri venivano ancora sfruttati, insieme a donne e bambini. Invenzioni Anno scoperta Inventore Telefono 1864 Innocenzo Manzetti Tavola periodica 1864 Mendeleev Dinamite 1867 Alfred Nobel L'origine dell'Uomo e la selezione sessuale 1871 Charles Darwin Motore a 4 tempi 1876 Nikolaus August Otto 1877-88 Thomas Edison 1879 Werner Von Siemens Cinematografo 1884 Lumière , Auguste Marie Louis Nicolas e Louis Jean Pellicola cinematografica 1885 George Eastman Pneumatico 1887 John Boyd Dunlop Alternatore polifase 1895 Nikola Tesla Telegrafo senza fili , radio 1896-1901 Guglielmo Marconi 1898 David Misell Aeroplano 1903 Wright, Wilbur e Orville Catena di montaggio 1908 Henry Ford Fonografo, cinetofono, lampadina, contatore elettrico,valvola termoionica,centrale elettrica Motore a combustione interna a quattro tempi Torcia elettrica Henry Ford l’automobile Guglielmo Marconi il telegrafo La lampadina Thomas Edison la lampadina La catena di montaggio L’ART NOVEAU Gustav Klimt è il pittore più rappresentativo dell’Art Noveau. L’ Arte Nuova, in italiano, è stata una filosofia e uno stile artistico che interessò le arti figurative, l'architettura e le arti applicate. Ebbe origine e diffusione in Europa tra il 1890 e il primo decennio del Novecento. Il movimento, conosciuto internazionalmente soprattutto con la denominazione francofona, assume localmente nomi diversi ma dal significato di fondo affine, tra i quali: Style Guimard, Style 1900 o Scuola di Nancy (Francia), Arte Modernista o Modernismo in Spagna, Modern Style in Gran Bretagna, Jugendstil ("Stile giovane") in Germania, Nieuwe Kunst nei Paesi Bassi, Styl Młodej Polski (Stile di Giovane Polonia) in Polonia, Style sapin in Svizzera, Sezessionstil in Austria, Secesija in Serbia e Croazia, Modern in Russia. In Italia si diffonderà inizialmente con la denominazione Stile Floreale ma, successivamente, sarà noto come Liberty, dal nome dei magazzini inglesi di Arthur Lasenby Liberty, che vendevano stampe e oggetti erotici che si ispiravano a forme fitofalli, che diverranno tipiche di questa nuova corrente artistica. Dopo la possente sistemazione onnicomprensiva di Hegel, la filosofia ha visto la reazione a questo panlogismo nel duplice volto di uno spiccato materialismo (Feuerbach, Marx) e di un richiamo all'irriducibiltà del singolo uomo e all'importanza assoluta della sua vita come essere umano e non come semplice fase di un processo dialettico (Schopenhauer, Kierkegaard, Emerson). Mentre poi il Positivismo (Comte, Mill, Ardigò), in piena età della Seconda rivoluzione industriale, esaltava la ricerca scientifica e il progresso tecnico e tecnologico, la voce isolata di F. Nietzsche preconizzava il declino dell'Occidente e la nascita di una umanità nuova, dando avvio ad un indirizzo nichilistico che nel Novecento verrà riproposto. Dopo il declino dell'idealismo in Germania si svilupparono due movimenti simili, ma opposti: il neokantismo che voleva tornare a Kant e una corrente più empirista e scientifica che negando l'idealismo si appellava alla ricerca sperimentale come nuovo modello d'indagine. Questo secondo movimento fu anche influenzato da una rinascita aristotelica al seguito del lavoro di Friedrich Adolf Trendelenburg, il quale influenzò Franz Brentano (La Psicologia dal punto di vista Empirico), Ernst Laas (Idealismo e Positivismo) e Friedrich Paulsen (varie opere su Kant). Aristotele non veniva più fatto solamente oggetto di studi storici e filologici, ma discusso anche in maniera sistematica. Trendelenburg, grande critico di Hegel, aveva non solo edito opere di Aristotele, ma aveva anche sviluppato una propria posizione, basata su Aristotele. Il Novecento vede un notevole fiorire di idee e proposte filosofiche, che vanno dal "ritorno a Kant" della Scuola di Marburgo e della Scuola del Baden all'analisi della società moderna della Scuola di Francoforte allo Spiritualismo di Bergson, dal Neotomismo (o Neoscolastica) di Maritain, alla poderosa riflessione dell'Esistenzialismo che riprenderà tematiche che si ritrovavano già in Kierkegaard di Martin Heidegger, Karl Jaspers, Sartre, Camus all'ermeneutica di Hans Georg Gadamer. In Italia lo storicismo di Benedetto Croce e l'idealismo di Giovanni Gentile. Nei paesi di lingua tedesca l'Epistemologia del Wiener Kreis e di Karl Popper. Sempre su tematiche che prendono in considerazione i legami fra scienza e filosofia anche Bachelard, Kuhn e Feyerabend. La filosofia mistica di Pavel Aleksandrovič Florenskij, che nell'ambito religioso della Russia subirà le ripercussioni del pensiero di Nietzsche in modo decisamente originale. Inoltre si deve segnalare la riflessione sulla teologia svolta da autori quali Barth, Bonhöffer, Tillich. Victor Horta Aubrey Beardsley Margaret Macdonald Frances Macdonald Henry Van de Velde (Gand, 6 marzo 1861 – Bruxelles, 9 settembre 1947) è stato un architetto belga. Precursore dell'Art Nouveau, Horta ha rivoluzionato il modo di concepire gli edifici di abitazione, allargando il compito dell'architetto dalla progettazione degli spazi, interni ed esterni, a una concezione che comprendeva anche lo studio e la realizzazione delle luci, degli arredi, della decorazione delle pareti, perfino dell'oggettistica. Secondo la definizione di uno dei suoi ammiratori, l'architetto francese Hector Guimard, Horta è stato un «architetto artista» che concepiva la casa come opera d'arte "totale", come una "conchiglia" costruita attorno al suo Maison du Peuple proprietario. Studiò a Parigi; tornato in Belgio, completò gli studi presso l'accademia di Belle Arti di Bruxelles e presso lo studio dell'architetto Alphonse Balat. Horta progettò numerosi edifici destinati a destare scalpore, quali: la Casa Tassel, Bruxelles 1893; la Casa Solvay, Bruxelles 1895-1900; la Casa Horta, Bruxelles 1898. Viene giustamente considerato l'architetto che per primo definì i canoni architettonici dell'Art Nouveau, attraverso il progetto della casa Tassel. È soprattutto nell'interno della casa Tassel, considerata come il primo edificio promotore del nuovo stile, che Horta manifesta e dà rilievo alla nuova tendenza artistica; infatti, la scalinata, che si sviluppa nell'ingresso della casa, non è modellata secondo forme classiche ma si compone di agili colonnine di ferro che, come steli di una rigogliosa vegetazione, si protendono verso l'alto in forme sinuose e ritorte. Il tutto in una incredibile armonia con gli affreschi delle pareti e della volta e con i mosaici del pavimento. Tuttavia l'opera considerata il suo capolavoro è la Maison du Peuple (1896-1899) a Bruxelles: l’edificio costruito per il partito operaio belga, distrutto nel 1964 sempre per decisione del partito, doveva svolgere, in conformità allo spirito socialista riformatore di fine secolo, tre principali funzioni: politico-sindacale, commerciale, ricreativa. In età più avanzata, Horta tornò su posizioni più tradizionali, realizzando opere come casa Tassel il Palais des Beaux-Arts a Bruxelles casa di famiglia van de Velde Dopo aver frequentato dal 1881 al 1884 all'accademia di Anversa e dopo un'esperienza simbolista a Parigi (1884-85), iniziò la sua attività a Bruxelles, dove si unì nel 1889 al gruppo d'avanguardia Les XX operando nell'ambito del neoimpressionismo francese ed influenzato anche dalle forme pittoriche di Monet, Renoir e Van Gogh. Nelle sue opere netta era la rottura con gli stili architettonici del passato. Dal 1893 cominciò a dedicarsi alle arti applicate. Progettò la casa di famiglia, ciò gli permise di realizzare il suo desiderio di diventare architetto e progettare mobili. Con la Casa Blomenwerf nel 1895 a Uccle, nei pressi di Bruxelles, decise di sfidare la progettazione come pittore invece che come architetto, ispirandosi alla Casa Rossa di William Morris e al suo movimento. Al 1899 risale il progetto per la tabaccheria della Havana-Compagnie a Berlino. Dal 1901 si trasferì a Weimar, dove fu consigliere artistico presso la corte del granduca Guglielmo Ernesto. Dal 1906 al 1914 diresse la neonata Kunstgewerbeschule di Weimar. Nel 1917 emigrò in Svizzera. Nel 1925 istituì a Bruxelles l'Institut Supérieur d'Architecture et des Arts Décoratifs. Insieme a Victor Horta viene considerato uno dei fondatori dell'Art Nouveau, nonché uno degli esponenti principali del movimento.Trascorse gli ultimi anni di vita a Zurigo. Brighton, 21 agosto 1872 – Mentone, 16 marzo 1898. Illustratore, scrittore e pittore inglese, piuttosto influente negli ambienti teatrali all'epoca di Oscar Wilde. Beardsley ha speso la sua vita di artista folgorato dalle contraddizioni del suo tempo. Nasce nell’Inghilterra di fine Ottocento, sull’onda di un movimento che rifiuta i miti del secolo, in una nazione industrialmente matura, al centro di un sistema mondiale segnato da una sempre più stretta compenetrazione della civiltà occidentale con le altre antiche civiltà, in particolare con quella dell’Estremo Oriente. I sentimenti di Beardsley chiaramente preludono alla sensibilità del Novecento: il comico, il satirico, il giocoso, la fantasia liberata, l’onirico, l’incubo, la paura, l’orrido, il satanico, la morte, la gioia di vivere, l’amicizia, l’amore, il grottesco, la sessualità, la donna, il feto, la natura. Tutto ciò rappresentato in un contrasto fra nero e bianco, in una dialettica di linee marcate, in un leggero puntinismo, in figure ancora più presenti perché senza rilievo, in stilizzazioni e simbolismi, con riferimenti a motivi orientali, con esaltazione della linea astratta o con dovizia di particolari concreti. Tutta l’opera di Beardsley è caratterizzata dall’estremo impegno professionale, dallo studio del design, dallo sperimentalismo continuo. Le sue opere furono spesso discusse, per le peculiarità stilistiche innovative e soprattutto per la sua tendenza alla perversione ed al grottesco, soprattutto nei soggetti erotici del periodo maturo. Beardsley fu sempre affascinato dalla storia e dalla mitologia, mutuando da esse la maggior parte dei suoi soggetti: ricorrenti sono le figure di Lisistrata e Salomè, ad esempio. La maggior parte delle sue illustrazioni furono realizzate ad inchiostro, con netti contrasti tra campiture nere e bianche, tra raffinati dettagli e linee pure. * Come caricaturista, oltre alla sua opera per giornali e riviste, realizzò alcune scene sulla vita irriverente di Oscar Wilde. The Peacock Skirt, 1892. Kidsgrove, 24 agosto 1873 – Glasgow, 12 dicembre 1921. Pittrice britannica. Fu un'artista scozzese e sorella della più nota Margaret MacDonald. Alcune caratteristiche del suo decorativismo avrebbero influenzato Gustav Klimt. Le sorelle Macdonald lasciarono la scuola per fondare uno studio indipendente. Durante la loro attività, collaborarono a progetti grafici e di decorazione, si misurarono con il design tessile e con l'illustrazione, oltre che con l'oreficeria, e svilupparono uno stile autonomo piuttosto peculiare, basato sul misticismo, sul simbolismo non ancora inteso come corrente artistica e sul filone decorativo celticheggiante che stava prendendo piede. Frances produsse anche una vasta gamma di opere d'altro genere, tra cui incisioni, pannelli in gesso ed acquerelli. Fu profondamente influenzata dall'arte di Aubrey Beardsley, che riprese nel profilo longilineo delle forme enell'utilizzo di elementi decorativi floreali. Le sue opere vennero esposte a Londra, Liverpool e Venezia. Nel 1899 Frances si trasferì a Liverpool con il marito, che intraprese l'attività di insegnante alla locale School of Architecture and Applied Art. Insieme dipinsero numerosi acquerelli e si occuparono di decorazione d'interni. Parteciparono ad esposizioni a Liverpool, Londra, Vienna e Dresda. A seguito del fallimento conseguita dalla famiglia del marito, Frances dipinse una serie di acquerelli profondamente influenzati dal simbolismo sul tema delle scelte di fronte alle quali si trovano le donne, tra cui il matrimonio e la maternità. La scarsa notorietà di Frances rispetto alla sorella è principalmente dovuta al fatto che il marito distrusse gran parte delle sue opere dopo la sua morte. 5 novembre 1865-10 gennaio 1933. E’ stata un`artista scozzese, il cui lavoro di progettazione è diventata una delle caratteristiche che definiscono il "Glasgow Style" durante il 1890. Macdonald, insieme con la sorella, è stata celebrata nel suo tempo da molti dei suoi colleghi, compreso suo marito che una volta scrisse in una lettera "Margaret ha in sé genio, io ho solo il talento ". Purtroppo le cattive condizioni di salute hanno condizionato la carriera alquanto breve di Margaret. Le sue opere più note comprendono il gesso pannello la Regina di Maggio , ”Oh voi, voi tutti che passeggiata nel bosco di salici”, che faceva parte della decorazione per la Sala de Luxe . Queste opere sono in mostra nel Museo Kelvingrove a Glasgow. Gustav Klimt nasce nel 1862 a Baumgarten, quartiere di Vienna, secondo di sette fratelli. Il padre Ernst, immigrato boemo, è orafo, la madre, Anna Finster, appassionata di musica lirica. Le condizioni economiche della famiglia, già compromesse, diventano precarie dopo la crisi economica del 1873 causata dal fallimento dell’Esposizione Universale di Vienna. Nel 1876 il quattordicenne Gustav viene ammesso a frequentare la Kunstgewerbeschule, (scuola d'arte e mestieri del Museo Austriaco per l'arte e l'industria), dove studierà fino al1883, confrontandosi con svariate tecniche artistiche, dal mosaico alla ceramica, nel rispetto dei canoni accademici e della storia dell’arte del passato. Tre anni dopo, con il fratello minore Ernst e con il pittore Franz Matsch, grazie all'interessamento del professor Laufberger, ottiene la commissione per la decorazione del cortile del Kunsthistorisches Museum, su progetto dello stesso Laufberger. Nel 1880 dipinge le quattro allegorie del Palazzo Sturany a Vienna e il soffitto della Kurhaus di Karlsbad. Tra il 1886 e il 1888 si dedica, con il fratello e l'amico, alla decorazione del Burgtheater di Vienna, in una serie di pannelli raffiguranti teatri dell'antichità o del mondo contemporaneo. I tre guadagnano ben presto la stima e la notorietà tra i cittadini viennesi, e le commissioni dei primi ritratti garantiranno loro un discreto successo e una tranquillità economica. I ritratti vengono eseguiti a partire da fotografie, e una delle prime qualità che viene riconosciuta a Gustav è proprio la precisione fotografica nella resa dei volti. Nel 1888 Klimt riceve un riconoscimento ufficiale dall'imperatore Francesco Giuseppe e le università di Monaco e Vienna lo nominano membro onorario. Nel 1892, a pochi mesi dalla morte del padre, anche il fratello Ernst muore improvvisamente: Gustav deve farsi carico di entrambe le famiglie, e questo lutto lascia un segno anche nella sua produzione artistica. Nello stesso periodo avviene l'incontro con Emilie Flöge che, pur essendo a conoscenza delle relazioni che il pittore intrattiene con altre donne (negli anni '90 del XIX secolo Klimt sarà il padre riconosciuto di almeno 14 figli), sarà la sua compagna fino alla morte del pittore. Nel 1894 l'università di Vienna aveva commissionato all'artista la decorazione del soffitto dell'aula magna sul tema illuminista del trionfo della Luce sulle Tenebre, da sviluppare su tre facoltà: Filosofia, Medicina e Giurisprudenza. I lavori vengono rimandati per anni e, quando i pannelli verranno presentati, rispecchiano il mutamento stilistico del giovane pittore, influenzato dalla Secessione che egli stesso aveva fondato. Tutti e tre i pannelli, della dimensione 430x300cm, vennero distrutti da un incendio del Castello di Immerdorf nel 1945, e ne rimangono solo foto in bianco e nero e una foto a colori del bozzetto di Medicina. Filosofia, Medicina e Giurisprudenza verranno duramente contestate dai committenti, che avevano immaginato una sobria rappresentazione del progresso della cultura, ma che si ritrovano un turbinio di corpi sensuali. La protesta del corpo docente arriva fino al parlamento: a questo punto, Klimt decide di rompere il contratto e restituisce l'anticipo già versato. Nel 1903 Klimt si reca due volte a Ravenna, dove conosce lo sfarzo dei mosaici bizantini: l'oro musivo, eco dei lavori del padre e del fratello in oreficeria, gli suggerisce un nuovo modo di trasfigurare la realtà e modulare le parti piatte e plastiche con passaggi tonali, dall'opaco al brillante. In seguito alla crisi della Secessione viennese, Klimt si avvicina ai neonati Wiener Werkstätte (Laboratori Viennesi) e la mostra del 1908 conterrà una sezione dedicata esclusivamente a sedici sue opere. La collaborazione continua anche nel 1905 con la decorazione di Palazzo Stoclet, dimora dell'industriale Apolphe Stoclet progettata da Josef Hoffmann a Bruxelles, con il fregio musivo della sala da pranzo . I 9 disegni ideati da parte di Klimt oggi si trovano nella collezione permanente del Museum für angewandte Kunst a Vienna. Nel 1910 Klimt partecipa alla Biennale di Venezia e l'anno successivo riceve il primo premio dell'Esposizione Internazionale di Arte di Roma per Morte e vita: le sue opere verranno esposte anche a Firenze, Bruxelles, Londra e Madrid. Al ritorno da un viaggio a Roma, l'11 gennaio 1918, viene colpito da un ictus che lo condurrà alla morte il 6 febbraio. L'allievo ed amico Egon Schiele lo ritrarrà sul letto di morte. Giuditta I è un dipinto ad olio su tela (84x42 cm) realizzato nel 1901 e conservato nell'Österreichische Galerie Belvedere a Vienna. Quest'opera rappresenta una delle prime esperienze del pittore austriaco dove mostra tutta la sua spontaneità e la mancanza di artifici retorici: è considerata come la prima opera del periodo aureo, contraddistinto da un linguaggio di forte astrazione simbolica e dall'uso massiccio dell'oro. Racchiusa in una cornice di legno scabro (realizzata da suo cugino Georg, scultore, falegname e scaricatore di porto), Klimt dipinge per la prima volta la bella eroina biblica: una seconda versione, dello stesso anno, si trova a Ostrava, mentre una Giuditta II, nota anche come Salomè seguirà nel 1909. Il soggetto è stato sempre utilizzato quale metafora del potere di seduzione delle donne, che riesce a vincere anche la forza virile più bruta. In clima simbolista la figura di Giuditta si presta ovviamente alla esaltazione della femme fatale crudele e seduttrice, che porta alla rovina e alla morte il proprio amante. Il pittore raffigura la protagonista come una donna moderna, con il volto di Adele Bloch-Bauer, esponente dell'alta società viennese. Le tre età della donna è un dipinto ad olio su tela di cm 180 x 180 realizzato nel 1905 . L'opera è conservata alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. Si tratta di un'opera della maturità di Klimt: le figure sono asciutte, sintetiche ed il decorativismo geometrico si materializza in forme che ricordano oro, sete raffinate e pietre preziose. Il tema è una rivisitazione, in chiave simbolica, delle tre fasi della vita femminile: l'infanzia, la maternità e l'inevitabile declino della vecchiaia. "Danae" è un dipinto ad olio su tela di cm 77 x 83 realizzato tra il 1907 e il 1908 dal pittore austriaco Gustav Klimt. Klimt affronta un soggetto tratto dalla mitologia greca antica: Danae fu fecondata nel sonno da Zeus, trasformatosi in pioggia d'oro. L'artista rinuncia alla consueta struttura verticale a favore di uno sviluppo ellittico. Infatti la donna è rappresentata rannicchiata in primo piano, ripiegata su sé stessa, avvolta in una forma circolare, che rimanda alla maternità e alla fertilità universale. Serenità e pace si leggono sul volto e nella posizione fetale della fanciulla. Danae diviene una fanciulla persa nel sonno e nella dimensione onirica, totalmente dimentica di sé e in balìa dei propri istinti sessuali. In nessun altro dipinto di Klimt la donna è così interamente identificata con la propria sessualità. Il corpo completamente abbandonato di Danae è circondato e ricoperto dai capelli, da un velo orientaleggiante e sulla sinistra da una pioggia d'oro. Nello scroscio della pioggia d'oro, che riecheggia di preziosismi bizantini, Klimt aggiunge un simbolo, un rettangolo verticale nero, che rappresenta il principio maschile. L'opera fa parte di una collezione privata. Questo quadro fu ultimato da Klimt a distanza di otto anni dalla prima versione del 1901 e da quest'ultima possiamo riscontrare profonde differenze di carattere stilistico e una mutata rilevanza simbolica. La figura femminile rappresentata nella sua interezza e non più sino alla vita conferisce una forte verticalità all'insieme pittorico, tanto che il limite inferiore del quadro tagliando di netto la gonna della donna ci lascia immaginare quasi che la sua figura possa continuare ancora verso il basso. Lo slancio verticale quasi sproporzionato delle figure femminili è una caratteristica peculiare dei quadri del pittore austriaco, che con tale mezzo espressivo conferiva ai suoi soggetti una monumentalità e un'eleganza assolutamente predominanti all'interno delle sue opere. Le parti del corpo di carattere figurativo si concentrano soprattutto su viso, busto, mani (elemento fondamentale) e seppure in ombra sulla testa di Oloferne in basso a destra. Gli altri elementi pittorici all'interno dell'opera ricompongono nell'occhio dell'osservatore le parti rimanenti della figura, ovvero i capelli della donna e il suo vestito, che solo dopo un'attenta valutazione si può ben vedere come siano isolati e sciolti da un'idea di plasticità e di adattamento alle forme voluminose del corpo. Partendo dal concetto liberty della linea sinuosa curva Klimt è riuscito a creare una sua speciale estetica che rende i suoi quadri inimitabili nel loro genere. Le tipiche linee spiraleggianti si mischiano a cerchi colorati concentrici che, forse maggiormente in altre sue opere, ricordano la forma dell'occhio umano, fino ad arrivare a motivi geometrici come triangoli o piccoli rettangoli colorati ravvicinati. Giuditta fu l'eroina ebrea che liberò il suo popolo da Oloferne tagliandogli la gola dopo essere riuscita tramite la sua intelligenza e bellezza a sedurlo. Lo sguardo è quello di una donna bellissima, seducente, passionale ma al tempo stesso fiera e coraggiosa, ha un'espressione sfuggente che pensando al gesto che ha appena compiuto potremmo quasi definire cinica e crudele. Le sue mani sembrano gli artigli di un'aquila che ha appena afferrato la sua preda tenendola saldamente tra i suoi artigli, e la sua preda in questo caso è proprio la testa di Oloferne che tiene per i capelli, come simbolo di vittoria e di riscatto per lei e per il suo popolo. Gustav Klimt e l'amore Klimt dipinge, nel 1895, il quadro “Amore 1” Il quadro “amore”rappresenta, il passaggio di Klimt da un’arte naturalistica e classica ad una di ispirazione più simbolica. Il soggetto allegorico dell’«amore» viene raffigurato ricorrendo al bacio intenso ed appassionato di due amanti, circondati da un buio che li estranea da qualsiasi contesto circostante, ma dal quale, quasi fatti di fumo, emergono spettrali figure a simboleggiare le età della vita, e quindi il trascorrere del tempo di contro alla sensazione di eternità che l’amore ispira. Un uomo e una donna sono calati in un’atmosfera misteriosa e carica di presagio; le tonalità grigie e marroni avvolgono l’ambiente in un’aria brumosa dove si scorgono figure enigmatiche che aleggiano sopra gli amanti. Le figure: introducono una vena cupa ed inquietante che allude alla fragilità dell’amore e al suo carattere illusorio; e, nell’accostamento di età diverse, ricordano la fugacità del tempo. Anche le rose della cornice ripropongono il tema della caducità della vita, della bellezza e della giovinezza; sono un monito alla coppia che resta saldamente unita in primo piano. olio su tela (Vienna, Historisches Museum der Stadt Wien) L’Amore in primo piano è forte, passionale e travolgente. Le figure enigmatiche sullo sfondo un monito, malgrado il quale la coppia resta unita. L’amore non teme il tempo, non teme di invecchiare, non teme di perdere il suo colore. Resta saldo, forte, giovane; non viene turbato, offuscato, adombrato o minacciato. Eppure i grigi e i marroni creano foschia. Le figure sullo sfondo spaventano. Le paure dominano gli amanti. Ma se i colori grigi, le foschie, le losche ed inquietanti figure dell’opera e le nostre paure fossero soltanto un modo per contenere la forza travolgente dell’Amore Per quanto riguarda un confronto con “Il Bacio” le principali differenze sono da trovare nel soggetto del quadro: in “Amore 1” l’attenzione è focalizzata più che sulla coppia su ciò che esprime ovvero il sentimento dell’amore; mentre nel “Il Bacio” l’attenzione è rivolta ai due amanti visti come coppia. Inoltre nel primo è visibile come il rapporto tra i due amanti è molto intenso e coinvolgente mentre nel secondo è da notare come i due amanti si scambino un gesto di amor leggero e avvolgente Prima di dipingere “il Bacio” Klimt, nel 1905, realizza “Amore 2”. In questo quadro l'abbraccio è il simbolo della felicità amorosa: le due figure sono sprofondate l'una nell'altra davanti a una parete decorata da ampie volute che rappresentano gli eleganti rami dell'albero della vita. Gli amanti poggiano su un prato fiorito; l'aureola dorata contiene per intero l'abbraccio. la donna rappresentata è capace di abbandonarsi con fiducia all'amore e inoltre si lascia andare con trasporto all'abbraccio. La coppia è immersa in uno scenario incantato, senza tempo né spazio; le figure sono trasformate in decorazioni: solo le mani e i volti sono naturalistici, mentre il resto del corpo è sostituito da una superficie a disegni geometrici. L'uomo ha forme dure, squadrate, angolose e i colori sono in prevalenza neri, grigi o bruni; nella donna, invece i colori nella donna sono variopinti, le linee curve e sinuose. Le forme sono bidimensionali, senza alcun spessore ed è chiaramente visibile l’influenza dei viaggi ravennati. DESCRIZIONE "Il bacio" è considerata come l'opera più matura e ricca del "periodo d'oro" di Klimt. L'uomo, che si erge nella prima metà verticale dell'opera, si piega per baciare desideroso la donna che sta inginocchiata su un prato (pieno di riferimenti a colori e forme del pavone). Solo i visi e le braccia dei personaggi si presentano in termini "realistici", il resto del quadro è una variopinta e abbagliante cornice dalle tinte piatte e dai volumi geometrici accostati che esaltano l'erotismo dominante la scena.La coppia è contornata da un ovale. Le forme geometriche sono abbastanza allusive, sul vestito dell'uomo vi sono raffigurati dei rettangoli posizionati in verticale, sul vestito della donna sono raffigurati dei cerchi concentrici, tutte e due le forme geometriche ricordano il sesso dei soggetti che indossano quelle tuniche. Nella parte d'oro che ricopre l'uomo vi sono figure rettangolari e in bianco e nero, mentre la donna sembra essere punteggiata con mazzi di fiori ed è caratterizzata da forme rotondeggianti e prive di ogni possibile spigolo. Qui l’autore contrappone il realismo dei dettagli dei corpi (volti ,mani e piedi della donna) con la bidimensionalità dell’abbigliamento reso con elementi geometrici e spigolosi per l’uomo,circolari e variopinti per la donna. Materiali e tecnica : Olio su tela di cm 180 x 180 Realizzato nel 1907-1908 Attualmente esposto alla Galleria del Belvedere di Vienna. La tecnica pittorica risente dell’influenza dei mosaici bizantini di Ravenna poiché erano molto cari a Klimt. Nel 1903 l’artista viennese si recò nella città italiana per ben due volte restando incantato dall’oro dei mosaici bizantini, che userà per trasfigurare la realtà e per modulare le parti piatte e plastiche con passaggi da opaco a brillante. In alcuni casi utilizzò realmente materiali diversi come nel caso del bacio unì la pittura ad olio con la “foglia d’oro” creando motivi geometrici differenti per l’uomo e la donna In accordo con i canoni dello stile Liberty presenta eleganti decorazioni d’oro applicate a foglia sulla tela in grande abbondanza,con effetto a mosaico che sottolinea l’influenza dell’arte bizantina. Stile : Lo stile è quello del cosiddetto periodo “aureo” della produzione di Klimt,così definito per l’intenso uso del colore oro. L’ eleganza formale e il delicato erotismo del quadro sono gli aspetti che maggiormente sintetizzano il gusto dell’epoca ( la belle epoque) e il movimento della secessione Viennese (l’Art Nouveu). Linguaggio : Il linguaggio pittorico di Klimt si esprime attraverso l’uso della linea di contorno che definisce le parti del corpo scoperte. Tutto il resto è definito da campiture piatte e dorate. La faccia e le braccia dei personaggi sono realistiche, il resto del quadro è formato da tinte piatte e volumi geometrici accostati. Il colore dell’insieme è caldo e luminoso per via dell’oro usato in foglia e delle colorazioni rosse molto frequenti. Il prato verde(colore complementare del rosso) dona risalto agli elementi rossi del quadro. La luce non è direzionata ma emanata dalla stessa coppia. Lo spazio è privo di profondità,ideale. Nel bacio è ripreso il tema dell’abbraccio tra due amanti affrontato più volte dall’artista (Fregio di Beethoven e Fregio di palazzo Stociet). Avvolta in un’aureola dorata e luminosa come un’apparizione divina, la coppia domina il centro del quadrato,inginocchiata su un prato fiorito che richiama l’iconografia dell’hortus conclusus, il giardino sacro in cui nella pittura medioevale veniva rappresentata la Madonna con il bambino. Munch 1897 Hayez 1859 Il precedente più illustre e più simile come iconografia è “il bacio” di Francesco Hayez,un dipinto del periodo romanticista che esalta l’amore individuale e quello per la patria. Più cupo è invece quello di Edward Munch con i due amanti fusi su uno sfondo scuro Nell’arte di Klimt la donna occupa un posto decisamente primario. Rinnovando il mito della «femme fatale» per Klimt la donna è l’idea stessa di eros. Di quell’eros che è a un tempo amore e morte,salvezza e perdizione. È un idea che serpeggia in tutta la mentalità del tempo, ma con connotazioni decisamente antifemministe. In Klimt la posizione tende invece a ribaltarsi, assumendo la donna ruolo di decisa superiorità rispetto all’uomo. È lei la depositaria di quel gioco amoroso che rinnova continuamente la vita e la bellezza. Ma il tutto si manifesta non tanto nelle azioni ma nelle sensazioni interiori. Ecco così che la donna del Bacio riesce a sublimare un’azione al limite del banale in qualcosa che ha afflato cosmico. Qualcosa che trascende verso la pienezza interiore più intensa. La grande armonia formale del quadro, insieme al contenuto di elegante erotismo, fanno di questo quadro il prodotto di un tempo che stava rapidamente scomparendo. La comparsa in quegli anni dell’espressionismo rese manifesta l’inattualità di questo mondo klimtiano fatto di eleganza e sensualità, che presto scomparve per tempi più drammatici e violenti segnati dagli eventi bellici della prima guerra mondiale. Con questo dipinto Klimt volle rappresentare il trionfo dell’eros e del suo potere di trascendere e armonizzare i conflitti e le antitesi tra uomo e donna. Questo è reso attraverso la gestualità differente dei due amanti: alla presa vigorosa dell’uomo, di cui appare solo il profilo fortemente scorciato, si contrappone la dolcezza con cui la donna si abbandona, chiudendo gli occhi in un’espressione estatica. Il volto della donna è stretto a quello del maschio, il quale ha il braccio della donna sul collo; nella parte d'oro che ricopre l'uomo vi sono figure rettangolari in bianco e nero, mentre la donna sembra essere punteggiata con mazzi di fiori: il contrasto tra logica e istinto. Importante è l'uso intenso dello sfondo che porta lo spettatore ad affrontare la questione della simbologia del colore: l'oro, pigmento di un'altra realtà, scivola nel dipinto con contrasti raffinati, opaco e brillante a tratti; il tema della fusione amorosa, del potere risanatore dell'eros e dell'arte, sono risolti con un accesso lirico-decorativo, Klimt consegna la composizione ad un erotismo che pochi o nessuno riuscirà mai a replicare. La forma a "campana" nella fusione dei due corpi comunica poi, in un equilibrio di pose, un'utopia d'amore, congiungendo così la qualità protettiva del grembo con il sogno verticale dell'ascesa. In questa profonda unione l'unica vera protagonista è tuttavia la donna: per l'autore, infatti, l'estasi erotica non può che essere "elaborata" al femminile ed è solo in quella capacità di recepire e abbandonarsi che essa apre le porte ad una sua "superiorità" La grandezza di Klimt sta nell'essere riuscito tramite un linguaggio contemporaneo e moderno rispetto al periodo in cui è vissuto ad isolare nello spazio e nel tempo le figure rappresentate, destinandole immancabilmente a diventare eterne.