Progetto curriculare
IV SB
“PARLAR D’AMORE”
a.s. 2011/2012
Disciplina:
“Disegno e Storia dell’ Arte”
Prof.ssa Marika De Meo
“Il Bacio“
di Gustav Klimt
Il Contesto storico:
 Evoluzione della città e della
società

Situazione in Europa




Progressi scientifici e
tecnologici
Belle Époque
Analisi sociologica
Le invenzioni
Il periodo artistico: L’ Art Nouveau
Il pensiero filosofico
I Contemporanei :
 Architetti
 Pittori
Gustav Klimt : La vita
Gustav Klimt e “la donna”
Gustav Klimt e l’amore
Alla fine della guerra franco-prussiana e la grande
depressione del 1873-1895 e prima della tragedia della prima
guerra mondiale, si colloca la Belle Époque come un periodo
di pace e relativa prosperità. Le continue importanti scoperte
e innovazioni tecnologiche lasciavano sperare che in poco
tempo si sarebbe trovata una soluzione a tutti i problemi e
malattie. Debellata la maggior parte delle epidemie e ridotta
notevolmente la mortalità infantile, gli abitanti del pianeta
toccavano ormai il miliardo e mezzo. Alla crescita
demografica fece riscontro un impressionante aumento della
produzione industriale e del commercio mondiale, che tra il
1896 e il 1913 raddoppiarono. La sterlina era il solidissimo
riferimento economico.
Nel 1913 l'estensione della rete ferroviaria mondiale aveva raggiunto il milione di chilometri e le
automobili cominciavano ad affollare le strade delle città americane ed europee. Il trasporto marittimo
fu caratterizzato dalla corsa alla costruzione di sempre più grossi e sfarzosi transatlantici. Durante
questo periodo nacquero il cabaret, il can-can, il cinema, nuove invenzioni resero la vita più facile a
tutti i ceti e livelli sociali, la scena culturale prosperava, e l'arte prendeva nuove forme con
l'impressionismo e l'art nouveau. La borghesia celebrava i risultati raggiunti in pochi decenni di
egemonia con Esposizioni Universali, in cui si esibivano le ultime strabilianti meraviglie della tecnica;
con conferenze di esploratori, missionari, ufficiali, che raccontavano le grandezze e le miserie di
mondi lontani, il cui contrasto con l'Occidente inorgogliva gli ascoltatori e li confermava nella loro
certezza di appartenere a un mondo superiore, che nulla mai avrebbe potuto incrinare. I politici
confermavano. Le guerre, se c'erano, erano lontane: in Cina, in Africa, sulle pendici dell'Himalaya.
Tra le potenze europee ogni accordo sembrava
possibile, pur di conservare un benessere
tanto evidente. L'aristocrazia russa era in
questo periodo storico sempre in prima linea;
da un lato per il livello e la quantità degli
acquisti, allo stesso modo in cui lo saranno tre
quarti di secolo dopo gli emiri, d'altro canto
per la qualità degli artisti che da lì
provenivano, soprattutto musicisti e ballerini o
coreografi. È ironico che la fortuna russa nella
Belle Époque si basasse sui mutui e prestiti
concessi a gran parte della popolazione
francese.
Affrontare la vita con questo spirito significava
caratterizzarlo in modo spensierato e positivo. Gli
abitanti delle città avevano scoperto il piacere di
uscire, anche e soprattutto dopo cena, di recarsi a
chiacchierare nei caffè e assistere a spettacoli teatrali.
Le vie e le strade cittadine erano piene di colori:
manifesti pubblicitari, vetrine con merci di ogni tipo,
eleganti magazzini. Questa mentalità e questo modo di
affrontare la vita aveva condizionato anche i settori
produttivi. In tutta Europa si erano sviluppate una
serie di correnti artistiche giunte a teorizzare che ogni
produzione umana poteva divenire un'espressione
artistica. Ogni oggetto e ogni luogo diveniva
un'elegante decorazione, un motivo floreale, una linea
curva e arabesca.
In campo medico ed in campo tecnologico l'umanità
aveva fatto passi da gigante, si videro le prime
automobili, aerei, treni, che poi nella prima guerra
mondiale divennero armi belliche, l'automobile fu
blindata creando il carro armato, l'aereo fu reso da
combattimento, i treni servivano per il trasporto di
materiale bellico e di truppe, anche le navi servirono
per scopi militari. Quando iniziò il nuovo secolo,
Parigi volle celebrarlo con un'incredibile mostra nella
quale venivano esposte tutte le innovazioni più
recenti: l'esposizione universale. Per assistere a
questa gigantesca fiera, nel 1900 persone da tutto il
mondo sbarcavano in Francia per prendervi parte. La
gente ne visitava ogni parte e ne ammirava tutti gli
aspetti: scale mobili dette "Tapis roulant", tram
elettrici, si assaggiavano le cento varietà di tè
importato dall'India.
L'Europa era in pace da trent'anni (1870 circa), cioè da
quando la Germania aveva inaugurato
un'industrializzazione e sviluppo che venivano garantite
da una nuova politica di equilibrio. Nessuno pensava più,
quindi, che la guerra potesse devastare ancora il mondo;
perciò nel 1896 ebbero luogo il primo congresso sui
giochi olimpici che stabilì che le Olimpiadi si sarebbero
svolte ogni 4 anni. Il periodo che va dal 1890 al 1914 fu
caratterizzato da un periodo di euforia e frivolezza,
denominato "Belle Époque".
L'espressione "belle époque" (L'epoca bella, I
bei tempi) nacque in Francia prima dello
scoppio della Grande Guerra. Essa nasce in
parte da una realtà storica e in parte da un
sentimento di nostalgia. Dalla fine
dell'Ottocento in poi le invenzioni e progressi
della tecnica e della scienza furono senza
paragoni con le epoche passate. I benefici che
queste scoperte apportano agli standard di
vita furono notevoli. L'illuminazione elettrica,
la radio, l'automobile, il cinema, la
pastorizzazione, il vaccino per la tubercolosi e
altre comodità, tutte contribuirono ad un
miglioramento delle condizioni di vita e al
diffondersi di un senso di ottimismo. Questa
definizione è usata per indicare il periodo tra
la fine dell’Ottocento e lo scoppio della prima
guerra mondiale.
Ma la Belle Époque (“epoca bella” o “bei tempi”) fu tutt’altro che felice, se si considera che in
questo periodo si diffusero il nazionalismo e il razzismo e si preparò il primo conflitto mondiale.
Eppure questa espressione ebbe fortuna perché esprimeva la contrapposizione fra l’epoca
precedente e l’epoca successiva alla guerra, cioè tra il periodo della libertà e il periodo della
perdita della libertà. La Belle Époque indicava la vita brillante nelle grandi capitali europee, le
numerose esperienze artistiche, ma soprattutto esprimeva l’idea che il nuovo secolo, cioè il
Novecento, sarebbe stata un’epoca di pace e di benessere.
Resta inteso che la Belle Époque era tale solo per chi se la poteva permettere.
Il progresso aveva infatti un prezzo: il benessere di alcuni si basava sul
disagio di moltissimi altri; innanzitutto dei popoli colonizzati, secondariamente
del proletariato operaio e contadino. Quest'ultimo tuttavia, soprattutto quello
operaio, durante la Belle Époque cominciò a godere di qualche vantaggio, non
solo grazie alle proprie durissime lotte, ma grazie anche alla logica stessa
dell'economia del mercato. In base a questa logica infatti se si vuole
guadagnare di più bisogna produrre e vendere di più. Ma per aumentare le
vendite era necessario che masse sempre più estese avessero sempre più
denaro per comprare. Gli imprenditori, quindi, man mano che la produzione
scendeva, accettarono di concedere aumenti dei salari, facendo salire il
reddito pro capite nei paesi sviluppati. Dopo aver creato nuovi mercati nelle
colonie, costringendole ad acquistare dall'Occidente i prodotti lavorati, quindi,
misero anche in moto una crescita esponenziale dei loro mercati interni,
ponendo le basi per una vera e propria società di consumatori.
Per realizzare compiutamente questo allargamento del mercato si
provvide anche rapidamente alla crescita della distribuzione; beni di
consumo come abiti, calzature, mobili, utensili domestici, che prima
erano prodotti artigianalmente e venduti da piccoli commercianti al
dettaglio cominciarono a essere offerti da una rete commerciale
sempre più ampia. Si moltiplicarono i grandi magazzini, furono
incrementate la vendita a domicilio e per corrispondenza, furono
trovate nuove forme per il pagamento rateale, che indebitava le
famiglie, ma nel contempo rendeva accessibili ai meno abbienti una
quantità prima impensabile di prodotti costosi. In appoggio a questa
massiccia strategia di vendita nasceva la pubblicità, che cominciava
ormai a riempire i muri delle città e le pagine dei giornali. Molti
lavoratori persero il lavoro proprio a causa delle lotte e degli
scioperi per ottenere piccoli vantaggi, mentre altri venivano ancora
sfruttati, insieme a donne e bambini.
Invenzioni
Anno scoperta
Inventore
Telefono
1864
Innocenzo Manzetti
Tavola periodica
1864
Mendeleev
Dinamite
1867
Alfred Nobel
L'origine dell'Uomo e la
selezione sessuale
1871
Charles Darwin
Motore a 4 tempi
1876
Nikolaus August Otto
1877-88
Thomas Edison
1879
Werner Von Siemens
Cinematografo
1884
Lumière , Auguste Marie Louis Nicolas
e Louis Jean
Pellicola cinematografica
1885
George Eastman
Pneumatico
1887
John Boyd Dunlop
Alternatore polifase
1895
Nikola Tesla
Telegrafo senza fili , radio
1896-1901
Guglielmo Marconi
1898
David Misell
Aeroplano
1903
Wright, Wilbur e Orville
Catena di montaggio
1908
Henry Ford
Fonografo, cinetofono,
lampadina, contatore
elettrico,valvola
termoionica,centrale elettrica
Motore a combustione interna
a quattro tempi
Torcia elettrica
Henry Ford
l’automobile
Guglielmo Marconi il
telegrafo
La
lampadina
Thomas Edison la
lampadina
La catena di montaggio
L’ART NOVEAU
Gustav Klimt è il pittore più rappresentativo
dell’Art Noveau. L’ Arte Nuova, in italiano, è stata
una filosofia e uno stile artistico che interessò le
arti figurative, l'architettura e le arti applicate. Ebbe
origine e diffusione in Europa tra il 1890 e il primo
decennio del Novecento. Il movimento, conosciuto
internazionalmente soprattutto con la
denominazione francofona, assume localmente
nomi diversi ma dal significato di fondo affine, tra i
quali: Style Guimard, Style 1900 o Scuola di Nancy
(Francia), Arte Modernista o Modernismo in
Spagna, Modern Style in Gran Bretagna,
Jugendstil ("Stile giovane") in Germania, Nieuwe
Kunst nei Paesi Bassi, Styl Młodej Polski (Stile di
Giovane Polonia) in Polonia, Style sapin in
Svizzera, Sezessionstil in Austria, Secesija in
Serbia e Croazia, Modern in Russia. In Italia si
diffonderà inizialmente con la denominazione Stile
Floreale ma, successivamente, sarà noto come
Liberty, dal nome dei magazzini inglesi di Arthur
Lasenby Liberty, che vendevano stampe e oggetti
erotici che si ispiravano a forme fitofalli, che
diverranno tipiche di questa nuova corrente
artistica.
Dopo la possente sistemazione onnicomprensiva di Hegel, la
filosofia ha visto la reazione a questo panlogismo nel duplice
volto di uno spiccato materialismo (Feuerbach, Marx) e di un
richiamo all'irriducibiltà del singolo uomo e all'importanza
assoluta della sua vita come essere umano e non come
semplice fase di un processo dialettico (Schopenhauer,
Kierkegaard, Emerson). Mentre poi il Positivismo (Comte, Mill,
Ardigò), in piena età della Seconda rivoluzione industriale,
esaltava la ricerca scientifica e il progresso tecnico e
tecnologico, la voce isolata di F. Nietzsche preconizzava il
declino dell'Occidente e la nascita di una umanità nuova,
dando avvio ad un indirizzo nichilistico che nel Novecento
verrà riproposto.
Dopo il declino dell'idealismo in Germania si svilupparono due
movimenti simili, ma opposti: il neokantismo che voleva
tornare a Kant e una corrente più empirista e scientifica che
negando l'idealismo si appellava alla ricerca sperimentale
come nuovo modello d'indagine. Questo secondo movimento
fu anche influenzato da una rinascita aristotelica al seguito del
lavoro di Friedrich Adolf Trendelenburg, il quale influenzò
Franz Brentano (La Psicologia dal punto di vista Empirico),
Ernst Laas (Idealismo e Positivismo) e Friedrich Paulsen
(varie opere su Kant). Aristotele non veniva più fatto
solamente oggetto di studi storici e filologici, ma discusso
anche in maniera sistematica. Trendelenburg, grande critico di
Hegel, aveva non solo edito opere di Aristotele, ma aveva
anche sviluppato una propria posizione, basata su Aristotele.
Il Novecento vede un notevole fiorire di idee e proposte filosofiche, che vanno dal "ritorno a Kant"
della Scuola di Marburgo e della Scuola del Baden all'analisi della società moderna della Scuola di
Francoforte allo Spiritualismo di Bergson, dal Neotomismo (o Neoscolastica) di Maritain, alla
poderosa riflessione dell'Esistenzialismo che riprenderà tematiche che si ritrovavano già in
Kierkegaard di Martin Heidegger, Karl Jaspers, Sartre, Camus all'ermeneutica di Hans Georg
Gadamer. In Italia lo storicismo di Benedetto Croce e l'idealismo di Giovanni Gentile. Nei paesi di
lingua tedesca l'Epistemologia del Wiener Kreis e di Karl Popper. Sempre su tematiche che prendono
in considerazione i legami fra scienza e filosofia anche Bachelard, Kuhn e Feyerabend. La filosofia
mistica di Pavel Aleksandrovič Florenskij, che nell'ambito religioso della Russia subirà le
ripercussioni del pensiero di Nietzsche in modo decisamente originale. Inoltre si deve segnalare la
riflessione sulla teologia svolta da autori quali Barth, Bonhöffer, Tillich.
Victor Horta
Aubrey Beardsley
Margaret Macdonald
Frances Macdonald
Henry Van de Velde
(Gand, 6 marzo 1861 – Bruxelles, 9 settembre 1947) è stato un architetto
belga.
Precursore dell'Art Nouveau, Horta ha rivoluzionato il modo di concepire
gli edifici di abitazione, allargando il compito dell'architetto dalla
progettazione degli spazi, interni ed esterni, a una concezione che
comprendeva anche lo studio e la realizzazione delle luci, degli arredi,
della decorazione delle pareti, perfino dell'oggettistica.
Secondo la definizione di uno dei suoi ammiratori, l'architetto francese
Hector Guimard, Horta è stato un «architetto artista» che concepiva la casa
come opera d'arte "totale", come una "conchiglia" costruita attorno al suo
Maison du Peuple
proprietario.
Studiò a Parigi; tornato in Belgio, completò gli studi presso l'accademia di Belle Arti
di Bruxelles e presso lo studio dell'architetto Alphonse Balat.
Horta progettò numerosi edifici destinati a destare scalpore, quali: la Casa Tassel,
Bruxelles 1893; la Casa Solvay, Bruxelles 1895-1900; la Casa Horta, Bruxelles 1898.
Viene giustamente considerato l'architetto che per primo definì i canoni
architettonici dell'Art Nouveau, attraverso il progetto della casa Tassel. È soprattutto
nell'interno della casa Tassel, considerata come il primo edificio promotore del
nuovo stile, che Horta manifesta e dà rilievo alla nuova tendenza artistica; infatti, la
scalinata, che si sviluppa nell'ingresso della casa, non è modellata secondo forme
classiche ma si compone di agili colonnine di ferro che, come steli di una rigogliosa
vegetazione, si protendono verso l'alto in forme sinuose e ritorte. Il tutto in una
incredibile armonia con gli affreschi delle pareti e della volta e con i mosaici del
pavimento.
Tuttavia l'opera considerata il suo capolavoro è la Maison du Peuple (1896-1899) a
Bruxelles: l’edificio costruito per il partito operaio belga, distrutto nel 1964 sempre
per decisione del partito, doveva svolgere, in conformità allo spirito socialista
riformatore di fine secolo, tre principali funzioni: politico-sindacale, commerciale,
ricreativa.
In età più avanzata, Horta tornò su posizioni più tradizionali, realizzando opere come
casa Tassel
il Palais des Beaux-Arts a Bruxelles
casa di famiglia van de Velde
Dopo aver frequentato dal 1881 al 1884 all'accademia di Anversa e dopo un'esperienza simbolista a
Parigi (1884-85), iniziò la sua attività a Bruxelles, dove si unì nel 1889 al gruppo d'avanguardia Les
XX operando nell'ambito del neoimpressionismo francese ed influenzato anche dalle forme
pittoriche di Monet, Renoir e Van Gogh.
Nelle sue opere netta era la rottura con gli stili architettonici del passato. Dal 1893 cominciò a
dedicarsi alle arti applicate. Progettò la casa di famiglia, ciò gli permise di realizzare il suo desiderio
di diventare architetto e progettare mobili.
Con la Casa Blomenwerf nel 1895 a Uccle, nei pressi di Bruxelles, decise di sfidare la progettazione
come pittore invece che come architetto, ispirandosi alla Casa Rossa di William Morris e al suo
movimento. Al 1899 risale il progetto per la tabaccheria della Havana-Compagnie a Berlino. Dal 1901
si trasferì a Weimar, dove fu consigliere artistico presso la corte del granduca Guglielmo Ernesto.
Dal 1906 al 1914 diresse la neonata Kunstgewerbeschule di Weimar. Nel 1917 emigrò in Svizzera.
Nel 1925 istituì a Bruxelles l'Institut Supérieur d'Architecture et des Arts Décoratifs.
Insieme a Victor Horta viene considerato uno dei fondatori dell'Art Nouveau, nonché uno degli
esponenti principali del movimento.Trascorse gli ultimi anni di vita a Zurigo.
Brighton, 21 agosto 1872 – Mentone, 16 marzo 1898.
Illustratore, scrittore e pittore inglese, piuttosto influente
negli ambienti teatrali all'epoca di Oscar Wilde.
Beardsley ha speso la sua vita di artista folgorato dalle
contraddizioni del suo tempo. Nasce nell’Inghilterra di fine
Ottocento, sull’onda di un movimento che rifiuta i miti del
secolo, in una nazione industrialmente matura, al centro di
un sistema mondiale segnato da una sempre più stretta
compenetrazione della civiltà occidentale con le altre antiche
civiltà, in particolare con quella dell’Estremo Oriente. I
sentimenti di Beardsley chiaramente preludono alla
sensibilità del Novecento: il comico, il satirico, il giocoso, la
fantasia liberata, l’onirico, l’incubo, la paura, l’orrido, il
satanico, la morte, la gioia di vivere, l’amicizia, l’amore, il
grottesco, la sessualità, la donna, il feto, la natura.
Tutto ciò rappresentato in un contrasto fra nero e bianco, in
una dialettica di linee marcate, in un leggero puntinismo, in
figure ancora più presenti perché senza rilievo, in
stilizzazioni e simbolismi, con riferimenti a motivi orientali,
con esaltazione della linea astratta o con dovizia di
particolari concreti. Tutta l’opera di Beardsley è
caratterizzata dall’estremo impegno professionale, dallo
studio del design, dallo sperimentalismo continuo.
Le sue opere furono spesso
discusse, per le peculiarità
stilistiche innovative e
soprattutto per la sua tendenza
alla perversione ed al grottesco,
soprattutto nei soggetti erotici
del periodo maturo. Beardsley fu
sempre affascinato dalla storia e
dalla mitologia, mutuando da
esse la maggior parte dei suoi
soggetti: ricorrenti sono le figure
di Lisistrata e Salomè, ad
esempio. La maggior parte delle
sue illustrazioni furono
realizzate ad inchiostro, con
netti contrasti tra campiture nere
e bianche, tra raffinati dettagli e
linee pure. * Come caricaturista,
oltre alla sua opera per giornali e
riviste, realizzò alcune scene
sulla vita irriverente di Oscar
Wilde.
The Peacock Skirt, 1892.
Kidsgrove, 24 agosto 1873 – Glasgow, 12 dicembre 1921. Pittrice britannica.
Fu un'artista scozzese e sorella della più nota Margaret MacDonald. Alcune
caratteristiche del suo decorativismo avrebbero influenzato Gustav Klimt.
Le sorelle Macdonald lasciarono la scuola per fondare uno studio
indipendente. Durante la loro attività, collaborarono a progetti grafici e di
decorazione, si misurarono con il design tessile e con l'illustrazione, oltre
che con l'oreficeria, e svilupparono uno stile autonomo piuttosto peculiare,
basato sul misticismo, sul simbolismo non ancora inteso come corrente
artistica e sul filone decorativo celticheggiante che stava prendendo piede.
Frances produsse anche una vasta gamma di opere d'altro genere, tra cui
incisioni, pannelli in gesso ed acquerelli. Fu profondamente influenzata
dall'arte di Aubrey Beardsley, che riprese nel profilo longilineo delle forme
enell'utilizzo di elementi decorativi floreali. Le sue opere vennero esposte
a Londra, Liverpool e Venezia.
Nel 1899 Frances si trasferì a Liverpool con il marito, che intraprese l'attività di insegnante alla
locale School of Architecture and Applied Art. Insieme dipinsero numerosi acquerelli e si occuparono
di decorazione d'interni. Parteciparono ad esposizioni a Liverpool, Londra, Vienna e Dresda.
A seguito del fallimento conseguita dalla famiglia del marito, Frances dipinse una serie di acquerelli
profondamente influenzati dal simbolismo sul tema delle scelte di fronte alle quali si trovano le
donne, tra cui il matrimonio e la maternità.
La scarsa notorietà di Frances rispetto alla sorella è principalmente dovuta al fatto che il marito
distrusse gran parte delle sue opere dopo la sua morte.
5 novembre 1865-10 gennaio 1933.
E’ stata un`artista scozzese, il cui lavoro di
progettazione è diventata una delle
caratteristiche che definiscono il "Glasgow
Style" durante il 1890. Macdonald, insieme con
la sorella, è stata celebrata nel suo tempo da
molti dei suoi colleghi, compreso suo marito
che una volta scrisse in una lettera "Margaret
ha in sé genio, io ho solo il talento ". Purtroppo
le cattive condizioni di salute hanno
condizionato la carriera alquanto breve di
Margaret.
Le sue opere più note comprendono
il gesso pannello la Regina di Maggio , ”Oh voi,
voi tutti che passeggiata nel bosco di salici”,
che faceva parte della decorazione per la Sala
de Luxe . Queste opere sono in mostra
nel Museo Kelvingrove a Glasgow.
Gustav Klimt nasce nel 1862 a Baumgarten, quartiere di Vienna,
secondo di sette fratelli. Il padre Ernst, immigrato boemo, è
orafo, la madre, Anna Finster, appassionata di musica lirica. Le
condizioni economiche della famiglia, già compromesse,
diventano precarie dopo la crisi economica del 1873 causata dal
fallimento dell’Esposizione Universale di Vienna. Nel 1876 il
quattordicenne Gustav viene ammesso a frequentare la
Kunstgewerbeschule, (scuola d'arte e mestieri del Museo
Austriaco per l'arte e l'industria), dove studierà fino al1883,
confrontandosi con svariate tecniche artistiche, dal mosaico alla
ceramica, nel rispetto dei canoni accademici e della storia
dell’arte del passato. Tre anni dopo, con il fratello minore Ernst
e con il pittore Franz Matsch, grazie all'interessamento del
professor Laufberger, ottiene la commissione per la decorazione
del cortile del Kunsthistorisches Museum, su progetto dello
stesso Laufberger.
Nel 1880 dipinge le quattro allegorie del Palazzo
Sturany a Vienna e il soffitto della Kurhaus di
Karlsbad. Tra il 1886 e il 1888 si dedica, con il fratello e
l'amico, alla decorazione del Burgtheater di Vienna, in
una serie di pannelli raffiguranti teatri dell'antichità o
del mondo contemporaneo. I tre guadagnano ben
presto la stima e la notorietà tra i cittadini viennesi, e
le commissioni dei primi ritratti garantiranno loro un
discreto successo e una tranquillità economica. I
ritratti vengono eseguiti a partire da fotografie, e una
delle prime qualità che viene riconosciuta a Gustav è
proprio la precisione fotografica nella resa dei volti.
Nel 1888 Klimt riceve un riconoscimento ufficiale
dall'imperatore Francesco Giuseppe e le università di
Monaco e Vienna lo nominano membro onorario.
Nel 1892, a pochi mesi dalla morte del padre, anche il fratello
Ernst muore improvvisamente: Gustav deve farsi carico di
entrambe le famiglie, e questo lutto lascia un segno anche nella
sua produzione artistica. Nello stesso periodo avviene l'incontro
con Emilie Flöge che, pur essendo a conoscenza delle relazioni
che il pittore intrattiene con altre donne (negli anni '90 del XIX
secolo Klimt sarà il padre riconosciuto di almeno 14 figli), sarà la
sua compagna fino alla morte del pittore.
Nel 1894 l'università di Vienna aveva commissionato all'artista la
decorazione del soffitto dell'aula magna sul tema illuminista del
trionfo della Luce sulle Tenebre, da sviluppare su tre facoltà:
Filosofia, Medicina e Giurisprudenza.
I lavori vengono rimandati per anni e, quando i pannelli
verranno presentati, rispecchiano il mutamento
stilistico del giovane pittore, influenzato dalla
Secessione che egli stesso aveva fondato. Tutti e tre i
pannelli, della dimensione 430x300cm, vennero
distrutti da un incendio del Castello di Immerdorf nel
1945, e ne rimangono solo foto in bianco e nero e una
foto a colori del bozzetto di Medicina.
Filosofia, Medicina e Giurisprudenza verranno
duramente contestate dai committenti, che avevano
immaginato una sobria rappresentazione del
progresso della cultura, ma che si ritrovano un turbinio
di corpi sensuali. La protesta del corpo docente arriva
fino al parlamento: a questo punto, Klimt decide di
rompere il contratto e restituisce l'anticipo già versato.
Nel 1903 Klimt si reca due volte a Ravenna,
dove conosce lo sfarzo dei mosaici bizantini:
l'oro musivo, eco dei lavori del padre e del
fratello in oreficeria, gli suggerisce un nuovo
modo di trasfigurare la realtà e modulare le parti
piatte e plastiche con passaggi tonali,
dall'opaco al brillante.
In seguito alla crisi della Secessione viennese,
Klimt si avvicina ai neonati Wiener Werkstätte
(Laboratori Viennesi) e la mostra del 1908
conterrà una sezione dedicata esclusivamente a
sedici sue opere. La collaborazione continua
anche nel 1905 con la decorazione di Palazzo
Stoclet, dimora dell'industriale Apolphe Stoclet
progettata da Josef Hoffmann a Bruxelles, con il
fregio musivo della sala da pranzo .
I 9 disegni ideati da parte di Klimt oggi si
trovano nella collezione permanente del
Museum für angewandte Kunst a Vienna.
Nel 1910 Klimt partecipa alla Biennale di
Venezia e l'anno successivo riceve il primo
premio dell'Esposizione Internazionale di Arte
di Roma per Morte e vita: le sue opere verranno
esposte anche a Firenze, Bruxelles, Londra e
Madrid.
Al ritorno da un viaggio a Roma, l'11 gennaio
1918, viene colpito da un ictus che lo condurrà
alla morte il 6 febbraio. L'allievo ed amico Egon
Schiele lo ritrarrà sul letto di morte.
Giuditta I è un dipinto ad olio su tela (84x42 cm) realizzato nel
1901 e conservato nell'Österreichische Galerie
Belvedere a Vienna.
Quest'opera rappresenta una delle prime esperienze del pittore
austriaco dove mostra tutta la sua spontaneità e la mancanza di
artifici retorici: è considerata come la prima opera del periodo
aureo, contraddistinto da un linguaggio di forte astrazione
simbolica e dall'uso massiccio dell'oro.
Racchiusa in una cornice di legno scabro (realizzata da suo
cugino Georg, scultore, falegname e scaricatore di porto), Klimt
dipinge per la prima volta la bella eroina biblica: una seconda
versione, dello stesso anno, si trova a Ostrava, mentre
una Giuditta II, nota anche come Salomè seguirà nel 1909.
Il soggetto è stato sempre utilizzato quale metafora del potere di
seduzione delle donne, che riesce a vincere anche la forza virile
più bruta. In clima simbolista la figura di Giuditta si presta
ovviamente alla esaltazione della femme fatale crudele e
seduttrice, che porta alla rovina e alla morte il proprio amante.
Il pittore raffigura la protagonista come una donna moderna, con
il volto di Adele Bloch-Bauer, esponente dell'alta società
viennese.
Le tre età della donna è un dipinto ad olio
su tela di cm 180 x 180 realizzato
nel 1905 .
L'opera è conservata alla Galleria
Nazionale d'Arte Moderna di Roma.
Si tratta di un'opera della maturità di
Klimt: le figure sono asciutte, sintetiche
ed il decorativismo geometrico si
materializza in forme che ricordano oro,
sete raffinate e pietre preziose. Il tema è
una rivisitazione, in chiave simbolica,
delle tre fasi della vita femminile:
l'infanzia, la maternità e l'inevitabile
declino della vecchiaia.
"Danae" è un dipinto ad olio su tela di cm 77 x 83
realizzato tra il 1907 e il 1908 dal pittore
austriaco Gustav Klimt.
Klimt affronta un soggetto tratto
dalla mitologia greca antica: Danae fu fecondata
nel sonno da Zeus, trasformatosi in pioggia d'oro.
L'artista rinuncia alla consueta struttura verticale
a favore di uno sviluppo ellittico. Infatti la donna è
rappresentata rannicchiata in primo piano,
ripiegata su sé stessa, avvolta in una forma
circolare, che rimanda alla maternità e alla fertilità
universale. Serenità e pace si leggono sul volto e
nella posizione fetale della fanciulla. Danae
diviene una fanciulla persa nel sonno e nella
dimensione onirica, totalmente dimentica di sé e
in balìa dei propri istinti sessuali. In nessun altro
dipinto di Klimt la donna è così interamente
identificata con la propria sessualità. Il corpo
completamente abbandonato di Danae è
circondato e ricoperto dai capelli, da un velo
orientaleggiante e sulla sinistra da una pioggia
d'oro. Nello scroscio della pioggia d'oro, che
riecheggia di preziosismi bizantini, Klimt
aggiunge un simbolo, un rettangolo verticale
nero, che rappresenta il principio maschile.
L'opera fa parte di una collezione privata.
Questo quadro fu ultimato da Klimt a distanza di otto anni dalla prima versione del 1901 e da
quest'ultima possiamo riscontrare profonde differenze di carattere stilistico e una mutata
rilevanza simbolica.
La figura femminile rappresentata nella sua interezza e non più sino alla vita conferisce una
forte verticalità all'insieme pittorico, tanto che il limite inferiore del quadro tagliando di netto la
gonna della donna ci lascia immaginare quasi che la sua figura possa continuare ancora
verso il basso. Lo slancio verticale quasi sproporzionato delle figure femminili è una
caratteristica peculiare dei quadri del pittore austriaco, che con tale mezzo espressivo
conferiva ai suoi soggetti una monumentalità e un'eleganza assolutamente predominanti
all'interno delle sue opere. Le parti del corpo di carattere figurativo si concentrano soprattutto
su viso, busto, mani (elemento fondamentale) e seppure in ombra sulla testa di Oloferne in
basso a destra. Gli altri elementi pittorici all'interno dell'opera ricompongono nell'occhio
dell'osservatore le parti rimanenti della figura, ovvero i capelli della donna e il suo vestito, che
solo dopo un'attenta valutazione si può ben vedere come siano isolati e sciolti da un'idea
di plasticità e di adattamento alle forme voluminose del corpo. Partendo dal concetto liberty
della linea sinuosa curva Klimt è riuscito a creare una sua speciale estetica che rende i suoi
quadri inimitabili nel loro genere. Le tipiche linee spiraleggianti si mischiano a cerchi colorati
concentrici che, forse maggiormente in altre sue opere, ricordano la forma dell'occhio umano,
fino ad arrivare a motivi geometrici come triangoli o piccoli rettangoli colorati ravvicinati.
Giuditta fu l'eroina ebrea che liberò il suo popolo da Oloferne tagliandogli la gola dopo essere
riuscita tramite la sua intelligenza e bellezza a sedurlo. Lo sguardo è quello di una donna
bellissima, seducente, passionale ma al tempo stesso fiera e coraggiosa, ha un'espressione
sfuggente che pensando al gesto che ha appena compiuto potremmo quasi definire cinica e
crudele. Le sue mani sembrano gli artigli di un'aquila che ha appena afferrato la sua preda
tenendola saldamente tra i suoi artigli, e la sua preda in questo caso è proprio la testa di
Oloferne che tiene per i capelli, come simbolo di vittoria e di riscatto per lei e per il suo
popolo.
Gustav Klimt e l'amore
Klimt dipinge, nel 1895, il quadro “Amore 1”
Il quadro “amore”rappresenta, il passaggio di Klimt da
un’arte naturalistica e classica ad una di ispirazione
più simbolica. Il soggetto allegorico dell’«amore»
viene raffigurato ricorrendo al bacio intenso ed
appassionato di due amanti, circondati da un buio che
li estranea da qualsiasi contesto circostante, ma dal
quale, quasi fatti di fumo, emergono spettrali figure a
simboleggiare le età della vita, e quindi il trascorrere
del tempo di contro alla sensazione di eternità che
l’amore ispira.
Un uomo e una donna sono calati in un’atmosfera
misteriosa e carica di presagio; le tonalità grigie e
marroni avvolgono l’ambiente in un’aria brumosa
dove si scorgono figure enigmatiche che aleggiano
sopra gli amanti.
Le figure: introducono una vena cupa ed inquietante
che allude alla fragilità dell’amore e al suo carattere
illusorio; e, nell’accostamento di età diverse,
ricordano la fugacità del tempo.
Anche le rose della cornice ripropongono il tema della
caducità della vita, della bellezza e della giovinezza;
sono un monito alla coppia che resta saldamente
unita in primo piano.
olio su tela (Vienna, Historisches Museum der Stadt Wien)
L’Amore
in primo piano è forte, passionale e travolgente. Le figure
enigmatiche sullo sfondo un monito, malgrado il quale la coppia resta
unita.
L’amore non teme il tempo, non teme di invecchiare, non teme di
perdere il suo colore. Resta saldo, forte, giovane; non viene turbato,
offuscato, adombrato o minacciato.
Eppure i grigi e i marroni creano foschia. Le figure sullo sfondo
spaventano. Le paure dominano gli amanti.
Ma se i colori grigi, le foschie, le losche ed inquietanti figure dell’opera
e le nostre paure fossero soltanto un modo per contenere la forza
travolgente dell’Amore
Per
quanto riguarda un confronto con “Il Bacio” le principali differenze
sono da trovare nel soggetto del quadro: in “Amore 1” l’attenzione è
focalizzata più che sulla coppia su ciò che esprime ovvero il
sentimento dell’amore; mentre nel “Il Bacio” l’attenzione è rivolta ai
due amanti visti come coppia.
Inoltre
nel primo è visibile come il rapporto tra i due amanti è molto
intenso e coinvolgente mentre nel secondo è da notare come i due
amanti si scambino un gesto di amor leggero e avvolgente
Prima di dipingere “il Bacio” Klimt, nel 1905,
realizza “Amore 2”.
In questo quadro l'abbraccio è il simbolo della
felicità amorosa: le due figure sono sprofondate
l'una nell'altra davanti a una parete decorata da
ampie volute che rappresentano gli eleganti rami
dell'albero della vita. Gli amanti poggiano su un
prato fiorito; l'aureola dorata contiene per intero
l'abbraccio.
la donna rappresentata è capace di
abbandonarsi con fiducia all'amore e inoltre si
lascia andare con trasporto all'abbraccio.
La coppia è immersa in uno scenario incantato,
senza tempo né spazio; le figure sono
trasformate in decorazioni: solo le mani e i volti
sono naturalistici, mentre il resto del corpo è
sostituito da una superficie a disegni geometrici.
L'uomo ha forme dure, squadrate, angolose e i
colori sono in prevalenza neri, grigi o bruni; nella
donna, invece i colori nella donna sono variopinti,
le linee curve e sinuose. Le forme sono
bidimensionali, senza alcun spessore ed è
chiaramente visibile l’influenza dei viaggi
ravennati.
DESCRIZIONE
"Il bacio" è considerata come l'opera più matura e ricca del "periodo d'oro" di Klimt.
L'uomo, che si erge nella prima metà verticale dell'opera, si piega per baciare
desideroso la donna che sta inginocchiata su un prato (pieno di riferimenti a colori e
forme del pavone). Solo i visi e le braccia dei personaggi si presentano in termini
"realistici", il resto del quadro è una variopinta e abbagliante cornice dalle tinte piatte e
dai volumi geometrici accostati che esaltano l'erotismo dominante la scena.La coppia è
contornata da un ovale. Le forme geometriche sono abbastanza allusive, sul vestito
dell'uomo vi sono raffigurati dei rettangoli posizionati in verticale, sul vestito della
donna sono raffigurati dei cerchi concentrici, tutte e due le forme geometriche
ricordano il sesso dei soggetti che indossano quelle tuniche. Nella parte d'oro che
ricopre l'uomo vi sono figure rettangolari e in bianco e nero, mentre la donna sembra
essere punteggiata con mazzi di fiori ed è caratterizzata da forme rotondeggianti e prive
di ogni possibile spigolo. Qui l’autore contrappone il realismo dei dettagli dei corpi
(volti ,mani e piedi della donna) con la bidimensionalità dell’abbigliamento reso con
elementi geometrici e spigolosi per l’uomo,circolari e variopinti per la donna.
Materiali e tecnica :
Olio su tela di cm 180 x 180
Realizzato nel 1907-1908
Attualmente esposto alla Galleria del Belvedere di Vienna.
La tecnica pittorica risente dell’influenza dei mosaici bizantini di Ravenna
poiché erano molto cari a Klimt.
Nel 1903 l’artista viennese si recò nella città italiana per ben due volte
restando incantato dall’oro dei mosaici bizantini, che userà per trasfigurare
la realtà e per modulare le parti piatte e plastiche con passaggi da opaco a
brillante.
In alcuni casi utilizzò realmente materiali diversi come nel caso del bacio
unì la pittura ad olio con la “foglia d’oro” creando motivi geometrici differenti
per l’uomo e la donna
In accordo con i canoni dello stile Liberty presenta eleganti decorazioni
d’oro applicate a foglia sulla tela in grande abbondanza,con effetto a
mosaico che sottolinea l’influenza dell’arte bizantina.
Stile :
Lo stile è quello del cosiddetto periodo “aureo” della produzione di
Klimt,così definito per l’intenso uso del colore oro.
L’ eleganza formale e il delicato erotismo del quadro sono gli aspetti
che maggiormente sintetizzano il gusto dell’epoca ( la belle epoque) e
il movimento della secessione Viennese (l’Art Nouveu).
Linguaggio :
Il linguaggio pittorico di Klimt si esprime attraverso l’uso della linea di
contorno che definisce le parti del corpo scoperte.
Tutto il resto è definito da campiture piatte e dorate. La faccia e le
braccia dei personaggi sono realistiche, il resto del quadro è formato
da tinte piatte e volumi geometrici accostati.
Il colore dell’insieme è caldo e luminoso per via dell’oro usato in foglia
e delle colorazioni rosse molto frequenti.
Il prato verde(colore complementare del rosso) dona risalto agli
elementi rossi del quadro.
La luce non è direzionata ma emanata dalla stessa coppia.
Lo spazio è privo di profondità,ideale.
Nel bacio è ripreso il tema
dell’abbraccio tra due amanti
affrontato più volte dall’artista
(Fregio di Beethoven e Fregio di
palazzo Stociet).
Avvolta in un’aureola dorata e
luminosa come un’apparizione
divina, la coppia domina il centro
del quadrato,inginocchiata su un
prato fiorito che richiama
l’iconografia dell’hortus conclusus,
il giardino sacro in cui nella pittura
medioevale veniva rappresentata la
Madonna con il bambino.
Munch 1897
Hayez 1859
Il precedente più illustre e più
simile come iconografia è “il
bacio” di Francesco Hayez,un
dipinto del periodo romanticista
che esalta l’amore individuale e
quello per la patria. Più cupo è
invece quello di Edward Munch
con i due amanti fusi su uno
sfondo scuro
Nell’arte di Klimt la donna occupa un posto decisamente primario. Rinnovando il
mito della «femme fatale» per Klimt la donna è l’idea stessa di eros. Di quell’eros
che è a un tempo amore e morte,salvezza e perdizione. È un idea che serpeggia
in tutta la mentalità del tempo, ma con connotazioni decisamente
antifemministe. In Klimt la posizione tende invece a ribaltarsi, assumendo la
donna ruolo di decisa superiorità rispetto all’uomo. È lei la depositaria di quel
gioco amoroso che rinnova continuamente la vita e la bellezza.
Ma il tutto si manifesta non tanto nelle azioni ma nelle sensazioni interiori. Ecco
così che la donna del Bacio riesce a sublimare un’azione al limite del banale in
qualcosa che ha afflato cosmico. Qualcosa che trascende verso la pienezza
interiore più intensa.
La grande armonia formale del quadro, insieme al contenuto di elegante
erotismo, fanno di questo quadro il prodotto di un tempo che stava rapidamente
scomparendo. La comparsa in quegli anni dell’espressionismo rese manifesta
l’inattualità di questo mondo klimtiano fatto di eleganza e sensualità, che presto
scomparve per tempi più drammatici e violenti segnati dagli eventi bellici della
prima guerra mondiale.
Con questo dipinto Klimt volle rappresentare il trionfo dell’eros e del
suo potere di trascendere e armonizzare i conflitti e le antitesi tra uomo
e donna. Questo è reso attraverso la gestualità differente dei due
amanti: alla presa vigorosa dell’uomo, di cui appare solo il profilo
fortemente scorciato, si contrappone la dolcezza con cui la donna si
abbandona, chiudendo gli occhi in un’espressione estatica.
Il volto della donna è stretto a quello del maschio, il quale ha il braccio della donna
sul collo; nella parte d'oro che ricopre l'uomo vi sono figure rettangolari in bianco e
nero, mentre la donna sembra essere punteggiata con mazzi di fiori: il contrasto tra
logica e istinto. Importante è l'uso intenso dello sfondo che porta lo spettatore ad
affrontare la questione della simbologia del colore: l'oro, pigmento di un'altra realtà,
scivola nel dipinto con contrasti raffinati, opaco e brillante a tratti; il tema della
fusione amorosa, del potere risanatore dell'eros e dell'arte, sono risolti con un
accesso lirico-decorativo, Klimt consegna la composizione ad un erotismo che pochi
o nessuno riuscirà mai a replicare. La forma a "campana" nella fusione dei due corpi
comunica poi, in un equilibrio di pose, un'utopia d'amore, congiungendo così la
qualità protettiva del grembo con il sogno verticale dell'ascesa. In questa profonda
unione l'unica vera protagonista è tuttavia la donna: per l'autore, infatti, l'estasi
erotica non può che essere "elaborata" al femminile ed è solo in quella capacità di
recepire e abbandonarsi che essa apre le porte ad una sua "superiorità"
La grandezza di Klimt sta nell'essere
riuscito tramite un linguaggio
contemporaneo e moderno rispetto al
periodo in cui è vissuto ad isolare nello
spazio e nel tempo le figure
rappresentate, destinandole
immancabilmente
a diventare eterne.
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il lavoro dei ragazzi e delle ragazze della 4SB