Stefania Ghidetti
5sg1
a.s. 2005-2006
…LA SIGNORA VESTITA DI NULLA…
•Lee Masters -Spoon River
•Carducci -Il mio povero bambino mi è morto
-Pianto antico
•Ungaretti -Gridasti soffoco
•Sinisgalli -Epigrafe
•Gli scapigliati -Boito,Tarchetti,Praga
•Alice Sebold – Amabili Resti
•Burton – La sposa cadavere
SPOON RIVER
Elisabeth Childers
Oh bimbo, tu che moristi mentre
entravi nel mondo…
e il cuore ti batteva quando vivevi con me,
e si fermò quando mi lasciasti er la Vita.
Bimbo! Bimbo!
La morte è meglio della Vita!
IL MIO POVERO BAMBINO MI è MORTO
E io avevo avvitticchiate intorno a quel
bambino tutte
le mie gioie tutte le mie speranze e tutto il mio
avvenire:
Tutto quello che mi era rimasto di buono
nell’anima lo avevo deposto su quella testina.
PIANTO ANTICO
L’albero a cui tendevi la pargoletta mano,
Il verde melograno da’ bei vermigli fior.
Tu fior della mia pianta percossa e inaridita,
tu dell’inutil vita estremo unico fior,
Sei nella terra fredda,
sei nella terra negra;
né il sol più ti rallegra
né ti risveglia amor.
GRIDASTI SOFFOCO
Nove anni cui né giorni, né minuti
Mai più s’aggiungeranno.
Io di continuo posso,
Distintamente posso
Sentire le mani nelle mie mani;
Le mani tue di pargolo
Che afferrano le mie senza conoscerle;
Le tue mani che si fanno sensibili,
Sempre più consapevoli
Abbandonandosi nelle mie mani;
Le tue mani che diventano secche
E,sole, pallidissime
Sole nell’ombra sostano…
EPIGRAFE
Guardammo per l’ultima volta
la tua scrittura tenera, il tuo esile nome
scritto dalla tua piccola mano.
Furono legati con un nastro bianco i tuoi quaderni
Che avevamo dimenticati. La bambina te li avrebbe portati.
Aggiustammo i tuoi quaderni nella cassa
Della compagna che tu avevi prediletta.
Anch’essa venne vestita di bianco
Nel torrido regno da cui nessuno è mai tornato.
BOITO
LEZIONE DI ANATOMIA
Chi dorme?.... un’etica
defunta ieri all’ospedale;
tolta alla requie
dei cimiteri,
e al funerale…
Ed era giovane!
Ed era bionda!
Ed era bella!
Pur quella vergine
senza sudario
Sperò,nell’ore
più melanconiche
come un santuario
chiuse il suo cuore.
Quando bacio il tuo labbro profumato,
cara fanciulla, non posso obliare
che un bianco teschio vi è sotto celato.
TARCHETTI
MEMENTO
Quando a me stringo il tuo corpo vezzoso,
obliar non poss’io, cara fanciulla,
che vi è sotto uno scheletro nascosto.
E nell’orrenda visione assorto,
dovunque o tocchi, o baci,o la man posi,
Sento sporgere le fredde ossa di un morto.
PRAGA
VENDETTA POSTUMA
Quando sarai nel freddo monumento
immobile e stecchita,
se ti resta nel cranio un sentimento
di questa vita…
Ripenserai le lacrime delire,
e i giuramenti a Dio,
o bugiarda, di vivere e morire
pel genio mio!
E allora sentirai l’onda dei vermi
salir nel tenebrore,
e colla gioia di affamati infermi
morderti il cuore.
ALICE SEBOLD
AMABILI RESTI
La prima volta che apparvi fu un incidente. Era il 23 dicembre del 1973…
Mia madre, mia sorella e mio fratello erano completamente indifferenti a quelle
navi; io invece le adoravo. lo studio ne era pieno…
Quel giorno, mentre mio padre puliva,mi parlò.”Susie bambina mia, mia
piccola marinaia” mi disse, “ti sono sempre piaciute queste qua più piccoline”.
L’osservai che allineava sulla sua scrivania le navi in bottiglia,tirandole giù
dagli scaffali dove le teneva. Nell’armadietto c’erano altre navi, navi che aveva
costruito insieme a suo padre, navi che aveva costruito da solo e poi quelle
che avevamo fatto insieme. Poi c’era la nave che si era incendiata la
settimana prima che morissi. Fu la prima che distrusse. Mi si fermò il cuore.
Lui si voltò e vide tutte le altre, tutti gli anni che rappresentavano e le mani che
le avevano tenute. Quelle di suo padre morto, quelle della sua bambina
morta. Sotto i miei occhi le distrusse una dopo l’altra. Battezzò tutte le pareti e
la sedia di legno con la notizia della mia morte e alla fine rimase lì, nella
stanza degli ospiti, circondato da cocci verdi. Le bottiglie giacevano infrante
sul pavimento, con le vele e i corpi delle navi sparpagliati tra i cocci. Lui stava
lì, in mezzo al naufragio. Fu allora che, senza neanche sapere come, mi
rivelai. Impressi la mia faccia in ogni forma e frammento. Mio padre guardò in
basso e intorno a sé, lasciò vagare gli occhi per la stanza. Stralunati. Durò
solo un istante, poi sparii. Lui restò per un attimo in silenzio, poi scoppiò a
ridere; un urlo gli salì su per lo stomaco. Rise così forte e profondamente che
lassù nel mio cielo la sua risata scosse anche me…
TIM BURTON
LA SPOSA CADAVERE
La paura è un sentimento antico, come le favole. Paura di vivere e di morire, di amare e di sognare.
Prendiamo le cose più importanti che abbiamo e vestiamole di scuro. Togliamole dalla luce invadente
del sole e mettiamole nel buio discreto delle notte. Ma non scordiamoci la luna.
Non siamo capaci? Certo che no. Ci riescono in pochi: i bambini, i pazzi e Tim Burton.
Tratto da un'antica fiaba ebraico-russa, La sposa cadavere è la storia romantico-gotica del giovane
Victor, borghese benestante e impacciato, promesso sposo alla nobile dolce e sognante Victoria.
Iniziamo subito con la questione del diverso lignaggio e proseguiamo col conflitto generazionale che
vede opporsi padri e madri ciechi e "interessati" a figli ingenui e "manovrati". Nei panni (di plastilina)
del protagonista maschile, l'attore feticcio di Burton: Johnny Depp. Tra tavoli da biliardo a forma di
bara, candele che non si accendono e cani morti col collare ma senza pelle, Tim ci accompagna in un
nuovo mondo. Altro. Parallelo e speculare al nostro, il regno dei morti non è affatto un regno perché
non ci sono gerarchie ma ognuno resta quello che è stato qui da noi, solo più divertente e divertito.
Niente paradiso o inferno, no peccato o redenzione. C'è però tanta gente. Tutta quella che
conosciamo
e
quella
che
non
abbiamo
fatto
in
tempo
a
conoscere.
Le battute e i doppi sensi, e il continuo giocare tra vita e morte ballandoci su grazie alla bella colonna
sonora firmata Danny Elfman, si accompagnano all'innata poesia del narrare burtoniano e a quella
capacità tutta sua di scendere nel profondo senza restarne intrappolato, di mostrarci che "siamo della
sostanza di cui sono fatti i sogni" anche se viviamo in un mondo da incubo, di sapere tutto e non
spiegare
nulla.
Dispettoso.
Tra le scene più belle, oltre alla simpatica vestizione di Victor da parte di un squadra di ragni che
invece di tessere la propria tela cuce quella dell'abito da sposo (ovvia parodia dei topolini di
Cenerentola dark-style), il duetto al pianoforte tra Victor e la sposa cadavere. Un omaggio alla musica
jazz in cui la bella invece di perder la testa perde la mano per l'entusiasmo e lui gliela raccoglie con
amore.
Qualche balletto travolgente fatto di scheletri danzanti e qualche commovente dichiarazione di amore
tra vivi e morti prima dell'atteso lieto fine. E a trionfare sono il coraggio, l'altruismo e l'amore, che
quello, e Tim lo sa, davvero non muore mai.
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La signora vestita di nulla