Nelle vesti di un antropologo Noi studenti della classe 3CSU grazie allo studio di antropologia e sociologia, compiuto durante le ore di scienze umane, abbiamo voluto “vestire i panni di un antropologo” per poter sperimentare il suo lavoro. Il nostro compito è stato quello di preparare un’intervista che è stata proposta ad alcune persone provenienti da diverse nazioni del mondo e immigrate in Italia per inseguire un sogno, un ideale, una speranza... Abbiamo ascoltato le risposte, abbiamo provato ad essere empatici nei confronti di queste donne e questi uomini, immedesimandoci nelle loro storie per poter capire, immaginare i loro sentimenti ed emozioni. Ci siamo resi conto che per abbandonare la propria terra è necessaria una grande forza di volontà e al tempo stesso occorre desiderare che il sogno si realizzi. Non è stato facile impostare questa intervista perché il compito di un antropologo non è solo quello di porre le domande e riportare le risposte in una relazione ma mettere da parte tutto quello che fino a quel momento la sua società gli ha insegnato, prescindere dalla propria cultura e dalle proprie tradizione per poter, per quanto possibile, andare oltre le parole degli intervistati, capire le motivazioni di quelle risposte. Questo tipo di esperienze non ci ha solo resi ''antropologi'' per una settimana, ma ci ha aiutato a capire le difficoltà, le speranze, le intenzioni di persone che non sono italiane ma che ora vivono nel nostro Paese. Abbiamo noi stessi verificato quanto la cultura e la società influiscano sugli altri contribuendo alla loro crescita intellettuale e morale. Descrizione del lavoro Nelle slides abbiamo sintetizzato alcune interviste somministrate al nostro “campione” di individui costituito da uomini e donne straniere provenienti da altri paesi. Abbiamo evidenziato le motivazioni circa la scelta migratoria ed il confronto tra il loro paese d’origine e l’italia. Abbiamo analizzato i diversi costumi e i diversi stili di vita. Abbiamo inoltre cercato di capire se si possa parlare di integrazione culturale o semplicemente di inserimento. Faye Mame Marieme DATA: 20/11/12 LUOGO IN CUI SI È SVOLTA L’INTERVISTA: Casa dell'intervistata NOME DELL’INTERVISTATA: Faye Mame Marieme ETÀ DELL’INTERVISTATA : 37 LUOGO DI NASCITA DELL’INTERVISTATA: Dakar (Senegal) ANNO DI ARRIVO IN ITALIA: 2005 LUOGO DI RESIDENZA ATTUALE: Arconate (Mi) NAZIONE DI PROVENIENZA DELLA FAMIGLIA: Senegal TEMPO DI PERMANENZA IN ITALIA: 7 anni VIAGGIO PIÙ RECENTE NEL PAESE D’ORIGINE: 2012 SCELTA MIGRATORIA Come mai sei venuto in Italia? Perché? Quanti anni avevi? Come hanno reagito le persone con cui vivevi nel tuo paese d'origine? Quando sei arrivato in Italia, di cosa ti sei rallegrato e cosa temevi maggiormente? Mame all’età di 13 anni è stata costretta a sposare un uomo di 40 anni dal quale ha avuto una figlia, dopo anni di sottomissione è riuscita a trovare la forza di allontanarsi e scappare dal suo paese. Inizialmente ha vissuto per 3 anni in Francia, poi all’età di 30 anni è venuta in Italia per cambiare e migliorare la sua vita. In Senegal, come in Francia non ha trovato un lavoro che le permetteva di vivere e di mantenere sua figlia Dhiìfa. I familiari sentono la sua mancanza, ma sono anche contenti che lei ora si trovi in un paese che le permetta di vivere con tranquillità. CONFRONTO (Italia e Paese d'origine) Cosa ti piacerebbe rivivere del tuo paese d'origine? Quali aspetti della vita del tuo Paese ti mancano di più? Cosa facevi là che qui non puoi fare? Quali sono gli aspetti positivi che hai trovato vivendo in Italia? Il calore dei familiari è la cosa che rivivrebbe e che le manca di più del Senegal, ma qui grazie ad un gruppo di Senegalesi riesce a “ricostruirlo” anche se solo in parte . Mame in Italia si trova molto bene, grazie anche ad alcune famiglie della comunità di Arconate che l’ aiutano moralmente ed economicamente. Le mancano le abitudini e il folklore senegalese. Vivendo in Italia ha apprezzato la libertà di muoversi e soprattutto di scegliere con chi e come vivere, ciò le ha cambiato la vita. Come straniera Mame ha avuto raramente incontri con persone che lei definisce ignoranti e incapaci di vivere con “gli orizzonti aperti”, ha insegnato anche a sua figlia che l’importante è ignorare il razzismo poiché in qualsiasi paese esistono persone buone e persone “cattive”. DIFFICOLTA‘ Quali problemi incontri vivendo in Italia come straniero? Arrivata in Italia Mame aveva paura di non trovarsi bene, ma suo fratello che vive a Firenze da molti anni è riuscito a rassicurarla. Inizialmente aveva delle difficoltà poiché non riusciva ad avere il permesso di soggiorno, riuscì ad ottenerlo solo nel 2009. In Senegal ha studiato e poi si è specializzata per lavorare nelle ferrovie, in Italia però il suo diploma e la sua specializzazione non sono riconosciuti, quindi ora deve accettare qualsiasi lavoro le venga proposto. Ha iniziato a lavorare come badante, ma da un anno non lavora più, si è risposata con un uomo che ama e ha scelto senza alcuna costrizione e adesso aspetta un bambino che nascerà a breve. Il marito lavora e mantiene lei, i suoi figli, la sua ex moglie in Senegal e la figlia di Mame. RELIGIONE: Musulmana Partecipi alla vita della tua comunità religiosa anche qui? Come? Quali attività svolgi in quanto credente? Le donne non vanno in moschea, ma pregano in casa almeno cinque volte al giorno. Come credente oltre alla preghiera, partecipa alle festività della sua religione come il ramadan, ma se deve lavorare preferisce rimandare la festa al fine settimana. FUTURO Come immagini la tua vita tra un po' di anni? Progetti/timori? Tra un po’ di anni sua figlia Dhiifa sarà maggiorenne e lei deciderà cosa fare, dove vivere e come mantenersi. Suo figlio, che nascerà a marzo, preferirebbe farlo studiare in Italia poiché c’è una cultura diversa e quindi avrà maggiori possibilità rispetto al Senegal di trovare un lavoro valido. Jolanda NOME: Jolanda Witt SESSO: femmina ETÀ : 61 anni PROVENIENZA: luogo di nascita: Margonin (Polonia) ULTIMA RESIDENZA: Kazcory (Polonia) DA QUANTO È IN ITALIA? “La prima volta sono venuta in Italia nel 1997 a Reggio Calabria, ma poi sono tornata in Polonia. Nel 2002 mi sono trasferita nuovamente, questa volta in Lombardia, con mia figlia e mia nipote”. ORIENTAMENTO RELIGIOSO: cristiana cattolica MOTIVAZIONI E SENSAZIONI DELLA MIGRAZIONE Cosa l’ha spinta a lasciare il suo paese? “In Polonia era un periodo difficile e non trovavo lavoro. Sono venuta qui per problemi economici” Cosa ha provato quando ha compreso che sarebbe andato/a via dal suo paese? “Ero triste perché ho lasciato mio marito e i miei figli, anche se erano già adulti” Che aspettative aveva prima di partire? “Sapevo di trovare lavoro, perché c’era qui una mia cugina, che poteva aiutarmi. Mi aspettavo di guadagnare di più e quindi, con lo stipendio, poter pagare i miei debiti, come il mutuo della casa. Ero curiosa di vedere l’Italia perché nel 1997 era la prima volta che ci venivo e desideravo visitare qualcosa”. Quante e quali di queste si sono realizzate? Quali no? “Sto ancora lavorando, ed ho anche visitato un po’ l’Italia” Perché ha scelto di vivere a Busto Arsizio? “Diciamo che prima ho trovato lavoro in Calabria, poi sono venuta nel 2002 ed ho lavorato a Venegono, in seguito a Marnate, poi a Busto. A Venegono ho lavorato per quattro anni. Comunque ho scelto la Lombardia perché mia figlia viveva lì con suo marito. Qui c’è la mia famiglia. Se fossi stata sola, magari dopo qualche anno sarei ritornata in Polonia”. PRIMO IMPATTO CON L’ITALIA Ha avuto la sensazione che gli italiani avessero comportamenti insoliti rispetto ai suoi? “Sì, sicuramente. Prima di tutto il clima: è come se la vita in Italia iniziasse dopo. La dieta è totalmente differente da quella polacca. Mi sentivo bene nel sud Italia, sempre per la questione del clima”. Quali sono state le prime sensazioni che ha provato appena arrivato/a in Italia? “Italiani e polacchi hanno molte cose in comune. L’importante è la famiglia. Gli italiani all’inizio mi sono sembrati… diciamo pigri. Magari i polacchi in situazioni difficili sanno arrangiarsi di più, si sanno adattare, in ogni situazione se la sanno cavare”. ADATTAMENTO È stato difficile adattarsi? “No, perché comunque avevo qui una cugina e, anche se non conosceva la lingua, mi aiutava, faceva da interprete”. Per lei cosa significa adattamento? (non sa rispondere) Ci sono persone che l’hanno aiutata particolarmente nel corso del suo adattamento? “La famiglia in cui lavoravo mi ha accolto immediatamente, come una figlia. Vivevo con loro ventiquattro ore su ventiquattro, quindi mi sono integrata subito”. Ha avuto difficoltà con la lingua? “Anche se non conoscevo la lingua, tutti mi aiutavano. Avevo un vocabolario, parlo male anche oggi, ma basta che capisco e mi faccio capire. La lingua l’ho imparata da sola, senza frequentare corsi, scuole magari ascoltando tanta televisione, soprattutto grazie ai telegiornali”. FAMIGLIA-AMICI È sposato/a? Sì. Il suo coniuge è italiano? No. Se non lo è, di quale nazionalità è? “È polacco e vive ancora in Polonia”. Ha figli? “Sì. Una figlia e un figlio”. Se sì, si sono ambientati? “Si, mia figlia è venuta a vivere qui mentre mio figlio vive in Polonia con la sua famiglia. Mia figlia ha sposato un italiano”. È stato difficile per loro avere una doppia appartenenza? “Diciamo di no, però la nostalgia del proprio paese c’è sempre. È mitigata da continui ritorni in Polonia ogni estate e poi anche da Skype , infatti ci sentiamo e vediamo ogni giorno con i nostri parenti in Polonia. Ci teniamo sempre in contatto e non si sente così tanto la mancanza”. Si sono integrati facilmente con i coetanei? (compagni di classe, di squadra) (non può rispondere: la figlia si è trasferita già adulta) Ci sono state forme di discriminazione nei loro confronti? No. Conosce qualcuno che viene dal suo stesso paese? “Sì. Ho conosciuto, oltre alla cugina della Calabria, altre persone polacche della zona. Ho fatto amicizia”. Ha amici italiani? Se sì, l’hanno aiutata nella sua migrazione? “Sì, vivo con mia figlia o con la famiglia in cui lavoro; mi hanno aiutato i parenti del marito di mia figlia, per esempio sua sorella che vive in Lombardia. A volte mi aiutano i datori di lavoro”. Lei è l’unico componente della sua famiglia ad aver lasciato il suo paese? “No, anche mia figlia e mia nipote, che è nata in Polonia ma a quattro anni si è trasferita con noi in Italia . Nel 2002 sono venuta qui con loro”. Se c’è qualcun altro, dove si trova? “Vivono sempre in Lombardia, a Marnate”. In linea generale, pensa di trovarsi meglio rispetto ai suoi parenti emigrati? Perché? “Se potessi scegliere per me è meglio vivere in Polonia, perché rispetto a mia figlia che ha famiglia qui, io resto sola ho casa e marito la’.” CONFRONTO TRA ITALIA E PAESE D’ORIGINE • Quali sono stati, ai suoi occhi, i comportamenti più strani degli italiani? “Sono molti, ma non saprei descriverli precisamente….. In Calabria , per esempio, non si poteva uscire da soli la sera, specialmente se eri donna. I mariti polacchi aiutano molto di più la donna e non la sottomettono. Gli uomini italiani vanno in palestra e ogni tanto portano i bambini fuori. Poi basta, niente più. L’italiano torna dal lavoro e si sdraia sul divano e aspetta la cena. Sono viziati, bamboccioni. In Polonia verso i trenta anni tutti gli uomini vanno via da casa, vivono da soli, sono sposati e qui a quaranta, cinquantanni non sono ancora sposati. In Italia si dice subito di essere fidanzati, in Polonia all’inizio si è amici. I nostri ragazzi si incontrano, ma si dice che sono amici, non sono fidanzati. Da voi subito anello e fidanzamento. Gli uomini italiani sono possessivi verso le donne. Non lasciano libertà” • Quali somiglianze e quali differenze ha riscontrato tra la società italiana e quella di origine? “Non sono due culture completamente differenti, perché abbiamo la stessa religione, ideali in comune, leggi più o meno uguali. Ci sono differenze nelle feste, e nelle tradizioni religiose. A Pasqua, per esempio, si va in chiesa la mattina, si porta un cestino con dentro salsicce, uova, pane, sale, burro. Si porta il cestino alla messa cosicché il prete lo benedice e poi si fa la colazione. Il senso è che a nessuno manchi da mangiare. E non si usano le uova di cioccolato, ma si colorano le uova delle galline. Poi, per esempio, a Natale si festeggia di più la vigilia, mentre la festa di Santo Stefano di solito non è considerata una vera festa come qui. La vigilia di Natale si fa una cena e si mette un piatto in più, simbolicamente, se arriva qualcuno potrebbe unirsi. Prima di mangiare, ci si scambia l’ostia e si dice una preghiera e si fanno gli auguri. In Polonia il venerdì non si mangia la carne. Nella cena di Natale si mangia pesce,funghi…, ma non carne. I matrimoni, invece, durano tre giorni. Il primo giorno si va alla casa degli sposi e ognuno porta una bottiglia vuota di vetro che viene spaccata fuori casa, in segno di fortuna. Poi si mangia, si festeggia. La sposa offre i dolci e lo sposo paga da bere. Il giorno dopo si va in chiesa, si balla e si mangia tutta la notte, fino all’alba.” • Pensa che la vita sia migliore qui o nel suo paese? Perché? “Dipende da diversi aspetti. Sicuramente mi piace questo paese, la cultura, il paesaggio, ma per la mia età, visto che ormai sono in pensione, preferirei vivere in Polonia, perché comunque ho la famiglia e le mie origini. Anche qui non si vive male. Poi, certo, ci sono differenze. Prima si stava male là perché c’era la crisi e tutti emigravano, mentre ora, visto che c’è crisi anche in Italia la situazione è un po’ cambiata. In Polonia adesso i giovani che terminano gli studi e hanno una laurea, trovano lavoro e si vive meglio. Purtroppo in Italia la vita è peggiorata dal punto di vista economico”. Juliet DATA DELL’INTERVISTA: 20/11/12 LUOGO DOVE SI E’ SVOLTA L’INTERVISTA: Casa dell’intervistata NOME DELL’INTERVISTATO: Juliet Andre ETA’ DELL’INTERVISTATO: 52 anni ANNO DI ARRIVO IN ITALIA: 1985 LUOGO DI RESIDENZA ATTUALE: Busto Arsizio NAZIONE-REGIONE DI PROVENIENZA DELLA FAMIGLIA: Seychelles TEMPO DI PERMANENZA IN ITALIA: 27 COMPOSIZIONE DEL NUOCLEO FAMIGLIARE IN ITALIA (con cui vivi)? Juliette vive con il marito Lino (italiano) e con sua figlia Francesca VIAGGIO PIU’ RECENTE NEL PAESE D’ORIGINE? 5 anni fa. SCELTA MIGRATORIA Come mai la tua famiglia è venuta in Italia? Juliet ha deciso di venire in Italia perché cercava lavoro. Sai chi nella tua famiglia ha deciso di venire in Italia e perché? (quanti anni avevi?) Juliet ha deciso personalmente di venire in Italia a 25 anni. Come hai reagito alla notizia di venire in Italia? Ha preso lei la decisione di venire in Italia. Come hanno reagito le persone con cui vivevi alle Seychelles? Quando sei arrivata in Italia, per cosa eri contenta, e cosa temevi maggiormente? I suoi parenti alla notizia della sua partenza erano dispiaciuti. Appena arrivata in Italia Juliet non sapeva cosa aspettarsi, infatti voleva ritornare nel suo paese, ma poi fortunatamente ha trovato una casa e ha incontrato suo marito. Hai usufruito di centri di prima assistenza? No, Juliet non ha mai usufruito di questi centri anche perché inizialmente era ospitata da una famiglia Italiana. Com’è la situazione attuale tua e della tua famiglia? Attualmente vive a Busto Arsizio con suo marito e sua figlia Francesca, però in Italia vivono anche altri suoi parenti. Sua sorella vive a Legnano e anche lei ha famiglia (figli e marito) poi ha anche altri parenti a Sondrio. Con quale criterio hai scelto l’Italia rispetto ad un’altra nazione? Juliet nella sua scelta è stata aiutata dagli ambasciatori che l’hanno indirizzata in Italia. Una parola con cui descriveresti l’Italia? Bella (ma non l’ha ancora visitata tutta). CONTRONTO TRA “LA’ E QUA” Parlate spesso in famiglia della vita del tuo Paese? Juliet molto spesso in famiglia parla del suo paese di origine e della sua vita. Infatti sia il marito, che la figlia capiscono e parlano (più o meno) la lingua del suo paese di provenienza. C’è qualcosa che ti piacerebbe rivivere e conoscere del tuo Paese d’origine? Gli piacerebbe ritornare nel suo paese un giorno, magari non troppo lontano…. Quali aspetti della vita del tuo Paese ti mancano di più? A Juliet manca il mare, la cultura, la cucina e le usanze del suo paese; infatti spesso in famiglia cucina piatti tipici delle Seychelles. La domenica o appena può riguarda i filmati della sua terra d’origine. Quali sono le cose positive e negative del vivere in Italia? A Juliet piace molto l’Italia, l’unico aspetto negativo che attualmente riscontra è il freddo. Ogni quanto torni nel tuo Paese d’origine? Juliet torna solitamente ogni anno con la sua famiglia alle Seychelles, ma attualmente torna molto meno frequentemente a causa della figlia (scuola, impegni …) DIFFICOLTA’ E RETI DI SUPPORTO Ci sono dei problemi che hai incontrato in Italia in quanto donna delle Seychelles? Juliet non ha riscontrato grandi difficoltà perché fortunatamente si è ambientata subito ma altre sue coetanee hanno avuto problemi. L’unica lieve difficoltà che lei ha riscontrato è l’integrazione reale con gli italiani perché nella società di oggi molto spesso i connazionali guardano “male” gli immigrati; infatti con alcuni italiani ha fatto amicizia, ma con altri no. A volte non partecipa ad incontri dov’è l’unica straniera perché si sente a disagio. Hai riscontrato problemi con la lingua italiana? Si. Infatti ancora oggi risconta qualche difficoltà, soprattutto quando si parla con termini specifici che non sono usati quotidianamente. In Italia hai trovato ciò che cercavi? Si perché lei cercava lavoro e l’ha trovato. Poi ha incontrato anche suo marito e con lui ha costruito una famiglia. Come sono stati accolti i suoi figli nella scuola? Hanno fatto subito amicizia con gli altri bambini? Sua figlia Francesca è nata in Italia, nella scuola si è ambientata tranquillamente. RAPPORTO CON LA REALTA’ COMUNITARIA E SERVIZI/ ISTITUZIONI Pensando al tuo lavoro, come ti trovi, come l’ha scelto e chi ti ha aiutato? Che cosa ti piace/non ti piace? Juliet ha iniziato il suo lavoro in Italia, in una famiglia come domestica. Questa decisione le è stata consigliata da quelle persone che l’hanno aiutata ad arrivare nel nostro Paese. Inizialmente non gli piaceva per niente il suo lavoro, perché veniva trattata male, ma successivamente le sue condizioni sono migliorate. Juliet ha poi incontrato suo marito e questa è stata la principale motivazione che l’ha trattenuta in Italia. Partecipi alla vita della tua comunità religiosa? Juliet è cristiana, infatti frequenta la parrocchia del quartiere in cui vive. Fai parte di associazioni di qualsiasi genere? Juliet non ha mai partecipato a nessun tipo di associazione. Lei frequenta solamente l’oratorio e la chiesa del suo quartiere. IL FUTURO Come immagini la tua vita? In Italia o nel tuo Paese? A Juliet piace molto l’Italia ma un giorno le piacerebbe tornare a vivere nel suo paese d’origine. Quali sono le tue paure? Non ha particolari paure per il suo futuro CONFRONTO CON GLI ITALIANI Juliet non si identifica con gli italiani perché in alcune occasioni di relazione e confronto con loro si sente a disagio. Luca Gega Ijll Nome della persona intervistata : Luca (nome italiano) ; Gega Ijll (nome albanese) Età dell’intervistato/a : 46 Luogo di nascita dell’intervistato : Tirana Lavoro o attività dell’intervistato : Custode e giardiniere di un Residence Anno di arrivo in Italia : 2002 Luogo di residenza attuale : Roseto Degli Abruzzi Nazione/regione di provenienza della famiglia : Albanese Tempo di permanenza in Italia : 11 anni Composizione del nucleo familiare in Italia (con chi vive) : Moglie e due figli Eventuale presenza di altri familiari in Italia : Sorella con marito e figli Familiari significativi rimasti nel paese d’origine, situazione di ricongiungimento :Nessuno Viaggio più recente nel paese d’origine : Non ha compiuto alcun viaggio AREA LINGUISTICA Come hai imparato la lingua italiana? E in quanto tempo? Ho imparato la lingua integrandomi nella società e ho acquisito la capacità di parlare tranquillamente in italiano dopo circa due anni. Pensa o parla ancora nella sua lingua d’origine? Se no, l’ha dimenticata? Oppure è bilingue? Parlo ancora in albanese con figli e moglie, la quale non sa parlare bene poiché si è trasferita da poco, ma ho una buona padronanza della lingua italiana. AREA DELLA SCELTA MIGRATORIA Come mai ha deciso di venire in Italia? Come hanno reagito le persone a lei vicine? Ho sempre sognato di vivere in Italia e ho fatto domanda per essere assunto come custode. Infatti una volta mancato il custode precedente sono stato preso al suo posto. La famiglia mi ha assecondato senza rammarico. Cosa sperava arrivando in Italia? Sono state soddisfatte le sue aspettative? Speravo di trovare un posto accogliente e redditizio e le mie aspettative sono state soddisfatte. Cosa temeva? È successo? Temevo di non essere apprezzato e di essere giudicato come incompetente e fuori luogo, essendo straniero, ma ciò non è successo. Com’è la sua situazione attuale? Vivo in un appartamento dello stesso residence che custodisco, e sono stipendiato mensilmente. CONFRONTO FRA “LA’ E QUA” Là Parlate spesso in famiglia della vita del vostro paese? Cosa conosci del paese di origine della tua famiglia? E quali sono le fonti delle tue informazioni? “Non parlo quasi mai del mio paese e non mi interessa particolarmente rimanere in contatto con le mie radici.” Qual è la condizione dei tuoi amici, ex colleghi etc...? “I miei amici non li sento da molto tempo, sono ancora in Albania con le loro famiglie.” C’è qualcosa che ti piacerebbe portare in Italia del tuo paese d’origine? Quali aspetti della vita del tuo paese ti mancano di più? Quali cose facevi nel tuo paese d’origine che fai anche qui? “Facevo il giardiniere in Albania e lo faccio tutt’ora in Italia con l’incarico di custode, e non rimpiango nulla di quello che facevo al mio Paese.” Qua Quali sono le cose positive e negative del vivere in Italia? “Le cose positive sono la cordialità e la disponibilità degli italiani, poter girare il paese che è fra i più belli al mondo e la cucina italiana soprattutto abruzzese è la migliore. Di cose negative ce ne sono ben poche, anche se ammetto di affaticarmi in estate quando devo lavorare molto di più per la presenza di villeggianti spesso pretenziosi.” Quando torni (oppure immagina di tornare) nel tuo paese originario, quali sono le cose per cui ti dicono che sei diventato simile agli italiani? “Penso che mi direbbero che mi vesto come un italiano.” AREA DELLA FAMIGLIA Come è organizzata la tua giornata, la tua vita quotidiana? (dentro e fuori casa, che cosa fai in casa, attività del tempo libero). “Non ho molto tempo libero e di giorno gestisco il residence (a volte anche con l’aiuto della moglie) tagliando il prato, potando gli alberi, raccogliendo foglie e pulendo i vialetti, inoltre devo stare attento agli ingressi: chi può entrare e chi no. Di solito nel tempo libero sto con i figli”. Quali attività svolgi con o per i tuoi genitori? Le tue sorelle? I tuoi fratelli? “Sostengo, anche se in piccola parte, le “spese di casa” di mia sorella”. RAPPORTO CON LA REALTA’ COMUNITARIA E SERVIZI/ISTITUZIONI Partecipi alla vita della tua comunità religiosa? Come? “Sono cristiano ma non frequento comunità religiose.” Partecipi alla vita di associazioni (sia promosse da connazionali sia da italiani)? “No.” Ti senti osservato dalle persone quando ti muovi in città o compi azioni quotidiane? Perché? “Mi sento osservato ma per lo più per la mia corporatura robusta e l’altezza notevole, ma mi sento perfettamente a mio agio ed integrato in Italia.” Discrimini qualcosa riguardo alla realtà italiana? Come per esempio comportamenti o abitudini nel nostro Paese? “Non ho nessun pregiudizio riguardo agli italiani, anche se qualche volta mi sono sentito dire di non essere “ben accetto”. FUTURO Come immagini la tua vita fra 5 anni? “Uguale ad ora, con moglie e figli, sempre nel residence.” Cosa temi di più? “Che possa essere licenziato dai condomini.” Se potessi, cosa cambieresti della tua vita qui in Italia? “Alcuni condomini pretenziosi e privi di fiducia nei miei confronti.” Olga Melnutsca Data dell’ intervista: 27/12/12 Nome dell’ intervistata: Olga Melnutsca Età dell’ intervistata: 51 anni Anno di arrivo in Italia: 2000 Luogo di residenza attuale: Legnano (MI), Lombardia Qual è il tuo paese d’ origine? “ Vivevo in un paesino in periferia, accanto alla città di Cernivci, in Ucraina” Da quanti anni vivi in Italia? “Vivo qui da 12 anni e mezzo” Per quali ragioni hai lasciato il tuo paese d’ origine? “ Nel mio paese non c’era lavoro. Dopo la morte di mio marito, avevo quattro figli da mantenere, e poiché ero senza lavoro, non avevo i soldi nemmeno per farli mangiare. Mio marito faceva il contadino, mi ha lasciato solo un paio di terreni che già stavano andando in rovina, così ho lasciato i miei figli ad un parente e sono venuta in Italia per poter spedire successivamente i soldi che guadagnavo.” Torni mai nel tuo paese? “ Sì, ma raramente. Ormai i miei figli sono adulti e vado a trovarli solo una volta all’anno.” Hai qualche parente in Italia? “ Sì, mia figlia maggiore ha traslocato qui dopo essersi sposata. Inoltre ho un paio di cugine che vivono a Busto Arsizio.” Come mai hai scelto proprio l’Italia? “ Avevo già qualche parente che viveva qui. Mia cugina conosceva una famiglia che stava cercando una badante da assumere e dato che avevo bisogno disperatamente di un lavoro, l’Italia era l’unica opzione che avevo in mente.” Quali sono le principali differenze tra il tuo paese d’origine e l’Italia? “ Tra Italia e Ucraina vi posso assicurare che c’è una differenza abissale. L’età in cui ci si sposa, per esempio, io mi sono sposata a 17 anni e a 36 ero già diventata nonna, oppure il modo di vestirsi, di mangiare. Una cosa decisamente diversa è il modo in cui sono strutturate le città: qui vedo spesso condomini, dove la gente vive assieme ad altra gente, in Ucraina ognuno ha la sua casa e l’ha costruita con le sue mani. Non esistono agenzie immobiliari da dove vengo io, infatti la casa in cui vivevo è stata costruita da mio marito.” Pensi di essere discriminata, o di esserlo mai stata? “ No, non lo penso. Ho trovato lavoro molto in fretta, la gente non ha mai badato al mio paese d’origine o alla mia storia. In fondo, avevo solo bisogno di lavorare, non mi interessava altro.” Quali sono le cose positive di questo paese? E quali quelle negative? “ Tra le cose che amo di più dell’ Italia vi è il cibo, i vestiti e il clima. Soprattutto il clima: le temperature in Ucraina sono per la maggior parte dell’anno sotto i 10 gradi, mentre qui l’estate è davvero piacevole. Una delle cose negative che ho notato in questo paese è l’ alto tasso di criminalità che porta la gente ad essere diffidente, timorosa e spende molti soldi per proteggere la propria casa. Da dove provengo non è così: non ci sono tapparelle alle finestre, porte blindate. Spesso io e la mia famiglia andavamo a dormire dimenticandoci di chiudere la porta a chiave.” Quali aspetti della vita nel tuo paese ti mancano di più? “ Ovviamente la cosa che mi manca di più è la mia famiglia. A parte mia figlia maggiore il resto della famiglia è in Ucraina: nipoti, fratelli, vivono tutti là. Per il resto in Italia mi trovo bene, grazie al lavoro che ho trovato qui sto mettendo da parte un po’ di soldi in caso di bisogno.” Quali sono stati i problemi che hai riscontrato appena sei giunto in Italia? “ Dato che ho trovato lavoro molto velocemente, di problemi non ce ne sono stati. Forse all’inizio, quando avevo preso la decisione di partire, mi sono arrivate voci che la gente fosse “molto cattiva”. Una di queste voce diceva perfino che una badante russa era stata avvelenata dall’anziano che le era stato affidato. Arrivata in Italia infatti ero molto diffidente.” Resti ancora informato riguardo ciò che accade nel tuo paese? “Non sono molto informata sui fatti sociali o politici dell’Ucraina. Inoltre visito il mio paese natale molto poco e dedico il tempo libero solo alla mia famiglia.” Com’è organizzata la tua giornata, la tua vita quotidiana? “ Mi alzo tutti i giorni alle sette, lavoro nel pollaio, coltivo l’orto, faccio da mangiare per l’anziano che ho in cura, e vado a dormire alle undici circa.” Se dovessi rifare tutto da capo, sceglieresti ancora di venire in Italia? “ Poiché mi sono trovata bene, sì.’’ Cosa ti ha colpito di più dell’Italia? “ Mi ha colpito molto l’ospitalità. Quando sono arrivata credevo che sarei stata discriminata, invece al giorno d’oggi le persone hanno una mente molto aperta. Almeno, questo è quello che è successo a me, ma non tutti sono così fortunati” Quali sono le difficoltà che hai riscontrato maggiormente nell’adattarti alla vita quotidiana in Italia? “ Prima di tutto c’era il problema della lingua. L’Italiano è completamente diverso dall’Ucraino che era l’unica lingua che conoscevo. Inoltre non ero abituata a lavorare a contatto con le persone. In Ucraina lavoravo nei campi di mio marito, ma quando sono arrivata in Italia per lavorare come badante era tutto diverso, in questo lavoro si viene coinvolti emotivamente.” Quale altro paese ti piacerebbe visitare? “ Dato che sono una fervente cristiana, ho sempre desiderato visitare Gerusalemme. Un altro paese che amerei è sicuramente la Francia, piena di storia e di raffinatezza, la sogno da quando ero bambina.” Nazmie Data dell’intervista: 29/11/2012 Luogo dove si è svolta l’intervista: Villa Cortese Nome dell’intervistata: Nazmie Età dell’intervistata: 19 Luogo di nascita dell’intervistata: Albania Grado scolastico: Diploma di maturità Anno di arrivo in Italia: 2011 Luogo di residenza attuale: Villa Cortese Tempo di permanenza in Italia: da un anno e mezzo Composizione del nucleo familiare presente in Italia: 5 persone: io, madre, padre, un fratello e una sorella Eventuale presenza di altri familiari in Italia: due cugine che abitano a San Giorgio Familiari significativi rimasti nel paese di origine: i nonni Viaggio più recente nel paese di origine: non sono più tornata da quando sono arrivata in Italia. AREA: SCELTA MIGRATORIA: Perché sei venuta in Italia e quanti anni avevi? Sono venuta in Italia per una vita migliore, avevo 17 anni. Quando sei arrivata in Italia per cosa eri contento? Ero contenta per l’ambiente e per la libertà. Com’è la tua situazione attuale? Lavoro in un centro per anziani. AREA: COFRONTO FRA “LA’ E QUA” Là Parli spesso della vita del tuo paese? Hai ancora rapporti con i parenti in patria? Sì. Si ho rapporti e li mantengo tramite internet. Com’è la vita in Albania? Bella ma difficile, c’era molta crisi quando io abitavo là. Quali aspetti della vita nel tuo Paese ti mancano di più? Mi manca la scuola e i miei amici. Qua Quali sono le cose positive e negative del vivere in Italia? Le cose positive sono l’opportunità di lavorare e la privacy. Purtroppo alcune persone sono razziste. Quali sono dal tuo punto di vista i comportamenti più strani degli italiani? Lavorano tanto . AREA: DIFFICOLTA’ Quali sono le difficoltà e i problemi che in genere ti trovi ad affrontare in Italia? C’è poco lavoro. AREA: FUTURO Come immagini la tua vita tra cinque anni? Vorrei rimanere a vivere in Italia. Cosa temi di più? Dover ritornare in Albania. Cosa cambieresti della tua vita qui? Vorrei vivere da sola, adesso vivo ancora con i miei genitori. Uomo tra i 25 e i 30 anni ucraino Da quanti anni sei in Italia? Da 3 anni. Qual è stata la tua prima impressione dell'Italia,dei suoi cittadini e della sua cultura?Amo l’Italia per la sua cucina. Come ti hanno accolto gli italiani? Hanno avuto pregiudizi nei tuoi confronti? Tu hai avuto pregiudizi su di loro? Non ho trovato particolari problemi con gli italiani e tanto meno loro ne hanno trovati con me. Hai avuto nostalgia del tuo paese o hai trovato in poco tempo la tua 'casa' in Italia? Non ho avuto nostalgia del mio paese perché mi sono ambientato in poco tempo. Al tuo arrivo eri curioso di conoscere la cultura,tradizioni,usi e costumi italiani o lo ritenevi un paese come molti? Ero molto curioso di conoscere la società e le tradizioni italiane e forse per ciò non ho avuto nostalgia del mio paese. Quando facevi domanda di lavoro tenevano conto del fatto che sei un immigrato o ti consideravano come un italiano? No non hanno tenuto conto del fatto che sono immigrato ma mi hanno ben accolto. Condividi gli ideali della società italiana? (ritmo veloce,lavoro salariato,società strutturata..) Si,perché è tutto diverso dal mio paese. Avresti voluto 'scoprire' prima l'Italia? Si. Cosa pensi del forte aumento di immigrati in Italia? Penso che sia dovuto al fatto che in Italia ci sono molti posti di lavoro. Dai un giudizio complessivo dell'Italia. Trovo l’Italia un paese bellissimo e amo la sua cucina. Maschio tunisino Venticinquenne maschio, proveniente dalla Tunisia. E’ arrivato in Italia 3 anni fa e ora abita poco fuori Varese in un appartamento condiviso. Ha frequentato le elementari, le medie e poi è andato a lavorare in campagna con il padre e i fratelli. Non è sposato e non ha figli; è musulmano. Vive facendo il venditore ambulante e si sposta con il pullman o con il treno. In Tunisia viveva con la sua famiglia, ma abitando lontano dalle città non aveva possibilità di trovare lavoro; per questo è venuto in Italia, dove pensava di trovare una situazione del tutto diversa. Spostarsi dalla campagna alla città per lui è stato un grande cambiamento, soprattutto per quanto riguarda la grande quantità di persone che incontra ogni giorno ed il loro atteggiamento nei suoi confronti, spesso molto schivo. Preferisce il suo stile di vita attuale perché si sente più libero, anche se è molto “dura”. Parte dei soldi che guadagna li spedisce alla sua famiglia e quando ne avrà abbastanza tornerà da loro. Spera di sposarsi in Tunisia perché la preferisce all’Italia, ma non può ancora farlo. Progetto realizzato dalla classe 3° C Scienze Umane seguendo le indicazioni della professoressa Alessandra Saporiti.