Corso di Aggiornamento in Bioetica ed Etica medica
La Medicina nel rispetto della dignità della persona umana
L’etica personalista
Andrea Virdis
Istituto di Bioetica
Facoltà di Medicina e Chirurgia “A. Gemelli”
Università Cattolica del Sacro Cuore - Roma
[email protected]
Repubblica di San Marino – 3 aprile 2009
Cosa è bene fare?
 I grandi passi della medicina (Rianimazione; Trapianti;
Fecondazione artificiale; Diagnosi prenatale; Genetica…)
pongono l’uomo di fronte a nuove possibilità e nuovi
dilemmi.
 La scienza sperimentale amplia lo spettro di
possibilità nell’ambito della cura e della
manipolazione dell’uomo, divenendo sempre più
“arte del possibile”.
 Le nuove possibilità portano dei rischi, sollevano
degli interrogativi, richiedono responsabilità…
Non tutto ciò che è tecnicamente
possibile è di per sé moralmente
accettabile
2
Una domanda fondamentale
Che cosa è bene fare?
3
Cosa è bene fare?... alla ricerca di un criterio per l’agire
morale…
 Unanime riconoscimento della necessità di porre
la questione etica riguardo alle scienze della
vita
 Panorama diversificato di modelli etici di
riferimento e di teorie sulla fondazione del
giudizio etico (“politeismo etico”)
 L’esigenza di una vera fondazione meta-etica
della bioetica
 “Tolleranza etica” non equivale a “indifferenza
etica”
o
È necessario promuovere un confronto sulle
motivazioni razionali di ogni posizione etica, alla
ricerca di basi comuni
4
Cosa è bene fare?... alla ricerca di un criterio per l’agire
morale…
 Pluralismo etico:

antropologia di riferimento
• Chi è persona?
• Che cosa è la dignità?

fondazione del giudizio etico
• Giustificazione
• Gerarchia di valori
 A quali valori occorre riferirsi per fondare il
giudizio etico su ciò che è lecito e ciò che lecito
non è?
Non-cognitivismo
Cognitivismo
5
Le radici del non-cognitivismo
David Hume (1711-1776)
In ogni sistema di morale in cui finora mi sono imbattuto,
ho sempre trovato che l'autore per un po' ragiona nel
modo più consueto e afferma l'esistenza di Dio, o fa delle
osservazioni sulle cose umane; poi, tutto a un tratto,
scopro con sorpresa che al posto delle abituali copule ‘è’ e
‘non è’ [is or is not] incontro solo delle proposizioni che
sono collegate con un ‘deve’ o un ‘non deve’ [ought, or an
ought not]; si tratta di un cambiamento impercettibile, ma
che ha, tuttavia, la più grande importanza. Infatti, dato
che questi ‘deve’ e ‘non deve’ esprimono una nuova
relazione o una nuova affermazione, è necessario che
siano osservati e spiegati... ma poiché gli Autori non
seguono abitualmente questa precauzione, mi permetto di
raccomandarla ai lettori, e sono convinto che un minimo di
attenzione a questo riguardo rovescerà tutti i comuni
sistemi di morale e ci farà capire che la distinzione tra il
vizio e la virtù non si fonda semplicemente sulle relazioni
tra gli oggetti e non viene percepita mediante la ragione
D. HUME, Trattato sulla natura umana (1739), Laterza, Bari 1971, parte III, sezione I, I.
6
Le radici del non-cognitivismo
George Edward Moore (1873-1958)
“Se mi si chiede “Che cos’è il bene?”, la mia risposta è che
il bene è bene, e null’altro. O se mi si domanda “Come si
può definire il bene?”, la mia risposta è che esso non si
può definire [...] Ciò che io sostengo è che “buono” è una
nozione semplice, proprio com’è una nozione semplice
“giallo”; e che, come non c’è alcun mezzo di spiegare a
qualcuno che già non lo sappia che cosa sia il giallo, così
non c'è modo di spiegargli che cosa sia il bene. […] Si può
dare la definizione di un cavallo, perché un cavallo ha
molte diverse proprietà e qualità, che, tutte, si possono
enumerare. Ma quando si siano enumerate tutte, e
quando si sia ridotto il cavallo ai suoi termini più semplici,
questi ultimi a loro volta non potranno essere
ulteriormente definiti”
Moore G.E., Principia Ethica (1903), Milano: Bompiani, 1964, Cap. V, § 99.
7
Non-cognitivismo
 La “legge di Hume” e la fallacia naturalistica: non è
legittimo ricavare una norma (e quindi un imperativo, un
dover essere) da un fatto
 Empirismo e neoempirismo: soltanto gli enunciati
descrittivi (e non quelli prescrittivi) possono essere veri o
falsi.
 I fatti sono conoscibili, descrivibili con il verbo
all’indicativo (is) e sono dimostrabili scientificamente
(verificazione – falsificazione);
 i valori e le norme morali sono semplicemente presupposti
e danno luogo a giudizi prescrittivi (ought) indimostrabili
 non è possibile dedurre direttamente dalla descrizione
dei fatti empirici delle norme morali
 indebito il passaggio dal “IS” al “OUGHT”, dal ”essere”
al “dover essere”)
 Negazione della metafisica
8
Cosa è bene fare?... alla ricerca di un criterio per l’agire
morale…
Non-cognitivismo
Cognitivismo
I valori non possono essere
oggetto di conoscenza
È possibile fondare
razionalmente e
oggettivamente i valori e le
norme morali
(fatti naturali ≠ valori morali)
 Come superare questa “grande divisione”?
 Dare il corretto significato della parola “essere”:


essere come fattualità empirica
essere come “natura”, in senso metafisico
9
Cognitivismo
 Il passaggio dall’essere al dover essere è illegittimo se
l’essere è concepito come un ente statico, analogo a
quello matematico e si ha una concezione meccanicistica
e riduttiva dell’universo, ma se fuoriusciamo da queste
strettoie, con sguardo metafisico possiamo cogliere le
essenze e la natura della realtà, cioè il suo orientamento
teleologico.
 La conoscenza e i livelli di astrazione (“dalla quantità alla
qualità”). La prospettiva metafisica.
 Si delinea, pertanto, un’altra via, il finalismo di
derivazione aristotelico-tomista, che cerca di uscire dallo
schematismo della “grande divisione”.
 Per realizzare la nostra identità personale dobbiamo
sapere qual è il nostro bene, il nostro fine. Questo fine
(dover essere) è individuato dalla ragione come
Fondamento, il quale non è semplicemente all’origine
degli enti, ma ne è anche l’attuale condizione necessaria
di esistenza, ovvero di conservazione nell’essere.
10
Quale etica per la bioetica?
1. Modello liberal-radicale (non-cognitivista)
2. Modello utilitarista (non-cognitivista)
3. Modello sociobiologista (cognitivista)
4. Modello personalista (cognitivista)
11
Modello liberal-radicale (non cognitivista)
•

Soggettivismo morale: neoilluminismo,
liberalismo etico, esistenzialismo nichilista,
scientismo neopositivista, emotivismo,
decisionismo
La morale non si può fondare né sui fatti né sui
valori oggettivi e trascendenti, ma solo sulla
scelta “autonoma” del soggetto


Principio di autonomia inteso nel suo senso forte
La libertà come punto di riferimento supremo e
decisivo
o
è lecito ciò che è liberamente voluto, accettato e
che non lede la libertà altrui (quando è
rivendicabile)
12
John Stuart Mill (1806-1873)
“Il principio è che l'umanità è giustificata, individualmente
o collettivamente, a interferire sulla libertà d'azione di
chiunque soltanto al fine di proteggersi: il solo scopo per
cui si può legittimamente esercitare un potere su
qualunque membro di una comunità civilizzata, contro la
sua volontà, è per evitare danno agli altri. Il bene
dell'individuo, sia esso fisico o morale, non è una
giustificazione sufficiente. Non lo si può costringere a fare
o non fare qualcosa perché è meglio per lui, perché lo
renderà più felice, perché, nell'opinione altrui, è
opportuno o perfino giusto. Questi sono buoni motivi per
discutere, protestare, persuaderlo o supplicarlo, ma non
per costringerlo o per punirlo in alcun modo nel caso si
comporti diversamente. Perché la costrizione o la
punizione siano giustificate, l'azione da cui si desidera
distoglierlo deve essere intesa a causare danno a qualcun
altro. Il solo aspetto della propria condotta di cui ciascuno
deve rendere conto alla società è quello riguardante gli
altri: per l'aspetto che riguarda soltanto lui, la sua
indipendenza è, di diritto, assoluta. Su se stesso, sulla
sua mente e sul suo corpo, l'individuo è sovrano”
J. Stuart Mill, On liberty, (1859)
13
Modello liberal-radicale (non cognitivista)
•
Il giudizio sul bene e sul male dipende dalla
coscienza o dalle preferenza del soggetto
(opinioni, sentimenti, esperienze vissute, ecc.)
•
L’etica soggettivista è, quindi:
•
•
•
•
Relativa;
Individuale;
Privata.
La conseguenze in ambito bioetico sono ad
esempio:
•
•
•
•
•
La legittimazione dell’eutanasia come scelta
buona perché autodeterminata del soggetto
Aborto…
Antiproibizionismo
“Libertà” di ricerca
…
14
Etica “ senza verità”…
Uberto Scarpelli (1924-1993)
Egli, partendo dalla netta distinzione tra
l’essere e il dover essere, afferma:
“Nell’etica non c’è verità (…): la
stessa varietà storica dei principi
morali convince che essi son frutto di
processi culturali, sociali e personali,
e non sono riconducibili ad un’astratta
e metastorica zona della verità
immediatamente intuibile da ogni
intelletto”
U. SCARPELLI, L’etica senza verità, Il Mulino 1982.
15
…etica “della libertà”
Ogni uomo, però, sviluppa (a partire dal suo condizionamento
organico e culturale) la capacità di scegliere tra bene e male e,
soprattutto, di scegliere il criterio stesso della scelta, cioè di
scegliere un’etica e il fondamento per quest’etica.
“Un’etica è dunque sempre e radicalmente individuale
(…). Non c’è ragione definitiva per cui la mia risposta
debba valere per altri: posso soltanto presentare
argomentando la mia risposta perché ciascuno giudichi
se e fino a che punto possa diventare risposta sua.
Ognuno segue nell’etica la sua strada, ognuno può offrire
persuasione,
ognuno deve infine decidere per sé stesso”
Scarpelli assegna così un ruolo decisivo al principio della
tolleranza
16
Max Charlesworth (1925 - )
“Noi abbiamo, in quanto agenti morali, il diritto di
controllare e determinare il corso della nostra vita e
decidere come vivremo (impegnandoci,
naturalmente, a non infrangere il diritto degli altri a
fare lo stesso). Questo è ciò che si intende per
autonomia individuale. Il diritto all’autonomia o
autodeterminazione è infatti il fondamento di tutti gli
altri diritti umani, poiché non avrebbe senso parlare
di “diritti” a meno che non si sia capaci di decidere
per noi stessi e di essere responsabili delle nostre
vite (…). Questo diritto all’autonomia morale porta
con sé un diritto ulteriore, relativo al controllo della
durata della propria vita e della modalità della
morte”
Bioethics in a Liberal Society (1993), L'etica della vita. I dilemmi della bioetica in una società liberale,
Donzelli, Roma, 1996
17
Il modello liberale nella forma del contrattualismo

Nasce dalla necessità di conciliare la fondazione
individualistica della norma morale con una “etica pubblica”
(soggettivismo della maggioranza)

Diffuso soprattutto nei Paesi anglosassoni

Partendo dal rifiuto della metafisica (è impossibile giungere a
verità universali e a norme etiche valide per tutti) propone
una forma di accordo intersoggettivo (contrattualismo)

ampliare la sfera delle libertà personali per il maggior
numero di persone
18
Il contrattualismo di H.T. Engelhardt
L’incipit del suo “Manuale di
Bioetica” inizia con questa
premessa:
“Il pluralismo morale è una realtà di
fatto e di principio”
Egli prende atto, cioè, delle profonde
controversie che esistono in campo
morale. Ritiene che esse possono essere
risolte in 4 modi:
“1) con la forza, 2) con la conversione di una parte alla
concezione dell’altra, 3) con una corretta
argomentazione razionale, 4) mediante un accordo...”
19
Il contrattualismo di H.T. Engelhardt
Non è possibile una morale sostanziale, l’assenso
su ciò che è bene e male, ma è possibile la
condivisione all’interno di “comunità morali” nelle
quali si instaurano rapporti tra “amici morali”: nella
consapevolezza che le comunità morali, amicali solo
all’interno, sono estranee le une alle altre. Gli amici
morali di una comunità sono gli stranieri morali per
un’altra comunità.
Tra le comunità morali è possibile solo concordare
procedure formali ed estrinseche di negoziazione
per la risoluzione di controversie bioetiche:
stipulazione di contratti o accordi. Il proceduralismo
appare come l’unico mezzo affinché gli stranieri
morali possano collaborare.
20
Il contrattualismo di H.T. Engelhardt
Secondo questa visione, è persona solo l’“agente
morale”, ossia colui che è in grado di stipulare un
contratto, di esprimere un consenso e un permesso,
di partecipare in modo attivo alla vita morale, dunque
un soggetto autocosciente, capace di razionalità e di
autodeterminazione.
Gli individui che non sono in grado di dare il proprio
consenso diventerebbero “oggetti” della beneficenza
degli “agenti morali”, che potrebbero decidere di
proteggerli, ma potrebbero anche decidere di
sacrificarli in vista della realizzazione di altri beni.
21
Modello liberal-radicale (non cognitivista)
Critica

Elementi di parziale verità, ma non tutta la verità
sull’uomo:

Libertà solo per alcuni: chi può farla valere ed
esprimerla
o
Persona è chi è capace di accordi intersoggettivi



Persone, non-persone (es. l’embrione), non
più persone (es. il paziente in SVP).
Libertà “da” vincoli e costrizioni, ma non libertà
“per” un progetto di vita e di società
Libertà senza responsabilità
22
Modello liberal-radicale (non cognitivista)
… critica

Libertà ideologica

I comportamenti non sarebbero scelti perché buoni,
ma buoni perché scelti;

Le azioni non sarebbero veramente buone o cattive,
migliori o peggiori, ma solo diverse;

Si rinuncia a giustificare le proprie scelte in maniera
razionale (comunicabile).

È un etica contraddittoria

È un etica “del potere”
23
Modello utilitarista (non cognitivista)

La bioetica utilitarista è una teoria morale
consequenzialistica in quanto giustifica gli enunciati morali
sulla base della valutazione delle conseguenze che produce
un’azione e non sulla base dell’agente o dell’atto in sé

Il calcolo dell’utile come benessere (unico movente dell’atto)
deve tenere in considerazione in modo eguale gli interessi di
ogni individuo (egualitarismo) e massimizzare gli interessi di
tutti gli individui coinvolti considerati nel loro insieme.

La centralità ed esclusività dell’utile quale categoria etica è
considerata un postulato auto-evidente

Il principio base è:


Valutare le conseguenze di un’azione in base al rapporto
costi/benefici
Massimizzare il piacere – minimizzare il dolore
24
 Massimizzare il piacere – minimizzare il dolore:
La persona è un essere senziente.
 La bioetica utilitarista delinea diversi livelli di soggettività e
statuto personale in base ai diversi livelli di coscienza:
 dal livello minimale (possesso della capacità di avere
sensazioni piacevoli e spiacevoli nell’immediatezza del
presente, dunque possesso del sistema nervoso centrale
quale condizione neurofisiologica necessaria),
 al livello intermedio (possesso della capacità di elaborazione
complessa delle sensazioni, mediante confronto,
comparazione e scelta preferenziale, nel presente e nel
futuro)
 o al livello massimo (o decisione autonoma dell’individuo).

 La soggettività personale si esprime e scompare
(improvvisamente o gradatamente), cresce o decresce in base
al livello di coscienza: è persona chi percepisce, chi elabora
percezioni, chi decide autonomamente.
25
L’utilitarismo di Peter Singer
P. Singer ritiene che il principale criterioguida nella valutazione dell'eticità delle
nostre azioni è quello dell'accrescimento
del piacere, in opposizione al dolore o
alla sofferenza, nell'uomo come negli
animali non-umani
“… chiunque sappia riflettere con lucidità si renderà conto
che la pratica medica moderna è diventata incompatibile
con la credenza nell’uguale valore di ogni vita umana”
“… è giunto il momento per un’altra rivoluzione
copernicana … e poiché bandirà la tendenza a vedere negli
esseri umani il centro dell’universo morale, andrà incontro
alla fiera opposizione di coloro che non intendono
accettare questo schiaffo al nostro orgoglio umano … ma
alla fine la svolta ci sarà”
(P. Singer, Ripensare la vita – la vecchia morale non serve più, 1994)
26
L’utilitarismo di Peter Singer
Nella prospettiva singeriana, la bioetica
utilitaristica si identifica con la “bioetica della
qualità della vita” in contrapposizione alla
“bioetica della sacralità/santità della vita”.
In questo senso, gli utilitaristi intendono
proporre una morale “nuova” che,
subordinando il valore della vita alla presenza
di qualità misurabili, si contrappone alla
morale tradizionale che ritiene la vita un
valore assoluto a prescindere dalle qualità,
ossia vietando qualsiasi atto di uccisione
diretta e intenzionale di una vita innocente.
27
Sovrapponibilità fra esseri umani e persone?
esseri
umani
persone
esseri
non
umani
28
Modello utilitarista (non cognitivista)
Critica
o
o
o
o
o
Il rapporto costi/benefici è valido quando è
riferito ad uno stesso valore e a beni omogenei e
“gerarchizzabili”
La persona umana e i suoi valori non sono mai
“negoziabili” in base a calcoli quantitativi
È difficile (impossibile?) prevedere tutte le
conseguenze di un atto, per poi effettuarne un
bilanciamento
Persone e non-persone.
Il problema degli “esseri senzienti” e l’accusa di
specismo
29
Modello utilitarista (non cognitivista)
Critica
o
o
o
Nella logica del calcolo della massimizzazione del
piacere e della minimizzazione del dolore la vita ha
valore solo subordinatamente alla presenza di
condizioni di piacevolezza, ossia di un certo livello
di “qualità della vita”, misurata in funzione del
benessere.
La vita umana e non umana nella quale la
sofferenza prevale si ritiene “non valga la pena di
essere vissuta”.
Il “diritto a non soffrire inutilmente” finisce con il
coincidere con un “dovere” di sopprimere la vita
sofferente o che può soffrire, o che causa o può
causare troppa sofferenza agli altri, nel presente e
nel futuro.
30
Modello sociobiologista (cognitivista)

Etica puramente descrittiva






la società evolve producendo valori e norme,
che sono mutevoli e funzionali al suo
sviluppo
analogia con l’evoluzione degli esseri viventi
evoluzionismo di C. Darwin + sociologismo di
M. Weber + sociobiologismo di Heinsenk e
Wilson
l’uomo non sarebbe sostanzialmente diverso
dalle altre forme di vita
diritto e morale sono l’espressione culturale
dell’adattamento della spinta evolutiva
l’etica avrebbe il ruolo di mantenere
l’equilibrio evolutivo
31
Il darwinismo sociale
“L’uomo ricerca con cura il carattere, la genealogia dei suoi cavalli, del suo
bestiame e dei suoi cani, prima di accoppiarli; ma quando si tratta del suo
proprio matrimonio, di rado o meglio mai, si prende tutta questa briga.
Eppure l’uomo potrebbe mediante la selezione fare qualcosa non solo per
la costituzione somatica dei suoi figli, ma anche per le loro qualità
intellettuali e morali. I due sessi dovrebbero star lontani dal matrimonio,
quando sono deboli di mente e di corpo; ma queste speranze sono utopie,
e non si realizzeranno mai, neppure in parte finché le leggi dell’ereditarietà
non saranno completamente conosciute.
Chiunque coopererà in questo intento renderà un buon servigio
all’umanità.
Il progresso del benessere del genere umano è un problema difficile da
risolvere; quelli che possono evitare una grande povertà per i loro figli
dovrebbero astenersi dal matrimonio, perché la povertà non è soltanto un
gran male, ma tende ad aumentare poiché provoca l’avventatezza del
matrimonio.
D’altra parte come ha notato Galton (1822-1911), se i prudenti si
astengono dal matrimonio, mentre gli avventati si sposano, i membri
inferiori della società tenderanno a soppiantare i migliori”.
Charles Darwin, L’Origine dell’uomo (1871),
32
Il sociobiologismo di Edward O. Wilson
E. Wilson ritiene di poter trattare le
questioni morali alla stregua di un
argomento di biologia: evoluzionismo,
determinismo e meccanicismo sono alla
base della sua proposta.
“Gli scienziati e i cultori di discipline
umanistiche dovrebbero considerare insieme
la possibilità che sia giunto il momento di
togliere temporaneamente l’etica dalle mani
dei filosofi e di biologizzarla.”
33
Modello sociobiologista (cognitivista)
Critica





Evoluzionismo e “riduzionismo” antropologico
dati per scontati
Non è possibile alcuna unità stabile o
universalità di valori (essi sono provvisori)
2 meccanismi ritenuti necessari: adattamento e
selezione
è giustificato l’eugenismo, sia attivo che passivo
Errata interpretazione del rapporto naturacultura
34
Ritorniamo alla nostra domanda: Cosa è bene fare?
 “Cosa è bene fare?” significa sempre “Cosa è
bene per l’uomo?”… ovvero… “Cosa è in linea con
il rispetto della sua dignità?”
 È la persona umana al centro della valutazione
etica, “punto di riferimento e di misura tra il
lecito e il non lecito”, nel senso che
nell’esperienza morale l’uomo “è chiamato” ad
essere quello che è, a realizzarsi in quanto
persona umana (in questo consiste la vita
etica)
 È nell’uomo, pertanto, che dovrà ricercarsi il
fondamento etico delle azioni
La risposta del personalismo
35
Modello personalista (cognitivista)
 La centralità del concetto di persona nel pensiero
filosofico… e in bioetica
o

L’elaborazione di questo concetto è il tentativo
dell’uomo di comprendere e rappresentare se
stesso e i propri simili, stabilendo – al contempo –
il significato e il valore delle relazioni
interpersonali.
Il concetto di persona presuppone un
convincimento: che l’uomo “sporge” (emerge)
dalla natura-ambiente, si percepisce come
soggetto autonomo e trova in se stesso (nel suo
essere) la fonte della propria dignità
36
Il concetto di persona
 Prósopon
 Il dogma trinitario
 Angeli
 … uomo (uso analogico del termine personaumana)
37
Modello personalista (cognitivista)
 La persona

Significati in uso del termine “persona”:
o
o
o
o
Psicologico (avente personalità)
Giuridico (soggetto di diritti)
Morale (titolare di dignità)
Ontologico (possessore di un particolare modo
d’essere)
38
Modello personalista (cognitivista)
Una premessa
 Di “personalismo”, storicamente, si parla in una
triplice accezione:
o
personalismo “relazionale-comunicativo”
(Apel,
Habermas)
• valore della soggettività e della relazione
intersoggettiva
o
personalismo “ermeneutico”
(Gadamer)
• ruolo chiave della coscienza soggettiva
nell’interpretazione della realtà
o
personalismo “ontologico”
(Tommaso d’Aquino)
• non si nega il precedente, ma si pone a fondamento
della soggettività un’esistenza ed un’essenza
costituita nell’unità corpo-spirito
• La persona è sostanza individua di natura razionale
(Boezio)
39
Personalismo ontologico
 esso vuole affermare uno statuto oggettivo
(ontologico) ed esistenziale della persona

La razionalità, la libertà, ecc. sono caratteristiche che
dipendono dall’essere stesso della persona (e la
persona può manifestarle o non-manifestarle)
 Lo statuto ontologico della persona umana si
riconosce (non si attribuisce) ad ogni essere
umano, in quanto sostanziale.
 Affermando lo statuto ontologico della persona
se ne riconosce la rilevanza assiologica (il
valore).
40
Sovrapponibilità fra esseri umani e persone umane
esseri umani
=
persone
41
Personalismo ontologico
1.
2.
3.
4.
5.
6.
L’uomo è persona perché è l’unico essere in cui la vita
diviene capace di auto-riflessione (=ragione); di
autodeterminazione (=libertà); di cogliere il senso delle
cose (=coscienza).
Ragione, libertà e coscienza non sono riducibili alle “leggi
dell’evoluzione”, ma derivano dall’anima razionale
(spirituale) che informa e dà vita al corpo.
Differenza sostanziale uomo/animale; Irriducibilità
dell’uomo a “parte della società” (egli ne è origine e fine).
La persona è un corpo spiritualizzato, una unitotatiltà
corporeo-spirituale il cui valore è dato da ciò che è e
non solo dalla possibilità delle le scelte che fa.
In ogni scelta la persona impegna ciò che è, la sua
esistenza e la sua essenza, il suo corpo e il suo spirito
Consapevolezza razionale che ogni essere umano
possiede un eguale e intrinseco valore, che chiamiamo
dignità.
42
Personalismo ontologico: conseguenze etiche

Persona significat id quod est perfectissimum in tota natura,
scilicet subsistens in rationali natura (Tommaso d’Aquino, S. Th. I,
q.29, a.3)


Chi è massimamente perfetto non può non essere
riconosciuto e rispettato semper et pro semper, in ogni
circostanza di tempo e di luogo, cioè in modo assoluto.
Nessun valore arbitrario - neanche il superamento di tutte le
malattie - può sostituire il valore di ogni singola persona.
La persona impone l’imperativo categorico di agire in
modo da trattare l’umanità, in sè e negli altri, sempre
come fine e mai soltanto come mezzo (Kant, Fondamenti della
metafisica dei costumi)


l’essere perfettissimum in tota natura resiste a qualsiasi
tentativo di abbassarlo alla condizione di semplice
strumento.
l’uomo è “la sola creatura in terra che Iddio abbia voluto
per se stessa” (Gaudium et spes, n. 24).

Anche la prospettiva teologica afferma il primato dell’essere
e della dignità della persona, e per tanto il valore assoluto
della norma personalista.
43
Personalismo ontologico: conseguenze etiche



Il bonum, il valore ultimo che misura l’agire morale, viene
inteso come promozione dell’essere e della preziosità (o
dignità) della persona in quanto persona.
L’essere e la dignità della persona sono, quindi, valori
assoluti. Di conseguenza, la bioetica personalista pone
come primum principium il rispetto incondizionato
dell’inviolabilità della persona (e quindi della vita umana) e
la tutela della sua libera espressione, in primis sul versante
dei diritti umani.
Riassumendo, possiamo affermare che la persona, dal suo
concepimento fino alla sua morte naturale, deve essere
sempre:
o
punto di riferimento ultimo in ogni decisione
o
sempre fine, mai mezzo
o
metro di misura per giudicare ciò che moralmente
è lecito o illecito
44
Personalismo ontologico: conseguenze etiche

Non è mai consentita:



La discriminazione (trattare un qualsiasi essere umano
come una cosa sprovvista di valore, o come un
esemplare irrilevante della specie umana, o come un
oggetto che ancora deve conquistarsi il diritto ad essere
riconosciuto come persona);
La strumentalizzazione (usare un qualsiasi essere
umano per fini diversi dal bene proprio dello stesso
individuo);
L’oppressione (agire nei confronti di un qualsiasi essere
umano mortificando o non tenendo conto della sua
irrinunciabile autonomia e libertà).
45
La “natura” dell’uomo
1. corpo-anima / materia–forma



anima = forma sostanziale del corpo
il corpo è “umano” perché animato da un’anima spirituale
unità dell’attività umana (fisico-spirituale) contro ogni
dualismo
2. “io sono il mio corpo” (non in senso esaustivo) - G.
Marcel
3. “ogni elemento del corpo umano è umano ed esiste
come tale, in virtù dell’esistenza immateriale dell’anima
umana. Il nostro corpo, le nostre mani, i nostri occhi
esistono in virtù dell’esistenza della nostra anima” - J.
Maritain
4. La persona è un corpo spiritualizzato, una unitotatiltà
corporeo-spirituale che vale per quello che è e non
soltanto per le scelte che fa
5. In ogni scelta la persona impegna ciò che è, la sua
esistenza e la sua essenza, il suo corpo e il suo spirito
46
La corporeità umana
Conseguenze etiche

la vita fisica è un bene primario o fondamentale
o
o
o
o
o

non è un bene assoluto (lo è, ad es. in prospettiva
trascendente, la vita eterna)
precede tutti gli altri beni relativi
solo il raggiungimento del bene spirituale e
trascendentale della persona può rendere accettabile il
rischio della vita fisica (es. martirio)
il primo bene che la segue gerarchicamente è la sua
integrità
i beni della vita relazionale (affettivi e sociali) sono
subordinati ai due precedenti
ogni “mercificazione” del corpo è un’offesa alla
dignità della persona
47
Alcuni corollari (1)
 persona e società



la persona non è una “parte” della società
la società non è un “organismo vivente” (concezione
organicistica)
la persona sta all’origine della società e prevale sugli
interessi della collettività
o
l’individuo non esaurisce mai tutto se stesso nelle
relazioni con la società
 la giusta nozione di “bene comune”


non: la media statistica dei beni dei singoli individui
(concezione quantitativa)
ma: il bene che si realizza in ciascun componente della
società in maniera sufficiente e giusta
48
Alcuni corollari (2)
 persona, salute e malattia



insufficienza di concetti puramente “organicistici”
di salute
Problematicità dei concetti “ideologici” di salute
SALUTE (OMS)
o
“La salute è uno stato di completo benessere fisico,
mentale e sociale e non consiste soltanto in un’assenza
di malattie e di infermità”
• pregi e limiti di questa definizione
o
4 dimensioni della salute/malattia:
• dimensione organica
• dimensione psichica e mentale
• dimensione ecologico-sociale
• dimensione etica
49
I principi della bioetica personalista
1. Il principio di difesa della vita fisica
2. Il principio terapeutico
3. Il principio di libertà e responsabilità
4. Il principio di socialità e sussidiarietà
50
1 - Il principio della difesa della vita fisica

La tutela della vita umana: la vita umana
fisica è valore fondamentale su cui si fondano
e si sviluppano tutti gli altri valori della
persona

D’altra parte, la vita umana fisica non
esaurisce tutto il valore della persona, non è
il bene supremo, assoluto che invece rinvia al
trascendente

Un intervento sulla vita fisica è un intervento
sulla persona, un danno è un danno alla
persona

La promozione della salute
o
“diritto alla salute”
o
Educazione all’accettazione del limite (dolore, morte)
51
2 - Il principio terapeutico:
criteri per una corretta applicazione

Un intervento sul corpo umano è giustificato quando è il
suo scopo è quello di salvaguardare il tutto o la vita del
soggetto

Un intervento sul corpo umano è consentito alle
seguenti condizioni:
1. Intervento sulla parte malata o causa attiva di
malattia
2. Assenza di alternative
3. Ragionevole possibilità di successo (R/B)
4. Il consenso dell’interessato o dell’avente diritto
52
3 - Il principio di libertà e responsabilità



Libertà da e libertà per
Rem ponderare
Res-pondere




Responsabilità individuale (verso se stessi)
Responsabilità sociale (verso gli altri)
Responsabilità professionale (verso particolari
categorie di persone)
Responsabilità nei confronti della vita
53
4 - Il principio di socialità/sussidiarietà. 1
 Impegna di ogni singola persona a realizzare se
stessa nella partecipazione alla realizzazione del
bene dei propri simili.
 La propria vita e quella altrui come un bene non
soltanto personale, ma anche sociale, dunque
impegno della comunità a promuovere il bene
comune promuovendo il bene di ciascuno. La
vita e la salute di ognuno dipendono anche
dall'aiuto degli altri.
 Per la sussidiarietà, la comunità deve da un lato
aiutare di più dove più grave è la necessità
(curare di più chi è più bisognoso di cure e
spendere di più per chi è più malato), dall'altro
non deve soppiantare o sostituire le iniziative
libere dei singoli e dei gruppi, ma garantirne il
funzionamento.
54
Il principio di socialità/sussidiarietà. 2
Esempi di implicazioni per la bioetica:
 Giustificazione del dono di organi e tessuti, che
pur comporta una certa mutilazione nel
donatore. Sperimentazione non-terapeutica.
 Le opere assistenziali (ospedali, case di cura,
lebbrosari) frutto del senso del servizio fraterno
dei sani verso i malati.
 In termini di giustizia sociale, obbligo della
comunità a garantire a tutti i mezzi per
accedere alle cure necessarie, anche a costo di
chiedere sacrifici maggiori a chi meglio può
sostenerli.
 In nome del principio di sussidiarietà, non si
dovrà mai sottrarre la cura di assistenza al
malato più sofferente o più grave.
55
Fine
56
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Dott. Andrea Virdis