Scuola Primaria “Giovanni Pascoli”
Montecatini Terme
classi 2^A e 2^B
Anno scolastico 2006/2007
Insegnante: Bruna Rossi
Per la Filatelia: Lina Soriente
Testi, foto e documentazione di Bruna Rossi
Ultimato nel dicembre 2007
La nostra scuola si chiama
“Giovanni Pascoli”.
Si trova a Montecatini
Terme, in un bel viale
fiancheggiato da grandi
alberi di platano, che si
chiama viale San Francesco
d' Assisi, al numero 20.
“La mia scuola si chiama “ Giovanni Pascoli” ed è stata
costruita sul viale S. Francesco d’ Assisi.
Della scuola mi piacciono la biblioteca e le classi, anche se
la nostra è troppo piccola.
…Io mi sento bene a scuola e non c’è niente che mi vada
male!”
Francesca Brotini
L'ingresso principale è rivolto verso sud.
“Ecco la grande
scuola: proprio
bella!… La prima
mattina che dovevo
andare a scuola mi
sentivo emozionato,
curioso e pensieroso;
quando arrivai in
classe mi sentivo
davvero con i capelli
in su e lo stomaco
vuoto che mi tirava.
… Due cose che mi piacciono molto della scuola sono la
ringhiera e l’orologio.
… Io non la scorderò mai perché è una superscuola!”
Andrea Berti
Ad ovest la scuola confina con la parrocchia
di Sant‘ Antonio.
A est confina con via
Giovanni Bovio.
Nella parte a nord, alla fine del cortile interno,
si trova un edificio a due piani :
sotto c'è la nostra
palestra,
sopra c'è l'asilo “Gambassi”.
L'edificio confina con viale
della Libertà.
Indietro nel tempo …
In questa scuola sono
cresciuti molti dei nostri
genitori, dei nonni e
persino dei bisnonni!
“La mia scuola mi
piace tanto perché c’è
venuto il nonno.
… Io a scuola mi
sento in compagnia,
perché ci sono i miei
migliori amici. Meno
male che ora ho fatto
amicizia anche con
Omar, perché prima
litigavamo sempre.”
Alessio Beneforti
Ai loro tempi le aule erano
più o meno come adesso,
ma i banchi erano tutti di
legno, a due posti e invece
delle sedie c’erano dei
seggiolini attaccati al
banco, che si sollevavano
per permettere ai bambini
di alzarsi o di entrare
meglio al loro posto,
anche se sicuramente gli
alunni di allora si potevano
muovere molto meno di
noi!
Sopra ogni
banco, in un
angolo, c’era un
buco tondo:
serviva ad
infilarci un
contenitore di
vetro per
l’inchiostro.
Infatti non c’erano le
penne come adesso,
magari “cancelline”,
ma si scriveva con
dei pennini infilati su
bastoncini di legno o
plastica.
Si intingevano i
pennini nell’inchiostro
e poi si scriveva
finché questo finiva e
il pennino andava
bagnato di nuovo.
Per asciugare prima il foglio
scritto, si usava la carta
assorbente, che doveva
essere sempre a portata di
mano in ogni quaderno; ma
spesso neppure questa
bastava ad evitare le brutte
macchie d’inchiostro o le
sbavature, che erano il terrore
di ogni quaderno e di ogni
bambino!
E se capitava di dover
cancellare, i buchi nel foglio
erano all’ordine del giorno!
Scrivere era sicuramente
più complicato di adesso,
eppure si dava tanta
importanza alla bella
scrittura e alla precisione.
Nel primo anno di scuola
gli alunni si dovevano
esercitare in pagine e
pagine di astine, linee
curve e oblique, lunghe e
corte, tondini grandi e
piccoli, prima di passare
alla scrittura delle lettere.
Anche per queste l’esercizio era fondamentale:
minuscole e maiuscole, stampatello e corsivo, le
lettere dovevano essere chiare e precise e rientrare
perfettamente nei contorni del quadretto.
Le maestre e i maestri erano piuttosto severi per quanto
riguardava l’ordine, l’educazione e la disciplina e anche
le punizioni erano molto peggiori di adesso!
I pennini erano di tanti tipi e di tante forme: di
animali, di oggetti, di facce.
I bambini di solito ne avevano diversi e molti li
collezionavano, li scambiavano e facevano a
gara per avere quelli più rari e originali.
I quaderni, poi, non erano grandi e divertenti come
adesso, ma piccoli, con le pagine un po’ ingiallite e
la copertina quasi sempre nera, uguale per tutti.
Per renderli più piacevoli venivano foderati con
carte colorate, che servivano anche a proteggerli
dalle macchie.
Non c’erano neppure gli zaini
da mettere sulle spalle o a
tracolla, ma delle cartelle di
cartone o di pelle, che si
portavano a mano.
I ragazzi più grandi, invece,
legavano insieme i libri con
una cinghia e li portavano
sotto braccio.
La storia
Prima della scuola “Pascoli”
La scuola “Pascoli” ha una storia molto
lunga, perché compie già 80 anni!
“La mia scuola quest’ anno compie 80 anni!
Della scuola a me piace che ho delle maestre fantastiche …
Delle elementari io mi ricorderò di sicuro una cosa: le mie
maestre, anche se saranno invecchiate, e mi ricorderò anche la
direttrice.
…Io mi sento serena a scuola, perché sono con i miei amici,…
ma vorrei che il sabato fosse festa.”
Viola Taddei
Una volta la nostra città non si chiamava Montecatini
Terme, ma Bagni di Montecatini e faceva parte del
Comune di Montecatini Valdinievole.
C'erano circa tremila abitanti, che si occupavano
soprattutto di lavori agricoli, ma in città diventava
sempre più importante anche il turismo derivato dalla
presenza di numerose sorgenti termali.
L'acqua infatti era già una grande ricchezza del
territorio.
A quei tempi poche persone
sapevano leggere e scrivere
e non esistevano ancora
delle vere scuole pubbliche.
I bambini di Montecatini,
durante l'inverno, andavano
a scuola nella stanza di un
albergo, l'Hotel La Pace,
che in quella stagione
rimaneva chiuso.
Come insegnante avevano
un sacerdote, che aveva
deciso di mettere la propria
cultura al servizio dei piccoli
alunni.
La prima vera scuola
pubblica nacque nel 1877,
quando vennero istituite le
prime tre classi elementari
obbligatorie: c'erano un
maestro per i maschi e una
maestra per le femmine.
Quando gli alunni
diventarono più numerosi,
questi maestri vennero
aiutati da sottomaestri e
sottomaestre.
Le classi si trovavano in via
Garibaldi, nella futura scuola
media “Dante Alighieri”.
Nello stesso edificio vennero aperti anche i
nuovi uffici amministrativi del Comune,
perché nel 1905 Bagni di Montecatini era
diventato un comune autonomo,
staccandosi dal comune originario di
Montecatini Valdinievole.
In città la popolazione
cresceva continuamente.
I bambini erano numerosi e le
tre classi non bastavano più,
perciò una parte veniva
nuovamente ospitata nelle
stanze di alcuni alberghi, nel
periodo in cui essi chiudevano.
Venne istituita una nuova
classe prima mista, cioè
formata da maschi e femmine,
poi anche le classi quarta e
quinta, che erano però
facoltative.
Naturalmente erano tutte classi
molto affollate!
Quelli erano tempi molto belli per la nostra città,
che stava diventando una stazione termale
famosa in tutto il mondo.
La nuova scuola
In quel periodo di grande sviluppo nacque anche
l'esigenza di costruire una scuola più adatta ad
accogliere la numerosa popolazione infantile che, nel
novembre del 1923, arrivava a 750 alunni.
Il Comune cominciò così la ricerca di un terreno adatto
allo scopo.
Il posto ideale venne trovato in un quartiere chiamato
“della Pace”, situato tra viale della Quiete (ora viale S.
Francesco) e via delle Rose (ora viale della Libertà).
Quella zona era abbastanza vicina al centro e nello
stesso tempo era ancora poco abitata.
C'erano soprattutto cascinali e
campi coltivati a vigneti.
A ovest il terreno
confinava con la
proprietà dell'Opera
Pia di Terrasanta,
oggi Parrocchia di
S. Antonio.
Per acquistarlo, il Comune spese £ 156.750.
A quel punto ci voleva un progetto e questo venne
realizzato dall'ingegnere comunale Luigi Righetti e dal
geometra Brizzi.
Era la fine del 1924.
Una volta ottenuti tutti i permessi necessari, venne fatta
una gara d'appalto e, finalmente, il 15 dicembre del
1925, venne firmato il contratto con il signor Oreste
Forconi, presidente della Società Cooperativa Arti Edili
di Montecatini. Era quello il nome della ditta che si
sarebbe occupata di costruire la scuola.
I lavori di costruzione avrebbero dovuto essere
terminati entro dodici mesi, ma durarono fino al 16
settembre 1927.
Anche il costo fu superiore a quello previsto.
La nuova scuola si sviluppava su
due piani indipendenti, cioè che
non erano collegati tra loro.
Ciascun piano ospitava otto aule che si affacciavano
su un largo corridoio comune.
Grande importanza venne data alle finestre, che
dovevano essere abbastanza grandi per garantire
luce ed aria abbondanti agli alunni.
“… Della scuola mi piacciono i giochi, le materie, le cose che
facciamo e l’orario, anche se non mi piace il rientro del martedì
fino alle sei … Le maestre mi hanno accolto meravigliosamente
e questo mi ha fatto sentire felice.
Io credo che quando sarò grande non mi ricorderò niente, perché
avrò la testa concentrata sugli studi, sul lavoro e nel prendere
la macchina e la moto sportive, ma la scuola rimarrà sempre
nel mio cuore, perché è la cosa più bella che io abbia mai visto!”
Salvatore Filippelli
Il piano superiore era
riservato alle femmine.
Si raggiungeva entrando
dall'ala ovest, dove si
trovava una grande scala
interna, che c'è ancora.
Nel piano riservato alle
femmine, oltre alle aule,
c’era un locale dove
venivano insegnati i lavori
donneschi (ricamo, cucito,
maglia, lavori domestici,
ecc.); c’erano anche l’aula
riservata alle insegnanti e
una piccola stanza per le
bidelle.
Sia le insegnanti che le
bidelle, naturalmente, erano
tutte donne.
Infine c’erano i bagni e un
ripostiglio.
Al piano terra, invece, si accedeva
dall’ingresso centrale. Esso era
riservato esclusivamente ai maschi:
alunni, insegnanti e bidelli.
In questo piano si trovavano
anche l’ufficio del Direttore e
quello della Segreteria.
Nella scuola, inoltre, c’erano
una piccola biblioteca ed un
gabinetto scientifico.
Qui, oltre alle aule e agli spazi
comuni, c’era una stanza per lo
svolgimento dei lavori manuali
(falegnameria ed altre attività
ritenute adatte ai maschi).
Tra i due piani non c’era alcun
collegamento e per andare al
piano superiore bisognava
sempre uscire fuori e passare
dall’altro ingresso. Ciò era
molto scomodo, soprattutto per
il Direttore, che effettuava
frequenti visite nelle classi per
controllare che tutto
funzionasse al meglio. Per
ovviare a questo
inconveniente, venne ricavato
il piccolo corridoio interno che
porta alle scale e che viene
tuttora usato.
Nell’edificio era stato
realizzato anche un piano
seminterrato, con dei piccoli
appartamenti dove andarono
ad abitare i custodi e gli
insegnanti della scuola con
le loro famiglie. Persino il
Direttore abitava nei locali
sotto la scuola.
Il cortile era uno spazio molto importante.
“La cosa che mi piace di più
della scuola è che qui ho trovato
i miei migliori amici; le cose che
non mi piacciono sono due: una è
che il vecchio orologio e la
vecchia campanella non
funzionano più e l’altra è che
hanno smontato i giochi in
giardino. Dovrebbero rimetterli a
primavera.
A scuola certe volte mi sento
felice e certe volte triste.
Quando sarò grande non so cosa
mi ricorderò.”
Giorgio Autuori
Veniva utilizzato per la ricreazione e per la
realizzazione di spettacoli e recite che
coinvolgevano tutta la scuola,
Soprattutto però vi si svolgevano le lezioni di
ginnastica all’aperto, considerate di grande valore
formativo.
La palestra, infatti, venne costruita solo verso il 1930,
insieme all’asilo infantile Gambassi
e all’Opera Balilla.
La scuola aprì
ufficialmente con
l’anno scolastico
1927/28, senza che
fossero stati ancora
fatti il collaudo e una
vera cerimonia di
inaugurazione.
A dire la verità non
aveva neppure un
nome e per tutti era,
semplicemente: la
scuola!
Il primo Direttore fu
G. Francesco Grossi.
Nonostante le linee severe, che dovevano
ricordare agli alunni l’impegno dello studio, la
scuola venne abbellita con alcuni particolari,
secondo il gusto liberty dell’epoca.
A tutte le finestre c’erano delle grandi fioriere e le
maestre e i maestri, aiutati dai bidelli, facevano a gara
per averle sempre fiorite.
Adesso queste fioriere sono un po’ sciupate dal tempo
ed avrebbero bisogno di qualche restauro: così
potremmo metterci di nuovo la terra e le piantine.
“A me piace la mia scuola, perché è antica, ma vorrei che
quando i bambini arrivano, potessero ancora vedere davanti a
loro dei bellissimi fiori, come una volta. Non come ora, che ci
sono solo foglie secche! Vorrei anche che qualcuno si occupasse
del grande cancello arrugginito.
…Io, a scuola, mi sento, come dire… piena di gioia, perché i
miei compagni sono gentili, carini e molto simpatici.
…Quando sarò grande questa scuola occuperà sempre un
pezzetto del mio cuore, perché questa è la più bella ed
eccezionale scuola di tutto il mondo!”
Cristiana Chereches
Anche l’orologio sul tetto andrebbe aggiustato: per tanti anni ha
chiamato ogni giorno i bambini a scuola con il suono delle sue
campanelle, che noi però non abbiamo mai sentito!
“… Mi piace quasi tutto
della mia scuola, cioè la
costruzione, i banchi, i
muri, i miei compagni …
Invece le cose che non mi
piacciono sono l’orologio
sciupato e la scalinata che
bisogna fare per arrivare
al piano di sopra: in fondo
potevano metterci un
ascensore!
… Anche se la mia aula è un po’ stretta, mi trovo bene sia per i
compagni, sia per il rumore e anche per la temperatura …
Quando sarò grande credo che mi ricorderò quasi tutto della
mia scuola, perché qui per me è come essere a casa mia.”
Omar Bocci
Sotto la scala principale, al
centro della facciata, c’era
anche una vaschetta in pietra,
che una volta era piena
d’acqua e di pesci rossi, con
uno zampillo al centro.
“La mia scuola è grande … Col passare degli anni si è un
po’ sciupata, ma a me piace molto anche così.
Sotto la scala frontale c’è una fontana che ormai non
butta più l’acqua e dietro c’è un disegno fatto di
mattonelle, che rappresenta il sole.
Della scuola ci sono mille cose che mi garbano: le maestre,
che sono tutte brave e generose, e i miei compagni, che mi
stanno tutti simpatici … Mi piacerebbe venire a scuola
anche di domenica …
Io a scuola mi sento felice, perché amo leggere e studiare,
mi piacciono le penne e le matite …
Io da grande spero che mi ricorderò delle maestre, dei
compagni, di tutte le cose belle e soprattutto della mia
scuola, perché una volta che hai fatto una cosa divertente,
il tuo cuore non la dimentica mai!”
Noemi Fabiani
Sopra il
portone
d’ingresso,
la scritta
SCUOLA, in
lettere
dorate,
opera della
manifattura
di Galileo
Chini, faceva
capire che
quella era
l’unica
scuola della
città.
Ai lati della
scritta c’erano i
simboli della
Casa Savoia e
del Fascio, che
in seguito
vennero
cancellati a
causa degli
avvenimenti
storici.
“A me piace quasi tutto della mia scuola, però vorrei che fosse
come ai vecchi tempi.
Vorrei che ci fosse ancora la fontana con i pesciolini, che i muri
non fossero crepati e che avessero colori più accesi.
Vorrei anche che i vasi sulle colonne vicino alla ringhiera e al
cancello non si fossero rotti e avessero dentro tanti fiori colorati.
Io a scuola mi sento bene, perché ho delle maestre bravissime.
Ricorderò tante cose della scuola, perché rimarrà per sempre
nel mio cuore!”
Rachele Cocconcelli
Sui cancelli di ferro battuto,
sempre belli anche se un po’
arrugginiti, possiamo vedere
un libro aperto, ad indicare il
compito della scuola:
attraverso quei cancelli si entra
nel mondo della cultura, si
imparano cose nuove e oltre ai
libri si dovrebbero aprire anche
“le teste”.
… Non mi piace quando faccio tardi per arrivare a scuola.
In classe ci sto bene, perché adoro leggere, scrivere e disegnare!
… Quando sarò grande ricorderò i miei amici, le maestre e poi i
lavori che ho fatto, ma anche la scuola, la direttrice e i bidelli,
perché ci sono stato tanto tanto bene!
Marco Ghirardini
Il libro aperto lo ritroviamo
anche nel decoro in rilievo sulla
parte alta dell’edificio, come
intervallo fra i gruppi di finestre
del piano superiore.
Altri motivi grafici
realizzati per far
capire il ruolo e
l’importanza
dell’educazione,
dello studio e
della cultura li
possiamo
ammirare sulle
incisioni che si
trovano nella
parte alta della
facciata laterale
di via Bovio
Originariamente si
trovavano anche
sulla facciata
principale, ma
qualche
imbianchino “un
po’ distratto” deve
averle ricoperte di
pittura murale e
adesso non si
vedono più.
Chissà se sono
ormai
irrimediabilmente
perdute?
Il nome della scuola
Alla scuola erano stati assegnati vari
nomi, determinati dalle vicende
storiche dell’Italia.
Il nome definitivo, cioè quello attuale,
le è stato dato però solo nel maggio
del 1945, alla fine della seconda
guerra mondiale.
Le terribili esperienze della guerra
avevano fatto crescere in tutti il
desiderio di pace e questo sembrava
essere il valore più importante da
trasmettere alle nuove generazioni.
Per questo motivo si decise di intitolare la
scuola al poeta Giovanni Pascoli.
Egli infatti, nelle sue poesie, parla spesso
dell’importanza della pace e degli affetti
familiari, come ricordano alcuni versi incisi
sotto il suo ritratto, su una lastra di marmo
all’ingresso della scuola:
“Uomini, pace! Nella prona terra
troppo è il mistero. E solo chi procaccia
d’aver fratelli, in suo timor, non erra!”
“Questa scuola è davvero speciale, perché tutte le cose sono
perfette, tranne una: la palestra, perché prima era tutta piena
di polvere.
C’è una cosa che guardavo sempre quando entravo dal portone
principale: il quadro di Giovanni Pascoli, e dicevo: “Che bello!”
Quel quadro mi ha aiutato e mi aiuterà sempre a fare bene le
cose e a comportarmi in modo altruista ed educato.”
Beatrice Bechini
L’eredità della nostra scuola
Il poeta Giovanni
Pascoli ci ha lasciato il
compito di raccogliere il
suo invito alla pace e di
diffonderlo.
In questa scuola
infatti oggi
convivono bambini
di tutte le
nazionalità, lingue e
religioni.
“La mia scuola è così: un po’ strana, perché io sono rumena e
la scuola in Romania è molto diversa, però questa mi piace di
più.
Di questa scuola mi piace prima di tutto il nome e com’è
decorata, poi le maestre e i lavori che facciamo.
… A scuola mi sento bene e anche sicura e coraggiosa.”
Sanda Dragoi
Essi trovano nelle
aule grandi e
luminose un clima
di accoglienza, di
affetto e di
collaborazione,
perché tutti
facciamo parte della
grande razza
umana.
“La mia scuola è molto grande …Io qui mi sento bene, perché
gioco con gli amici, parlo, ci sono felice! Sono felice che prendo
voti belli, lavoro per bene e facciamo tante attività che mi
piacciono
… Le cose che ricorderò di più della scuola sono le maestre e i
compagni.”
Anxela Topalli
A scuola mi sento felice perché ho tantissimi amici e amiche.
Mi piace scrivere, leggere e disegnare.
Io qui ho imparato a scrivere e da grande mi ricorderò quando
stavo a scuola e i miei compagni.
Jiacheng Jin
CLASSE II B
Anno scolastico
2006/07
CLASSE II A
Anno scolastico
2006/07
L’argomento è stato più
ampiamente trattato nel libro
“Montecatini…a scuola”
di Lepori Paola, Peroni Debora,
Rossi Bruna e Rossi Rossella,
di prossima pubblicazione.
Scarica

la scuola! - Comune di Montecatini Terme