LADISPOLI
Ladispoli è situata sulla Via Aurelia, a 38 km da Roma, è una
cittadina prevalentemente balneare voluta e costruita dal Principe
Ladislao Odescalchi alla fine dell’ottocento. Sono molti i turisti che
ogni anno si riversano su questo litorale.
Certo i tempi e i luoghi sono cambiati, ma sotto l'apparenza di città
moderna, con palazzi di recente costruzione, si nasconde un
passato glorioso, porto etrusco prima (Alsium), colonia romana poi.
Durante una passeggiata sul lungomare non c'è da meravigliarsi se
si incontrano i resti di una villa marittima di epoca imperiale o se
davanti ai vostri occhi appare maestoso il Castello degli
Odescalchi...
Questo, e non solo, è ... LADISPOLI.
Le Origini:
Tutto il territorio presenta tracce di
frequentazione umana antichissime,
basti pensare al famoso teschio della vicina
"Grotta Patrizi" in località Sasso, un cranio di
epoca villanoviana con un foro in alto perfettamente
circolare, testimonianza di un'operazione chirurgica
alla quale, a detta degli studiosi che hanno analizzato
la ricalcificazione del cranio, il "paziente" sopravvisse.
Poco distante dal centro di Ladispoli, nei pressi del borgo
di Palo, sorgeva un tempo la città-porto etrusca di Alsium.
L'ubicazione della città e del successivo castrum romano
sono tutt'ora sconosciute, anche se si è portati a farle
coincidere con la tenuta del Castello Odescalchi. Ben poco si
conosce del periodo etrusco, le prime notizie relative alla città
di Alsium risalgono al 247 a.C.., anno in cui tutto il territorio
circostante venne sottratto dai Romani agli Etruschi.
Per l'importanza strategica che tali porti costituivano, gli abitanti
etruschi furono sostituiti da accampamenti militari, poi da
castra(città fortificate) veri e propri ed infine, da enormi ville di
proprietà di importanti famiglie della Roma repubblicana ed
imperiale.
Molte sono le testimonianze letterarie che riguardano Alsium.
A partire da Cicerone, che per primo ricorda la presenza del
porto in occasione della visita di Cesare nel 46 a.C., la città di
Alsium è ricordata soprattutto per la presenza di una grande
villa imperiale appartenuta, forse, all'imperatore Elagabalo.
L'ultimo a descrivere il territorio alsiense è il prefetto di Roma
e poeta Rutilio Namaziano che, navigando lungo la costa
alsiense, non può fare a meno di notare le grandi ville che
avevano sostituito il piccolo oppidum (fortezza) di una volta.
Le uniche presenze antiche che oggi possiamo distinguere sono
degli edifici correlati al porto ed un molo proprio sotto delle
mura del Castello.
(sullo sfondo il Comune di Ladispoli)
Storia moderna
La nascita di una città:
E' ora di narrare le vicende che portarono alla nascita di Ladispoli
appena centodiciotto anni fa!
La zona era traversata soltanto da carabinieri a cavallo e da qualche
buttero che radunava gli armenti nella radura, per procedere alla
conta dei capi; la malaria mieteva vittime ovunque e i mandriani
stramazzavano a terra schiantati dalla febbre.
Era il 1888 quando il principe decise di sbarazzarsi degli abitanti di
Palo e dei villeggianti che d'estate arrivavano col treno fin sotto il
castello, devastando fin anche gli ingressi, le scale ed i tetti delle
abitazioni. Nel contempo il principe istituì un consorzio del quale
egli stesso faceva parte, insieme all'ingegner Vittorio Cantoni.
Lottizzò la striscia di terra fra i due torrenti, Vaccino e Sanguinaro,
che confinava a monte con la tenuta dei Ruspoli.
Contemporaneamente fece sopprimere quel braccio di ferrovia che
dal casello 46 portava i bagnanti sulla piazzetta del Borgo di Palo,
passando proprio davanti al castello Un altro braccio ferroviario
venne subito costruito verso il nuovo insediamento urbano.
Il 1°binario di circa due chilometri partiva dalla odierna stazione di Palo e correva parallelo alla
carrozzabile, costeggiando il bosco e la riserva di caccia, scavalcando il fosso Sanguinaro con
un ponte di ferro. Al centro della ipotetica piazza una baracca di legno fungeva da stazione
ferroviaria, mentre due binari morti erano allungati fin dietro l'odierna chiesa, dove una
piattaforma mobile girava le locomotive che si rimettevano in partenza. È inutile dire che
l'ampiezza dell'arenile antistante la nuova lottizzazione invitò i villeggianti ad affluire più
numerosi che a Palo, tanto che durante l'estate la carrozzabile brulicava di carrozze, calessi e
tregge trainate da scalcianti ronzini. I treni trainati da locomotive a vapore con vagoni semi aperti
trasportavano romani in ghette e paglietta e donne con enormi cappelli e variopinti ombrellini.
Sul tomboleto già stanziavano in capanne i pescatori che in primavera risalivano il Tirreno con le
loro lampare. Dalle capanne alle baracche su palafitte poi le prime case in muratura.
Questa fu la prima Ladispoli: senza strade, senza fogne, senza luce, senza acqua. I pionieri di
Ladispoli: Costantini, Storti, Landi, Ascenza, Dispari, Fumaroli, Rossellini, Masciadri. L'acqua
mancava e la popolazione cresceva, si reperì una sorgente risalendo il Sanguinaro, fino al
bosco Ferraccio, vicino a Ceri, feudo dei Torlonia. La prima guerra mondiale arrestò la crescita
del borgo. Il 1°dopoguerra sembrò rilanciarne le fortune, ma con un ritmo piuttosto contenuto.
Posti da vedere:
La spiaggia di Palo:
Percorrendo
la spiaggia che
collega Palo con
Ladispoli, possiamo
incontrare diverse strutture
romane non meglio identificabili,
ed alcune interessanti presenze
etrusche. Ormai erosa dal mare, infatti,
la duna costiera presenta dei fori nei
quali, probabilmente, alloggiavano dei pali
di legno (ormai scomparsi), dei solchi che
lasciano pensare a trincee relative a terreni
agricoli e, se si presta attenzione alla stratigrafia
naturale della duna, si possono facilmente distinguere
frammenti di bucchero e di terrecotte etrusche e romane.
... la Grottaccia
Conosciuta
con il nome
di "Grottaccia"
per la presenza di
un cryptoportico
dalla volta a botte,
utilizzato, durante la
guerra, come abitazione,
è probabilmente una grande
villa rustica della quale sono
state rilevate solo alcune strutture;
oltre alla scala di accesso al cryptoportico,
sono infatti riconoscibili, alcuni ambienti relativi alla parte produttiva:
un frantoio (dal quale forse proveniva la macina poggiata poco
distante) ed un doliarium (dove venivano conservati i grandi dolia
contenenti derrate alimentari).
La Villa di Pompeo
E adesso è ora di spostarci un po' e raggiungere Marina di San Nicola !
Partendo dal limite sud di San Nicola, tra il fosso Cupino e la spiaggia,
incontriamo i resti dell'immensa villa marittima di "Pompeo".
Dei cinque ettari di estensione della villa, solo una piccola parte è oggi
valorizzata, è la zona accanto a piazza delle Muse dalla quale si accede,
per mezzo di un corridoio in opera reticolata ad un grande cryptoportico
che corre lungo la spiaggia. Sulla sommità del cryptoportico si intuisce
la presenza di un grande giardino circondato da un corridoio coperto
che conserva ancora tracce di un colonnato e di pavimenti musivi. Altri
ambienti, scoperti recentemente, proprio lungo il Fosso Cupino, fanno
pensare ad una lunga darsena, sullo stesso corso d'acqua (che nei
secoli ha diminuito la portata ), circondata da due lunghi portici.
Andando, lungo la spiaggia, in direzione Palo, incontriamo nuovi
ambienti che si snodano verso l'interno di San Nicola, una serie di
stanze, forse relative ad ambienti di servizio della villa, sono le uniche
strutture fino ad oggi scavate.
Il Castello Odescalchi
Con un salto temporale di alcuni secoli giungiamo al 1132, quando
truppe genovesi occuparono una Turris de Pulvereio nei pressi di
Palo. Allora l'unico edificio rilevante era, appunto, una torre di
guardia, che, insieme ad altre torri "sorelle", fu posta a difesa del
litorale dalle incursioni nemiche. Il Castello, che nei secoli è stato
luogo di residenza di importanti personaggi (tra i quali Francesco
Orsini, Papa Alessandro VI, Felice Orsini della Rovere, il Cardinal
Alessandro Farnese, Papa Sisto V, i Cardinali Flavio e Virgilio
Orsini, Livio Odescalchi, Papa Innocenzo XII, il Duca Grillo di
Genova), venne edificato nell XIV secolo dalla famiglia Orsini ed è
ora proprietà degli Odescalchi.
Intorno ad esso sorse il borgo di Palo dal quale venivano i primi
abitanti di Ladispoli.
La Posta Vecchia
Un discorso a parte lo merita la Posta Vecchia, splendido edificio che racchiude in sè
diversi secoli di storia; è, infatti, una stazione di posta seicentesca, circondata da un
bellissimo giardino all'italiana per tre lati e per il quarto dal mare che ne lambisce le
fondamenta costruita sui resti di una magnifica villa romana. Nei sotterranei dello
stupendo palazzo, oggi sede di un lussuoso albergo, durante gli scavi di riconsolidamento
eseguiti nel 1966, vennero alla luce i resti di alcuni ambienti di una villa romana. Ambienti
dominici, che si snodano intorno ad un giardino con una vasca al centro, circondato da un
corridoio porticato, decorati con stupendi marmi policromi e pavimenti musivi dai motivi
floreali. Allestito in una di queste stanze vi è un piccolo antiquarium voluto dall'allora
proprietario Paul Getty, dove sono conservati alcuni reperti venuti alla luce durante gli
scavi. Sono stoviglie in ceramica sigillata italica ed africana, anfore vinarie che vanno dal
I° al V° secolo d.C., strumenti per il trucco, varie tipologie di marmo provenienti da Egitto,
Nubia, Grecia, Italia ed alcune interessanti iscrizioni che attestano la proprietà imperiale
della villa. Nei giardini della Posta Vecchia possiamo ammirare altre strutture antiche; un
cortile esterno con tracce di marmo alle pareti costruito sopra un'enorme cisterna per la
raccolta delle acque piovane, altri ambienti di servizio tra cui un lungo corridoio ed alcune
stanzette aperte lungo un altro camminamento. In un'altra zona del giardino, sotto una
copertura in legno, durante lo scasso per una piscina, sono venuti alla luce i resti di una
piccola domus romana con l'atrio ed alcune stanze che da esso si dipartivano. E' questa la
più antica casa di Ladispoli, forse appartenuta all'antico abitato di Alsium.
Torre Flavia
Allo stesso tempo il monumento più noto e quello più bisognoso di un
intervento di restauro , Torre Flavia, è, da sempre il simbolo della città.
Ridotta a poco più che un rudere dai bombardamenti della 2a Guerra
Mondiale, la torre di avvistamento, che fu costruita nel medioevo su
strutture di epoca romana, porta il nome del Cardinale Flavio Orsini che
nel XVI secolo la fece completamente ristrutturare. Torre Flavia, che
all'epoca era sulla terra ferma, faceva parte di un sistema di torri di
avvistamento che si stende su tutto il litorale e di cui fanno parte le torri
del Castello di Palo, la Torre Saracena di Santa Severa, la torre del Castello
Odescalchi di S. Marinella; venne utilizzata come torre di avvistamento fino
agli inizi del XIX secolo quando era ancora armata con due cannoni di
calibro 12 e 13 e 3 fucili con baionette. La base della torre (a pianta
quadrata ) è a scarpiera sormontata dalla porta di ingresso; all'interno vi
erano due piani collegati da una scala in muratura; sulla sommità, tra
quattro torrette angolari a prova di proiettile, c'era il terrazzo con una
fornacella per i segnali. Nei pressi della torre sono visibili, con la bassa
marea, i resti di muri romani, molto probabilmente, appartenuti ad una villa
oramai sommersa dall'acqua.
La Natura
L'oasi WWF della Palude di Torre Flavia
L'attuale area di Torre Flavia rappresenta l'ultimo tassello
temporaneamente umido che faceva parte della più ampia palude di Campo
di Mare estesa, fino ai primi anni '60 per alcune decine di ettari. Oggigiorno
il territorio si presenta come un susseguirsi di piccole depressioni che
stagionalmente si riempiono d'acqua, grazie all'affioramento della
falda costiera sottostante, all'apporto delle acque dolci dell'entroterra e
delle piogge invernali.
Il variare della salinità dell'acqua ha generato una vegetazione tipica delle
zone salmastre, come la salicornia, simbolo dell'oasi, l'orzo marittimo ed il
limonio. L'area più interna, allagata per buona parte dell'anno e, con acqua
meno salmastra, è coperta dalla cannuccia di palude, dal giglio d'acqua e da
varie specie di tifa. La fauna trova la sua massima espressione negli uccelli,
che qui trovano l'ambiente ideale sia per lo svernamento che per la sosta
durante le migrazioni. Nell'area maggiormente allagata troviamo sia gli aironi
(cenerino, bianco maggiore, rosso) che le anatre tuffatrici (tuffetto e svasso)
e di superficie (germano reale, mestolone). Sui prati salmastri troveremo,
invece, piccoli trampolieri, come il fratino o il corriere piccolo e, soprattutto,
il cavaliere d'Italia, splendido limicolo dalle lunghe zampe rosse.
L'oasi WWF del Bosco di Palo
L'oasi di Palo nasce nel 1980, grazie ad un accordo tra il WWF ed i
proprietari dell'area, i Principi Odescalchi. Proprio grazie alla proprietà
privata, quest'area ha mantenuto integro il suo valore naturale: uno degli
ultimi boschi planiziali umidi rimasti sulla costa, una volta esteso lungo tutto
il Mar Tirreno. Roverelle, cerri, lecci ma anche aceri minori, ornielli,
ciavardelli sono gli alberi che si presentano a coloro che vogliono entrare in
quest'ambiente chiamato una volta "selva", impenetrabile, pericoloso ma, al
tempo stesso, affascinante. Per molto tempo utilizzata come riserva di
caccia, quando i pontefici quali Leone X usavano, al suo interno, uccidere
caprioli e daini, l'oasi, oggigiorno, rimane l'unica "riserva" dove volpi,
istrici,tassi, ma anche puzzole, ricci e faine, possono trovare rifugio. Ma
l'oasi di Palo è anche il luogo dove molti uccelli possono fare sosta lungo le
loro rotte migratorie o fermarsi per nidificare. Usignoli, rigoli, cinciallegre e
codibugnoli, infatti, costruiscono i loro nidi tra il fogliame delle querce,
mentre assioli, allocchi e barbagianni di notte si muovono per catturare
prede per i loro piccoli.
Informazioni,immagini e dati prese da:
• Dal sito della proloco di Ladispoli
• Dall’album “LADISPOLI un secolo di
immagini” di Corrado Melone
Lavoro svolto da Marco Tirabassi
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Storia di Ladispoli