LOGICA E FILOSOFIA DELLA SCIENZA a.a. 2011-2012
Pagina web del docente Federico Laudisa
http://www.episteme.formazione.unimib.it/laudisa
(area Didattica)
Orari:
Merc 16.30-18.30 U6-1a
Gio 13.30-15.30 U7-2
Ven 9.30-11.30 U6-1a
Ricevimento:
Scrivere a [email protected]
FREQUENZA E MODALITÀ DI ESAME
 Si considera frequentante lo studente che abbia
frequentato almeno il 70% delle lezioni (con apposito foglio
presenze). Al termine del corso è prevista una prova scritta,
relativa agli argomenti trattati nelle lezioni. Gli studenti che
avranno superato la prova scritta (punteggio minimo 18/30)
potranno presentarsi a una breve prova orale facoltativa se
desiderano migliorare il voto. La prova scritta al termine del
corso è riservata esclusivamente agli studenti frequentanti.
 La prova scritta per gli studenti non frequentanti sarà
incentrata sulla totalità dei temi generali del programma ed è
diversa da quella per gli studenti frequentanti. Anche in
questo caso, gli studenti non frequentanti che avranno
superato questa prova scritta (punteggio minimo 18/30)
potranno essere ammessi a una breve prova orale facoltativa
per migliorare il voto.
Struttura del corso
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Parte generale
Introduzione alla filosofia della scienza
La rivoluzione scientifica della modernità e il suo impatto
culturale
Elementi di logica: introduzione alle forme del ragionamento
deduttivo
Concetti fondamentali della filosofia della scienza: teoria,
legge, spiegazione, causalità, probabilità, realismo, ….
Bibliografia per la parte generale
1. F. Laudisa, E. Datteri, La natura e i suoi modelli. Introduzione
alla filosofia della scienza, Archetipo, 2011.
2. F. Laudisa, La causalità, Carocci 2010.
3. F. Berto, Logica da zero a Gödel, Laterza, Roma-Bari 2011.
Parte monografica
 Verso una teoria “scientifica” della mente: la nascita delle
scienze cognitive
 Le principali questioni fondazionali e metodologiche che
emergono dallo studio della cognizione (umana e non) come
autentico problema scientifico.
Bibliografia per la parte monografica
4. D. Marconi, Filosofia e scienza cognitiva, Laterza 2001
5. E. Datteri, Filosofia delle scienze cognitive. Spiegazione,
previsione, simulazione, Carocci 2012
Perché la logica e la filosofia
della scienza in un corso di
laurea in comunicazione?
 Il linguaggio come specifico oggetto di ricerca è di grande
interesse per gli studi sulla comunicazione e la logica è uno
strumento fondamentale nell’analisi dei linguaggi e della
struttura dell’informazione.
 La filosofia della scienza – talvolta indicata con il termine
epistemologia, dal greco logos+episteme [discorso sulla
scienza] – si occupa dei fondamenti della conoscenza
scientifica. Ma, più in generale, essa indaga i ‘fondamenti del
sapere’: una prospettiva epistemologica può rendere più
critici e consapevoli nei confronti delle basi della cultura
umana e questo è di estrema importanza anche in un’ottica
interculturale.
Uno sguardo alla natura della filosofia
(Thomas Nagel, Una brevissima introduzione alla filosofia,
Il Saggiatore 1989)
«La filosofia è diversa dalla scienza e dalla matematica.
Diversamente dalla scienza non fa assegnamento sugli
esperimenti o l’osservazione, ma solo sul pensiero. E
diversamente dalla matematica non ha un metodo formale di
dimostrazione. La si fa solo ponendo questioni, argomentando,
elaborando idee e pensando ad argomenti possibili per
confutarle, e chiedendosi come davvero funzionano i nostri
concetti.»
Non è un caso che la filosofia occidentale, intesa in questo
senso usuale, nasca di fatto in forma dialogica con l’opera
filosofica di Platone (IV sec. a. C.)
«Il principale interesse della filosofia è mettere in questione e
comprendere idee assolutamente comuni che noi tutti
impieghiamo ogni giorno senza pensarci sopra.
Uno storico può chiedere cosa è accaduto in un certo tempo del
passato, ma un filosofo chiederà Cosa è il tempo?
Un matematico può studiare le relazioni tra numeri, ma un
filosofo chiederà Cos’è un numero?
Un fisico chiederà di cosa sono fatti gli atomi o cosa spiega la
gravità, ma un filosofo chiederà Come possiamo sapere che vi è
qualcosa al di fuori delle nostre menti?
Uno psicologo può studiare come i bambini imparano un
linguaggio, ma un filosofo chiederà Cosa fa in modo che una
parola significhi qualcosa?
Chiunque può chiedersi se è sbagliato entrare in un cinema
senza pagare, ma un filosofo chiederà Cosa rende un’azione
giusta o sbagliata?
Non potremmo farcela a tirare avanti nella vita senza prendere
per scontate le idee di tempo, numero, conoscenza, linguaggio,
giusto e sbagliato; ma in filosofia ci occupiamo proprio di queste
cose.»
Introduzione alla filosofia della scienza
Che cos’è la scienza? Ecco una domanda alla quale sembra
facile rispondere: tutti sanno che discipline come la fisica, la
chimica e la biologia fanno parte della scienza, mentre arti,
musica e teologia ne sono escluse. Quando però ci chiediamo
in quanto filosofi che cosa sia la scienza, non è questo il tipo
di risposta che cerchiamo. Non chiediamo una mera lista delle
attività che sono di solito chiamate «scienza». Piuttosto ci
stiamo interrogando sulla caratteristica comune condivisa da
tutte le attività della lista. Ovvero su ciò che rende qualcosa
una scienza. Intesa in questo modo, non si tratta di una
domanda banale.
S. Okasha, Il primo libro di filosofia della scienza
La domanda è in realtà molto antica e risale alle origini stesse
del pensiero filosofico: il problema di cosa sia la scienza è al
centro di uno dei più importanti dialoghi di Platone, il Teeteto.
“È proprio questo ciò che mi fa problema, e che non riesco da
me stesso a comprendere a sufficienza: che cosa è mai
scienza? [...]
Ma quello che ti è stato chiesto, Teeteto, non era questo,
ossia di quali oggetti sia la scienza, né quante siano le scienze.
Ponendo la domanda, infatti, non volevamo enumerare le
scienze, bensì sapere che cosa è mai la scienza in sé.”
Platone utilizzava il termine “scienza” nel senso generale di
“conoscenza autentica” e non distingueva in modo netto tra
ciò che oggi intendiamo con “scienza” e ciò che oggi
intendiamo con “filosofia” (torneremo dopo sull’importanza
di questa distinzione).
Supponendo di sapere esattamente come e perché scienza e
filosofia siano distinte, notiamo subito come esista
un’implicazione reciproca tra filosofia e scienza:
da una parte, la scienza ha ricadute sui modi di vedere il
mondo (dalla scienza alla filosofia), ma dall’altro la filosofia
influenza la scienza (dalla filosofia alla scienza).
I assunzione fondamentale della filosofia della scienza:
Esistono questioni che nascono dalle scienze ma che non si
esauriscono nelle scienze e che non possono fare a meno di
un’analisi filosofica.
Che particolare tipo di conoscenza è la conoscenza scientifica?
Quali sono i limiti della conoscenza scientifica?
Perché larga parte della conoscenza scientifica è dimostrativa?
Cosa rende certa la conoscenza dimostrativa?
Cos’è una dimostrazione?
II assunzione fondamentale della filosofia della scienza:
I tentativi di rispondere a queste domande sono importanti in
generale non soltanto per la filosofia ma spesso si sono
dimostrati importanti anche per la scienza.
Esempi (recenti):
Cos’è una dimostrazione?
Cos’è un calcolo?
LOGICA FORMALE
INFORMATICA TEORICA
Cos’è la mente?
Il pensiero è un calcolo?
Mente/linguaggio?
SCIENZE COGNITIVE
Per motivi non banali, la scienza è ritenuta una fonte di
conoscenza “certa”, “oggettiva”, “affidabile”, ecc.
Nel senso comune, l’aggettivo “scientifico” denota
affermazioni che supportano una forma solida di conoscenza,
idealmente non soggetta a quei ‘punti di vista’ e a quelle
‘interpretazioni’ che sembrano caratterizzare il mondo della
cultura non strettamente scientifica.
Quali sono i fondamenti di questa intuizione del senso
comune? In che termini essa può essere considerata
plausibile?
La filosofia della scienza prova a rispondere a domande come
queste, che assumono grande importanza alla luce del ruolo
che, in un senso o nell’altro, la scienza svolge nelle moderne
società avanzate.
In prima approssimazione, potremmo fornire la seguente
definizione:
FILOSOFIA DELLA SCIENZA 
Analisi dei metodi, dei contenuti concettuali e
delle implicazioni filosofiche delle scienze
Due dimensioni fondamentali della filosofia della scienza, che
spesso interagiscono:
Una dimensione epistemica
Quali sono le possibili giustificazioni
della conoscenza scientifica?
Quali sono i metodi utilizzati dalle teorie scientifiche per
ottenere i loro risultati e come si giustificano tali metodi?
Una dimensione metafisica
Quali sono le rappresentazioni del mondo fornite
dalle teorie scientifiche?
Quali sono il significato di queste rappresentazioni e il loro
impatto su nozioni filosofiche tradizionali?
La filosofia della scienza si configura dunque come indagine
filosofica sulla natura della conoscenza scientifica.
La filosofia si è sempre interrogata sulla natura della
conoscenza in generale: dunque un problema ancora più
urgente è stato quello di interrogarsi sulla natura di quella
particolare forma di conoscenza rappresentata dalla
conoscenza scientifica.
Si pongono allora questioni come:
• Cosa rende ‘speciale’ la conoscenza scientifica?
• Perché riteniamo che la conoscenza scientifica sia più ‘certa’
delle altre forme di conoscenza?
• La conoscenza scientifica è realmente più ‘certa’? E in che senso?
• Come è possibile distinguere la conoscenza scientifica dalla
‘pseudoscienza’?
•
•
Quando parliamo di filosofia, di scienza e di filosofia della
scienza, assumiamo
di sapere che la scienza e la filosofia sono discipline ben
distinte;
di essere in grado - con un buon grado di approssimazione di tracciare la linea di demarcazione tra esse.
Ma è sempre stato così?
L’immagine moderna di scienza come indagine sistematica dei
fenomeni naturali e ad alto contenuto matematico-formale
emerge in modo decisivo con la cosiddetta Rivoluzione
scientifica (tra la seconda metà del XVI secolo e la fine del XVII
secolo), a partire dalla quale diventa sempre più netta la
distinzione tra scienze e altre forme di cultura.
Il carattere rivoluzionario di questa epoca della cultura
europea si deve all’introduzione di un modo radicalmente
nuovo di analizzare i fenomeni naturali, che non deriva
soltanto dall’accumulazione di fatti ed esperienze precedenti
(né tantomeno dalla scoperta di un presunto ‘metodo
scientifico’) ma che si configura piuttosto come un autentico
rovesciamento di prospettiva.
Un segnale culturalmente significativo della Rivoluzione
scientifica è la ricorrenza dell’aggettivo nuovo in centinaia di
testi filosofici e scientifici del XVII:
il Nuovo organo di Bacone,
la Nuova astronomia di Keplero,
i Discorsi e Dimostrazioni intorno a due nuove scienze di
Galileo,
......
ESEMPIO: I MODELLI COSMOLOGICI
“Ogni mutazione locale apparente deriva o dal movimento
della cosa guardata, o da quello di chi guarda, o da mutazione
certamente ineguale di entrambi. Perché fra cose mosse in
modo eguale nello stesso senso non si percepisce movimento,
intendo dire tra l’oggetto veduto e colui che lo vede. Ora è
proprio la Terra quella da cui è visto quel circuito celeste e
offerto alla nostra vista. Se dunque si ipotizza qualche
movimento della Terra, esso apparirà in tutte le cose che gli
sono esterne come di egual velocità, ma in senso opposto,
come se quelle cose passassero via, quale è innanzitutto la
rivoluzione diurna. Questa, infatti, sembra trascinare l’intero
mondo, fuorché la Terra e quelle cose che sono intorno ad
essa.
Ma se si ammettesse che il cielo non ha nulla di questo
movimento, e invece la Terra ruota da occidente a oriente, se
qualcuno esaminasse seriamente quanto riguarda l’apparente
sorgere e tramontare del Sole, della Luna e delle altre stelle,
troverebbe che proprio così avviene. E poiché è il cielo quello
che contiene e abbraccia tutto, il luogo comune di tutte le
cose, apparirà subito perché si debba attribuire un
movimento piuttosto al contenuto che al contenente, a ciò
che è collocato piuttosto che a ciò che colloca.”
N. Copernico, Le rivoluzioni dei corpi celesti (1543)
Aspetti di interesse epistemologico della Rivoluzione
scientifica
• Superamento dell’immagine aristotelica del cosmo
(un’immagine qualitativa e gerarchicamente differenziata al
suo interno).
• Un elemento fondamentale di questo superamento è la
nuova centralità della modellizzazione e dell’idealizzazione
dei fenomeni (esempio importante tra molti: il principio
galileiano di relatività).
“Sì come a voler che i calcoli tornino sopra i zuccheri, le sete e
le lane, bisogna che il computista faccia le sue tare di casse,
involgie ed altre bagaglie, così quando il filosofo geometra
vuol riconoscere in concreto gli effetti dimostrati in astratto,
bisogna che difalchi gli impedimenti della materia; che se ciò
saprà fare, io vi assicuro che le cose si riscontreranno non
meno aggiustatamente che i computi aritmetici. Gli errori
dunque non consistono né nell’astratto né nel concreto, né
nella geometria o nella fisica, ma nel calcolatore, che non sa
fare i conti giusti.”
Galileo Galilei, Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
(1632)
CONSEGUENZE:
• Applicazione crescente della matematica ai fenomeni
naturali.
• Centralità del concetto di esperimento, inteso come
costruzione artificiale - sia essa puramente mentale o
concretamente realizzabile - e mirato a indagini specifiche.
Elemento centrale di larga parte della Rivoluzione scientifica è
stata dunque la matematizzazione del mondo naturale,
conseguenza di una nuova capacità di modellizzare i
fenomeni.
“La scomparsa - o distruzione - del cosmos indica che il
mondo della scienza, il mondo reale, non è più visto o
concepito come un tutto finito e ordinato gerarchicamente,
cioè qualitativamente e ontologicamente differenziato, bensì
come un universo aperto, indefinito e anche infinito, tenuto
insieme non dalla sua struttura immanente, ma soltanto
dall’identità dei suoi contenuti e leggi fondamentali. Un
universo nel quale la fisica celeste e la fisica terrestre
vengono identificate e unificate, nel quale astronomia e fisica
diventano interdipendenti e strettamente connesse a motivo
della loro comune subordinazione alla geometria.”
A. Koyré, Il significato della sintesi newtoniana
Il principio di relatività galileiana
e la nascita della cinematica moderna
Dialogo sopra i due massimi sistemi dell’universo (1632),
giornata seconda
“Rinserratevi con qualche amico nella maggior stanza che sia
sotto coverta di alcun gran navilio, e quivi fate d’aver mosche,
farfalle, e simili animaletti volanti; siavi anco un gran vaso
d’acqua e dentrovi de’ pescetti; sospendasi anco in alto
qualche secchiello, che a goccia a goccia vadia versando
dell’acqua in un altro vaso di angusta bocca che sia posto a
basso. [...]
e stando ferma la nave, osservate diligentemente come quegli
animaletti volanti con pari velocità vanno verso tutte le parti
della stanza; i pesci si vedranno andar notando
indifferentemente per tutti i versi; le stille cadenti entreranno
tutte nel vaso sottoposto; e voi, gettando all’amico alcuna
cosa, non più gagliardamente la dovrete gettare verso quella
parte che verso questa, quando le lontananze sieno uguali; e
saltando voi, come si dice, a pie’ giunti, eguali spazii passerete
verso tutte le parti.
[...]
Osservate che avrete diligentemente tutte queste cose,
benché niun dubbio ci sia che mentre il vascello sta fermo
non debbano succedere così, fate muovere la nave co quanta
si voglia velocità; ché (pur che il moto sia uniforme e non
fluttuante in qua e in là) voi non riconoscerete una minima
mutazione in tutti li nominati effetti, né da alcuno di quelli
potrete comprender se la nave cammina o pure sta ferma: voi
saltando passerete nel tavolato i medesimi spazii che prima,
né, perché la nave si muova velocissimamente, farete
maggior salti verso la poppa che verso la prua, benché, nel
tempo che voi state in aria, il tavolato sottosaltopostovi
scorra verso la parte contraria al vostro salto. [...]
e gettando alcuna cosa al compagno, non con più forza
bisognerà tirarla, per arrivarlo, se egli sarà verso la prua e voi
verso poppa, che se voi fuste situati per l’opposito; le gocciole
cadranno come prima nel vaso inferiore, sensa caderne pur
una verso poppa, benché, mentre la gocciola è in aria, la nave
scorra molti palmi; i pesci nella lor acqua non con più fatica
noteranno verso la precedente che verso la susseguente
parte del vaso, ma con pari agevolezza verranno al cibo posto
su qualsivoglia luogo dell’orlo del vaso; e finalmente le farfalle
e le mosche continueranno i lor voli indifferentemente verso
tutte le parti.”
Conclusione:
I fenomeni avvengono nello stesso modo come se la nave
fosse in quiete rispetto alla terraferma.
Se dalla stiva non possiamo vedere l’esterno, non c’è niente
nei fenomeni osservati che ci permetta di accertare se la nave
è ancorata nel porto o se sta navigando in mare aperto.
In altri termini
“La meccanica di Galileo e Newton soddisfa il seguente
postulato: se un sistema di coordinate è scelto in modo tale
che le leggi fisiche siano soddisfatte nella loro forma più
semplice, le stesse leggi devono essere soddisfatte se riferite
ad ogni altro sistema di coordinate K che si muova di moto
traslatorio rettilineo uniforme rispetto al sistema K.”
A. Einstein, I fondamenti della teoria della relatività generale
Conseguenza per la difesa galileiana dell’astronomia
copernicana:
è impossibile stabilire se la Terra, assunta come sistema di
coordinate, sia in uno stato di quiete o di moto mediante
osservazioni sul moto di corpi effettuate sulla Terra stessa.
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Diapositive della prima settimana